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#1 |
Senior Member
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Istat, nel I trimestre Pil -0,5% peggior calo dal 98... è recessione!
ROMA - Arretra l'economia italiana. Anzi, c'è già chi parla di recessione dal momento che, secondo le stime preliminari Istat, il prodotto interno lordo nel primo trimestre 2005 è sceso dello 0,5% sul trimestre precedente, e si tratta del secondo calo consecutivo (nell'ultimo trimestre 2004 era stato dello 0,4%). Su base tendenziale il calo del primo trimestre 2005 è stato dello 0,2%. Fortemente negativi anche i dati sulla produzione industriale, che a marzo è scesa del 5,2% rispetto allo stesso mese del 2004.
Il calo congiunturale del Pil è il peggiore dal quarto trimestre del 1998, che si era chiuso con una flessione dello 0,5%. L'Istat ha precisato inoltre che due variazioni congiunturali negative non si registravano dal 2003, allorchè il I e il II trimestre si chiusero rispettivamente con un -0,2%. "Vista la pesantezza dei due cali trimestrali consecutivi del Pil, non c'è dubbio che siamo in recessione", commenta Fedele De Novellis, responsabile per le analisi macroeconomiche del Ref (istituto che si occupa di analisi economiche). Il dato tendenziale, che segna un decremento dello 0,2%, è il peggiore dal primo trimestre del 2002, quando era stato -0,1 per cento. Per trovare un altro risultato negativo bisogna tornare indietro fino al 1997, quando nel primo trimestre il pil era sceso dello 0,7% su base annua. Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura e dell'industria e di una sostanziale stazionarietà dei servizi. Il dato definitivo sul Pil del primo trimestre sarà diffuso dall'Istat il 10 giugno. Su base mensile, il dato destagionalizzato della produzione industriale mostra una flessione dello 0,6% rispetto a febbraio 2005: gli economisti si attendevano un valore intorno allo zero. Così l'indice è tornato a quota 94,1. Per incontrare un valore inferiore bisogna tornare indietro al dicembre 1998, quando si viaggiava a quota 93,9. Nel primo trimestre 2005 la produzione è scesa del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2004 e dell'1,2% rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. Il dato tendenziale, corretto per giornate lavorative, mostra un calo del 2,9%. Sul trimestre, lo stesso dato è del 2,5%. La produzione dei beni di consumo ha registrato la flessione più vistosa, -7,4% su base annua. Guardando poi ai vari settori, arretra la produzione di automobili, in calo a marzo del 9,8%, e sul trimestre rispetto allo stesso del 2004 del 17,7%. Scende di molto anche la produzione nelle industrie tessili e dell'abbigliamento (-11% a marzo, -7,0% nel trimestre), e delle pelli e calzature (-16,6% a marzo, -11,3% su trimestre). In forte calo anche la produzione di apparecchi elettrici e di precisione (-7,7% a marzo, e -8,3% sul trimestre). Il made in Italy "non va benissimo", commentano i ricercatori dell'Istat, sottolineando come ad essere in difficoltà siano proprio i settori di punta dell'industria italiana. Pochi settori mostrano il segno più. Tra questi, spicca quello della produzione di energia elettrica, gas e acqua che a marzo registra un aumento del 3%, e sul trimestre del 3,3%. In lieve aumento anche la produzione del metallo (+0,6% a marzo, +0,1% sul trimestre). Fonte "La Repubblica"
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#2 |
Bannato
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
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ma pensa un po'....se non me lo diceva l'Istat ero convinto di essere nel boom economico degli anni '50........
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Addio Pierpo, motociclista. Se il cameriere di un locale per me è un idiota, non conosce le regole del locale, tratta bene solo i suoi leccaculo ma va bene al proprietario...cambio locale. |
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#4 |
Senior Member
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Quà si finisce come in Argentina!
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
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Tranquilli, fra un pò arriva un rapo a caso e ci dice che è solo disinformazione comunista...
