Bitcoin e criptovalute, qualche osservazione su sicurezza e implicazioni legali

Bitcoin e criptovalute, qualche osservazione su sicurezza e implicazioni legali

Nel 2014 le criptovalute hanno catalizzato l'attenzione del grande pubblico e i Bitcoin sono diventati la moneta digitale più conosciuta anche al di fuori del mondo degli addetti ai lavori. Il Clusit, all'interno del Rapporto 2015, offre un approfondimento su questo fenomeno che vuole osservare più da vicino gli aspetti legati alla loro sicurezza e ai risvolti legali

di pubblicato il nel canale Sicurezza
 

Le criptovalute prendono sempre più piede

Dopo esserci occupati dei problemi di sicurezza che riguardano l'm-commerce, analizziamo da vicino un altro approfondimento inserito nell'appendice del Rapporto Clusit 2015 incentrato sulle criptovalute e, in particolare, su quella che maggiormente ha catalizzato l'attenzione del pubblico nel corso del 2014, i Bitcoin. L'approfondimento è stato curato da Giuseppe Vaciago, avvocato specializzato in diritto penale delle nuove tecnologie e diritto penale societario, docente di informatica giuridica presso l’Università degli Studi dell’Insubria, e Paolo Dal Checco, consulente informatico forense con specializzazione sulle criptovalute.

Il 2014 ha visto una particolare attenzione attorno al mondo delle criptovalute che sono spesso salite agli onori delle cronache per i motivi più disparati. Sebbene sulla bocca di tutti vi sia solamente il nome Bitcoin e nonostante i lettori più attenti arrivino a conoscere magari una manciata di altre criptovalute come i Litecoin, i Namecoin o i Dogecoin, è bene ossevare che le criptomonete siano in realtà oltre 500 tipi diversi. Di queste, tuttavia, solamente 10 possiedono una capitalizzazione di mercato superiore ai 10 milioni di dollari e, come già osservato, quasi solamente i Bitcon sono la criptovaluta più conosciuta anche al di fuori del mondo degli appassionati o degli addetti ai lavori.

Ma che cos'è una criptovaluta? Tutto nasce dall'idea di creare una controparte digitale della moneta contante ed un sistema di gestione di essa che sia distribuito e che non preveda la presenza di un'autorità centrale e di intermediari di pagamento. Le criptovalute permettono quindi di effettuare transazioni dirette e non reversibili tra due parti. Tutto ciò comporta l'abbattimento di costi di transazione e l'assenza di meccanismi inflazionistici, oltre ad un maggior grado di riservatezza. Le criptovalute in genere, e i Bitcoin in maniera più specifica, possono essere usate come valore di scambio per l'acquisto di beni o servizi.

L'assenza di un'autorità centrale e di intermediari pone però un problema fondamentale: il servizio deve essere in grado di impedire fenomeni di "double-spending" o, in altri termini, di falsificazione della moneta digitale. Bisogna evitare, cioè, che una stessa singola moneta sia usata più volte per effettuare transazioni differenti.

Per quanto riguarda i Bitcoin la soluzione viene proposta nel corso del 2008 da Satoshi Nakamoto (pseudonimo dietro al quale si cela più probabilmente un gruppo di persone), il quale definisce un nuovo sistema basato su prove crittografiche sufficientemente complesse e concatenate tra loro in maniera tale che sia "computazionalmente disagevole" contraffarle. Le prove sono eseguite, come accennato sopra, in maniera distribuita e raccolte e aggiunte al registro pubblico delle transazioni, conosciuto con il nome di blockchain.

Ma non esistendo un'autorità centrale, chi si occupa di stampare moneta? Il protocollo ideato da Nakamoto prevede la generazione di una determinata quantità di nuovi Bitcoin che viene corrisposta come premio a coloro i quali effettuano con successo i calcoli necessari a creare un nuovo anello della blockchain, ovvero ad aggiungere un determinato numero di transazioni valide al registro pubblico.

L'utilizzo della rete Bitcoin è cresciuto in maniera sensibile nel corso degli ultimi mesi. I dati pubblici disponibili nella blockchain indicano come nel corso del 2014 si siano registrati picchi di oltre 100 mila transazioni giornaliere, con una media stimata attorno alle 70 mila transazioni. Molto più ballerino, invece, è l'andamento del controvalore in dollari che è passato dagli oltre 1000 dollari dell'inizio del 2014, fino ai circa 240 dollari delle ultime settimane.

La più famosa delle criptovalute ha però conosciuto interessanti episodi a proprio favore, come ad esempio l'approvazione della Federal Election Commission come valuta per le donazioni elettorali, oppure l'annuncio di PayPal di includere i Bitcoin tra i metodi di pagamento accettati, o ancora il supporto ricevuto da parte di Microsoft, Expedia, Dish, Dell e via discorrendo. Anche in Italia sono iniziati a comparire sul territorio i primi "bancomat" per Bitcoin, a Milano e Roma, nonché una serie di servizi a supporto di chi voglia usare la criptovaluta e, infine, alcuni esercizi, seppur numericamente poco rilevanti, che hanno iniziato ad accettare la moneta digitale.

 
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