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C'è tanta sostanza nel nuovo smartphone della Mela dedicato ai creator digitali. Nuovo telaio in alluminio, sistema di raffreddamento vapor chamber e tre fotocamere da 48 megapixel: non è un semplice smartphone, ma uno studio di produzione digitale on-the-go
Intel Panther Lake: i processori per i notebook del 2026
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Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Forest
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Old 05-01-2006, 18:36   #81
Ewigen
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CIAD 5/1/2006 14.35
DEBY CHIEDE PROTETTORATO ONU IN DARFUR PER EVITARE ALLARGAMENTO CONFLITTO

Il presidente del Ciad Idriss Deby ha auspicato che l’Onu assuma il controllo della regione sudanese del Darfur per evitare che il conflitto “venga esportato” nel Paese confinante e destabilizzi l’intera regione. Durante il vertice dei capi di Stato e di governo dei sei Paesi della Comunità economica e monetaria dell’Africa Orientale (Cemac) nella capitale N’Djamena per discutere della recente grave crisi diplomatica tra Ciad e Sudan, Deby ha ribadito le accuse contro Khartoum. Il Sudan – a suo dire – sosterrebbe i ribelli anti-governativi del Ciad che lo scorso 18 dicembre hanno attaccato la città di Adre, al confine col Darfur. Deby - 53 anni, ex-colonnello dell’esercito al potere con un golpe nel 1990 – deve anche fronteggiare una ribellione armata interna che nei giorni scorsi si è riunificata in un nuovo schieramento, il “Fronte unico per il cambiamento democratico”, che raggruppa anche militari e politici legati alla stessa comunità etnica del presidente. Secondo alcune fonti, il Sudan appoggerebbe i movimenti armati anti-governativi nell’est del Ciad che sarebbero in parte composti anche dai Janjaweed e da gruppi nomadi di origine araba, già responsabili di crimini e atti di violenza contro i civili in Darfur, dove il conflitto dal 2003 ha provocato decine di migliaia di vittime (180.000 secondo l’Onu) e oltre due milioni di profughi, di cui circa 200.000 in Ciad. Da alcune settimane le accuse reciproche tra Ciad e Sudan hanno fatto crescere le preoccupazioni dell’Unione Africana (Ua), anche in vista del prossimo vertice dell’Ua che si dovrebbe svolgere proprio a Khartoum alla fine di gennaio. Deby ha chiesto ai Paesi della Cemac – Repubblica del Congo, Camerun, Centrafrica, Gabon e Guinea Equatoriale – di impedire che il Sudan assuma la presidenza di turno dell’Ua.
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Old 07-01-2006, 22:01   #82
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«In Congo 1.200 morti al giorno»

Nuovo rapporto della rivista «Lancet» sulla crisi: sono sterminati dalla fame e malattie facilmente curabili

Di Daniele Zappalà

Resta drammatica la situazione umanitaria delle popolazioni della Repubblica democratica del Congo (Rdc) reduci dal più sanguinoso dei conflitti africani. A confermare e denunciare i tassi spaventosi di mortalità dovuti alle condizioni di vita estremamente precarie dopo le immani distruzioni, è una serie di nuovi dati e rapporti. Secondo uno studio appena pubblicato dall'autorevole rivista medica anglosassone Lancet, sono ancora ben 38mila ogni mese i morti legati indirettamente ai conflitti passati e ai focolai ancor oggi accesi: cioè, più di 1.200 al giorno. Dal 1998, il clima di violenze ha provocato la morte diretta e indiretta di circa 4 milioni di persone.
Un quadro apocalittico che ha reso la crisi congolese «la più sanguinosa nel mondo» dalla fine della Seconda guerra mondiale, come ha appena ricordato l'ong americana Rescue Committee. L'organizzazione sottolinea che nonostante il quotidiano dramma vissuto dalle popolazioni vittime di una crisi lontana dall'essere conclusa, «l'ignoranza riguardo alla sua portata e al suo impatto è quasi generale e l'impegno internazionale resta del tutto insufficiente rispetto alla proporzione dei bisogni». Sono state quasi 20mila le abitazioni visitate dagli autori dello studio pubblicato su Lancet e l'indagine ha potuto constatare un ritmo di mortalità ben aldilà delle abituali curve demografiche, con punte in alcune regioni del 200% rispetto ai livelli del periodo prebellico.
Particolarmente difficile resta la situazione dei rifugiati, come gli oltre 46mila che dalla metà di novembre sono fuggiti dagli scontri fra esercito congolese e miliziani Mai Mai, secondo un dato appena pubblicato dall'Onu. Nel corso del 2005, sarebbero state almeno 121 mila le persone che hanno cercato riparo contro il persistere della tensione nell'Est, nonostante i recenti progressi a livello politico interno.(Avvenire)
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Old 07-01-2006, 22:33   #83
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SUDAN 7/1/2006 11.49
DARFUR, IMBOSCATA DEI RIBELLI CONTRO SOLDATI SENEGALESI

Sarebbe di almeno un morto e di 9 feriti il bilancio di un’imboscata perpetrata da un gruppo ribelle ai danni di una pattuglia di militari senegalesi appartenenti al contingente dell’Unione Africana (Ua) in Darfur, la regione sconvolta dal febbraio 2003 da una guerra civile che, secondo le Nazioni Unite, avrebbe provocato finora almeno 300.000 morti e due milioni di profughi. Lo ha reso noto un portavoce del contingente senegalese, il tenente-colonnello Antoine Wardini, spiegando all’agenzia di stampa ‘France Press’ che l’attacco si sarebbe consumato ieri intorno alle 12:30 ora locale tra le località di Tiné e Kulbus ai danni di una pattuglia di ritorno all’accampamento base da un’operazione di scorta logistica. Secondo Wardini, quello del giorno dell’Epifania è stato il secondo attacco negli ultimi due mesi contro elementi del contingente di 540 uomini inviato da Dakar in Darfur nel gennaio 2005 per sostenere il difficile processo di pace promosso dall’Unione Africana. Nell’ultimo mese e mezzo ad Abuja, in Nigeria, sotto l’egida dell’Ua si sono svolti serrati ma per ora inconcludenti colloqui (il 7° round negoziale) tra i ribelli attivi nella regione e i delegati del governo di Khartoum. L’Ua è presente da un anno nella vasta e desertica regione sudanese con 6.848 tra militari, poliziotti e civili inviati da più Paesi del continente. Lo stallo dei negoziati di pace e l’accresciuta insicurezza, come dimostrato dall’attacco di ieri contro la pattuglia senegalese, oltre al pericolo reale di un conflitto tra Sudan e Ciad, hanno intanto spinto le Nazioni Unite ad annunciare la prossima significativa riduzione del personale dell’Onu presente nel Darfur occidentale. Jan Pronk, capo della missione Onu in Darfur, ha spiegato che non si tratterà di un’evacuazione ma della semplice riduzione del personale presente e che quest’ultima non inficerà le operazioni di assistenza umanitaria – in modo particolare la distribuzione di acqua e cibo e la fornitura di aiuto in campo sanitario – nella tormentata regione.
[LL]


CIAD 7/1/2006 14.09
PETROLIO, BANCA MONDIALE “PUNISCE” GOVERNO N’DJAMENA?
Economia e Politica, Standard