![]() Ciao Federico |
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
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Bisogna essere ottimisti cribbio ! Il paese ha bisogno di ottimismo.............speriamo che il berl se ne vada presto allora !
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
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però siamo così sicuri che con l'altro governo le cose sarebbero andate diversamente?
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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Quote:
e adesso..... Berlusconi: "Pil in calo? E' colpa delle feste di Pasqua"
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח - ![]() |
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Bergamo
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Analisi de Il Sole 24 Ore:
L'economia italiana ha iniziato il 2005 ancora peggio di come aveva concluso (male) il 2004, riflettendo la debolezza dell'attività industriale, a sua volta frenata dalla perdita di slancio delle esportazioni e da una domanda interna che continua a ristagnare. E' quanto mettono in evidenza i più recenti dati congiunturali, a cominciare dalla stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2005, resa nota dall'Istat il 12 maggio. I valori destagionalizzati e corretti con il numero di giorni lavorativi mostrano una variazione del Pil pari a -0,5% sul periodo precedente, che si attesta a -0,2% in termini tendenziali; quest'ultima in forte caduta sui precedenti due trimestri. I mesi iniziali dell'anno si sono, dunque, confermati un nuovo periodo difficile per l'economia italiana, che non riesce a imboccare la strada della ripresa, avendo fatto segnare un ulteriore significativo regresso rispetto all'ultima fase del 2004. L'attività produttiva ha, pertanto, accentuato la fase di debolezza nella prima parte di quest'anno e non rivela in prospettiva spunti di accelerazione. L'effetto di trascinamento del primo trimestre sull'intero 2005 è, inoltre, pari a -0,5%; esso rappresenta, in altre parole, la variazione che si otterrebbe nella media dell'anno se il livello del Pil restasse fermo nei successivi tre trimestri. A partire dall'ultima fase del 2004 si registra un sensibile contributo negativo del commercio estero (esportazioni nette), ma anche il ristagno della domanda interna, legato alla nuova frenata degli investimenti; nello stesso tempo, si verifica un forte accumulo di scorte, che condiziona inevitabilmente l'andamento della produzione industriale (e del Pil) nei primi due trimestri del 2005. Questa evoluzione sembra ormai indicare un aumento del Pil prossimo allo zero nella media del 2005.
Nel contesto di una buona tenuta ripresa nell'economia internazionale, trainata dagli Stati Uniti e dai paesi emergenti dell'Asia (Cina in testa), Eurolandia è, in particolare, l'unica grande area economica, insieme al Giappone, a crescita ridotta: il Pil, sempre nel primo trimestre 2005, ha confermato la sua modesta velocità di espansione, mettendo a segno lo 0,5% in termini congiunturali e l'1,4% in quelli tendenziali. Se si considerano, in particolare, i quattro maggiori paesi, il quadro appare a luci e ombre; permangono molti dubbi, infatti, sullo stato di salute tedesco e soprattutto italiano, mentre le economie francese e spagnola si presentano certamente meglio impostate. Il cambio forte, poi, da un lato contribuisce a contenere la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro mette a rischio la competitività delle imprese e, quindi, la crescita delle esportazioni. Il difficile momento congiunturale della nostra economia è confermato dai risultati previsti nel consuntivo di quest'anno, che scontano l'effetto frenante dell'apprezzamento dell'euro sulla domanda estera, le impennate del petrolio e la sempre diffusa incertezza nella fiducia (e nei comportamenti di spesa) delle famiglie sul fronte interno. Nei dati provvisori e parzialmente stimati della prima metà del 2005, in linea con le recenti attese, la produzione industriale continua a mostrare una serie di cali senza soluzione di continuità, ma con tendenza a una nuova fase di recessione; e il suo andamento tra lo stagnante e il recessivo trova riscontro nella mancata svolta ciclica favorevole, che interessa tuttora la maggioranza dei comparti manifatturieri. Segnali di moderato ottimismo, sia pure ancora intermittenti, arrivano invece dai settori dei servizi. Nella seconda parte del 2005, la domanda mondiale sempre vivace e il graduale rafforzamento di quella interna (investimenti) dovrebbero dare un po' di vigore alla dinamica del Pil, bilanciando così l'influenza negativa del tasso di cambio. Le incerte prospettive della congiuntura italiana sono confermate, inoltre, dagli indicatori anticipatori dell'attività economica - come quelli elaborati dall'Isae e dalla Banca d'Italia - che mostrano un profilo ciclico in prevalenza orientato a una crescita ancora ridotta, dopo aver fatto segnare un significativo rialzo nei primi tre quarti del 2004. Il biennio 2002-2003 si è svolto, in particolare, per l'economia italiana nel segno della più completa stagnazione: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,3/0,4% e per trovare un valore più basso occorre tornare a dieci anni prima (1993). Una performance così modesta ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dello 0,7% nello stesso periodo (+0,9% nel 2002 e +0,5% nel 2003), mentre solo la Germania è riuscita a fare peggio (+0,2% e -0,1% nei due anni). La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di importanti mercati di sbocco. Il 2004, poi, si è concluso in modo preoccupante; incombono, infatti, sia gli squilibri che condizionano le prospettive a medio termine dell'economia americana, a cominciare dalla svalutazione del dollaro, sia la sempre diffusa instabilità geopolitica internazionale. La ripresa si delinea, pertanto, necessariamente lenta e potrà prendere un po' di forza non prima del 2006 inoltrato. I dati completi e in dettaglio dei conti economici trimestrali mettono in evidenza un profilo congiunturale sempre stagnante, su cui peraltro esercita qualche influenza la composizione del calendario. Ma non si tratta di un'evoluzione a sorpresa: è stata questa la dinamica della crescita prevalente in Europa e l'Italia non ha potuto certo fare eccezione, mostrando anzi un più accentuato indebolimento. Sull'onda della sensibile frenata della congiuntura internazionale, l'economia italiana - com'era, del resto, nelle attese - aveva fatto segnare già nel 2001 un netto rallentamento del suo ritmo di sviluppo. Dopo la buona performance dei primi tre mesi, il Pil non aveva infatti registrato ulteriori aumenti nei successivi periodi, andando così a chiudere l'anno su un incremento medio dell'1,8% (dal 3,0% messo a segno nel 2000), ma solo grazie al trascinamento dell'ultimo quarto del 2000 e del trimestre iniziale del 2001. La battuta d'arresto è stata, soprattutto, la conseguenza dello sfavorevole andamento dell'industria manifatturiera, mentre i servizi e le costruzioni hanno messo in evidenza una sostanziale tenuta, anche se con una dinamica in progressiva frenata. Dal lato della domanda interna, la perdita di colpi della crescita ha risentito del ristagno dei consumi privati e della caduta degli investimenti. Per quanto concerne la spesa delle famiglie, hanno influito sia l'erosione del potere d'acquisto, indotta dal risveglio dell'inflazione nella prima metà del 2001 e successivamente dall'effetto changeover dell'euro, sia le negative conseguenze del crollo della fiducia, con l'emergenza terrorismo di settembre. Sulla debolezza degli investimenti si è fatto sentire, invece, l'effetto altalenante della nuova legge di incentivazione fiscale (Tremonti bis), insieme al peggioramento della congiuntura internazionale. Se la domanda estera netta ha fornito nel 2002-2003 un contributo negativo alla crescita, anche su quella interna i problemi non sono dunque mancati: la compressione del reddito disponibile delle famiglie, con un potere d’acquisto in crescita zero tra moderazione salariale, inflazione sempre significativa ed elevata pressione fiscale, ha determinato un’evoluzione dei consumi privati che è proceduta con il freno tirato, rendendo così ancora deboli i sintomi di ripresa dell’economia. Questa crescita dal passo lento e incerto ha portato a un consuntivo di aumento del Pil per il periodo 1999-2004 pari ad appena l'1,4% in media. 12 maggio 2005 -------------------------------------------------------------- Le difficoltà ci sono, altrimente il decreto sulla competitività perchè si sarebbe fatto? Lavoro da fare ce n'è, vedremo adesso le indicazioni del DPEF. Inoltre è da apprezzare l'atteggiamento di responsabilità dei sindacati: in un momento di difficoltà diamo le poche risorse che ci sono ai dipendenti della PA, così di sicuro il PIL cresce (come ho già spiegato in un altro intervento, ogni aumento dei salari dei dipendenti pubblici, a differenza di quanto avviene con i salari dei privati, si traferisci direttamente in un pari aumento del PIL).
