Nuova fabbrica da GlobalFoundries, per contrastare la penuria di semiconduttori

Nuova fabbrica da GlobalFoundries, per contrastare la penuria di semiconduttori

GlobalFoundries al lavoro per espandere la propria capacità produttiva a Singapore, con 450.000 nuovi wafer all'anno: una risposta diretta allo shortage di semiconduttori che affligge l'industria nel complesso

di pubblicata il , alle 09:31 nel canale Processori
GlobalfoundriesAMD
 
13 Commenti
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coschizza24 Giugno 2021, 10:54 #11
Originariamente inviato da: nickname88
IDM quindi non IDF


troppe sigle
zappy24 Giugno 2021, 11:15 #12
Originariamente inviato da: coschizza
GloFo è microscopica e non ha litografie evolute a questo punto gli resta solo intel come investimento o direttamente investire in tsmc per aprire fabbriche sul suolo americano come stanno gia facendo. GloFo è ormai è fuori dai giochi

la crisi attuale è soprattutto su litografie NON evolute, a quanto si legge.

l'elettronica non è solo cpu/gpu hi-end, ma anche tutti quegli altri "millepiedi neri" che ci stanno attorno... e che a quanto si capisce sono quelli che oggi mancano.
Doraneko24 Giugno 2021, 13:22 #13
Originariamente inviato da: s12a
C'è anche da considerare che una Cina sempre più (pre)potente potrebbe ad un certo punto decidere di chiudere i "rubinetti" dei prodotti hi-tech verso l'Occidente; delocalizzare la produzione di wafer va vista anche come una strategia a medio-lungo termine. Occhio a Taiwan.


Diversi produttori si stanno allontanando dalla Cina per alcune produzioni strategiche, segno che qualcosa è nell'aria. Chiudere i rubinetti per certe produzioni è un po' come tagliarsi le palle per fare un dispetto alla moglie, se si considerano le possibili conseguenze di ciò. TSMC è un bocconcino goloso per CCP solo nell'ottica di un'annessione di Taiwan per vie pacifiche. Anche nell'ipotesi che gli stabilimenti produttivi non subiscono alcun danno durante l'invasione, la Cina si troverebbe in mano una fabbrica azzoppata: il suo funzionamento dipende molto da personale straniero e da altre relazioni internazionali, che verosimilmente si comprometterebbero nel caso di un passaggio forzato della fabbrica in mani cinesi.

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