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#1 |
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Unipol/BNL, Consorte, DS e ulteriori sviluppi
Essendoci altre discussioni in questa sezione prettamente su Antonio Fazio (Bankitalia), su Fiorani (BPI), Ricucci (Magiste) e Billè (Confcommercio), dato l'allargarsi e l'intrecciarsi dei coinvolti nonchè i continui e spesso imprevisti nuovi sviluppi che rendono caotico discuterne in un unico thread è il caso che ci sia anche un thread distinto sul caso Unipol/BNL.
------------------- La Consob aveva riconosciuto l’esistenza di un patto con la compagnia bolognese Scalata Bnl: al vaglio la posizione di Deutsche Bank Roma - Nell’indagine condotta dalla procura romana sulla scalata di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro maturano nuovi e clamorosi sviluppi. Nell’inchiesta, infatti, sarebbe ora entrata anche la Deutsche Bank. Il procuratore aggiunto Achille Toro ha deciso di acquisire la delibera numero 15259 del 23 dicembre scorso nella quale la Consob, organismo di vigilanza e controllo della Borsa, riconosce l’esistenza di un patto parasociale tra la compagnia assicurativa bolognese e l’istituto di credito tedesco attraverso un pegno di titoli Bnl costituito presso la Bpi a favore dell’Unipol stessa allo scopo di lanciare l’Opa. Una volta individuate le persone fisiche che avrebbero agito per conto o nell’interesse di Deutsche Bank, le ipotesi di reato che i magistrati potrebbero contestare sembrano essenzialmente due: l’ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza e l’omissione degli obblighi di comunicazione. Determinante ai fini del coinvolgimento della banca tedesca nell’inchiesta romana risulta dunque il lavoro d’indagine operato dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, che avrebbe individuato l’esistenza di un patto occulto tra la banca tedesca e l’Unipol attraverso una serie di accertamenti su un contratto di opzione denominato “Spot Hedge”, relativo ad azioni ordinarie Bnl, concluso tra i due organismi il 18 luglio scorso e poi modificato a novembre. L’accordo prevedeva “l’impegno di Deutsche Bank a non conferire le azioni sottostanti il contratto all’Opa promossa da Unipol”. «Dalla qualificazione del suddetto accordo quale patto parasociale - scrive il presidente di Consob Lamberto Cardia - discende la qualificazione di DB come soggetto che agisce di concerto con Unipol». Ne consegue che il patto e i suoi contraenti devono essere soggetti alle norme del Testo Unico Finanziario. Nel ricostruire tutte le tappe della vicenda, la Consob ha inoltre evidenziato che soltanto a metà novembre DB ha confermato “il numero complessivo di azioni detenute sulle quali ha mantenuto il diritto di voto”. Dalla documentazione presentata all’Authority dalla banca tedesca sugli acquisti effettuati è emerso infine che alcune operazioni si sarebbero concluse a prezzi superiori a 2,7 euro per azione. L’accordo risulterebbe perciò “strumentale alla riuscita del progetto di acquisizione del controllo di Bnl da parte di Unipol”. A.Mon. [Data pubblicazione: 28/12/2005] (La Padania)
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#2 |
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i comunisti...
