L'hack di iPhone non funziona sui modelli più recenti: FBI conferma

Il direttore della FBI ha confermato che l'hack effettuato sull'iPhone 5C dell'attentatore di San Bernardino non può essere replicato sui modelli più recenti. Un grosso indizio consegnato ad Apple per scoprire la vulnerabilità sfruttata?
di Nino Grasso pubblicata il 08 Aprile 2016, alle 13:31 nel canale AppleAppleiOSiPhone
19 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoL'unica differenza è il tempo necessario per farlo. Si possono fare mille congetture ma il dato di fatto è che dovevano sbloccare un 5C e ci sono riusciti, fosse stato un 6S sarebbe stata la stessa identica cosa.
Se trova un portafoglio di un terrorista per strada, un esponente dell'FBI ha il compito di capire il contenuto dei dati (chiavi, biglietti, carte) nel portafoglio, e non penso che lui non deve aprirlo perchè il portafoglio è privato.
L'iphone xx è come un portafoglio, bisogna trovare un modo per sbloccarlo per avviare un'indagine.
Altrimenti i terroristi possono comprare i prodotti della mela morsicata perchè sanno che i poliziotti non hanno diritto di sbloccarli.
L'iphone xx è come un portafoglio, bisogna trovare un modo per sbloccarlo per avviare un'indagine.
Altrimenti i terroristi possono comprare i prodotti della mela morsicata perchè sanno che i poliziotti non hanno diritto di sbloccarli.
No, proprio no. Un iPhone (come qualunque altro smartphone) contiene ben più di carte di credito, documenti, foto di famiglia e buoni per la spesa (che pure contiene). Contiene molte informazioni intime e private, per certi versi è un'estensione del cervello. Apple fa bene a blindarlo quanto più possibile e rifiutarsi di dare la chiave all'FBI o a chiunque altro. Ciò detto tutte le ipotesi complottiste scritte sopra sono appunto complottiste. Non esiste prova che Apple abbia collaborato con l'FBI o che quest'ultima stia bluffando quando dice di non poter sbloccare i telefoni successivi al 5C, quindi fino a prova contraria bisogna supporre che sia vero. L'onere della prova è sempre dalla parte di chi ipotizza l'esistenza di qualcosa (in questo caso accordi sotto banco oppure bluff).
Il fatto che anche con un supercomputer ci vorrebbe qualche secolo a decifrare qualche GB di dati cifrati con un buon algoritmo ed una buona chiave.
Un bell'accordino tra FBI o chi per essa e Apple, tanto baccano, tanto pubblicità e tutti amici.
Stanno imparando da noi.
immagino tu abbia un sacco di prove per affermare questo, vero ?
perché tra Apple e l' FBI in questo momento non sembra che i rapporti siano proprio amichevoli....
No Apple non DEVE, almeno non nei modi ridicoli richiesti dal' FBI.
L' FBI ha solo colto l'occasione per cercare una backdoor da usare quando fa comodo a loro.
Quello che potrebbe bloccare il brute force è una qualche protezione sulla copia della memoria fisica, per questo chiedevo se qualcuno ne era a conoscenza.
sembra che il brute force non sia applicabile ai dispositivi più moderni dal 5S in poi, quelli che usano il Touch ID insomma...
Capiamoci, non voglio mettere in discussione al cosa, sono proprio curioso di capire come viene evitato.
Ma poi è solo il dispositivo o le memorie?
Per un dispositivo è semplice difenderlo dal brute force, dopo un certo numero di tentativi falliti si blocca il dispositivo per un certo tempo (o definitivamente).
Ma se apro il dispositivo e smonto le memorie queste come si proteggono dalla copia?
Perché una volta copiate si può provare il brute force sulla copia.
sembra abbia a che fare con l' enclave sicura contenuta nel Touch ID.
In pratica una parte della chiave è custodita li dentro, quindi la soluzione "smonto le memorie le copio e vado di algoritmo ripetendo il loop all'infinito" non funziona.
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