L'intelligenza artificiale cancellerà 100 milioni di posti di lavoro: un'indagine spaventa gli USA
L'intelligenza artificiale potrebbe cancellare fino a 100 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti con un impatto enorme sull'economia mondiale: un report anticipa i rischi per i prossimi 10 anni
di Davide Raia pubblicata il 09 Ottobre 2025, alle 17:01 nel canale WebIntelligenza Artificiale
L'intelligenza artificiale sta trasformando il mercato del lavoro e, soprattutto con la diffusione degli agenti AI in grado di operare in modo proattivo, può rappresentare una vera e propria rivoluzione nel lungo periodo. Uno dei temi più caldi quando si parla di intelligenza artificiale è quello legato all'impatto sull'occupazione.
Negli USA, un report pubblicato questa settimana e realizzato dai rappresentanti del Partito Democratico al Senato, sta facendo discutere. La diffusione dell'AI, infatti, potrebbe portare alla perdita di 100 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti nel corso dei prossimi 10 anni. L'impatto sull'economia americana potrebbe essere enorme, anche se il rischio di una bolla per il settore dell'intelligenza artificiale continua a essere concreto.
Cosa dice il report
Secondo i dati emersi dall'indagine, all'orizzonte c'è una vera e propria rivoluzione per il mondo del lavoro americano a causa della crescente diffusione dell'intelligenza artificiale. Il rapporto, infatti, sottolinea come la tecnologia potrebbe "rimodellare l'economia in meno di un decennio" con il rischio che "l'89% dei posti di lavoro nel settore del fast food, il 64% dei ruoli contabili e il 47% delle posizioni di autotrasporto potrebbero essere sostituiti nei prossimi dieci anni".
Sul tema si è espresso Bernie Sanders, senatore democratico, che ha sottolineato come l'intelligenza artificiale e la robotica rischino di "spazzare via decine di milioni di posti di lavoro dignitosamente retribuiti, tagliare i costi del lavoro e aumentare i profitti".

Si tratta di una situazione che, chiaramente, andrà monitorata con attenzione. Nel report viene evidenziato come grandi aziende americane abbiano già avviato politiche mirate alla riduzione dei posti di lavoro sfruttando l'automazione e questo trend non potrà che crescere nel corso del prossimo futuro.
Per i Repubblicani, invece, la linea guida principale è quella di non introdurre una regolamentazione eccessiva in modo da poter garantire agli Stati Uniti un vantaggio competitivo per il settore dell'AI nei confronti della Cina. Per il report, la deregolamentazione rischia di diventare un problema per la tutela dei lavoratori.
Per questo motivo sarebbe utile valutare una tassa sui robot e trovare un sistema per consentire ai lavoratori di partecipare agli utili generati dall'automazione andando anche a ridurre la settimana lavorativa a 32 ore.










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69 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoComunque sia, sarà "divertente" da seguire....
Mi sembra che le persone impieghino sempre molto tempo a svegliarsi. Tra qualche anno, inizieranno a discutere del fatto che le aziende che avrebbero dovuto aumentare i profitti, grazie ai tagli sui costi del personale, si saranno invece trovate con una carenza di clienti, poiché ci saranno decine di milioni di disoccupati.
Pero' i servizi IA non sono affatto "bolla", ed è normale che tanti lavoratori saranno fatti fuori.
Comunque sia, sarà "divertente" da seguire....
Mi sembra che le persone impieghino sempre molto tempo a svegliarsi. Tra qualche anno, inizieranno a discutere del fatto che le aziende che avrebbero dovuto aumentare i profitti, grazie ai tagli sui costi del personale, si saranno invece trovate con una carenza di clienti, poiché ci saranno decine di milioni di disoccupati.
In realtà la stima dei 100 milioni non è affatto esagerata. Diverse analisi, tra cui quelle di Goldman Sachs e McKinsey, indicano che tra il 2025 e il 2030 l'intelligenza artificiale potrebbe automatizzare fino a un quarto delle mansioni oggi svolte da esseri umani, con un impatto potenziale su oltre 300 milioni di posti di lavoro a livello globale.
Le grandi multinazionali stanno già muovendosi in questa direzione. Aziende come IBM, Amazon, DELL e Accenture hanno annunciato piani per ridurre l'organico nei reparti amministrativi e customer service, sostituendo progressivamente le mansioni con modelli di IA generativa. In molti casi sono proprio i dipendenti a "insegnare" alle IA il proprio mestiere, fornendo dati, procedure e correzioni che servono a renderle operative.
Il punto critico è che non esiste ancora una regolamentazione chiara. Le aziende stanno agendo in una sorta di "vuoto normativo" che permette di ristrutturare senza vincoli. L'obiettivo, più o meno dichiarato, è completare le grandi transizioni entro il 2027, prima che i governi riescano a introdurre leggi di tutela o vincoli occupazionali.
In Europa la situazione rischia di essere persino più complessa. Oltre ai licenziamenti diretti, la perdita di gettito fiscale dovuta alla disoccupazione e alla riduzione dei redditi costringerà i governi ad aumentare la pressione fiscale. Ciò andrà a colpire soprattutto le piccole e medie imprese, che non hanno la capacità di sviluppare IA proprie e finiranno per "affittare" i servizi delle grandi piattaforme "Google Cloud, Microsoft Azure, OpenAI Enterprise" aggravando la loro dipendenza economica.