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#3 |
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Lega Coop chiede chiarezza e auspica “iniziative idonee a tutelare l’immagine della compagnia”
Le coop rosse “scaricano” i vertici di Unipol Roma - Un pieno ed esauriente chiarimento dei fatti, ma soprattutto una velata richiesta di dimissioni, nel caso in cui dovessero uscire compromessi dalle inchieste sul risiko bancario, ai vertici di Unipol. A chiederlo sono il presidente di Legacoop Giuliano Poletti ed il vicepresidente Giorgio Bertinelli firmatari di una nota congiunta sulle vicende giudiziarie che stanno interessando la compagnia assicurativa bolognese guidata da Giovanni Consorte. «Se tali ipotesi dovessero trovare una conferma sulla base di riscontri reali ed oggettivi - scrivono Poletti e Bertinelli - si configurerebbe un problema di duplice natura. Da una parte di natura deontologica, rispetto alla quale compete agli organi della compagnia stessa, e della società che la controlla, compiere le necessarie valutazioni ed assumere le iniziative che ritengano più idonee a tutelare l’attività, l’immagine e i progetti di sviluppo della compagnia assicurativa. Dall’altra parte di etica cooperativa. Da questo punto di vista - prosegue la nota - Legacoop, che da più di dieci anni si è dotata di un codice etico vincolante per le strutture associative, nonchè per le cooperative e le società che ad essa aderiscono, qualora venissero accertati comportamenti del tipo di quelli riferiti in questi giorni dai mezzi di informazione non potrebbe fare a meno di considerarli lontani dal comune sentire e dal sistema di valori di riferimento della cooperazione». «L’Opa lanciata su Bnl - spiegano Poletti e Bertinelli - è un’iniziativa legittimamente promossa da Unipol Assicurazioni, e sostenuta con convinzione dalla grande maggioranza delle cooperative che controllano la compagnia in base ad una valutazione positiva sul piano economico e imprenditoriale. Si tratta, è bene ribadirlo, di un’operazione che persegue l’obiettivo strategico di creare un polo italiano in posizione di primo piano nel campo dei servizi assicurativi, bancari e del risparmio gestito, con ricadute positive per tutto il sistema imprenditoriale nazionale e, in particolare, per le cooperative e le piccole e medie imprese. Un obiettivo, quindi, pienamente legittimo, coerente con le finalità dell’impresa cooperativa e funzionale ad assicurare un valido supporto all’ulteriore sviluppo di un soggetto presente in tutti i settori di attività e che continua a dare un contributo significativo all’economia nazionale in termini di creazione di ricchezza e di crescita dell’occupazione». «Auspichiamo, pertanto - concludono Poletti e Bertinelli - che da parte delle autorità di vigilanza venga al più presto un pronunciamento definitivo che sblocchi una situazione di incertezza che rischia di provocare danni alla società promotrice dell’iniziativa e ai suoi azionisti. Per quanto riguarda le notizie pubblicate in questi giorni circa atti e comportamenti riferibili ai massimi dirigenti di Unipol che sarebbero al vaglio della magistratura, ci auguriamo che gli interrogatori in corso consentano un pieno ed esauriente chiarimento dei fatti sotto il profilo della legalità». Data pubblicazione: 28/12/2005] (La Padania)
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#4 |
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Chiti a Consorte: A certi valori e principi non si rinuncia
Mercoledì, 28 dicembre "Non e' possibile passare sopra a principi fondamentali, a certi valori non si rinuncia". Vannino Chiti, coordinatore della segreteria dei Ds, parla della situazione dei vertici Unipol, poco prima di intervenire ad una iniziativa del suo partito a Livorno. "Io apprezzo e condivido la posizione che ha preso la presidenza della Lega delle cooperative - ha spiegato Chiti - e resto convinto del fatto che siano la cooperazione e l'Unipol a dover decidere chi e' nominato e chi e' revocato. Ma i principi secondo i quali un dirigente di un'impresa, tanto piu' di un'impresa cooperativa, deve rispettare valori dell'etica nei propri comportamenti ed esprimere la mutualita' ed il solidarismo che ci sono nella cooperazione, sono fondamentali". "Lo aveva detto Fassino in una intervista alla Stampa qualche giorno fa - ha aggiunto Chiti - questo per noi e' un punto fermo anche perche' noi vediamo che l'Italia con i governi della destra ha avuto le regole travolte. Dobbiamo ricostruire le regole per la nostra economia e per la nostra convivenza. E chi vuole ripristinare e modernizzare le regole non puo' passare sopra a principi fondamentali". "Io spero che Consorte dimostri la liceita' dei propri comportamenti - ha concluso Chiti - ma i comportamenti che vedono operazioni blindate in borsa, operazioni collaterali di consulenze o fidi bancari ambigui senza garanzie, tutte queste cose non le ritengo compatibili con quello che per me e' il modo di essere di un dirigente d'impresa, in un paese normale e moderno. Tanto piu' di un dirigente d'impresa cooperativa". (canisciolti.info)
