La strategia conservativa di Blue Origin: una condanna contro SpaceX ed Elon Musk?
Blue Origin e Jeff Bezos sono in ritardo negli sviluppi rispetto a SpaceX ed Elon Musk. Alcuni dei retroscena che legano, a distanza le due realtà, si trovano nel libro Amazon Unbound: Jeff Bezos and the Invention of a Global Empire.
di Mattia Speroni pubblicata il 13 Maggio 2021, alle 16:27 nel canale Scienza e tecnologiaSpaceXBlue OriginNASAULAAmazon
Abbiamo scritto recentemente di come Blue Origin (e quindi Jeff Bezos) potrebbe tentare azioni di lobbysmo per cercare di prendere parte dei fondi che la NASA sta stanziando per le missioni Artemis verso la Luna. Grazie a un libro dal titolo Amazon Unbound: Jeff Bezos and the Invention of a Global Empire sono stati svelati dei retroscena della sfida allo Spazio che si sta delineando tra le società private.

Il nuovo libro, scritto da Brad Stone (e disponibile per l'acquisto anche su Amazon, nelle diverse versioni), non parla solo di Blue Origin. All'interno delle sue pagine c'è tutto ciò che ruota intorno a Jeff Bezos (e quindi ovviamente non poteva mancare una lunga parte legata ad Amazon stessa, che rappresenta comunque l'attività con maggiore successo tra quelle del miliardario).
Blue Origin e la sfida contro SpaceX
Nonostante la società di Jeff Bezos sia nata due anni prima rispetto a SpaceX, le sue attività sono state meno "sotto i riflettori" e portando meno risultati tangibili in confronto a quella di Elon Musk. Come riportato da Ars Technica, che ha potuto leggere il libro in anteprima, le vicende che legano le due realtà sono molte.

Nel 2014 la ULA (United Launch Alliance) aveva deciso di acquistare i motori BE-4 realizzati da Blue Origin per portare a termine il progetto del razzo Vulcan, che presto dovrà compiere il suo primo volo. Ma la decisione della società di Bezos di realizzare il suo razzo, New Glenn (da non confondere con New Shepard), che lo poneva come concorrente tra gli altri proprio di Vulcan congelò i rapporti tra le due realtà. Nell'ultimo periodo però le cose sono cambiate, tanto che ULA e Amazon stanno collaborando per portare in orbita i satelliti di Project Kuiper. Sia per New Glenn che per la costellazione di satelliti sembra comunque che nel mirino ci sia SpaceX, con Falcon 9 e Starlink.
La competizione continua con Elon Musk
Nel 2016 inoltre Bezos avrebbe tentato di assumere Gwynne Shotwell, attuale Presidente e COO di SpaceX, per condurre al successo la società. La scarsità dei risultati, dopo anni di prove e investimenti, avevano iniziato a preoccupare il miliardario e c'era bisogno di un cambio di passo.
In quel periodo sembra che i pranzi di lavoro tra Jeff Bezos e i dirigenti fossero all'ordine del giorno (e non c'erano buone notizie). Con la Shotwell che rifiutò immediatamente l'offerta, la scelta ricadde su Bob Smith (che invece lavorava in Honeywell Aerospace). Proprio l'affidarsi a un CEO della "vecchia scuola" potrebbe aver condannato Blue Origin a rimanere indietro rispetto a SpaceX, alimentando una sorta di invidia nei confronti di Musk.

Smith infatti ha scelto di assumere altri dirigenti provenienti da società come Northrop Grumman, Boeing e Lockheed Martin legate al mondo aerospaziale "tradizionale" e non menti più innovative, come quelle che vediamo all'opera nella realizzazione dei prototipi di Starship (per esempio).
Questa lentezza operativa ha da un lato frenato Blue Origin e dall'altro avvantaggiato proprio la rivale SpaceX che intanto faceva e fa incetta di contratti con NASA e altri clienti (sia istituzionali che non). La perdita del contratto del lander lunare è solo una delle ultime sconfitte in questo senso, ma anche il ritardo dell'arrivo sul mercato del razzo New Glenn (forse tra un paio d'anni) rappresenta un grande problema per la società. Nel mentre la concorrenza, oltre a SpaceX, non sta a guardare portando avanti progetti sempre più ambiziosi e mettendo ancora più pressione alla società di Bezos.
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