Il presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz – il ‘falco’ di Washington considerato l’architetto dell’invasione Usa in Iraq – ha annunciato la sospensione di un prestito di 124 milioni di dollari al Ciad, dopo la decisione del governo di N’Djamena di cambiare le regole sull’uso dei proventi petroliferi. Pochi giorni fa il parlamento del Ciad aveva emendato alcuni articoli della legge sul petrolio, sancita da un accordo internazionale firmato nel 1999 per finanziare l’oleodotto Ciad-Camerun, cancellando il cosiddetto ‘fondo per le generazioni future’ in cui confluisce il 10% dei proventi del greggio; nello stesso provvedimento, si aumenta al 30% la parte degli introiti petroliferi che spettano all’erario pubblico, spostandoli dai finanziamenti destinati alla lotta alla povertà. Il presidente della Banca Mondiale ha giustificato la sua dura presa di posizione – una delle più rigide che possano essere adottate contro un governo – affermando che il Ciad ha agito “unilateralmente”. “Questa decisione della Banca, inaspettata al momento attuale, giunge in una fase complessa e difficile per il nostro Paese e ci sorprende per la sua brutalità” ha commentato il ministro delle Finanze di N’Djamena Mahamat Ali Hassan. Le modifiche alla normativa, dopo la ratifica dal presidente Idriss Deby, dovrebbero garantire l’immediato dirottamento di circa 30 milioni di dollari stanziati per le “generazioni future” alle casse dello stato. Il parlamento ha inoltre disposto che a beneficiare dei ricavi del petrolio sia principalmente il settore della “sicurezza nazionale”, in un momento in cui il paese – al quinto posto nella lista Onu dei più poveri del pianeta - è scosso da una crescente opposizione, sia politica che armata, al governo. Oltre alle critiche della Banca Mondiale, l’iniziativa è stata duramente contestata anche da parte della minoranza politica del Ciad. Secondo un sito dell’opposizione, con questa manovra il presidente Idriss Deby – sempre più indebolito a livello politico e militare – avrebbe “messo le mani sui petrodollari”. Per Gilbert Maoundonodji, capo di una coalizione della società civile, “questi cambiamenti comporteranno un aumento della corruzione”. La presa di posizione della Banca Mondiale avviene in un momento di particolare complessità in Ciad: da una parte il presidente deve fronteggiare la pericolosa ribellione armata nell’Est, dall’altra crescono gli appetiti stranieri sul petrolio del Ciad – in parte già sfruttato - anche per la scoperta di un nuovo giacimento di greggio circa 600 chilometri a sud della capitale, in un’area assegnata a un consorzio tra Usa e Malesia. Il greggio – sia quello già ‘pompato’ all’estero per la vendita che quello di più recente scoperta - deve raggiungere il Camerun attraverso il grande oleodotto finanziato dalla Banca Mondiale.
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Old 09-01-2006, 22:37   #84
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AFRICA 9/1/2006 18.09
DAL CIAD QUATTRO CONDIZIONI PER RISOLVERE CRISI CON SUDAN

Il governo del Ciad ha formulato una proposta per l’avvio di colloqui bilaterali con il Sudan per porre fine alla crescente tensione tra N’djamena e Khartoum. Il portavoce dell’esecutivo ciadiano, Hourmadji Moussa Doumgor, ha riferito che al termine di un incontro avvenuto nel fine-settimana a Tripoli tra il presidente Idriss Deby e il colonnello libico Muammar Gheddafi sono state individuate quattro condizioni per normalizzare le relazioni col Sudan. A Khartoum viene richiesto di disarmare i ribelli ciadiani presenti nella regione occidentale sudanese del Darfur e consegnarli all’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr), di fermare i raid delle milizie sudanesi in Ciad e corrispondere un indennizzo alle vittime delle loro incursioni. “Se le quattro richieste saranno accolte, il Ciad non vedrà alcun ostacolo nel riprendere i contatti diretti col Sudan e rinnovare i legami preesistenti, basati sulla non ingerenza reciproca negli affari interni dei due paesi” ha detto Doumgor. Da settimane N’djamena accusa Khartoum – che nega ogni coinvolgimento - di voler destabilizzare il Ciad appoggiando la ribellione armata costituitasi recentemente nell’est del paese con l’obiettivo dichiarato di rovesciare Deby. La situazione si è aggravata dopo l’attacco del 18 dicembre contro la località di Adre, nell’estremo est del Ciad a ridosso della frontiera col Darfur, attribuito da Deby al Sudan.
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Old 10-01-2006, 18:09   #85
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CIAD 10/1/2006 13.12
KHARTOUM DENUNCIA VIOLAZIONE SPAZIO AEREO

“Aerei militari ciadiani hanno sorvolato lo spazio aereo sudanese”: lo afferma un comunicato delle forze armate di Khartoum diffuso ieri dall’agenzia di stampa ufficiale Suna e riportato oggi anche dalla stampa ciadiana. Secondo le informazioni dello Stato maggiore sudanese almeno due velivoli da combattimento – un Mirage di fabbricazione francese e un Antonov russo – avrebbero oltrepassato, tra giovedì e venerdì scorso, lo spazio aereo del Ciad sorvolando le città sudanesi di El Fasher (capitale del Darfur settentrionale), El Geneina (capitale del Darfur occidentale), Tiné (principale città di confine) e Koulbous. Le informazioni diffuse dall’agenzia sudanese non hanno avuto finora alcuna conferma indipendente e anzi, in base alle informazioni ufficiali, l’esercito ciadiano non dovrebbe avere in dotazione alcun aereo da guerra. Le relazioni tra Ciad e Sudan sono andate deteriorandosi rapidamente nelle ultime settimane, dopo che i due governi si sono accusati a vicenda di sostenere le rispettive ribellioni interne. L’esecutivo di N’djamena è arrivato a sostenere che con Khartoum esiste uno “stato di belligeranza” in seguito ai ripetuti attacchi portati in territorio ciadiano da forze ribelli appoggiate (economicamente e militarmente) dal governo sudanese.


UGANDA 10/1/2006 11.52
PRESUNTI RIBELLI LRA ATTACCANO DISCOTECA, UCCISI CINQUE CIVILI

Cinque giovani sono stati uccisi da un gruppo di 15 presunti ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) che hanno fatto irruzione in una discoteca sparando sulla gente; altre 12 persone sono rimaste ferite. L’attacco risale a sabato scorso, ma la stampa ugandese ne ha dato notizia solo oggi, precisando che l’aggressione è avvenuta in una discoteca di Opit, nei pressi di Gulu. Le vittime sono quattro ragazzi e una ragazza della stessa famiglia. L’esercito ha riferito di aver inseguito gli aggressori uccidendone uno, poi identificato come un ufficiale dell’Lra. Le forze militari fanno inoltre sapere di aver ucciso negli ultimi giorni nove ribelli in scontri con Lra avvenuti a Omoro, Bolo e Kitgum.
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Old 11-01-2006, 18:20   #86
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CIAD 10/1/2006 22.09
LEGGE SU PETROLIO: PER OMCT NON VA PROMULGATA

