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#441 |
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L’ultimo attacco è stato lanciato venerdì. Aerei dell’esercito sudanese hanno bombardato villaggi nel nord Darfur, poi sono arrivati i janjaweed, i miliziani arabi a cavallo o a dorso di cammello per completare, come al solito, il lavoro: ammazzare gli uomini sopravvissuti, violentare le donne, insultarle e schermirle umiliandole (“ora hai in grembo un figlio arabo”), rapire i bambini per trasformarli in schiavi, portar via le mandrie e saccheggiare il saccheggiabile.
SCORRERIE QUOTIDIANE - Ma forse, nel momento in cui leggete, quella di venerdì è diventata la penultima incursione. Infatti le scorrerie dei miliziani arabi contro le popolazioni civili di origine africana che abitano le regioni occidentali del Sudan si ripetono ormai quotidianamente. “Non c’è più tempo! Il governo di Khartoum deve accettare un contingente di pace dei caschi blu per fermare il genocidio”, ha ammonito il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, venerdì, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante un incontro tra 25 paesi e l’Unione Europea. ANNAN E LA RICE - Sabato le ha fatto eco il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan che, in un editoriale pubblicato da un giornale francese, ha lanciato un appello al Sudan perché sia ragionevole: “Condanno l’escalation che sta prendendo il conflitto in Darfur – ha scritto il capo dell’Onu –. E’ una vergogna per tutta l’Africa”, ha aggiunto. Mentre la Rice ha ribadito la posizione americana: “Se Khartoum continuerà a impedire l’accesso in Darfur, occorrerà pensare a un’azione unilaterale”. Il Consiglio di Sicurezza a fine agosto ha deciso l’invio nella martoriata regione sudanese di una forza di pace di 17 mila uomini e 3000 poliziotti, per sostituire l’attuale missione dell’Unione Africana, che conta 7200 soldati male armati e male organizzati. Grazie alla Cina e alla Russia, che minacciavano di porre il veto, però è stato aggiunto un codicillo: la missione si farà solo se sarà accettata dal governo di Khartoum. Un’assurdità visto che quel governo è considerato il mandante (e talvolta con i bombardamenti aerei, anche l’esecutore materiale) del massacri e delle grossolane violazioni dei diritti umani in quell’area.
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We are the flame and darkness fears us ! Ultima modifica di zerothehero : 27-11-2006 alle 13:03. |
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#442 |
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La [3] China National Petroleum, di propietà statale, è azionista di maggioranza (40%) della [4] Greater Nile Petroleum Oil Company (GNPOC),che controlla due dei più importanti campi petroliferi della provincia sudanese dell’Alto Nilo Occidentale e il bacino di Melut, ad est del Nilo. La [5] China Petroleum Engineering and Construction (CPEC), sempre di proprietà statale, ha costruito un oleodotto che va dai giacimenti della GNPOC al Mar Rosso e un complesso di raffinerie nei pressi di Karthoum. Anche la cinese [6] Sinopec sta costruendo un oledotto a Port Sudan, nel Mar Rosso. Quasi tutti i giacimenti della regione meridionale del Darfur sono gestiti dalle compagnie cinesi per un investimento totale nel Paese che si aggira sui 10 miliardi di dollari.
In cambio del petrolio Pechino fornisce al governo sudanese appoggio diplomatico e una notevole quantità di armi, compresi elicotteri, aerei e veicoli militari, e ha inondato il Darfur di mine antipersona. Si stima che fino all’80% dei petrodollari del Sudan vengano destinati al mercato delle armi, mentre la popolazione rimane una delle più povere del mondo. Anche le industrie di armi leggere del Paese sono state costruite con l’aiuto di Pechino, che ha anche fornito in supporto eliporti e tecnici delle proprie compagnie petrolifere.