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#5 |
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BUFERA ANTONVENETA
Consorte: 'Condono fiscale sui 50 milioni ricevuti' Milano, 28 dicembre 2005 - Giovanni Consorte, il presidente di Unipol indagato per aggiotaggio nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta, aveva usufruito del condono fiscale in relazione ai 50 milioni di euro incassati attraverso movimentazioni di denaro che i pm milanesi considerano illecite. E' stato lo stesso numero uno della compagnia assicurativa legata alle cooperative rosse a dirlo ai magistrati nell'interrogatorio durato 4 ore al quale è stato sottoposto ieri in procura. Consorte a questo punto non può essere indagato per frode fiscale. La puntualizzazione del manager è arrivata per rispondere al procuratore aggiunto facente funzione Francesco Greco il quale gli aveva fatto osservare che per quei denari non era stata emessa alcuna fattura e che si trattava di un incasso "in nero". Consorte, come era emerso nei giorni scorsi, aveva già utilizzato lo scudo fiscale per far rientrare in Italia 5 milioni di euro depositati su conti cifrati nel Principato di Monaco. Nel momento in cui nel corso del faccia a faccia con i magistrati saltava fuori per ammissione dello stesso indagato il condono per coprire l'evasione fiscale da 50 milioni di euro, uno degli investigatori non riusciva a trattenere la battuta definendo il re della finanza rossa "supporter di Berlusconi". Consorte infatti risulta aver utilizzato due strumenti messi a disposizione per iniziativa del governo di centro-destra. Fonti della procura di Milano smentiscono, intanto, che Giovanni Consorte possa essere indagato al momento di insider trading. Secondo queste fonti non ci sono assolutamente gli elementi per farlo. "Non ci sono altre accuse perché non ce ne possono essere - fa osservare l'avvocato Giovanni Maria Dedola che difende Consorte insieme al professor Filippo Sgubbi - nelle operazioni che hanno portato il nostro assistito a guadagnare i soldi in questione non esistono parti lese, nel senso che sia Emilio Gnutti sia Consorte hanno realizzato guadagni". Gli inquirenti non sarebbero stati convinti dalla versione fornita da Consorte, soprattutto in relazione alle consulenze "da privato cittadino" chiamate in causa per giustificare il passaggio dell' enorme somma. Gli inquirenti, stando a quanto si apprende, avrebbero fatto rilevare che le consulenze comunque venivano fatte per una società, la Hopa di Gnutti, in rapporto d'affari con Unipol. A questo punto a Consorte sarebbe stato chiesto se in conseguenza di ciò avesse diviso i soldi con i suoi collaboratori all'interno della compagnia assicurativa. "Assolutamente no" sarebbe stata la risposta del manager che aumentava così i dubbi dei magistrati. I pm che risentiranno Consorte dopo aver interrogato ai primi di gennaio il suo vice Ivano Sacchetti intendono capire che cosa vi sia dietro la "partita di giro" tra Gnutti e Consorte. Dal momento, si fa osservare in procura, che Consorte guadagna quanto Gnutti perde in relazione a quelle operazioni sul mercato dei blocchi dove il prezzo viene fatto tra chi vende e chi compra senza passare dal mercato. (il Resto del Carlino)
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#6 |
Senior Member
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I furbetti del Botteghino
Giovedì, 29 dicembre Se sponsorizzando Consorte i Ds miravano a rafforzarsi a scapito degli amici rivali della Margherita hanno sortito l'effetto opposto. Enrico Berlinguer, poveretto, deve aver passato gli ultimi mesi a rivoltarsi nella tomba. Non soltanto perché i Ds suoi eredi, miscelando con troppa disinvoltura politica e affari, parevano ignorare la questione morale a lui cara; soprattutto perché, tifando sbracatamente per un'operazione finanziaria dai contorni oscuri, rischiavano di arrecare un grave danno a se stessi, con un'ingenuità imperdonabile agli occhi di chi nel 1976 aveva compiuto il miracolo di portare il Pci al 34 per cento dei voti. Di autogol se ne fanno tanti, nel calcio come nella vita. Capita. Ma quello che i Ds hanno messo a segno nell'estate-autunno del 2005, sostenendo con una foga spropositata l'assalto dell'Unipol