Il segretariato internazionale dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct) ha chiesto al presidente Idriss Deby di non promulgare la nuova legge sul petrolio approvata recentemente dal Parlamento di N’djamena – che ridistribuisce i proventi del greggio - per garantire “lo sviluppo duraturo del paese”. In una lettera aperta al capo di Stato, l’Omct osserva che la riforma della normativa - sancita da un accordo internazionale firmato nel 1999 per finanziare l’oleodotto Ciad-Camerun - “avrà delle ripercussioni serie e negative sulle condizioni economiche e sociali delle persone più vulnerabili”. Il riferimento è soprattutto alla prevista cancellazione del cosiddetto “fondo per le generazioni future” in cui finora è confluito il 10% degli introiti del petrolio e che saranno invece destinati all’erario pubblico insieme a un altro 30% di proventi distratti dal programma nazionale di lotta alla povertà. La Banca Mondiale, con una misura inedita, ha immediatamente sospeso l’erogazione di fondi per 124 milioni di dollari, mentre il Ciad ha chiesto che riveda questo provvedimento. L’Omct invita il governo di N’Djamena a non “sacrificare i diritti economici, sociali e culturali della popolazione né danneggiare i programmi di sviluppo economico e umano, né rimettere in causa l’obiettivo di sradicare la povertà”, ricordando che “un vasto numero di violazioni, tra cui la tortura e i trattamenti disumani, sono strutturalmente legati alla povertà e alle disuguaglianze socio-economiche”.



SUDAN 11/1/2006 16.25
DARFUR, ESPERTI ONU: VIOLATO EMBARGO, TROPPE ARMI IN CONTINUO ARRIVO

“È evidente che le armi, soprattutto quelle leggere, e le munizioni, continuano ad entrare in Darfur da alcuni paesi e da zone del Sudan”: lo afferma un rapporto di un gruppo di esperti dell’Onu, che accusa il governo sudanese e i movimenti ribelli di ostacolare il processo di pace nella regione occidentale del Darfur, raccomandando al Consiglio di sicurezza di imporre sanzioni contro i responsabili. Stando a un documento in circolazione in queste ore, l’embargo sulle armi imposto a tutte le forze non governative dal luglio 2004 sarebbe stato ampiamente violato con rifornimenti di materiale bellico provenienti dal confinante Ciad, da Eritrea e Libia. Nel inoltre rapporto si attribuisce a tutte le parti coinvolte nel conflitto la responsabilità di commettere continue violazioni dei diritti umani, inclusa la tortura, “mostrando sempre meno rispetto per il benessere dei civili”. La discussione sulle eventuali sanzioni era prevista al Palazzo di Vetro lunedì, ma secondo fonti diplomatiche il Qatar e la Cina avrebbero bloccato l’invio del rapporto al Consiglio di sicurezza chiedendo prima un’analisi più approfondita del testo. Intanto, durante una visita a Nyala, capitale del Sud Darfur, il ministro di Giustizia Mohamed al-Mardi ha dichiarato che sarà la magistratura sudanese ad occuparsi dei responsabili di crimini di guerra nella regione. “Siamo soddisfatti della competenza del nostro sistema giudiziario e, di conseguenza, non permetteremo ad alcuna corte internazionale di fare questo lavoro” lo ha detto al-Mardi. Nel 2005, la Corte penale internazionale con sede all’Aja, su richiesta del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha aperto un’inchiesta per violazione del diritto umanitario in Darfur, alla quale il governo di Khartoum si oppone.
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Old 14-01-2006, 01:21   #87
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Darfur: L'Onu vuole rafforzare il contingente dei caschi blu
Venerdì, 13 gennaio
Appunti
Il dispiegamento di un nuovo e più robusto contingente di pace è necessario per fermare gli attacchi contro i civili e disarmare le milizie attive nella regione del Darfur: lo ha detto oggi al Consiglio di sicurezza dell’Onu l’inviato di Kofi Annan in Sudan, Jan Pronk. “Se guardiamo indietro ai tre anni di massacri e omicidi, dobbiamo ammettere che la nostra strategia di pace finora ha fallito” ha spiegato Pronk, consegnando un rapporto al massimo organismo decisione di Palazzo di vetro.

In Darfur è presente una forza di peacekeeping di circa 7.000 soldati mandati dall’Unione Africana, che ha appena denunciato la carenza di fondi per proseguire la missione. Per l’inviato di Annan il contingente africano non ha ricevuto adeguate risorse e dovrebbe essere sostituito da una missione più ampia, capace di difendersi ma anche di prevenire attacchi contro la popolazione e “disarmare le milizie Janjaweed, che avrebbero dovuto essere smantellate dal governo di Khartoum”. Ma non si tratta solo di inviare “soldati di pace”: per Pronk è necessario un “approccio integrato verso il Darfur, con adeguati strumenti sul piano umanitario, politico, legale, dei diritti umani, dello sviluppo economico e della ricostruzione”.

Poche ore prima il governo di Khartoum, per voce del ministro degli Esteri Lam Akol, aveva respinto il suggerimento avanzato da Kofi Annan di sostituire la missione dell’Unione Africana (Ua) con un contingente Onu. “Pensiamo che l’Ua stia lavorando bene e finora non hanno detto di non essere in grado di svolgere il loro mandato” ha detto Akol. Secondo le stime delle agenzie internazionali, il conflitto in Darfur – iniziato nei primi mesi del 2003 con le accuse di emarginazione rivolte al governo centrale da gruppi ribelli locali – ha provocato finora oltre 180.000 vittime (300.000 secondo altre fonti) e non meno di due milioni di profughi interni e nel vicino Ciad.
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Old 16-01-2006, 19:34   #88
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SUDAN 16/1/2006 19.28
‘ONG’ AFRICANE CRITICANO KHARTOUM: NON PUÒ GUIDARE L’UA

In una lettera inviata a tutti i capi di Stato africani, una quarantina di organizzazioni per la difesa dei diritti umani e associazioni della società civile di tutto il continente hanno fortemente criticato la scelta di affidare la presidenza di turno dell’Unione Africana (Ua) per il 2006 al Sudan e più precisamente al presidente sudanese Omar Hassan el Beshir. “Vogliamo esprimere la nostra più viva preoccupazione per i piani dei capi di stato e di governo del continente che intendono conferire la presidenza 2006-2007 al Sudan e in particolare al suo capo di Stato” si legge nella lettera, firmata tra gli altri dalla Rete delle Organizzazioni non governative (ong) sudafricane, dal Parlamento dei giovani africani e dalla Fondazione africa per lo sviluppo. “Crediamo seriamente che questa azione possa minare ed erodere la credibilità dell’Ua e, allo stesso tempo, compromettere l’autorità delle sue istituzioni” si legge ancora nella nota, elaborata al termine di una riunione tenuta nel fine settimana a Nairobi e a cui hanno partecipato i rappresentanti di ong provenienti da tutto il continente. Nel documento, le organizzazioni evidenziano la “disastrosa crisi umanitaria in corso in Darfur” la regione occidentale del Sudan teatro dal febbraio 2003 di scontri e violenze che hanno per protagonisti movimenti ribelli e lo stesso governo. Seppur dettate da motivazioni completamente diverse, critiche alla leadership sudanese dell’Ua erano state mosse nelle settimane scorse dai ribelli attivi in Darfur e dal governo del confinante Ciad impegnato in un braccio di ferro diplomatico con Khartoum. Proprio oggi, però, il ministero degli Esteri sudanese ha diffuso una nota, che sembra rispondere indirettamente sia alle ong africane sia agli oppositori interni e regionali, in cui si informa che la riunione preparatoria dell’ottavo vertice dell’Unione Africana dei ministri degli Esteri africani si terrà regolarmente il 20-21 gennaio prossimi a Khartoum, alla presenza – sottolinea il documento – del presidente sudafricano Thabo Mbeki.
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Old 17-01-2006, 20:27   #89
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ETIOPIA 17/1/2006 16.05
RIBELLI OROMO DENUNCIANO ATTACCO CONGIUNTO DI ESERCITO E SUDANESI

