Produzione di chip, l'Europa vuole più indipendenza: Samsung e TSMC alla finestra

Stati Uniti e Asia sono i poli produttivi mondiali dei semiconduttori e, di conseguenza, controllano il settore della tecnologia. In un momento in cui abbiamo visto quanto sia importante avere determinate capacità produttive interne (pensate alle mascherine realizzate in Cina e di difficile reperimento all'inizio della pandemia), l'Europa non ha sul proprio territorio di una fabbrica in grado di produrre con i processi produttivi più avanzati. Secondo Bloomberg, l'UE sta pensando a come rendere meno dipendenti dalle capacità produttive statunitense e asiatiche le sue industrie di punta (tecnologiche e militari). "L'UE sta esplorando come produrre semiconduttori con processi più avanzati dei 10 nanometri e col tempo fino ai 2 nanometri", scrive il quotidiano citando fonti vicine al progetto.

Con la produzione mondiale di chip in grande sofferenza, l'UE sembra quindi aver compreso che le aziende dei paesi membri impegnate nel campo delle comunicazioni, delle auto e dei chip in generale avrebbero bisogno di una capacità produttiva sul territorio, maggiormente controllabile. Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato delle pressioni da parte della Germania sul governo di Taiwan per risolvere lo shortage di chip che sta colpendo i marchi dell'automobilismo.

TSMC e Samsung, i due principali produttori per conto terzi, potrebbero essere coinvolte nel progetto, ma nulla al momento è stato deciso. D'altronde il produttore principale in Europa, GlobalFoundries (con le Fab di Dresda, ex ramo produttivo di AMD), ha deciso da qualche anno di produrre con processi più maturi, senza perseguire una battaglia con le altre realtà sui processi più avanzati.

Al momento l'unica a commentare l'indiscrezione è stata TSMC, con la portavoce Nina Kao che semplicemente affermato che "TSMC non esclude nessuna possibilità, ma non c'è un piano concreto in questo momento". È chiaro che l'Europa, se vorrà davvero procedere su questa strada, dovrà essere molto convincente, garantendo incentivi e condizioni favorevoli.

L'anno scorso, ricorda Bloomberg, l'Unione Europea ha espresso la volontà di arrivare a produrre un quinto dei chip e microprocessori mondiali in termini di fatturato, senza però spiegare in che modo. "Senza una capacità europea autonoma nella microelettronica, non ci sarà una sovranità europea digitale", disse Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, aggiungendo che al momento l'Europa conta per meno del 10% nella produzione globale di processori e altri chip.

Per perseguire l'obiettivo, la Commissione Europea sta lavorando per dare forma a un'alleanza tra le realtà tecnologiche europee che sarà annunciata alla fine del trimestre. Tale alleanza dovrebbe attingere a un bacino di 30 miliardi di euro (investimenti pubblici e privati), una cifra non certo elevata se si pensa agli investimenti produttivi di Samsung e TSMC ogni anno.

Peter Wennink, CEO di ASML, principale produttore di macchinari per la produzione di chip, ha espresso scetticismo su questo sforzo, ricordando come la filiera produttiva sia fatta di tanti tasselli che devono essere ben oliati per funzionare; costruire una fabbrica non basta. "Pensare di replicarlo nel breve termine è semplicemente impossibile. Se i governi sono determinati a farlo, serviranno anni per riuscirci, non mesi".