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#443 |
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Sudan & Darfur:
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#444 |
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non interessa a nessuno, dico a livello nazionale, gia' me ne sono fatto una ragione, a volte mi sembra di lottare contro i mulini a vento
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#445 |
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Darfur: situazione umanitaria esplosiva
Darfur: situazione umanitaria esplosiva
di Joshua Massarenti (j.massarenti@vita.it) 27/11/2006 Allarma Onu: l'accesso ai campi profughi è sempre più irto di ostacoli. Intanto, il governo sudanese lancia la sua più vasta offensiva militare dal 2004 La situation humanitaire au Darfour toujours préoccupante, selon l'Onu La situazione umanitaria in Darfur sta peggiorando a ritmi vertiginosi. Lo rivela il rapporto pubblicato oggi dall'antenna sudanese dell'Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Insicurezza e accesso limitato alle popolazioni sfollate rende difficile, se non impossibile il lavoro quotidiano degli operatori umanitari. Elaborato sulla dei dati e delle informazioni raccolti tra inizio luglio e fine settembre, Ocha sostiene che "dal 1 ottobre il tasso di accesso alle popolazioni bisognose di assistenza si è ridotto al 65%, il livello più basso dall'aprile 2004. La difficoltà di accesso è la medesima in tutti i tre gli Stati che compongono il Darfur" sottolinea il rapporto. Nella sola regione di Gereida, sud Darfur, vive in condizioni catastrofiche la più grande concentrazione di sfollati (circa 128mila persone) su una popolazione complessiva di due milioni di persone a cui è "vietato" il ritorno a casa. Questa cifra, assieme alle 200mila vittime che il conflitto ha provocato, è la più alta mai registrata dall'inizio della guerra civile nel 2003 e rappresenta un aumento di 125mila persone rispetto al 1 luglio 2006. La crescita esponenziale degli sfollati mette a durissima prova gli operatori umanitari, spesso costretti a lavorare in condizioni di insicurezza allarmanti. Il rapporto Ocha denuncia 31 fra aggressioni e imboscati e ben 21 veicoli di organizzazioni umanitarie rubati. Nello stesso periodo, sei operatori umanitari e due soldati della Missione di pace africana sono stati uccisi. In entrambi i casi Ocha non ha saputo identificare chi, fra i gruppi ribelli, l'esercito regolare di Khartoum o le milizie pro-governative dei janjaweed, sono stati i responsabili di questi attacchi. Nonostante l'insicurezza, si calcola che circa 13mila e 400 operatori umanitari nazionali e internazionali appartenenti a l'ottantina di ong presenti in Darfur (più la Croce Rossa e tredici agenzie Onu) continauno ad assistere le popolazioni colpite dalla guerra civile. Nel mese di settembre sono distribuiti viveri per oltre 3 milioni di persone, ad esclusione di 195mila sfollati del nord-Darfur che risultano irraggiungibili per via degli scontri armati e del banditismo. Intanto la guerra civile va avanti. Anzi, mai dal 2004 le offensive di Khartoum sono state così violente. Gli oltre 300mila soldati mandati in rinforzo negli ultimi mesi stanno mettendo a soqquadro l'intera regione. Da alcune settimane, gli attaccchi sono concentrati nel settore di Jebel Moun (nord Darfur), nei pressi della frontiera con il Ciad e bastione del movimento ribelle del Jem (Movimento per la giustizia e l'uguaglianza). Le modalità di attacco sono note a tutti: i villaggi sono inizialmente aggrediti dalle temute milizie janjaweed che, tra massacri e razzie, costringono i civili alla fuga; un lavoro "sporco" che contempla attacchi suppportati dalle truppe governative contro i movimenti ribelli. Una fonte delle Nazioni Unite parla "dai dieci ai quindici villaggi attaccati ogni giorno in quest'ultimo periodo". Tra i principali campi di battaglia c'è l'area di Birmaza (nord Darfur), dove il 19 novembre scorso si è tenuta una grande conferenza di pacificazione tra i comandanti ribelli che compongono il più importante movimenta di guerriglia del Darfur (il cosiddetto "Movimento di liberazione del Sudan", Slm). Per Khartoum, queste iniziative sono inaccettabili. Oltre a minare la strategia del "dive et impera" cara al governo sudanese per dividere i ribelli, l'entourage del presidente Omar el-Beshir sospetta che la conferenza sia stata favorita dalle Nazioni Unite. Ora, Khartoum punta tutto sull'implosione dei movimenti ribelli e una "soluzione militare" del capitolo