alla Banca nazionale del lavoro, è destinato a rimanere negli annali. Niente e nessuno obbligava Piero Fassino & C. a schierarsi platealmente al fianco di Giovanni Consorte, lo spericolato presidente della compagnia controllata dalle Coop. Nel mercato, anzi, prevalevano gli scettici, giacché la Bnl appariva un boccone troppo grosso per un predatore famelico ma gracile. Il patatrac è arrivato quando si è scoperto che il manager presunto rosso era in cordata con Gianpiero Fiorani, autore del fallito attacco della Banca popolare italiana all'Antonveneta, arrestato il 13 dicembre per associazione a delinquere; e che grazie a lui si esercitava in speculazioni a scopo di arricchimento personale, non pago dello stipendio da un milione e mezzo di euro all'anno elargitogli dall'Unipol. L'elenco delle conseguenze negative, purtroppo, è facile da redigere. Al primo posto figura il rozzo avallo che i Ds hanno dato ai cosiddetti immobiliaristi, per la prosaica ragione che quei parvenu dovevano vendere le loro azioni Bnl a Consorte. Fra di essi c'era anche Stefano Ricucci, partito alla conquista del 'Corriere della sera'. "Non c'è un'attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un'altra", ha spiegato il segretario della Quercia al 'Sole 24 Ore'del 7 luglio, "né sul piano morale né su quello economico". E ha aggiunto: "È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia quanto operare nel settore finanziario o immobiliare...Qualsiasi imprenditore può aspirare a essere azionista di un grande giornale". Che imprudenza imparentarsi con il peggiore capitalismo d'avventura! In quello spirito il raider bresciano Chicco Gnutti, un socio dell'Unipol già condannato per insider trading, è stato difeso il 5 agosto da un Massimo D'Alema che faceva il finto tonto: "Che cos'ha Gnutti che non va?". E l'8 agosto Fassino ha sostenuto con 'La Stampa' che "la vicenda Bnl è molto diversa dalla scalata all'Antonveneta", mentre le inchieste giudiziarie hanno dimostrato che i protagonisti e i metodi erano sempre gli stessi. Il secondo guaio è che appoggiando le iniziative di Consorte, e indirettamente quelle di Fiorani, i Ds si sono negati la possibilità di criticare con la giusta durezza l'uomo che ne era il grande regista, cioè il governatore della Banca d'Italia. Benché ormai screditato, infatti, Antonio Fazio è stato trattato con estremo garbo. Il 29 luglio Pierluigi Bersani ha minimizzato l'importanza del suo ruolo: vietato "avvitarsi sulla questione Fazio sì-Fazio no". Il 1 settembre D'Alema ha escluso ogni richiesta di dimissioni con un argomento di palese pretestuosità, "Rischiamo di trovarci Adriano Galliani governatore". Sei giorni dopo, quando cani e porci invitavano Fazio a un passo indietro, Bersani lo ha addirittura esortato a tenere duro: "Andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere a una confusa canea". Così è stata sciupata l'occasione di rinfacciare a Silvio Berlusconi la sua ambiguità, la sua incapacità di risolvere il problema. Nemmeno quando il bubbone Fiorani ha rivelato tutta la sua sostanza purulenta i Ds hanno potuto mettere sotto pressione il premier. Paralizzati dalla paura che anche Consorte finisse nei guai, hanno rinunciato a puntare il dito contro i personaggi della destra che alla Bpi erano di casa, a cominciare dal sottosegretario forzista Aldo Brancher. Non hanno nemmeno ricordato che Berlusconi, nella notte fra l'11 e il 12 luglio, sembrò al suo commensale Gnutti "commosso" per il sì di Fazio all'Opa di Fiorani sull'Antonveneta. Lo scandalo è stato seguito con un distacco del tutto fuor di luogo. Anche dopo l'arresto del banchiere lodigiano Bersani e Consorte hanno insistito, come se niente fosse, perché la Banca d'Italia si sbrigasse ad autorizzare l'Opa Unipol-Bnl. Forse aveva i suoi motivi Fiorani, in quella notte di luglio, per dire a Gnutti che "la sinistra ci ha appoggiati più di quanto non abbia fatto il governatore". Chissà. Ammesso che sia andata così, è stato in omaggio a una vecchia teoria dalemiana: quella per cui anche la sinistra deve costruirsi, a qualsiasi prezzo, una presenza diretta nel sistema economico-finanziario. Ma è un'idea autolesionistica, oltre che di assai dubbia correttezza. L'affarismo non paga. Se sponsorizzando Consorte i furbetti del Botteghino miravano a rafforzarsi nel risorto Ulivo, a scapito degli amici e rivali della Margherita, hanno maldestramente sortito l'effetto opposto. Claudio Rinaldi L'Espresso (canisciolti.info)
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#7 |
Bannato
Iscritto dal: Apr 2002
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Ecco perchè dico che il denaro non ha colore politico...