I ribelli etiopi dell’Esercito di liberazione dell’Oromo (Ola), braccio armato dell’omonimo fronte (Olf), hanno fatto sapere di aver subito nei giorni scorsi un attacco contro alcune postazioni condotto dall’esercito etiope e dagli ex-ribelli sudanesi dell’Esercito popolare di liberazione sudanese (Splm). Lo riferiscono oggi media sudanesi, citando un comunicato in lingua Oromo letto sull’emittente Voce per la liberazione Oromo e tradotto in inglese anche dal servizio ‘Monitoring’ della Bbc. Secondo il comunicato i combattimenti sono avvenuti il 9 gennaio scorso nella zona occidentale della regione dell’Oromia a ridosso del confine col Sudan. L’Ola sostiene di aver respinto la pesante offensiva lanciata dalle truppe etiopi e sudanesi e di aver ucciso in combattimento almeno 30 soldati di Addis Abeba e 5 componenti dell’Splm. Secondo la ricostruzione contenuta nel comunicato dei ribelli, l’attacco sarebbe arrivato proprio dal territorio sudanese, dopo che truppe etiopi e una gran quantità di materiale bellico (inclusi 3 elicotteri e un caccia) erano stati trasferiti nei giorni precedenti via aerea nell’aeroporto di Kigile. Nello stesso giorno forze etiopi avrebbero lanciato un attacco contro l’esercito di liberazione popolare di Gambella. Per il momento non è stato possibile ottenere alcuna conferma ufficiale o indipendente alle informazioni diffuse dall'Ola. I ribelli dell’Olf combattono da oltre dieci anni contro il governo di Addis Abeba, accusato di discriminare gli Oromo, il più grande gruppo etnico del composito mosaico di tribù e comunità dell’Etiopia.
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Old 20-01-2006, 21:58   #90
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CIAD 20/1/2006 14.42
SUDAN ARRESTA RIBELLI DELL’EST, TRA LORO SEGRETARIO DEL "FRONTE UNITO"

Almeno una trentina di persone considerate collegate al Fronte unito per il cambiamento democratico (Fuc) - la formazione nata recentemente in cui sono confluiti tutti i gruppi ribelli ciadiani sorti negli ultimi mesi dopo una serie di defezioni dalle file dell’esercito governativo - sono state arrestate nelle ultime 48 ore dalle autorità sudanesi. La MISNA lo ha appreso da fonti ciadiane, secondo cui tra gli arrestati figurerebbero anche importanti esponenti della dirigenza del movimento incluso il segretario generale Abdelawhit Aboud Makaye. Gli arresti sono scattati a meno di 24 ore di distanza dall’intervista che proprio Aboud Makaye aveva rilasciato a Rfi (Radio France Internatinale) e in cui il segretario del Fuc parlava di “rapporti di amicizia” tra il gruppo ribelle del Ciad che minaccia di rovesciare il presidente Idriss Deby e il governo sudanese, aggiungendo che gli incontri per la formazione del Fuc avevano avuto luogo “a fine dicembre in Sudan e più precisamente a El Geneina, capitale del Darfur occidentale”. In dichiarazioni rilasciate al quotidiano ciadiano (antigovernativo e radicale) vicino ai movimenti ribelli, Alwihda, lo stesso Aboud Makaye ha detto di non aver mai pronunciato quelle parole al giornalista francese di Rfi. In una nota diffusa oggi, il Fronte unito per il cambiamento democratico ha “condannato con forza gli arresti” chiedendo la “liberazione immediata del segretario generale” che si era recato in Sudan “per motivi di salute”. Da mesi Ciad e Sudan si accusano reciprocamente di sconfinamenti e di appoggiare l’uno i gruppi armati ribelli nel territorio dell’altro; in particolare il presidente ciadiano Deby e il suo governo hanno accusato i vertici di Khartoum di guidare un piano per destabilizzare il suo paese, arrivando a parlare di uno “stato di belligeranza” col Sudan.


REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 20/1/2006 9.55
ITURI: VITTIME VIOLENZE AVRANNO “VOCE” DAVANTI A CORTE PENALE INTERNAZIONALE

Per la prima volta le vittime della violenza nella regione nord-orientale dell’Ituri avranno un ruolo attivo nell’inchiesta per gravi violazioni dei diritti umani aperta nel 2004 dalla Corte penale internazionale (Cpi). Accogliendo una domanda della Federazione internazionale dei diritti dell’uomo, i giudici hanno autorizzato un gruppo di sei civili – due donne e quattro uomini, tutelati dall’anonimato – a prendere parte alla procedura relativa a massacri e saccheggi avvenuti in quella zona della Repubblica democratica del Congo. Le vittime non saranno a disposizione della Procura, ma manterranno un ruolo “indipendente” davanti ai giudici; potranno “presentare i loro punti di vista e le loro preoccupazioni”, “deporre testimonianze” o “chiedere al tribunale di adottare misure specifiche”. I sei hanno perso i famigliari duranti gli attacchi delle milizie armate attive in Ituri durante il conflitto del 1998-2003, le loro case vennero saccheggiate; uno di loro è stato sequestrato, un altro torturato. La Cpi, istituita dal Trattato di Roma del 2002, è competente per crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio commessi a partire da quell’anno. L’inchiesta sull’ex-Zaire è stata aperta dalla Corte – che ha sede all’Aja – su richiesta del presidente congolese Joseph Kabila nel giugno 2004, ma non ha portato finora ad alcun arresto. La Procura è chiamata a individuare e processare gli “alti responsabili” delle gravi violazioni, tra i quali i capi ribelli dei numerosi gruppi armati protagonisti del conflitto. Alcuni di loro sono entrati nel governo di transizione, come l’attuale vicepresidente Jean Pierre Bemba, ex-capo ribelle del Movimento per la liberazione del Congo
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Old 21-01-2006, 22:57   #91
Ewigen
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AFRICA 21/1/2006 11.44
UNIONE AFRICANA: MBEKI DIFENDE LA SCELTA DEL SUDAN