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#10 | |
Bannato
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#11 | |
Senior Member
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![]() Sul peso delle festività bisogna vedere, la produzione industriale di solito viene poderata sui giorni lavorativi, il PIL non so. Berlusconata?
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
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Y=C+I+G+NX. La componete G, spesa pubblica, è data, spannometricamente, dal valore aggiunto della PA e delle spese per acquisti di merci e servizi da terze economia da parte della PA (=consulenze, stipendi dei medici di famiglia). Il VA è dato genericamente da Risultato Netto+Imposte+Interessi+Ammortamenti+Salari e Stipendi. Nel caso della PA tutte le voci sono assunte pari a 0, per cui il VA della PA è pari ai salari e stipendi dei dipendenti della PA. -->Un incremento dei salari si riflette in un aumento di G che fa aumentare il PIL. Con i salari privati questo "giochetto" non è possibile perchè C rappresenta la somma dei consumi dei privati..e aumentando i salari si sposta solo denaro da una parte all'altra. Magari non ho spiegato bene perchè sono andato un pò di corsa...se non hai capito qualcosa chiedi ![]()
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#13 | |
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Iscritto dal: Oct 2003
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Da Macro sono passati 3 anni, forse debbo rispolverare. ![]()
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#14 | |
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#15 | |
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#16 |
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non semplice berlusconata, ma vera puttanata... (wow che rima!
![]() le festività ci sono sempre state, ma non per questo si è mai visto un calo da un trimeste all'altro del genere. Cmq oggi per la prima volta oltre che la solita schiuma alla bocca mi è venuto un vero brivido sulla schiena... non sto scherzando... io comincio ad avere seriamente paura di quest'uomo e del suo governo... ![]() ![]()
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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![]() a) l'anno scorso quando c'è stata Pasqua? b) il dato è o no ponderato? Emilio Fede mode: nel '98 chi c'era? ![]() ![]() prendiamola sul ridere va...
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2005
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lungi da me voler difendere a spada tratta l'attuale governo. però vi giuro non vedo l'ora arrivi un governo di sx e iniziare a rompere le balle su tutte le cose che non andranno. perchè siete consci vero che i problemi saranno sempre gli stessi??!! o meglio alcune cose miglioreranno, altre peggioreranno.è inevitabile, per tirare avanti un paese ci vogliono soldi, non è possibile aumentare le pensioni, aumentare stipendi, assumere tutti i precari, benzina a 40cent, etc. il tutto dimezzando le tasse.
un governo punta su alcune a scapito delle altre, l'altro governo viceversa.
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"E non è un gioco, non è una partita, ma semplicemente uno stile di vita..."
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#19 |
Senior Member
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![]() ![]() Quello che mi terrorizza non è il fatto che stiamo in recessione, ma come l'affronta la banda infame che ci governa. ![]()
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Athlon 64 X2 4800+, A8R-MVP, 2 GB Kingston HyperX 3200 , Sapphire 1900XTX @700/1640, WD Raptor 10K 36GB. |
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#20 |
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niente insulti su su
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