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#8 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Napoli
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Cmq l'incredibile percentuale di comunisti che gira in questo forum è percepibile dall'assenza di partecipazione a questo thread
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Se buttassimo in un cestino tutto ciò che in Italia non funziona cosa rimarrebbe? Il cestino. |
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#9 | |
Bannato
Iscritto dal: Apr 2002
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
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il discorso è semplice cari i miei destri: chi sbaglia paga, Qui non si fanno barricate in difesa di questo o quello solo perchè si dichiara di sinistra, occhio alle vostre travi
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#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Siete autocritici con la mimetica, la fate ma senza farvi vedere. ![]() ![]() |
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
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#14 | |
Bannato
Iscritto dal: Apr 2002
Messaggi: 1905
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Per me, Prodi e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia. Nessuno dei due merita di rappresentare ne la destra ne la sinistra. |
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#15 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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L'Unipol è indagata nell'inchiesta dei giudici milanesi
Giovedì, 29 dicembre Unipol risulterebbe indagata per responsabilità oggettiva per violazione alla legge 231del 2001, per non aver predisposto il modello organizzativo adatto a prevenire la commissione di reati. E' quanto si apprende da fonti del Palazzo di Giustizia di Milano. Confermata inoltre l'accusa di appropriazione indebita per l'ex numero uno della compagnia assicurativa, Giovanni Consorte. Unipol come società è iscritta nel registro degli indagati alla Procura di Milano per violazione della legge 231 frutto di una direttiva europea per sanzionare la cosiddetta responsabilità oggettiva. Unipol non avrebbe predisposto il modello organizzativo adatto a prevenire la commissione di reati. I reati sono gli stessi contestati al presidente dimissionario Gianni Consorte, concorso in aggiotaggio, appropriazione indebita e ricettazione. Inizieranno inoltre verso mezzogiorno nel carcere di San Vittore i nuovi interrogatori di Gianfranco Boni, ex dg di Bpi, e di Giampero Fiorani, ex numero dell'istituto di credito lodigiano, già sentito ieri per la quarta volta da arrestato e per 8 ore. Dovrebbe slittare a domani mattina, invece, l'interrogatorio di Fabio Massimo Conti, il gestore del fondo Victoria & Eagle, anche lui in carcere dal 13 dicembre scorso. A condurre gli interrogatori i pm Eugenio Fusco e Francesco Greco. In un'intervista al quotidiano "Avvenire", il segretario della Cisl Savino Pezzotta ha ribadito il proprio disagio riguardo gli eventi di queste settimane: "Fare chiarezza spetta alla magistratura. In generale - ha detto Pezzotta - provo sconcerto e sgomento per ciò che sta emergendo. E' il segno di qualcosa che non funziona nel nostro sistema economico. La voglia di usare la finanza indipendentemente dalla produzione di beni porta a questo tipo di degenerazioni. I soldi non si fanno con i soldi ma con il lavoro altrimenti si deformano le regole dell'economia". --------------------------------------------- Emilio Gnutti si dimette dal cda di Unipol Giovedì, 29 dicembre Emilio Gnutti si dimette dal cda di Unipol. E' quanto si legge in una nota. Gnutti, si legge nel comunicato, ha rassegnato le dimissioni per motivi di salute. Gnutti, nominato dall'assemblea Unipol del 29 aprile 2004, rivestiva la carica di Consigliere non esecutivo, ovvero privo di deleghe gestionali. Unipol come società è iscritta nel registro degli indagati alla Procura di Milano per violazione della legge 231 frutto di una direttiva europea per sanzionare la cosiddetta responsabilità oggettiva. Unipol non avrebbe predisposto il modello organizzativo adatto a prevenire la commissione di reati. I reati sono gli stessi contestati al presidente dimissionario Gianni Consorte, concorso in aggiotaggio, appropriazione indebita e ricettazione. (canisciolti.info)