Darfur. Infatti una pacificazione per le armi serve a dimostrare l'inutilità degli sforzi promossi dalle Nazioni Unite per mandare una Missione di peacekeeping (vedi la risoluzione 1706 del Consiglio di sicurezza del 31 agosto 2006 che preve l'invio di oltre 20mila caschi blu in Darfur con data di inizio della missione il 1 gennaio 2007). Da parte loro, Washington e Londra stanno vagliando da alcune settimane la possibilità di lanciare offensive aree contro obiettivi sudanesi minacciando Khartoum di trovare una soluzione alla crisi entro e non oltre il 31 dicembre. Ma le pressioni su Khartoum non finiscono qui. In un'intervista rilasciata a Le Monde, il procuratore capo della Corte internazionale dell'Aia, Luis Moreno Ocampo, ha dichiarato che "l'inchiesta sui crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati in Darfur (dal 2003, ndr) è praticamente chiusa". Il che significa che a breve inizierà la procedura al termine della quale verrano spiccati mandati di cattura internazionale contro persone ritenute responsabile di tali crimini. Ora, secondo un precedente rapporto stilato dal giudice italiano Cassese nel 2005, personalità politiche e militari di altissimo livello appartenenti all'entourage del presidente Beshir erano iscritte nella lista nera stilata da Cassese. http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=74103
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח - ![]() Ultima modifica di dantes76 : 27-11-2006 alle 13:11. |
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#446 |
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eh, purtroppo è vero, come anche per le altre crisi regionali africane e asiatiche, del resto per radio e tv nazionali queste non esistono
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#447 |
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Gheddafi: "Vanno in Sudan per rubare petrolio
Gheddafi: "Vanno in Sudan per rubare petrolio".
A quanto pare, Gheddafi non è poi diventato quel docile agnellino che dipinge la TV. Accordi sì, sorrisi e strette di mano anche, proclami contro i fondamentalisti pure, ma zittire il colonnello è impresa impossibile. Riporta Globalresearch una notizia Reuters secondo cui Gheddafi, domenica scorsa, ha accusato l'Occidente di tentarsi di sottrarre il petrolio al Sudan attraverso il piano ONU per il Darfur . "L'Occidente e l'America non si stanno impegnando per simpatia verso il popolo sudanese o africano, ma per il petrolio e per smanie di colonialismo." "Respingete ogni offerta di aiuto", ha poi suggerito in un incontro con rappresentanti del Sudan e membri della fazione ribelle del Darfur. "Essere occupati dall'esercito sudanese è comunque meglio che essere occupati dalle forze ONU, e il peggior disastro sarebbe se anche la NATO si posizionasse in Sudan." Proprio un agnellino. http://petrolio.blogosfere.it/2006/1..._petrolio.html
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח - ![]() Ultima modifica di dantes76 : 27-11-2006 alle 13:11. |
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#448 |
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Ciad, in azione forze ribelli. Si estende il conflitto
Ciad, in azione forze ribelli. Si estende il conflitto in corso nella regione sudanese del Darfur
Si allarga verso il Ciad, il conflitto armato che da tempo insanguina la regione sudanese del Darfur. Nei giorni scorsi decine di uomini armati e in uniforme hanno raso al suolo il villaggio di Goz Beida, nel sud del Ciad, lasciando senzatetto settemila persone. Secondo l'Alto commissariato per i rifugiati, sono oltre 90.000 in totale i profughi causati dalle scorrerie delle bande ribelli. L'epicentro della crisi è attorno alla città di Abeche, base operativa per le agenzie umanitarie internazionali impegnate nei soccorsi agli oltre 200.000 sudanesi della vicina regione del Darfur. Attacchi anche a Biltine, a una sessantina di chilometri da Abeche, dove i ribelli sono riusciti a controllare la città fino all'arrivo dei soldati ciadiani. Il governo del Ciad, paese da sempre legato alla Francia di cui è stato colonia, accusa delle violenze le squadre di janjaweed, che sono finanziate e sostenute dal Sudan per contrastare le popolazioni cristiane in una regione di rilevante interesse strategico per via dei giacimenti di idrocarburi. Il governo del Ciad infine, ha smentito le voci che parlavano di una colonna di ribelli pronta a marciare sulla capitale Ndjamena. http://www.euronews.net/create_html....e=392867&lng=4
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