Il risultato sarà un effetto domino: grandi società con infrastrutture IA sempre più potenti e verticali, e dall'altra parte milioni di lavoratori e piccole aziende che non potranno competere. È un meccanismo che non si ferma al lavoro impiegatizio: anche professioni tecniche e creative, avvocati, analisti, designer, programmatori, stanno vedendo una progressiva sostituzione o riduzione del valore di mercato delle proprie competenze.
La verità è che il problema non è la tecnologia in sé, ma la totale assenza di una strategia politica. Mentre le aziende agiscono in tempi di mesi, i governi ragionano ancora in tempi di decenni. E quando si accorgeranno delle conseguenze economiche e sociali di questa rivoluzione, sarà già tardi: il potere sarà nelle mani di chi possiede i modelli e l'infrastruttura dati.
(scusate ho modificato, perchè il forum non riconosceva le virgoletta da ascii
2022: Oops: The Predicted 47 Percent of Job Loss From AI Didn’t Happen
Diciamo che in quanto a previsioni, ci beccano sempre. Lasciando stare la propaganda, non sanno come tenere a galla un settore inutile, prima che scoppi la bolla.
2025: Microsoft CEO Admits That AI Is Generating Basically No Value
Bubble Trouble An AI bubble threatens Silicon Valley, and all of us
The AI bubble is the only thing keeping the US economy together, Deutsche Bank warns
Bank of England warns AI stock bubble rivals 2000 dotcom peak
Li sopprimeranno?
Le grandi multinazionali stanno già muovendosi in questa direzione. Aziende come IBM, Amazon, DELL e Accenture hanno annunciato piani per ridurre l'organico nei reparti amministrativi e customer service, sostituendo progressivamente le mansioni con modelli di IA generativa. In molti casi sono proprio i dipendenti a "insegnare" alle IA il proprio mestiere, fornendo dati, procedure e correzioni che servono a renderle operative.
Il punto critico è che non esiste ancora una regolamentazione chiara. Le aziende stanno agendo in una sorta di "vuoto normativo" che permette di ristrutturare senza vincoli. L'obiettivo, più o meno dichiarato, è completare le grandi transizioni entro il 2027, prima che i governi riescano a introdurre leggi di tutela o vincoli occupazionali.
In Europa la situazione rischia di essere persino più complessa. Oltre ai licenziamenti diretti, la perdita di gettito fiscale dovuta alla disoccupazione e alla riduzione dei redditi costringerà i governi ad aumentare la pressione fiscale. Ciò andrà a colpire soprattutto le piccole e medie imprese, che non hanno la capacità di sviluppare IA proprie e finiranno per "affittare" i servizi delle grandi piattaforme "Google Cloud, Microsoft Azure, OpenAI Enterprise" aggravando la loro dipendenza economica.
Il risultato sarà un effetto domino: grandi società con infrastrutture IA sempre più potenti e verticali, e dall'altra parte milioni di lavoratori e piccole aziende che non potranno competere. È un meccanismo che non si ferma al lavoro impiegatizio: anche professioni tecniche e creative, avvocati, analisti, designer, programmatori, stanno vedendo una progressiva sostituzione o riduzione del valore di mercato delle proprie competenze.
La verità è che il problema non è la tecnologia in sé, ma la totale assenza di una strategia politica. Mentre le aziende agiscono in tempi di mesi, i governi ragionano ancora in tempi di decenni. E quando si accorgeranno delle conseguenze economiche e sociali di questa rivoluzione, sarà già tardi: il potere sarà nelle mani di chi possiede i modelli e l'infrastruttura dati.
(scusate ho modificato, perchè il forum non riconosceva le virgoletta da ascii
A parte che le previsioni sono quasi sempre sballate ma, per il resto, hai spiegato in modo eccellente tutto quello che potrebbe accadere.
I governi sono lenti mentre le aziende sono furbe e veloci, senza troppe burocrazie decisionali
Unico dubbio. Affermi che:
[I]Le grandi multinazionali stanno già muovendosi in questa direzione. Aziende come IBM, Amazon, DELL e Accenture hanno annunciato piani per ridurre l'organico nei reparti amministrativi e customer service, sostituendo progressivamente le mansioni con modelli di IA generativa. In molti casi sono proprio i dipendenti a "insegnare" alle IA il proprio mestiere, fornendo dati, procedure e correzioni che servono a renderle operative.[/I]
Ci sono fonti a riguardo?
EDIT. Si, è proprio così.
Ho chiesto le fonti a ChatGPT e poi gli ho chiesto se si sente pronto a sostiyuire il lavoro di milioni id persone, lasciandole senza lavoro, con il rischio che ne consegue per la società (figli, casa, dignità, ecc).
La sua risposta è stata divertente. Dice di non essere pronto, ma che le IA lo saranno in breve. Con questo dice che il problema non è della IA ma di chi la usa (aziende) e che la politica deve farsi trovare preparata.
Un pò quello che ci hai detto tu
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