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#1 | |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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[ LICIO GELLI ] PIANO DI RINASCISTA DEMOCRATICA...TUTTO COME DA PREVISIONI
Oggi Licio Gelli ha 88 anni ed è agli arresti domiciliari nella sua Villa Wanda di Arezzo dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta dell'Ambrosiano: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa»
Quote:
Ciò che più mi fa riflettere è la triade Sindona-Calvi-Berlusconi. Tutti e tre Piduisti,tutti e tre grandi uomini della finanza,tutti e tre venuti fuori grazie a capitali sconosciuti,tutti e tre coivolti con i poteri forti (Banche,Vaticano,Mafia,Massoneria).Tutti e tre si sono succeduti e distrutti a vicenda. Prima Sindona che si appoggia a calvi e al suo Ambrosiano,poi passa il testimone al Banchiere che si appoggerà infine a Carboni,il faccendiere Sardo legato a doppio filo a Silvio.Ed infine,ecco l'attuale capo dell'opposizione,quasi a prendere il posto di Calvi... L'unica differenza è che Silvio Berlusocni è entrato in politica è per sua stessa ammissione dovette farlo per nn finire sul lastrico. Sembra quasi che berlusconi stesse per fare la stessa fine di sindona e calvi,fallendo miseramente sotto i debiti,dopo essetre stato utilizzato da chiunque glielo chiedesse per le più disparate operazioni. Entrando in politica è riuscito a venirne fuori e ha saputo mettersi al di sopra di tutti questi poteri che lo volevano affondare ma ha saputo anche attuare sin troppi dei punti descritti sopra come piano di rinascista. Dalle tv,ai sindacati,passando per la magistratura e il sistema bancario. E' tutto troppo simile a ciò che visionariamente vedeva gelli 20 anni fa... Sarebbe interessante discutere di questi argomenti,fin troppo intrinsechi con l'italia che ci troviamo davanti oggi giorno. |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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e pensare che c'è chi dice acora che gli "amici" non ti garantiscono vita serena e vecchiaia soddisfatta ...
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mac user = hai soldi da buttare; linux user = hai tempo da buttare; windows user = hai soldi e tempo da buttare ![]() |
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#3 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Messaggi: 369
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Quote:
Non a caso, chi profetizzava che il "potere vero" era quello di chi aveva in mano la tv, era proprio Gelli... Tempo fa lessi su Sindona biografie e storie scritte anni fa, prima delle vicende politicogiudiziarie di Berlusconi e del suo governo. Rimasi sconcertato nell'accorgermi che la strategia si Sindona si basava sugli stessi identici fondamentali. Il giornalista nel riassumerli aveva involontariamente profetizzato anche quella che sarebbe stata la strategia del futuro Berlusconi. Se lo ripesco ve lo trascrivo. |
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#4 | |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
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Quote:
Tutte legate tra di loro...p2-mafia-servizi segreti-traffico di armi,scorie,droga-giornalisti uccisi-stragi eversive-golpi tentati-fascisti-vaticanisti-massoneria-banche... Vogliamo parlare della strage di Bologna e del ruolo di Francesco Pazienza ? Consigliere personale di Calvi che lo affida a Carboni (faccendiere di berlusconi per olbia 2 e la banda della magliana ) oppure di personaggi come Ortolani,coinvolto in una miriade di operazioni coperte tra cia-sisde che portarono,tra le altre cose,alla morte di ilaria alpi.. E' tutto collegato..... |
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#5 | |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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Quote:
Ci sono tali e tanti poteri forti che solo con l'uso della tv combinata con la politica,poteva permettere a Berlusconi di venirne fuori.... E' stata una mossa davvero incredibile,ma mi chiedo,chi lo "comanda" nel senso,a chi rende il conto silvio?Non posso pensare che sia diventato il "capo" e che tutto dipenda da lui,ha ancora qualche dazio da pagare...ma a chi ? |
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#6 |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
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24 ottobre 2002 - FIGLIO CALVI SU FINANZIAMENTI A BERLUSCONI
"Liberazione" Vent'anni di veleni accompagnano la storia del "banchiere di Dio". L'ultima rivelazione porta la firma del figlio Carlo: "Nel '76 mio padre mi disse: "Finanzieremo le tv di Berlusconi"" Calvi e quel mattone rosso... Michele Gambino Un mattone rosso nascosto per vent'anni in una cassetta di sicurezza intestata al banchiere Roberto Calvi. Un vecchio pentito che ricorda la volta in cui volò da Trapani a Roma per portare dieci miliardi della mafia allo stesso Calvi e al suo compagno d'affari inconfessabili, il vescovo americano Paul Marcinkus. Un magistrato dall'aria da sgobbone e dalla volontà di ferro, Luca Tescaroli, cui tocca rimettere mani nell'affare Ambrosiano, un inesauribile vespaio che invece di miele distilla da vent'anni assortiti veleni. L'ultimo di questi veleni - ha rivelato L'Espresso - porta la firma del figlio del "banchiere di Dio". Stimolato dalla scoperta del mattone - forse un simbolo massonico, forse un messaggio per qualcuno - Carlo Calvi ha tirato fuori il rospo che gli ostruiva il gozzo da vent'anni almeno. Lo ha fatto ricordando un giorno di dicembre del 1976 trascorso nella lontana e tiepida Nassau, cittadina delle Bahamas, insieme al padre e a vecchi amici, con Marcinkus, che cantava "Arrivederci Roma". Ricorda Carlo che ad un certo punto, dopo il barbecue sul prato, il padre lo prese da parte e gli regalò una confidenza: "Finanzieremo le attività televisive di Silvio Berlusconi". Rivelazione tardiva, da prendere con le pinze e da calare nel contesto del brutto calderone che furono gli anni '80. Anni dominati dallo strapotere della loggia massonica P2 in politica e nella finanza, e segnati in parallelo dal saldarsi degli affari della mafia con le attività legali dei colletti bianchi del nord Italia. Un passo indietro E quindi, prima di scendere nel dettaglio delle parole di Carlo Calvi, bisogna brevemente disegnare il quadro. Partendo da Michele Sindona, il bancarottiere siciliano che creò un impero e rovinò nella polvere, prima rinchiuso in un carcere americano e poi avvelenato da un caffè alla stricnina nel carcere di Voghera. E' da lui che Calvi ha ereditato molti scomodi ruoli. Tra gli altri, quello di banchiere privilegiato del Vaticano e di finanziatore dissennato di molteplici affari, magari sconclusionati, ma graditi ai politici di riferimento, socialisti e democristiani. Ma soprattutto, Calvi si è preso sulle spalle il ruolo più delicato di Sindona: riciclatore e investitore dei miliardi dei boss mafiosi, i Bontate e gli Inzerillo. Forse non è nemmeno una scelta, ma un obbligo imposto attraverso i canali massonici. Sia Sindona sia Calvi sono iscritti alla P2, un potente esercito di tarme con un progetto politico cui la mafia partecipa con un posto in prima fila: svuotare il fragile armadio della democrazia italiana rosicchiandolo dal di dentro, per imporre un golpe strisciante, silenzioso e indolore, attraverso il controllo delle forze armate, della magistratura, della finanza, dell'informazione. Questo progetto può funzionare solo a patto che rimanga assolutamente segreto ai più. Per questo è un colpo quasi mortale la scoperta delle liste della P2 nella villa aretina di Licio Gelli, nel 1981. I magistrati milanesi Colombo e Turone arrivano al capo della fratellanza segreta proprio indagando sugli affari di Sindona. E probabilmente comincia da lì, dalla messa a nudo di una parte degli uomini e degli affari piduisti, il declino di Roberto Calvi. Lui e il faccendiere Flavio Carboni sono la volpe e il gatto cui la mafia ha affidato