Chi è Pat Gelsinger, l'ottavo CEO della storia di Intel

Intel accoglie oggi l'ottavo CEO della sua storia: Bob Swan cede il timone del colosso statunitense dei microchip a Pat Gelsinger. In questo articolo vediamo chi è Gelsinger, tra vita privata e carriera lavorativa. Il nuovo CEO di Intel ha davanti a sé sfide difficili e non tutti pensano che riuscirà a vincerle.
di Manolo De Agostini pubblicato il 15 Febbraio 2021 nel canale ProcessoriIntel
Da oggi Pat Gelsinger è ufficialmente il nuovo CEO di Intel, dopo l'annuncio delle scorse settimane. È l'ottavo amministratore delegato del colosso dei microchip statunitense fondato il 18 luglio 1968 da Robert Noyce e Gordon Moore. Gelsinger prende il posto di Bob Swan, in carica in pianta stabile dal 31 gennaio 2019, dopo alcuni mesi di interim in seguito alle dimissioni di Brian Krzanich, esautorato per aver infranto il codice etico aziendale intrattenendo una relazione con una dipendente.
Pat Gelsinger arriva in un momento importante per Intel. Sembra una frase fatta, ma è così. Se si va oltre la facciata (comunque importante) dei numeri finanziari, è senza dubbio uno dei momenti più complicati per l'azienda statunitense: competizione e un mondo in profonda trasformazione, dove la tecnologia sta entrando in ogni ambito aprendo nuovi mercati, stanno facendo emergere inaspettati concorrenti e nuove importanti sfide.
Pat Gelsinger, il nuovo CEO di Intel
Se si rimane al business delle CPU, i ritardi nel passaggio dal processo produttivo a 14 ai 10 nanometri e un immobilismo lungo 5 anni nello sviluppo di nuove architetture hanno permesso alla concorrente AMD di tornare competitiva nel giro di poco tempo. Nel 2020 l'azienda guidata da Lisa Su ha sottratto quote di mercato a Intel in tutti i settori (desktop, mobile e server) e ha messo a segno un +45% del fatturato, un valore che dice molte cose sul momento che stiamo vivendo.
Certo, è più facile mettere segno una crescita a doppia cifra partendo da valori contenuti che fare un exploit quando domini la scena, ma non si può certo negare che vi sia tutta un'altra considerazione per i processori AMD da parte dei consumatori e delle aziende: negli ultimi due anni abbiamo visto molte realtà adottare i processori server EPYC e l'offerta di notebook con CPU AMD è notevolmente aumentata. Non bisogna inoltre dimenticare che AMD si prepara a completare l'acquisizione di Xilinx, un'operazione da 35 miliardi che ben inquadra le ambizioni dell'azienda nel mondo professionale.
Un altro elemento di preoccupazione per Intel si chiama Nvidia. Il produttore di schede video gaming ha deciso di diventare la forza trainante nel mondo dell'intelligenza artificiale e dei datacenter: non solo grazie a GPU sempre più potenti che gestiscono le operazioni di deep e machine learning con prestazioni elevatissime e in modo efficiente, ma anche con l'acquisizione di Mellanox nel mondo delle interconnessioni. Non si può inoltre dimenticare l'all-in da 40 miliardi di dollari su ARM, un'acquisizione che potrebbe aprire opportunità di mercato inedite e inattese per Nvidia.
Infine, ci sono altri due aspetti contro cui Intel deve lottare: le architetture proprietarie su base ARM (ma anche gli FPGA) e la competitività di TSMC e Samsung nel settore produttivo. Nel primo caso ARM è un nome che torna, in quanto è un set di istruzioni su licenza che molte realtà adottano e personalizzano per progettarsi i chip direttamente in casa, senza bussare alla porta di realtà come Intel e AMD.
