Libia ed Internet, una questione isolata?

I recenti fatti di cronaca hanno portato alla ribalta la situazione della Libia, paese nord-africano in cui Internet è rimasto spento per mesi. In questo articolo andremo ad analizzare la questione, non solo limitandoci a quella libica, prendendo da esempio altri paesi. Se internet è sinonimo di libertà, quando questo viene spento, manca anche la nostra libertà?
di Andrea Bai , Gabriele Burgazzi pubblicato il 29 Agosto 2011 nel canale MultimediaIntroduzione
Internet è uno strumento e come tale viene utilizzato dalle persone e dai popoli per compiere azioni. Uno strumento di comunicazione, che ha eliminato barriere e che ha permesso, al mondo, di avere un unico e comune luogo su cui scambiare idee, confrontare opinioni ed informarsi.
Gli strumenti sono, per loro natura, accessori che aiutano l'uomo nell'esecuzione delle sue funzioni e che permettono di svolgere diverse attività: è in base al loro utilizzo che lo strumento trova la sua natura e la sua dimensione. Non è, quindi, tanto lo strumento in sè quanto l'uso che se ne fa che lo qualifica.
Internet è uno strumento, utilizzato principalmente per comunicare e condividere; ecco perché allora viene considerato uno strumento di comunicazione. Come tutti gli strumenti però, il suo uso si può essere adattato a seconda delle circostanze.
Appartengono al retaggio di ognuno di noi le immagini delle rivolte popolari che hanno caratterizzato la storia di molti paesi nei secoli passati: masse che, armate di forconi, portavano avanti la loro causa, utilizzando gli strumenti di cui disponevano. Strumenti utilizzati principalmente per altri scopi, ma che si possono adattare a differenti funzioni, come dicevamo, in caso di circostanze particolari. Ecco allora che i forconi, utilizzati per ammassare il fieno, diventavano strumenti di rivolta, da utilizzare come armi. Ma perché parlare di internet prima e di rivolte popolari e forconi poi?
Il paragone con i tempi moderni e le rivolte popolari che, da mesi a questa parte, hanno interessato il nord-africa non è troppo lontano e vede, ancora una volta, il popolo contrastare un tirannia. Cambiano i tempi ma non cambiano i conflitti: si modificano però gli strumenti che, in questo caso, non sono però in possesso del popolo.
Internet, infatti, il più grande strumento di comunicazione al mondo può essere spento e reso completamente inutilizzabile; se non completamente almeno in parte. Ed è quello che è successo in Egitto prima e in Libia poi, a seguito delle rivolte popolari: due episodi che devono, giocoforza, insegnare e far riflettere circa le potenzialità e i limiti di quello che rappresenta oggi uno degli strumenti più utilizzati al mondo.
Appartengono alla cronaca recente anche i disordini che hanno caratterizzato il mese di Agosto a Londra: gruppi di giovani hanno assalito le forze dell'ordine, causando anche gravi problemi di ordine pubblico. Gli scontri si sono susseguiti per giorni e molti dei gruppi dei disordini si sono organizzati attraverso internet e i social network: non è un caso, infatti, che David Cameron, il premier inglese, fosse sul punto di disattivare tali servizi in Gran Bretagna.
Nelle prossime pagine andremo ad occuparci del caso Libia: nel momento in cui scriviamo l'ex leader libico Mu'ammar Gheddafi è sotto assedio nel suo bunker e le forze rivoluzionarie sembrano avere la meglio. Ma come risponde internet? Qual è lo stato, in Libia, del più grande strumento di comunicazione al mondo?