le sue monete d'oro, aspettandosi di vederle moltiplicare. Però la ragnatela piduista si è strappata, e Calvi non sa più che fare. Prima tenta di ricattare il Vaticano, l'altro suo grande cliente, poi tenta una ridicola fuga. Ridicola perché, sostengono i magistrati, il gatto Carboni nel frattempo è passato dalla parte del pinocchio mafioso, e conduce Calvi passo per passo fino al ponte dei frati neri di Londra. Qui lo aspettano i carnefici, qui finirà la favola dell'uomo che volle farsi re della Finanza italiana. Scrive il gip Mario Almerighi nell'ordinanza di custodia cautelare contro il boss Pippo Calò e Flavio Carboni, eterni indagati per il suicidio simulato del banchiere: "Non vi è dubbio che qualora fosse stato consentito a Calvi di utilizzare i documenti in suo possesso, ne avrebbero subito gravissime conseguenze tutti quei centri di potere innanzi tutto di crimine organizzato eppoi politico, massonico e finanziario, che si erano serviti di lui per il compimento di tutte quelle illecite operazioni che avevano nell'attività di Calvi uno snodo fondamentale". Vicende note... Possono esservi, tra gli affari di Calvi, anche quelli dell'attuale presidente del Consiglio, come farebbe pensare la tardiva rivelazione del figlio del banchiere? La domanda è scivolosa, e toccherà al pm romano Tescaroli e alla sua collega Maria Monteleone provare o negare la consistenza di questa ipotesi. Fino ad oggi, il punto di contatto visibile tra Silvio Berlusconi e Roberto Calvi è stato Flavio Carboni, il maneggiatore d'affari sardo-romano. Lui è l'uomo cui Calvi si affida nell'ultima fase della sua avventura, lui è anche il socio d'affari del Cavaliere di Arcore negli affari edilizi in Sardegna. In entrambi i rapporti, Carboni si porta dietro l'ombra lunga dei suoi soci occulti di riferimento, il mafioso Pippo Calò e il capo della Banda della Magliana, Danilo Abbruciati. Carboni introduce i suoi amici mafiosi nei giochi d'alta finanza del banco Ambrosiano. E sempre Carboni, crea un giro di società impegnate in attività edilizie in Sardegna dove gli interessi di Calò e Abbruciati e quelli del gruppo Berlusconi si toccano pericolosamente, tra imprese edilizi, compravendita di ville e strani giri di cambiali, al punto che nel giro della malavita lo spericolato immobiliarista sardo e l'imprenditore milanese dal sorriso scintillante sono una sola cosa: "Di Berlusconi mi hanno parlato sia l'Abbruciati che il Turatello - ha raccontato ai magistrati il boss della Magliana Antonio Mancini - L'Abbruciati in particolare...mi disse che Carboni e Berlusconi si conoscevano più che bene e, testualmente, "che l'unica differenza tra Carboni e Berlusconi era che il primo si metteva il parrucchino e il secondo no"". Sono storie note, come noto è il nome dell'uomo che per conto di Berlusconi si occupa di queste faccende: è Romano Comincioli, fidato compagno del Cavaliere fin dai tempi della scuola, poi latitante per un giro di fatture false, infine approdato in Parlamento nel gruppo dei sodali del Cavaliere. ... e meno note Meno note sono le tracce dei rapporti Berlusconi-Calvi nelle imprese sarde del cavaliere. A parlarne davanti alla Commissione P2 in tempi non sospetti, fu il segretario e consigliere di Carboni, Emilio Pellicani: "Credo che in uno degli ultimi incontri (prima dell'arresto del faccendiere, ndr), Carboni avesse offerto a Berlusconi 15 o 16 miliardi, dicendo che sarebbero stati finanziati dal presidente del Banco Ambrosiano per acquisire tutta l'operazione Olbia 2". Secondo un altro grande rimestatore dei misteri italiani, Francesco Pazienza, Carboni usò i suoi rapporti con Berlusconi per accreditarsi presso Calvi. Alla commissione P2 Pazienza raccontò un episodio di cui fu testimone: "Un giorno, prima che Calvi arrivasse in Sardegna, Carboni venne con il braccio destro di Berlusconi (probabilmente il solito Comincioli, ndr) il quale mi disse che, una volta arrivato Calvi, Berlusconi sarebbe potuto venire immediatamente in Sardegna". Lo stesso