Pat Gelsinger nel corso di un IDF, impegnato a parlare dell'architettura Nehalem
Il caso più famoso è quello di Apple che, proprio sul finire dello scorso anno, ha iniziato a dire addio ai processori Intel per passare a chip fatti in casa, o meglio pensati a Cupertino e prodotti da TSMC. L'addio di Apple alle CPU Intel rappresenta non solo uno smacco, perché tutti sappiamo quanto Apple sia "di tendenza", ma soprattutto potrebbe dare ad altre aziende (Samsung, Huawei, ecc.) lo spunto per fare lo stesso o comunque adottare processori differenti da quelli x86 per le proprie proposte. Certo, in tal caso il problema riguarderebbe anche AMD, ma restiamo su Intel.
L'architettura ARM sta cercando di trovare un posto al sole anche nel mondo dei datacenter, con realtà come Ampere Computing. Qui siamo ancora agli albori, il pericolo più immediato si chiama AMD, ma il crescente uso da parte di Google, Amazon e Microsoft di soluzioni proprietarie all'interno dei propri sistemi rappresenta uno spauracchio per gli incassi di Intel.
TSMC e Samsung sono indirettamente concorrenti di Intel perché sono i principali produttori di chip per conto terzi al mondo. TSMC, in particolare, è colei che con il suo processo produttivo a 7 nanometri ha permesso ad AMD di realizzare processori veloci ed efficienti negli ultimi due anni, in grado di mettere alle corde l'offerta Intel. Un tempo Intel era senza dubbio la realtà leader per quanto riguarda i processi produttivi, e questo le dava un chiaro vantaggio tecnologico sulla concorrenza. I già accennati ritardi nella messa a punto dei 10 nanometri hanno permesso a TSMC e Samsung di recuperare terreno e proporre ai loro partner tecnologie più efficienti. Intel deve necessariamente recuperare terreno su quel fronte se vuole proporre al mercato prodotti migliori della concorrenza.
Gelsinger, nelle sue prime parole prima di diventare ufficialmente CEO, ha fatto intendere che punta fortemente sulle capacità interne all'azienda e questo già ci dice qualcosa di lui. Saranno i fatti a parlare, ma proviamo a conoscerlo un po' di più da vicino, analizzandone gli aspetti noti della sua vita, il percorso di studi e ovviamente la carriera nel settore tecnologico.
Vita privata e studi
Gelsinger, nato nel 1962, è cresciuto in una fattoria nella parte Amish della Pennsylvania ed è un devoto cristiano. Nel 2013 ha cofondato "Transforming the Bay with Christ" (TBC), una coalizione di leader aziendali, venture capitalist, leader senza scopo di lucro e pastori che mirano a rendere la Bay Area "un posto migliore tramite una trasformazione sociale e spirituale nel solco del credo cristiano". Di lui sappiamo che ha incontrato sua moglie Linda proprio durante attività religiose quando si è trasferito per la prima volta in California. E proprio in linea con il suo credo, Gelsinger e consorte danno in beneficenza gran parte dei loro guadagni. Insomma, una persona ben ancorato ai suoi valori e apparentemente non dedito a colpi di testa: per intenderci, non lo vedremo su Twitter a fare il simpaticone come Elon Musk.
Con otto brevetti nell'area VLSI (very large scale integration), nelle architetture e nel campo delle comunicazioni, si può dire che Gelsinger è una delle menti più brillanti che l'industria informatica conta in questo momento. Il nuovo CEO di Intel ha conseguito una laurea presso il Lincoln Technical Institute nel 1979, una laurea presso la Santa Clara University nel 1983 (magna cum laude) e un master presso la Stanford University nel 1985, tutti in ingegneria elettrica. Quest'ultimi due traguardi sono stati ottenuti mentre già lavorava a tempo pieno in Intel. Nel 2008 è stato nominato Fellow della IEEE e insignito di un dottorato onorario in lettere dalla William Jessup University.
