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#361 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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“L’altruismo” conclude Rosaria Conte dell’Istc-Cnr “può essere una strategia vincente anche in grandi comunità, purché gli individui siano dotati di una certa intelligenza". Naturalmente il fatto che lo dica Rosaria Conte non significa "è vero", significa che è una teoria. Guarda, preciso che io non penso di avere la verità in tasca e ti dirò che sono anche molto stimolato dallo scambio di idee che ho con te. Ciò che non mi piace è che sia dia per scontato che un paradigma sia il migliore (o, peggio, l'unico) solo perché la nostra (ovviamente limitata) esperienza ed (ovviamente limitata) competenza ci portano a crederlo, senza prendere minimamente in considerazione alte teorie. Per inciso, giusto per spiegarmi meglio, molti ritengono che Weber sia l'anti Marx. Per me Marx e Weber vanno integrati, ciascuno per i suoi pregi. Pur essendo marxista, tengo nella massima considerazione le teorie weberiane. |
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#362 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Si studiano gli animali e non gli uomini proprio per ridurre al minimo le influenze culturali e sociali e valutare il "fattore altruismo" nella maniera più "naturale" possibile. |
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#363 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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L'uomo non ha soltanto geni. L'eroe che salva la patria, per fare un esempio banale, o i kamikaze vecchi e nuovi (sempre che si possano definire i loro atteggiamenti "altruistici", naturalmente in senso abbastanza parziale) non salvano i propri geni, ma le proprie credenze, le tradizioni... ecc. ecc. questo perché gli uomini, a differenza della maggior parte degli animali, hanno anche cultura e non soltanto geni. Tutto sta nell'individuare l'ordine e le dimensioni di ciò che ciascuno considera come "patrimonio da difendere" (e questo è un fatto sociale e socialmente contestualizzato). |
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#364 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Ovviamente sto parlando per idealtipi e puoi dirmi, al solito, che sono esempi rari. Rispondo, come ho sempre fatto, che il "raro" e il "diffuso" sono variabili che dipendono dal contesto sociale. |
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#365 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Insomma, è più facile parlar male che bene, e questo aiuta. Anche qui si parte da un meccanismo "egoista": le informazioni buone me le tengo per me, le "bufale" posso anche denunciarle pubblicamente, così ci guadagno in termini di "prestigio". Alla fine si possono dunque scartare facilmente le persone/cose non "positive" e giungere a trovare il "buono" anche se nessuno te lo ha indicato direttamente. Non mi sembra c'entri molto, ma valeva la pena di approfondire. |
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#366 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Comunque non mi stupisco, visto che usiamo termini diversi e angolazioni diverse ma... sostanzialmente diciamo cose simili e ci stiamo confrontando da diversi post soltanto sulle limature e sulle dimensioni del modello. O no? |
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#367 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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#368 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
Città: Singularity
Messaggi: 894
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![]() Più che essere in disaccordo con le tue idee (anche a me piacerebbe una società "collaborativa") mi sembra che manchino troppi elementi per avere un modello utile. Per rispondere collettivamente alle altre domande, è vero che più intelligenza permette strutture più complesse, infatti gli uomini (ma anche i delfini ad esempio) si organizzano in strutture tribali. Inoltre l'uomo ha costruito una serie di concetti (etica, morale, dovere, senso civico, coscienza...) che nel mondo animale non hanno neppure senso. Questi concetti permettono le nostre società complesse che in un certo senso "costringono" all'altruismo (con le tasse ad esempio o limitando la libertà) ma introducono tutta una serie di problemi prima sconosciuti, come tradimento, ipocrisia, parassitismo, corruzione... Sulla cultura hai centrato il punto, funziona in maniera simile ai geni (e infatti Dawkins ha elaborato un'audace teoria a riguardo, sui memi). Ma il discorso sugli eroi o kamikaze è complesso, non c'è solo altruismo ![]() Insomma, spero di averti fatto capire perchè per insisto tanto sui meccanismi. Quelle che ritieni storture del capitalismo io le considero inevitabili conseguenze della complessità dei problemi coinvolti, e penso che per superarli ci vogliano soluzioni ancora più raffinate. Considera che anche i paesi più poveri si trovano in condizioni migliori rispetto al passato (e la sola crescita demografica basta a dimostrarlo). Un "sostituto" del capitalismo deve prima di tutto impedire passi indietro.