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#16 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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Consorte: I 50 milioni di euro li ho condonati grazie a Berlusconi
Mercoledì, 28 dicembre Giovanni Consorte, il presidente di Unipol indagato per aggiotaggio nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta, aveva usufruito del condono fiscale in relazione ai 50 milioni di euro incassati attraverso movimentazioni di denaro che i pm milanesi considerano illecite. E' stato lo stesso numero uno della compagnia assicurativa legata alle cooperative rosse a dirlo ai magistrati nell'interrogatorio durato 4 ore al quale è stato sottoposto ieri in procura. Consorte a questo punto non può essere indagato per frode fiscale. La puntualizzazione del manager è arrivata per rispondere al procuratore aggiunto facente funzione Francesco Greco il quale gli aveva fatto osservare che per quei denari non era stata emessa alcuna fattura e che si trattava di un incasso "in nero". Consorte, come era emerso nei giorni scorsi, aveva già utilizzato lo scudo fiscale per far rientrare in Italia 5 milioni di euro depositati su conti cifrati nel Principato di Monaco. I pm che risentiranno Consorte dopo aver interrogato ai primi di gennaio il suo vice Ivano Sacchetti intendono capire che cosa vi sia dietro la "partita di giro" tra Gnutti e Consorte. Dal momento, si fa osservare in procura, che Consorte guadagna quanto Gnutti perde in relazione a quelle operazioni sul mercato dei blocchi dove il prezzo viene fatto tra chi vende e chi compra senza passare dal mercato. (canisciolti.info)
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
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ah ecco , mi sembrava strano che non c'entrasse minimamente berlusconi nella faccenda...
Ciaozzz
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#18 |
Senior Member
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Compagni di portafoglio, possibilmente azionario
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Enrico Berlinguer, «La Repubblica», 28 luglio 1981 Rileggevo queste parole di Berlinguer in un intervista di molti anni fa a Eugenio Scalfari su Repubblica. Nulla è cambiato da allora, anzi. La questione morale, l'etica della politica, dei quadri dirigenti e istituzionali di questo paese è ancora argomento di cronaca, sempre più spesso giudiziaria, che non di dibattito politico. In queste ultime settimane la scena politica ma sopratutto giudiziaria è occupata dalle vicende legate alle scalate azionistiche di Antonveneta e Bnl da parte di personaggi come Gianpiero Fiorani, Emilio Gnutti, Stefano Ricucci, finanzieri d'assalto e banchieri con coperture sitituzionali come quella di Antonio Fazio, di personaggi meno noti alle cronache mondane come Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'Unipol, la grande compagnia assicurativa nata dalle coop emiliane. Uno dei primi risultati delle operazioni giudiziarie, che hanno visto l'arresto di Giampiero Fiorani e la divulgazione di intercettazioni telefoniche a volte tragicomiche, sono state le dimissioni, a lungo richieste, da parte di Antonio Fazio ex governatore, oggi, di quella Banca D'Italia che avrebbe o dovrebbe essere il garante e il controllore della finanza e dell'economia italiana ma che, da quanto viene reso noto, appare sempre di più come uno strumento di potere a vantaggio di pochi e di ben selezionati protagonisti, spregiudicati, rampanti e corsari, della finanza italiana. Ma nelle ultime ore stiamo assistendo a un altro spettacolo, se possibile ancora più squallido e triste di quello a cui, fino ad oggi abbiamo assistito. Parliamo di quel Giovanni Consorte a cui i magistrati milanesi hanno contestato un "nero" di 