Il telescopio spaziale Einstein Probe ha rilevato un'esplosione di raggi X proveniente dall'Universo primordiale

Il telescopio spaziale cino-europeo Einstein Probe ha rilevato un'esplosione di raggi X conosciuta come EP240315a e collegabile al GRB 240315C che potrebbe aprire nuovi scenari per quanto riguarda i fenomeni energetici cosmici.
di Mattia Speroni pubblicata il 01 Febbraio 2025, alle 15:55 nel canale Scienza e tecnologiaESACNSA
Quando si pensa ai telescopi spaziali la mente corre subito al JWST o a HST perché si tratta dei due più "famosi" a livello mediatico. Ci sono però diversi altri telescopi che si trovano nello Spazio e che forniscono dati scientifici importanti. Tra questi troviamo il telescopio spaziale Einstein Probe, nato da una collaborazione cino-europea e lanciato oltre un anno fa da uno spazioporto cinese grazie a un razzo spaziale Lunga Marcia 2C.
In passato avevamo scritto della cattura delle prime immagini da parte degli strumenti scientifici di questo telescopio e ora arrivano ulteriori dati che sono stati utili alla realizzazione di due differenti studi scientifici. Uno ha come titolo Soft X-ray prompt emission from the high-redshift gamma-ray burst EP240315a mentre il secondo ha come titolo Long-term Radio Monitoring of the Fast X-Ray Transient EP 240315a: Evidence for a Relativistic Jet.
Xuefeng Wu (ricercatore del Purple Mountain Observatory) ha dichiarato "la rilevazione di EP240315a dimostra il grande potenziale di Einstein Probe per la scoperta dei transitori dell'Universo primordiale. La missione svolgerà un ruolo importante nelle osservazioni e nelle collaborazioni internazionali".
Come si può intuire, l'argomento comune è l'evento conosciuto come EP240315a avvenuto il 15 marzo 2024. Il telescopio spaziale Einstein Probe ha impiegato il suo strumento WXT (Wide-field X-ray Telescope) per rilevare un'esplosione della durata oltre 17 minuti con un'emissione non costante prima di sparire del tutto. Si è trattato di un fast X-ray transient (FXRT), un fenomeno transitorio che è rilevabile con osservazioni nei raggi X.
Anche il telescopio ATLAS (che si trova in Sud Africa) ha catturato un'emissione, questa volta nel visibile, della stessa esplosione confermando quindi i dati del telescopio spaziale. Altri due telescopi terrestri, Gemini-North e VLT, hanno poi misurato il redshift indicando come l'evento fosse situato a 12,5 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra, quando l'Universo aveva solo il 10% della sua età attuale.
L'evento EP240315a sarebbe collegabile a un altro evento conosciuto come GRB 240315C (questa volta un gamma-ray burst) dal Neil Gehrels Swift Observatory e dalla sonda Wind nella stessa zona di cielo e in un periodo simile. Roberto Ricci (Università di Roma Tor Vergata) ha aggiunto che i risultati ottenuti dall'Einstein Probe e dagli altri telescopi mostrino un'associazione tra GRB e FXRT.
C'è però ancora un mistero da risolvere. Come spiegato dall'ESA, solitamente gli FXRT precedono i GRB di alcuni secondi, mentre nel caso di EP240315a i secondi trascorsi prima di GRB 240315C sono stati ben 372. Si tratta della prima volta che c'è un ritardo di questo tipo tra le due tipologie di rilevazione. Inoltre la durata dell'FXRT è stata particolarmente lunga aprendo nuove ipotesi su come queste esplosioni avvengono. Attualmente non c'è una risposta a questo quesito e gli scienziati dovranno accumulare più dati nel corso del tempo per consentire di avere maggiore chiarezza sui fenomeni energetici e transitori che avvengono nell'Universo.
3 Commenti
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Affascinante, in effetti vista così ha senso.
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