Con un messaggio pubblicato oggi sul sito internet del suo partito, l’African national Congress (Anc), il presidente sudafricano Thabo Mebki risponde alle critiche africane e internazionali emerse negli ultimi giorni sulla decisione di tenere il prossimo vertice dell’Unione Africana in Sudan e, con tutta probabilità, affidare la presidenza di turno dell’organismo per il 2006 al suo capo di Stato, Omar Hassan el Beshir. La scelta di tenere il vertice in Sudan, spiega Mbeki nella sua lettera, intende da un lato “festeggiare il 50esimo anniversario dell’indipendenza del paese” dall’altro “fornire ai capi di Stato di tutto il continente l’opportunità di riflettere e affrontare gli sviluppi positivi e negativi del Sudan”. “I presidenti si riuniranno a Khartoum per assicurarsi che entro la fine dell’anno si concluda il conflitto in Darfur, l’unica guerra ‘a bassa intensità’ in corso in Africa” spiega Mbeki riferendosi alle ombre che gravano sul Sudan. “È fondamentale che la ‘road map’ per la soluzione del conflitto sudanese ritorni a concentrarsi sui temi centrali della gestione democratica di una società fortemente differenziata al suo interno”, aggiunge Mbeki, il quale evidenzia come la mancata soluzione del caso Darfur stia adesso portando a tensioni tra il Sudan e il Ciad. Tra gli aspetti positivi che hanno portato alla conferma di Khartoum come sede del prossimo vertice (23 e 24 gennaio) dell’Ua, il presidente sudafricano individua senza alcun dubbio il primo ‘compleanno’ dell’accordo di pace raggiunto dal governo sudanese con gli indipendentisti del Sud Sudan e con cui si è messo fine a un conflitto ventennale. “L’esperienza sudanese può fornire a tutta l’Africa un esempio importante di come costruire società stabili, nonostante le immense differenze che caratterizzano molti paesi africani al proprio interno” sottolinea Mbeki. “Il fallimento nella corretta gestione di queste diversità, assicurando la genuina eguaglianza di tutti i cittadini, è stata una delle principali cause dell’instabilità e dei conflitti che hanno segnato molti dei nostri paesi negli anni seguiti all’indipendenza” conclude Mbeki, prima di citare “La rigenerazione dell’Africa” di Pixley ka Seme, padre fondatore dell’Anc, di cui quest’anno ricorre il centenario.
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Old 26-01-2006, 17:34   #92
Adric
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Onu: Nel Darfur si va verso una catastrofe umanitaria
Martedì, 24 gennaio

''La comunita' internazionale potrebbe trovarsi davanti ad una catastrofe nel Darfur''. Non usa giri di parole l'Alto commissario per i rifugiati dell'Onu, Antonio Guterres, per descrivere la situazione nella regione sudanese, teatro da oltre due anni di scontri interetnici che hanno provocato circa 2 milioni di sfollati. ''Evitarla - ha spiegato l'ex primo ministro portoghese al Consiglio di sicurezza - richiedera' misure piu' efficaci e il pieno coinvolgimento dell'Unione africana e dell'Onu''.

''Se falliremo, se non garantiremo la sicurezza per coloro che hanno bisogno di aiuti - ha aggiunto - il rischio e' assistere alla piu' grande calamita' che si sia mai vista finora''.
(canisciolti.info)
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Old 28-01-2006, 12:34   #93
Ewigen
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KENIA 27/1/2006 8.19
NAIROBI DÀ LEZIONI DI “PUBBLICA AMMINISTRAZIONE” AL SUD SUDAN

Nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale per la ricostruzione del Sud Sudan, il governo del Kenya ha annunciato attraverso il vice ministro Danson Mungatana che Nairobi formerà a sue spese 250.000 dipendenti pubblici. Costituiranno l’ossatura dell’amministrazione dell’ampia regione del Sudan meridionale appena uscita da una drammatica guerra civile lunga 21 anni, che ora gode di ampia autonomia in vista di un referendum per la possibile indipendenza entro 5 anni. “Il Kenya onorerà i suoi impegni per la ricostruzione del Sudan” ha detto Mungatana durante una conferenza stampa tenuta a Juba, dove si trovava in visita ufficiale. Oltre alla formazione dei pubblici dipendenti, Nairobi si è impegnata ad addestrare 5.000 futuri poliziotti sud sudanesi. Il Kenya è uno degli otto Paesi membri dell’Unione Africana (Ua) a cooperare in progetti di ricostruzione del Sud Sudan
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Old 01-02-2006, 21:54   #94
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CIAD 31/1/2006 17.52
IL “FRONTE UNITO” DEI RIBELLI DELL’EST PERDE PEZZI

Sembra già destinato a sfaldarsi il “Fronte unito” (Fuc) creato solo un mese fa dai movimenti ribelli contrari al presidente Idriss Deby. In una comunicazione diffusa oggi, lo ‘Scud’, uno dei principali gruppi armati che il 29 dicembre aveva contribuito alla creazione del Fronte unico per il cambiamento democratico (Fuc), fa sapere di essere uscito dalla coalizione. Creato da un gruppo di disertori dell’esercito ciadiano (inclusi alcuni alti ufficiali e importanti esponenti del partito del presidente), lo Scud precisa che “i tentativi di unificare le diverse tendenze politico-militari che operano nell’est del Ciad si sono dimostrati un fiasco”. Oltre allo Scud, del “Fronte unito”, il cui fine dichiarato è quello di “liberare il Ciad dalla dittatura di Idriss Deby”, si trovano almeno altri 6 movimenti ribelli incluse le Rdl di Mahamat Nour Abdelkerim, che il governo ciadiano accusa di agire in collaborazione col Sudan. Da alcuni mesi il presidente Deby si trova a fronteggiare una fortissima pressione interna, armata e politica, iniziata dopo che il capo di stato ha apportato modifiche alla costituzione per garantirsi un altro mandato. La nascita di una nuova ribellione armata (formata da molti suoi stretti collaboratori) che si è stabilita nell’est del Ciad (a ridosso cioè con la regione occidentale sudanese del Darfur) ha anche esacerbato i rapporti col vicino Sudan, accusato di sostenere le nuove formazioni armate. Il Sudan da parte sua accusa il Ciad di sostenere i ribelli attivi in Darfur.


UGANDA 1/2/2006 2.20
MONITO DEL PRESIDENTE A PAESI VICINI: "NON SOSTENERE FORZE DESTABILIZZATRICI”

Minacce contro i paesi confinanti sono state lanciate dal presidente Yoweri Museveni che ha accusato non meglio precisati Stati vicini di “spiarlo” e di voler destabilizzare l'Uganda. Dalle colonne dell’edizione odierna del 'New Vision', quotidiano filo-governativo di Kampala, Museveni assicura che “nessuna nazione sarà immune da future rappresaglie se parteciperà ad azioni in grado di minacciare la stabilità ugandese. Dico questo a tutti gli agenti e le spie di paesi stranieri perché lo ascoltino bene”. Nel suo messaggio, tanto criptico quanto duro, il presidente ugandese ha parlato poi dell’uccisione nei giorni scorsi di 8 caschi blu guatemaltechi nel nord della Repubblica democratica del Congo per mano di presunti ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra), ricordando che nelle scorse settimane l’Uganda aveva riferito più volte della presenza di Vincent Otti (numero due dell’Lra) in territorio congolese, segnalazioni a cui però il governo di Kinshasa aveva preferito non dare seguito. “L’uccisione dei caschi blu è un loro problema. Ma il punto centrale della questione è che noi abbiamo la capacità di sconfiggere ogni paese che oserà attaccarsi. Nessun paese può pensare di sostenere la destabilizzazione dell’Uganda e restare immune dalla nostra rappresaglia” scrive il 'New Vision', riportando le parole del discorso fatto da Museveni a Soroti durante un comizio elettorale in vista delle prossime elezioni presidenziali che vedono l’attuale capo di Stato ugandese concorrere per il terzo mandato consecutivo a succedere.



REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/2/2006 14.11
SFRUTTAMENTO RISORSE E ARMI, ONU RINNOVA MANDATO A GRUPPO D’ESPERTI

È stato prolungato il mandato del gruppo di esperti incaricati dall’Onu di verificare l’applicazione dell’embargo sulle armi, imposto nel 2003 contro la Repubblica Democratica del Congo, e indagarne eventuali violazioni: lo ha deciso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che in una risoluzione approvata all’unanimità ha chiesto che il gruppo continui a lavorare almeno fino al prossimo 31 luglio. Agli esperti è stata inoltre data facoltà di stilare una lista delle persone che violano l’embargo da trasmettere a una commissione speciale appositamente creata all’interno del Consiglio di Sicurezza. Il massimo organo decisionale nella sua risoluzione riafferma inoltre “l’esigenza che tutte le parti e tutti gli Stati cooperino pienamente ai lavori del gruppo garantendo la sicurezza dei suoi membri e il libero e immediato accesso a luoghi e documenti”. Come ricordato solo qualche giorno fa dagli stessi esperti nel loro ultimo resoconto al Consiglio di Sicurezza, il rapporto tra il commercio di armi e lo sfruttamento delle infinite risorse minerarie congolesi è strettissimo. Nei giorni scorsi gli esperti hanno ribadito le proprie “preoccupazioni” per il sostegno finanziario e militare che continua a essere garantito ai vari gruppi armati presenti nella zona orientale del Paese. Milizie che a loro volta assicurano gli interessi di chi (oltre ai governi confinanti, gli stessi esperti hanno apertamente e ripetutamente accusato numerose multinazionali straniere) continua a sfruttare l’insicurezza di parti del territorio congolese per appropriarsi delle ingenti risorse presenti in quell’area: oro, diamanti, stagno, rame, coltan, cobalto, solo per citarne alcuni. Gli esperti hanno evidenziato che finché il governo congolese non avrà uno stretto controllo del settore industriale, minerario e della rete di trasporti nazionali “sarà impossibile assicurare la pace e la sicurezza nel paese”.


SUDAN 1/2/2006 18.49
DARFUR: ATTACCHI E TENSIONI A SUD DI NYALA, IN MIGLIAIA COSTRETTI A FUGGIRE

Almeno 15.000 persone sono fuggite nei giorni scorsi da Shairia, nell’area di Jebel Marra a Sud di Nyala, capitale dello stato del Darfur meridionale. Lo riferiscono fonti umanitarie, precisando che il nuovo esodo è stato provocato dai ripetuti scontri avvenuti negli ultimi giorni ad est del centro abitato. Secondo fonti di stampa internazionali si tratterebbe di confronti armati tra Janjaweed, sostenuti dalle forze governative, e i ribelli dell’esercito di liberazione del Sudan (Sla). Gran parte della popolazione avrebbe cercato rifugio nelle colline a sud di Shairia. Lunedì fonti ufficiali sudanesi avevano riferito di almeno 20 persone - 2 poliziotti e 18 ribelli, secondo il bilancio fornito dal commissario locale - rimaste uccisi negli scontri, ma soprattutto avevano lanciato l’allarme di grandi ammassamenti di truppe ribelli nei pressi dell’area di Tawali, una cinquantina di chilometri a sud di Nyala, capitale del Darfur meridionale. Fonti umanitarie hanno confermato alla MISNA lo stato di tensione che si registra in tutta l’area a sud della capitale, dove molte ong avrebbero preferito sospendere temporaneamente le operazioni.


EGITTO 31/1/2006 16.17
SUD SUDAN CHIEDE INCHIESTA SU MORTE RIFIUGIATI SUDANESI

Una delegazione del governo del Sud Sudan (l'autorità amministrativa autonoma nata dall'accordo di pace sottoscritto tra Khartoum e gli indipendentisti del Sud) si recherà nei prossimi giorni in Egitto per chiedere alle autorità del Cairo di aprire un’inchiesta sulla morte di 27 rifugiati sudanesi, deceduti durante lo sgombero del 29 dicembre scorso: lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale sudanese ‘Suna’. I rappresentanti sud sudanesi consegneranno al presidente egiziano Hosni Mubarak un messaggio del primo vicepresidente e capo del Sud Sudan, Salva Kiir, in cui si chiede, riferisce la Suna, “di fare luce su quanto accaduto e si sottolinea la necessità di consegnare alla giustizia e di punire i responsabili, che siano essi membri delle forze di sicurezza o funzionari dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati”. Nell’episodio in questione, la polizia disperse con la forza 3000 sudanesi che da settimane stazionavano in un piccolo giardino davanti alla sede dell’Unhcr, chiedendo documenti per l’espatrio o il riconoscimento del diritto d’asilo. Nella ressa causata dalla carica della polizia morirono 27 persone, in maggioranza bambini. L’Egitto ha già aperto un’inchiesta per valutare l’operato della polizia, fortemente criticato in patria e all’estero. Per quanto riguarda i rifugiati, ieri fonti del governo egiziano hanno detto che nessuno di quelli fermati per accertamenti in seguito all’incidente sarà deportato.
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Ultima modifica di Ewigen : 01-02-2006 alle 21:57.
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SUDAN 7/2/2006 18.54
RINVIATI COLLOQUI TRA RIBELLI DELL’EST E KHARTOUM PREVISTI IN LIBIA

I colloqui in programma oggi in Libia tra i ribelli sudanesi del ‘Fronte Unito’ e le autorità di Khartoum sono stati rinviati a data da stabilirsi: lo hanno riferito gli insorti da Asmara, dove il movimento ha un ufficio, accusando il governo di stare preparando un nuovo attacco contro le loro postazioni nell’est del paese, alla frontiera con l’Eritrea. Secondo il ‘Fronte Unito’, Khartoum starebbe reclutando le milizie arabe Janjawid, già attive nella regione occidentale del Darfur, per lanciare una massiccia offensiva. Fonti governative sudanesi hanno confermato il posticipo dei colloqui, precisando che una richiesta in tal senso sarebbe stata avanzata dal paese ospitante: “La Libia ha chiesto un rinvio di due o tre giorni per preparare al meglio l’incontro e garantire il successo del negoziato” ha detto dal Cairo, dove si trova in visita, il ministro di Stato per gli Affari esteri sudanese, Al-Sammani al-Wasila. I ribelli del ‘Fronte Unito’ dell’est, che hanno combattuto al fianco degli ormai ex-ribelli indipendentisti del Sud Sudan (Esercito di liberazione popolare del Sudan, Splm) durante il ventennale conflitto finito nel gennaio 2005, denuncia di essere discriminato dal potere centrale.




REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 8/2/2006 22.10
KATANGA: MIGLIAIA DI CIVILI CACCIATI DAI LORO VILLAGGI, “NON HANNO AIUTI”

“Assistiamo a una grave crisi umanitaria in Katanga: almeno 92.000 civili vivono in condizioni disastrose da diversi mesi e finora hanno ricevuto solo un’assistenza sporadica”: lo dice alla MISNA Andrea Pontiroli, di ‘Medici senza frontiere’ (Msf), contattato telefonicamente a Dubie, nella zona di Pewo, a nord della provincia meridionale congolese del Katanga, dove la popolazione è costretta a subire con scadenza regolare gli attacchi delle milizie Mayi-Mayi. “Il villaggio di Dubie, che conta normalmente 10.000 abitanti, accoglie oggi 18.000 sfollati divisi in tre campi; gli ultimi sono arrivati proprio negli ultimi giorni. Questa gente, esausta dopo settimane o anche mesi percorsi nella foresta, ha un bisogno urgente di cibo che al momento non è disponibile” prosegue Pontiroli. Il Programma alimentare mondiale doveva intervenire nel novembre scorso ma gli aiuti, destinati a 13.000 civili, sarebbero arrivati solo nelle ultime tre settimane. “Grazie al processo di transizione politica in corso erano stati stanziati fondi per progetti a lungo termine, ma qui l’urgenza è ora, bisogna intervenire prima possibile” spiega il rappresentante di Msf, sottolineando che l’area interessata dall’emergenza “è difficile da raggiungere ma non è inaccessibile”. Oltre ai 18.000 di Dubie, sono stati contati altri 35.000 sfollati nella zona di Upembe e 9.000 a Pweto e Kabalo, dove non sono ancora stati allestiti campi; 21.000, inoltre, sono i profughi interni recensiti a Mitwaba. “Le testimonianze degli abitanti sono drammatiche: i Mayi-Mayi, nati come forze di autodifesa alleate al governo di Kinshasa (durante la guerra del 1998-2003) oggi agiscono come bande criminali. Sono passati dal ruolo di ‘protettori’ a quello di aguzzini. Attaccano i villaggi col volto dipinto di bianco, arruolano i più giovani per combattere nelle loro file, saccheggiano e bruciano le case. Senza contare le violenze contro i civili” prosegue Pontiroli; “La gente è terrorizzata. Dal novembre scorso l’esercito ha lanciato un’offensiva ma testimoni oculari hanno visto dall’elicottero interi villaggi in fumo solo qualche giorno fa”. Il processo di Disarmo, smobilitazione e reintegrazione (Ddr) delle milizie, che sta dando risultati positivi in altre regioni congolesi - soprattutto nell’est, come in Ituri – è stato solo parzialmente applicato in Katanga. “Come sempre sono i civili a subire la legge dei gruppi armati. È urgente che la comunità internazionale apra gli occhi su questo popolo dimenticato” conclude Pontiroli.
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Old 09-02-2006, 22:34   #96
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UGANDA 9/2/2006 13.53
ELEZIONI: SI REGISTRANO AL VOTO OLTRE 10 MILIONI DI UGANDESI
Economia e Politica, Brief

Sono 10 milioni e 450.000 gli ugandesi che si sono registrati per votare nelle elezioni presidenziali e legislative del prossimo 23 febbraio: lo ha annunciato la Commissione elettorale nazionale, che ha diffuso il numero finale degli aventi diritto dopo aver rimaneggiato più volte le liste elettorali. “La Commissione ha appena completato le modifiche necessarie, sulla base delle segnalazioni inviate dai vari tribunali del paese” si legge in una nota dell’organismo elettorale riportata oggi dal giornale filo-governativo ‘New Vision’. Nelle scorse settimane si sono susseguite le denunce di numerose persone che non sono state in grado di registrarsi per il voto e, secondo il principale giornale dell’opposizione, ‘The Monitor’, almeno 2 milioni di ugandesi saranno costretti a recarsi alle urne privi di scheda elettorale. Per il referendum dello scorso anno, gli aventi diritto individuati dalla commissione elettorale erano stati 8 milioni, mentre nelle elezioni generali del 2001 più di 11 milioni di ugandesi poterono recarsi alle urne. Intanto, secondo l’ultimo sondaggio commissionato dal ‘Monitor’, il presidente uscente Yoweri Museveni è ancora in testa alle preferenze con il 50% delle intenzioni di voto. Il suo rivale, l’ex-colonnello Kizza Besigye del Forum per il cambiamento democratico (Fdc, opposizione), è accreditato del 37% dei suffragi. Rispetto alle ultime inchieste dello scorso dicembre, Museveni avrebbe incrementato il suo vantaggio di 3 punti percentuali e Besigye soltanto di 1.
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Old 03-03-2006, 22:20   #97
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 3/3/2006 11.47
“DUE PESI DUE MISURE” DELLA BANCA MONDIALE SU SACCHEGGIO RISORSE NATURALI?

La “duplicità” dell’atteggiamento della Banca Mondiale sul saccheggio sistematico delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo è stata criticata da alcune organizzazioni internazionali, citate oggi da un quotidiano di Kinshasa. “Perché la Banca Mondiale si rifiuta di rendere pubblici i risultati dell’inchiesta che essa stessa ha avviato sui saccheggi del settore minerario” nell’ex-Zaire, si chiede oggi Le Potentiel. Il giornale fa riferimento anche a un rapporto, curato dai legali di uno studio internazionale per conto di tre organismi europei, nel quale si denuncia che più della metà dei contratti per lo sfruttamento dei giacimenti di rame del Katanga è fortemente “squilibrato” e a svantaggio del Congo. Le conclusioni di questa indagine – secondo i committenti – sarebbero identiche a quella di un’analoga verifica compiuta dalla Banca Mondiale tre anni fa, che però non sono mai state rese pubbliche. Intanto il Parlamento di Kinshasa ha già ricevuto un rapporto sul settore minerario presentato nel luglio 2005 dal deputato Christophe Lutundula, ma non è ancora stato discusso. La sottrazione sistematica delle enormi ricchezze naturali del Congo – da parte del governo, di svariati gruppi ribelli, di multinazionali, di Paesi confinanti come Uganda e Rwanda – è ampiamente documentata in alcuni dettagliati rapporti di una commissione di esperti dell’Onu. Lo scontro per il controllo di queste risorse – tra gli altri, diamanti, coltan, oro, cassiterite, rame e cobalto – è stato uno dei motivi della guerra del 1998-2003 e prima ancora dell’invasione del 1996-97 che portò Laurent Desiré Kabila (padre dell'attuale capo di Stato Joseph Kabila) al posto del dittatore Mobutu Sese Seko.
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Old 12-03-2006, 09:15   #98
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SUDAN 11/3/2006 13.53
UNIONE AFRICANA ACCETTA "IN PRINCIPIO" TRASFERIMENTO MISSIONE IN DARFUR A ONU