Pat Gelsinger, la prima vita in Intel
Nelle vene di Gelsinger scorre silicio prodotto da Intel: ha passato 30 anni di vita nell'azienda statunitense (1979-2009) e ora si appresta ad aprire un nuovo - speriamo fortunato per lui - capitolo di questa storia. Il nuovo CEO ha ricoperto numerose posizioni tecniche, di gestione ed esecutive nel colosso di Santa Clara, a partire dal primo lavoro nel 1979, quando iniziò come tecnico del controllo qualità. È difficile scegliere i passaggi più importanti della sua prima vita nelle fila di Intel, ma senza dubbio troviamo il suo ruolo di progettista del processore 80486 e il coinvolgimento nella realizzazione dei precedenti 80386 e 80286. Fu proprio durante i lavori sul 30386 che Gelsinger si guadagnò l'attenzione del CEO Andy Grove, che divenne il suo mentore.
Gelsinger ha guidato anche il Digital Enterprise Group (DEG) di Intel, creato il 17 gennaio 2005, responsabile per lo sviluppo e la commercializzazione dei processori Xeon e Itanium. Inoltre, ha supervisionato lo sviluppo di diverse generazioni di CPU e chipset desktop di Intel, rivestendo un ruolo di primo piano nella diffusione di tecnologie come i 64 bit, la virtualizzazione, il Wi-Fi, l'USB e i processori multi-core. In tal senso ricordiamo il ruolo di Gelsinger nel riportare alla ribalta Intel con la microarchitettura Core, alla fine del 2006, con il processore dual-core Conroe in grado di ridurre i consumi del 40% rispetto alla precedente architettura Netburst dei Pentium 4 fornendo, al tempo stesso, un incremento delle prestazioni di calcolo superiore al 40%.
In quegli anni Gelsinger era uno dei volti pubblici principali di Intel: fu lui ad annunciare innovazioni come il processo produttivo a 45 nanometri "High k metal gate", adottato per diversi prodotti tra cui i processori consumer Penryn o quelli server Nehalem. Il nuovo processo migliorava i chip (riducendo la dispersione di corrente e migliorando la corrente di pilotaggio) usando un dielettrico ad alta costante basato sull'afnio insieme a un gate metallico, sostituendo il biossido di silicio.
Patrick Gelsinger è stato inoltre il primo CTO (chief technology officer, direttore tecnologico) nella storia di Intel. L'annuncio arrivò il 25 settembre 2001, quando Intel era guidata da Craig Barrett e Gelsinger e lui aveva solo 40 anni. "Gelsinger coordinerà la ricerca a lungo termine e aiuterà ad assicurare coerenza tra le soluzioni di calcolo emergenti, le reti e le tecnologie di comunicazioni", si legge in un comunicato stampa dell'epoca.
Non tutto però in 30 anni di lavoro è andato per il meglio, ci mancherebbe altro. C'è una frase che recita "chi non fa, non sbaglia" e chiaramente qualche passo falso c'è stato e ovviamente anche se non può essere ascritto a Gelsinger in particolare, essendo un dirigente di spicco se ne dovette assumere la responsabilità. Ne citiamo uno su tutti: Larrabee. Alcuni parti del progetto furono riciclate successivamente nell'acceleratore Xeon Phi, ma il prodotto che doveva nascere e affermarsi non vide mai la luce.
Il primo progetto "many-core" dell'azienda, con debutto previsto nel 2009-2010, puntava al mercato grafico: sì, Intel aveva intenzione di realizzare una scheda video capace di offrire la "programmabilità di una CPU con l'elevato parallelismo di una GPU". All'epoca Intel intendeva supportare le librerie DirectX e OpenGL, ma i molti ritardi e le prestazioni non soddisfacenti affossarono il progetto. Oggi Intel si appresta a ritornare nel settore delle GPU dedicate su ben altre basi (o almeno così pare e ce lo auguriamo di cuore) con l'architettura Xe.
