Intel X-25M SSD in test, con molte sorprese

Intel ha recentemente presentato il primo dei propri dischi SSD, X25-M da 80GB. Equipaggiato con chip MLC, tale unità vanta valori dichiarati di transfer rate da far impallidire il più performante disco tradizionale, non solo desktop. Ne abbiamo approfittato per spingerci più a fondo nell'indagine sulle prestazioni dei SSD, scoprendo cose molto interessanti.
di Alessandro Bordin pubblicato il 19 Settembre 2008 nel canale StorageIntel
Considerazioni
La situazione emersa dai nostri test è di gran lunga differente da quella attesa. L'impressione generale che ci siamo fatti è che più si indaga sul comportamento dei SSD, più ci si trova di fronte a situazioni impreviste, che però trovano giustificazione nelle tecnologie adottate nei SSD stessi. Non solo, vi sono differenze fra SSD e SSD, a seconda delle tecniche di Wear Leveling utilizzate e di altre tecnologie proprietarie. Se ci fossimo soffermati superficialmente sui primi test di transfer rate e I/Ometer test, saremmo giunti a fotografare una situazione non reale.
I test successivi si sono rivelati molto complessi da interpretare, ma che hanno acquistato coerenza al crescere del numero di test condotti, unito ad informazioni sempre più dettagliate che siamo riusciti a raccogliere sia da documentazione on-line, sia da Intel stessa. Il quadro finale, ovvero quello che vede le prestazioni ridimensionate in maniera differente a seconda del disco utilizzato, ma anche della sessione di test, è quello che più si avvicina alle prestazioni reali dei SSD.
Con questo non stiamo dicendo che i SSD sono una delusione e che rimane preferibile acquistare un disco tradizionale. Le prestazioni rimangono molto interessanti, specie per i modelli di rango elevato come Intel e G.Skill analizzati, ma sono sicuramente inferiori alle promesse e alle attese. Ad aggravare il quadro troviamo inoltre la continua variazione dei valori a seconda della sessione di test, come è emerso in special modo con il disco Super Talent. Le tecnologie di Wear Leveling sono in parte alla base di queste variazioni, in quanto eseguendo gli stessi processi di scrittura più volte, le celle utilizzate non sono quelle utilizzate in precedenza, proprio perché queste stesse tecnologie sono studiate per massimizzare la vita media dei chip memoria, utilizzandoli "a turno" per avere una maggiore longevità dell'unità.
A questo si aggiunge la differenza, da unità ad unità, della logica di gestione del controller, vero e proprio motore che differenzia un modello dall'altro, più importante ancora dell'adottare chip SLC o MLC. Sembra quasi paradossale, ma un disco con celle SLC potrebbe essere ben più lento di uno MLC, senza un controller all'altezza. Un quadro molto complesso insomma, che prevede molte variabili non sempre chiaramente indicate dai produttori.
Una dimostrazione pratica che non è tutto oro quel che luccica viene dalle prove pratiche di PC portatili equipaggiati con SSD. Stando ai valori dichiarati, dovremmo avere fra le mani un vero e proprio missile, quando invece le differenze prestazionali percepibili, seppur presenti, non sono certo tali da far gridare al miracolo. Si tratta ovviamente di una congettura, ovvero un parere basato su ipotesi e impressioni, ma è indubbio che i tempi di avvio, l'uso di applicativi e tutto quello che riguarda l'uso quotidiano non viene certo stravolto dall'utilizzo di un SSD. Abbiamo nei nostri laboratori un PC con questa configurazione, che provvederemo ad analizzare con molta attenzione, per avere anche dei numeri a suffragio delle nostre prime impressioni.
Tornando ai dischi SSD del nostro articolo, non decadono certo quelli che sono indubbi gli vantaggi delle unità. La resistenza meccanica in primis, in quanto non vi sono parti in movimento, ma anche le prestazioni stesse, sia in trasfer rate che con I/Ometer, comunque più elevate di quelle dei dischi tradizionali senza alcun dubbio, almeno per i modelli di rango. Certo, si rimane un po' spiazzati dopo aver capito che sarà molto, molto difficile avere un quadro sulle prestazioni reali dei SSD, in quanto estremamente variabili a seconda di quanti dati contengono, della logica di gestione e delle tecniche di Wear Leveling.
Il modello Intel X25-M si è dimostrato a prescindere da tutto il più performante del lotto, grazie all'adozione di un controller molto sofisticato, motivo per il quale deve essere considerato una buona scelta. Sarà nostra premura, in ogni caso, aggiungere all'attuale metodologia anche altre sessioni di testing per indagare ad esempio il comportamento con I/Ometer di pacchetti di dimensioni differenti a 4KB. Attualmente però i SSD possono rimanere in testing nelle redazioni solo per qualche giorno, per cui non è stato possibile fare di più. Quanto scoperto ci sembra comunque interessante, motivo per cui ci ripromettiamo di tornare sull'argomento appena possibile.
118 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infopero' sarebbe interessante, al di la' dei brevetti, capire davvero PERCHE' la situazione e' cosi', e' possibile che siano solo gli algoritmi del controller a pregiudicare le prestazioni? diavolo, aumentino la potenza di quel controller
anche se magari non ci sono tutte queste prestazioni in più, almeno è silente e non vibra
È chiaro che si tratta di una tecnologia che deve maturare, oltre che diventare "umana" dal punto di vista dei prezzi..
Secondo me ci andranno ancora almeno un paio di annetti prima della diffusione generalizzata.
voi invece siete andati a fondo e avete capito il problema! Grande HWUPGRADE, grande L'ITALIANA INTELLIGENZA!
ma come sono le temperature di esercizio di questi ssd? data la concentrazione di cpu non credo che siano così "freddi" come molti pensano.
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