__________________
echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry Ultima modifica di Banus : 08-10-2005 alle 14:15. |
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#369 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Ovvio che non si cambia la società solo perché il modello a cui si pensa "sembra giusto". Anzi, per un marxista affermare questo è una bestemmia: non sono i modelli a plasmare la società, ma la società che plasma addirittura le categorie analitiche con cui quei modelli sono elaborati. Infatti originariamente io avevo chiesto di concentrarsi sui problemi della società attuale e non a mettersi a favoleggiare sugli ipotetici problemi di una società che non esiste. Sia chiaro che io non penso: la collaborazione è eticamente superiore alla competizione, dunque il socialismo è preferibile al capitalismo. Io dico: la competizione capitalista porta a problemi all'interno dello stesso sistema capitalista (se vuoi approfondiamo) per cui mi sembra più razionale un sistema socialista. Solo alla fine aggiungo che non ci saranno tutti i problemi di "atteggiamenti" qui sollevati, perché non si può asserire che gli atteggiamenti che oggi sono "comuni" lo saranno anche nelle mutate condizioni sociali (come argomentato sopra, non esistono modelli di comportamento eterni e immutabili). Ho ricapitolato in maniera idonea? Ultima modifica di nomeutente : 08-10-2005 alle 14:54. |
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#370 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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L'ipotetico giorno in cui la società passerà dal capitalismo al socialismo e quindi al comunismo e via di seguito, lo farà semplicemente per il fatto che quei modelli saranno maggiormente utili. Se al contrario quei modelli non saranno utili o saranno controproducenti, ci saranno altri modelli. In ogni caso ogni modello prima o poi segna il passo. Il capitalismo è destinato a finire come qualsiasi altro sistema (non è la fine della storia). Se dopo ci sarà il socialismo o un altra forma di società, allo stato dei fatti non è dato saperlo. I marxisti pensano che ci sarà il socialismo. Si può anche pensare che ce ne sarà un altro... non importa, ma è evidente che un modello sostituisce un altro quando è utile che accada e non perché "io" penso sia bene. Ultima modifica di nomeutente : 08-10-2005 alle 14:55. |
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#371 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Pienamente d'accordo anche sui kamikaze. Ma l'indottrinamento è anch'esso un fenomeno sociale, non è "innato ed immutabile" e non è necessario scomodare l'ingombrante "natura umana". |
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#372 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Io non considero una stortura il capitalismo in quanto tale. Il capitalismo in certe situazioni funziona, ed anzi è stato il miglior sistema mai realizzato; ma ciò non significa che non ne esistano di migliori. Dire che non ne esistono significa pensare appunto alla "fine della storia". Poi possiamo anche discutere su come funzionerà questo sistema e quali problemi è chiamato a risolvere, ma ciò non elimina il punto fondamentale: nessun sistema è eterno. Ovviamente il "sostituto" è per definizione un sistema che serve a fare passi avanti, altrimenti non vedrà mai materialmente la luce. Su questo non mi preoccupo. |
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#373 | |
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#374 | |
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#375 | |
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Marx parlava già di globalizzazione quando parlava del capitalismo (aveva previsto le tendenze perché aveva interpretato correttamente le dinamiche di crescita) e ha sempre sostenuto che rappresenta un fatto positivo. Nessun marxista ce l'ha con la storia nel momento in cui accade: i marxisti si preoccupano quando la storia passata ha il sopravvento sulle possibilità del presente. |
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#376 | |
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#377 | |
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#378 | |
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E' positivo, no? |
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#379 | |
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Non c'è molta soddisfazione! ![]() |
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#380 | |
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