Addio a Intel, EMC e poi al vertice di VMware
Nel 2009 Pat Gelsinger lasciò Intel all'improvviso, a una settimana dall'evento clou di allora per l'azienda statunitense: l'Intel Developer Forum (IDF). Gelsinger diventò presidente e direttore operativo di EMC, azienda specializzata in infrastrutture di storage e virtualizzazione. Era solo il primo passo verso la sua "scalata al potere", al ruolo di CEO. Chiese, infatti, di partecipare alle riunioni del consiglio di amministrazione di EMC, e fu proprio lì che ricevette i suggerimenti del cofondatore dell'azienda, Jack Egan.
Non solo sul look da tenere ("Siamo una compagnia della costa orientale. Devi vestirti come se fossi in una compagnia della costa orientale", gli disse), ma anche sulla sua preparazione al ruolo. Egan disse a Gelsinger che doveva farsi una cultura sulla finanzia aziendale, in quanto un CEO deve comprendere i molteplici aspetti gestionali di un'azienda: Gelsinger non se lo fece ripetere due volte e trascorse un anno a farsi istruire sull'argomento da un professore della Columbia University. Un impegno che oggi possiamo senza dubbio dire che ha dato i suoi frutti, perché divenne CEO di VMware nel 2012, anno in cui tra l'altro venne citato da numerose fonti come un candidato alla successione di Steve Ballmer come CEO di Microsoft. Dell Technologies acquistò VMware nel 2016 e Gelsinger ha conservato la carica fino poche settimane fa.
Il ritorno in Intel: un nuovo Steve Jobs?
Abbiamo parlato di Pat Gelsinger a tutto campo e sfidiamo a non ritenerlo una figura con tutto ciò che serve per guidare Intel. Non solo è competente sotto il profilo tecnico, ma gli anni fuori dall'azienda ne hanno ampliato la visione e l'hanno reso affidabile anche d fronte agli azionisti e al mercato. La sua nomina al vertice dell'azienda di semiconduttori stuzzica l'immaginario collettivo: da una parte sembra l'uomo giusto al momento giusto, ma dall'altra le sfide da vincere sono tante e difficili e alcuni pensano che sia arrivato tardi. Questo diversità di opinioni la ritroviamo ben espressa dagli analisti che hanno commentato il cambio al vertice di Intel.
Nathan Brookwood, analista di Insight64, ha affermato che si tratta del "più grande ritorno di un figliol prodigo da quando Steve Jobs tornò in Apple". Un paragone lusinghiero e al tempo stesso scomodo vista la corsa al successo della casa di Cupertino dopo il ritorno del cofondatore. A detta di Robert Enderle, principale analista di Enderle Group, Gelsinger è ciò che serviva perché "ha una sufficiente conoscenza di Intel e di ciò che la rende efficace, ma anche di ciò di cui Intel ha bisogno in questo momento, grazie alla sua esperienza in EMC / VMware".
Enderle sottolinea la pesante eredità di Brian Krzanich, CEO sotto cui si sono consumati i maggiori tumulti nella fila dell'azienda: "Intel è passata da due anni di vantaggio tecnologico a tre anni di ritardo. Gelsinger è come un pilota di auto da corsa professionista, mentre Bob Swan era un meccanico. Avevano bisogno che Swan riparasse l'impianto idraulico, ripristinasse il funzionamento dell'azienda e facesse sistemare il resto a un pilota professionista", ha aggiunto Enderle riconoscendo quindi del merito al lavoro di Swan in questi anni.
"Non potevamo pensare a un migliore candidato come CEO di Intel", gli fa eco Chris Caso, analista di Raymond James, senza però dimenticare le possibili difficoltà. "Gelsinger non porterà con sé una bacchetta magica il 15 febbraio. Riteniamo che Intel si trovi su una piattaforma che brucia, in modo simile a Nokia un decennio fa. Se Intel deciderà di esternalizzare totalmente la produzione, non potranno più riottenere il dominio sui transistor e questo renderà difficile mantenere la quota di mercato dominante e i margini".