“Il Consiglio ha deciso di sostenere in linea di principio il trasferimento della Missione dell’Unione Africana in Sudan (Amis) sotto l’egida di una missione delle Nazioni Unite, per promuovere la pace e la sicurezza” così si legge nel documento diffuso ieri dal Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana (Ua)in conclusione della riunione ad Addis Abeba in cui l’organismo ha deciso di estendere fino al 30 settembre prossimo il mandato dell’Amis in Darfur, rimandando di fatto il ‘passaggio del testimone’ all’Onu. Il presidente della Commissione dell’Ua, Alpha Oumar Konare ha detto che in questo modo si è anche guadagnato tempo per cercare di convincere il Sudan ad accettare la presenza in Darfur dei ‘caschi blu’, cosa a cui è decisamente ostile preferendo invece che sia potenziata con fondi internazionali la missione africana. Il passaggio di consegne era stato ventilato dopo che l’Ua ha dichiarato di non avere risorse sufficienti in termini di uomini e mezzi per monitorare efficacemente il rispetto del cessate-il-fuoco in Darfur, che di fatto è stato più volte violato. “Mi aspetto di collaborare presto con il Sudan per il dispiegamento delle truppe” ha detto all’agenzia Reuters il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ricordando quanto già accaduto con il Sud Sudan dove l’Onu, con il consenso di Khartoum, ha inviato 7000 uomini. “Le Nazioni Unite sta andando a dare aiuto in una situazione che dura da troppo tempo. Costruiremo sulle fondamenta lasciate l’Ua” ha aggiunto. Nel documento dell’organismo regionale africano si sottolinea che il governo sudanese ha detto di essere pronto ad accettare la presenza di truppe Onu “in seguito e come parte di un accordo di pace” per il conflitto interno nella regione occidentale del Darfur iniziato tre anni fa. A questo riguardo l’Ua ha proposto la creazione di un comitato di capi di Stato africani che faccia pressione sul governo sudanese e sui ribelli per arrivare a sottoscrivere la pace entro il 30 Aprile. Secondo il diritto internazionale, qualunque forza Onu potrà essere inviata solo dopo una risoluzione in questo senso del Consiglio di Sicurezza e solo previo consenso di Khartoum.
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SUDAN 17/3/2006 12.33
ESERCITO UGANDESE E SPLA CONTRO RIBELLI LRA NELLA ZONA DI YEI

Combattimenti tra i ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) e soldati ugandesi sono avvenuti nei giorni scorsi nello Stato del Bahr al-Jabal, nel Sud Sudan. Lo riferiscono fonti locali, precisando che negli scontri i militari regolari ugandesi sono stati appoggiati anche da elementi dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla, il braccio armato del movimento indipendentista che dallo scorso anno amministra i territori meridionali sudanesi). Per il momento nessun bilancio dei combattimenti è stato diffuso. Si sa solo che un gruppo di ribelli del Lra ha fatto irruzione nei giorni scorsi nella zona di Mukaya Payam dove erano presenti truppe dell’esercito regolare ugandese dell’operazione ‘Iron Fist’, l’accordo militare che consente ai soldati di Kampala di operare in territorio sudanese dove l’Lra ha i suoi campi base. Secondo il Juba Post, uno dei più diffusi quotidiani della capitale del Sud Sudan, l’esercito ugandese starebbe utilizzando sia forze di terra che elicotteri da combattimento in questa operazione. L’amministratore della Contesa di Yei, la principale città dell’area in cui sono in corso i combattimenti, Aggrey Cyrus, ha detto al giornale che i ribelli ugandesi si troverebbero ormai circondati dall’esercito di Kampala e dagli uomini dello Spla. Gli abitanti di alcuni villaggi della zona (Mukaya e Soka), intanto, sarebbero fuggiti nel timore di restare coinvolti negli scontri: alcuni hanno trovato riparo nella foresta, mentre altri hanno preferito recarsi nella città di Yei. Fonti umanitarie fanno sapere che le organizzazioni non governative che operano nella contea di Lainya hanno sospeso temporaneamente le operazioni.


REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 17/3/2006 12.04
CAPO RIBELLE DELL’ITURI TRASFERITO ALL’AJA PER PRIMO PROCESSO CPI
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È stato imbarcato questa mattina a Kinshasa, su un aereo militare francese diretto all’Aja, Thomas Lubanga, il capo di una delle principali milizie attive in Ituri (la turbolenta provincia nord orientale della Repubblica Democratica del Congo) arrestato lo scorso anno su richiesta della Corte penale internazionale (Cpi), di fronte alla quale dovrà ora rispondere dei crimini di guerra che gli vengono imputati per una serie di azioni compiute coi suoi uomini tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003. Secondo fonti giornalistiche internazionali, Lubanga è stato condotto all’aeroporto di Kinshasa da un ingente cordone di poliziotti alla presenza di una delegazione della procura del Cpi. Fonti della MISNA a Kinshasa fanno sapere che Lubanga aveva ricevuto soltanto ieri sera la notifica dell’apertura di un processo nei suoi confronti da parte della Cpi. Fonti dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani congolese, Voix de Sans Voix, contattate dalla MISNA, hanno confermato che ieri sera Lubanga aveva lasciato il carcere in cui si trovava detenuto dal marzo dello scorso anno. Capo dell’Unione patrioti congolesi (Upc), uno dei principali gruppi armati attivi nella provincia nord orientale congolese dell’Ituri, Lubanga era stato arrestato a Kinshasa il 20 marzo 2005, a neanche un mese di distanza dall’uccisione in Ituri di nove caschi blu bengalesi. L’Upc ha sempre smentito di essere coinvolto in quell’incidente e nel corso dell’anno trascorso in carcere Lubanga si è sempre definito “un prigioniero della Monuc (l’acronimo con cui viene indicata la Missione Onu in Congo) e della Comunità internazionale”. L’Ituri è ricco di risorse minerarie, in particolare di oro e di possibili giacimenti petroliferi; da anni le bande armate ribelli (e i loro sponsor locali o internazionali) se ne contendono il controllo. Secondo l’Onu, durante la guerra del 1998-2003, gli scontri tra gruppi armati in questa provincia hanno provocato 50.000 vittime e mezzo milione di sfollati. Se confermato, quello di Lubanga potrebbe essere il primo processo della storia della Cpi, il tribunale permanente istituito dalle Nazioni Unite per giudicare i crimini di genocidio, di guerra e contro l'umanità, e che ancora non ha celebrato alcun processo.
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AFRICA 18/3/2006 5.51
ORGANISMO REGIONALE IGAD DISCUTE DI SOMALIA E SUDAN

La sicurezza in Somalia e lo stato del processo di pace in Sudan sono i principali argomenti dell’incontro fra i ministri dei sette stati membri dell’Igad (Autorità inter-governativa sullo sviluppo) che si sta svolgendo a Nairobi (Kenya). I rappresentanti dell’organismo - che raggruppa Uganda, Etiopia, Sudan, Eritrea, Gibuti, Somalia e Kenya - stanno discutendo dell’impegno, preso un anno fa, a dispiegare una forza di pace africana in territorio somalo per garantire il ritorno e l’attività delle nuove istituzioni attualmente in esilio in Kenya a causa dell’endemica mancanza di sicurezza nel paese. I delegati hanno poi deciso di prendere in esame lo stato di attuazione dell’accordo di pace tra governo di Khartoum e indipendentisti dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla). Entrambe le questioni sono sempre state a cuore all’organismo regionale, che ha promosso l’instaurazione di un governo federale di transizione in Somalia e la firma degli accordi di pace in Sudan. Inoltre il Consiglio dei ministri dell’Igad ha intenzione di deliberare in materia di economia regionale, in vista del vertice dell’Unione africana previsto a Banjul (Gambia) nel luglio 2006. All’incontro che si concluderà stasera seguirà, il prossimo lunedì, un vertice dei capi di stato e di governo dell’Igad, sempre nella capitale keniana.
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