Carboni sosteneva di essere interessato, non sappiamo se per conto dei suoi referenti mafiosi, alle attività televisive di Berlusconi. A riferirlo ai giudici fu un grande amico sardo di Berlusconi, l'attuale ministro della difesa Giuseppe Pisanu: "Il Carboni - raccontò Pisanu - si diceva congiuntamente interessato alle televisioni private in Sardegna. Ciò nell'ottica di un inserimento nella regione del circuito televisivo "Canale 5", facente capo al signor Silvio Berlusconi di Milano...Lo stesso Carboni si stava interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda, Videolina". Tv e non solo Secondo l'imprenditore della camorra Alvaro Giardili, interrogato nel 1983, il rapporto Berlusconi-Calvi non era circoscritto alle vicende sarde. Giardili racconta di essersi rivolto al presidente dell'Ambrosiano per consigli su come "aggiustare" un processo a suo carico in corso a Milano: "Calvi mi disse di contattare Berlusconi, quello delle televisioni private, che era molto ammanicato con i giudici di Milano". Giardili non si riferisce ovviamente ai magistrati dell'attuale pool, ma ad altri, di diverso stampo. Prima delle dichiarazioni di Carlo Calvi, il riferimento più preciso a finanziamenti del Banco Ambrosiano a Berlusconi era contenuto in uno degli appunti sequestrati al colonnello Cogliandro, un ex ufficiale del Sismi depositario di una sorta di schedatura non ufficiale di personaggi e intrighi italiani: "Secondo ex piduisti e piduisti ancora fedeli a Gelli - scriveva Cogliandro in un appunto sequestrato nel 1996 - la sparizione di 19mila miliardi volatilizzatisi nel bailamme delle centinaia di società finanziarie di Sindona intersecatisi in seguito con quelle di Calvi, sarebbero finiti, grazie a vertici cosiddetti mafiosi, nel giro del crimine organizzato per il traffico della droga; giro che interesserebbe particolarmente la Colombia e gli Stati Uniti. Di questa notizia non ufficiale sarebbero al corrente De Mita, Andreotti, e Piccoli...Per tutti - a sentire elementi di Piazza del Gesù (allora sede della Dc, ndr) l'affare scotta maledettamente, e sono in molti ad avere paura. Tra questi, lo stesso Berlusconi, al quale sarebbero giunti, qualche anno fa, tramite Flavio Carboni, (intimo di De Mita, più che di Craxi), ingenti somme". Difficile cogliere nelle "informative" di un personaggio come Cogliandro la differenza tra perle e spazzatura. Di sicuro sui rapporti tra il banchiere e il cavaliere c'è solo quanto ammesso dallo stesso Berlusconi nel corso degli anni: numerosi abboccamenti per l'acquisto di "Tv Sorrisi e Canzoni", di cui l'Ambrosiano deteneva il pacchetto di maggioranza. Una trattativa conclusa solo nel 1983, dopo il crack dell'Ambrosiano e la morte di Calvi. Per il resto, si può solo notare la notevole somiglianza tra i due personaggi di cui ci occupiamo: partiti da nulla, e segnati da una tenace volontà d'emergere e primeggiare nei rispettivi campi. Abili nel nascondere i loro affari dentro impenetrabili scatole cinesi e nel costruire una miriade di società nei paradisi fiscali di mezzo mondo. Entrambi iscritti alla potente loggia massonica dell'Italia sotterranea, entrambi inseguiti dall'infamante sospetto di aver stretto rapporti con gli ambienti della criminalità organizzata. Ombre, cui oggi si sommano le rivelazioni da verificare di Carlo Calvi sui finanziamenti del padre alle "attività televisive" di Berlusconi. Ombre che non hanno fermato e nemmeno rallentato la straordinaria carriera imprenditoriale e politica del Cavaliere. Ma che continueranno a seguirlo come fantasmi fin quando lui stesso non si deciderà a rispondere alla domanda di chi non si accontenta delle miracolistiche spiegazioni contenute nella sua "Storia italiana": Cavalier Berlusconi, da dove vengono i soldi che hanno permesso al figlio di un funzionario di banca milanese di diventare prima il re del mattone, e poi il padrone della televisione commerciale? Ecco....come dicavamo... |
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