Stacy Rasgon, analista di lunga data del settore dei chip presso Bernstein Research, è tra coloro che vede Gelsinger davanti a una prova difficile, se non impossibile. Molte delle carenze di Intel nei prossimi tre anni "sono probabilmente già scolpite nella pietra e non c'è molto che Pat sarà in grado di fare per cambiare la situazione".
Insomma, il quadro è chiaro: c'è molta fiducia sulle capacità operative e gestionali di Gelsinger, ma al tempo stesso il compito si prefigura difficile a causa di quanto ereditato. Come sottolineato da un'analista, non esiste una bacchetta magica per sistemare i problemi di Intel e ripartire a pieno regime nel giro di poco tempo, sarà un processo a piccoli passi e senza garanzia di successo. Gelsinger è atteso a un duro lavoro e a scelte difficili, e il margine per ulteriori errori è risicato: a fronte di ciò, non si può che fargli i nostri migliori auguri, ne avrà bisogno.
14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoma hanno una "massa volanica" dovuta a decenni di primati.
ora sono attaccati da tutti i fronti, e soprattutto le fonderie richiedono MILIARDI su MILIARDI, e sono investimenti che impiegano anni a rientrare.
davvero mi chiedo a cosa siano dovuti tutti questi anni di ritardo sui 7 e 5
Amd è risorta,anche se non ha le quote di intel,è destinata a crescere e con arm slle calcagna,la vedo dura fare la padrona del mercato come una volta.
Gelsinger prende il posto di Bob Swan, in carica in pianta stabile dal 31 gennaio 2019, dopo alcuni mesi di interim in seguito alle dimissioni di Brian Krzanich, esautorato per aver infranto il codice etico aziendale intrattenendo una relazione con una dipendente.
Non è corretto, perché c'è una cosa di cui non sei a conoscenza, Manolo.
La storia fra BK e la sua segretaria era già finita da un pezzo. Ma qualcuno (non si sa chi) a un certo punto la rese pubblica. Evidentemente per farlo fuori.
Riguardo alla notizia e a Gelsinger, direi che il suo curriculum parla per sé: è un genio, completo tanto nell'aspetto tecnologico quanto in quello amministrativo. Spero che faccia bene per l'azienda, anche se la situazione non è affatto delle migliori, come giustamente è stato riportato.
La storia fra BK e la sua segretaria era già finita da un pezzo. Ma qualcuno (non si sa chi) a un certo punto la rese pubblica. Evidentemente per farlo fuori.
Riguardo alla notizia e a Gelsinger, direi che il suo curriculum parla per sé: è un genio, completo tanto nell'aspetto tecnologico quanto in quello amministrativo. Spero che faccia bene per l'azienda, anche se la situazione non è affatto delle migliori, come giustamente è stato riportato.
Non ho scritto che la storia era in corso in quel momento, se vogliamo essere pignoli
Niente link, mi spiace: è roba da (ex) insider.
ma hanno una "massa volanica" dovuta a decenni di primati.
ora sono attaccati da tutti i fronti, e soprattutto le fonderie richiedono MILIARDI su MILIARDI, e sono investimenti che impiegano anni a rientrare.
davvero mi chiedo a cosa siano dovuti tutti questi anni di ritardo sui 7 e 5
Tutta una serie di scelte azzardate, poi se va via uno come lui che era un pò il volto della intel dei vecchi tempi...infatti dal 2009 in poi a parte sandy bridge non è che abbiano innovato chissà cosa (adesso arriveranno tutti eh ma amd dorme quattro core a tanti ghz e via avremmo fatto tutti la stessa cosa ecc...) ma se è vero che in informatica tutto cambia in fretta devi mettere in conto che se hai un sistema multithreading nato vecchio prima o poi qualcuno ne inventa uno migliore, se hai solo i 5 ghz prima o poi qualcuno ti passerà per bene come ipc, ecc...o uno cambia modello di business e allora si butta a fare ia e deep machine intelligence learning, che tanto fino a quando non gli si chiederà di funzionare sarà tutto bello e perfetto
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