50 milioni di euro, che non si sa bene dove siano depositati am che sono il risultato di operazioni borsistiche fatte in collegamento con i vari Fioroni, Gnutti, Ricucci. Il Consorte ha spiegato che quei 50 milioni di euro, circa 100 miliardi delle vecchie lire, tanto per capirci, lui non li ha messi nella denuncia dei redditi ma, usando uno dei tanti condoni fiscali della coppia Berlusconi-Tremonti, li ha condonati. Sul resto silenzio... Non vogliamo ora entrare nel dettaglio delle vicende giudiziarie, dei verbali di interrogatorio, di quello che saranno le difese degli imputati. Fiorani, Gnutti e Ricucci sono il prodotto di una finanza capitalistica e assistita dallo Stato. Il peggio del peggio. Quello di cui vorremmo parlare è, invece, del tema delle cooperative di cui Unipol e i suoi dirigenti sono espressione. Le cooperative sono nate da una cultura del lavoro senza sfruttatori e sfruttati. Dovevano educare i lavoratori ad una nuova visione dei rapporti di lavoro, dove il padrone veniva sostituito dall’assemblea, dove il profitto come obiettivo veniva rimpiazzato dalla solidarietà. Così è stato per anni e probabilmente nella base delle cooperative, nella maggioranza dei soci e dei lavoratori questo ideale è ancora valido e attivo. Ma la crescita del movimento cooperativo, il sempre maggior profitto, ha fatto si che le cooperative siano diventate delle aziende con le caratteristiche dell’organizzazione capitalistica, a cominciare dallo sfruttamento dei soci lavoratori, che molto spesso hanno retribuzioni più basse dei contratti nazionali di lavoro. E la finalità solidaristica si è ridotta solo ad alimentare il profitto dei nuovi padroni interni alle cooperative: i direttori, i Presidenti, i membri dei Consigli di Amministrazione, gli impiegati. Un'implosione di cui Consorte e quelli come lui, sono solo l'esempio lampante. La sinistra italiana è diventata riformista, ha abbandonato l'idea di una società di uguali per una società liberista e capitalista. Dove la merce, il denaro, il profitto, e quindi il mercato, diventa il padrone della vita dei singoli in nome di un progresso e di un benessere quanto mai aleatorio. Massimo D'Alema è uno dei più rappresentativi di questa nuova linea. Così come lo sono Bersani e tutti nel mondo cooperativo sono nati e hanno fatto carriera. Ma D'Alema più di altri ha incarnato e incarna il nuovo modello di "compagno", se questa parola, applicata a D'Alema non fosse così stridente... Uno che accende un mutuo con la banca di Giampiero Fiorani non tanto per pagare, come molti italiani, la rata della agognata casa ma per pagare la sua barchetta a vela vorremmo sapere che moralità incarna. Lui che dopo aver lasciato Palazzo Chigi ha messo in piedi, con un altro ex Presidente del Consiglio come Giuliano Amato, la fondazione "ItalianiEuropei" in un palazzo romano e con i fondi della multinazionale Glaxo, azienda farmaceutica che si è distinta in molte occasioni per scandali come quello del sangue infetto, delle bustarelle a medici compiacenti e altro ancora. E potremmo continuare con altri esempi di cosidetti "compagni". Compagni che sbagliano si diceva negli anni di piombo. Anche Consorte e compagnia sono compagni che sbagliano? O sono solo compagni del portafoglio. Del loro sopratutto. PepeRosso (CaniSciolti.info)
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#19 | |
Bannato
Iscritto dal: Apr 2002
Messaggi: 1905
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Quote:
Sarà stato consigliato da qualche avvocato di dare questa versione? Non si sa mai... in futuro (prevedendo di poter essere arrestato) può usare questa motivazione per chiedere gli arresti domiciliari e non restare in carcere. |
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#20 | |
Member
Iscritto dal: Jan 2005
Città: 100% caciocavallo pride
Messaggi: 146
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Quote:
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Se c'è rimedio, perché ti disperi? Se non c'è rimedio, perché ti disperi? |
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