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Old 28-12-2005, 17:47   #61
Ewigen
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UGANDA 28/12/2005 16.21
OPERAZIONE DELL'ESERCITO NEL NORD, UCCISI RIBELLI LRA

Almeno 20 ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra) sarebbero stati uccisi dall’esercito nelle ultime ore a Laprin, nel distretto settentrionale di Pader, circa 350 chilometri a nord della capitale Kampala. Lo ha riferito Chris Magezi, un portavoce delle forze armate, aggiungendo che altri tre miliziani sono stati fermati; non vi sono tuttavia riscontri indipendenti. Secondo fonti della MISNA contattate nel nord Uganda, in questi ultimi mesi i ribelli dello Lra – che da 19 anni attaccano i civili in questa regione e sequestrano minori per trasformarli in bambini-soldato – sono soprattutto alla ricerca di cibo; stando a chi vive nelle zone più colpite dalle incursioni armate, il loro numero sarebbe in costante diminuzione. Ieri uno sparuto gruppo di ribelli – 2 o 3 – si sarebbe arreso all’esercito nella zona di Palabek, nel distretto di Kitgum. Intanto si è aggravato il bilancio dei civili uccisi nei giorni scorsi dall’esercito per reprimere una manifestazione di protesta a Lagoli, in uno dei numerosissimi campi per sfollati dove da anni vivono 1,5 milioni di ugandesi per sottrarsi agli attacchi dei combattenti dello Lra. La MISNA ha appreso che stamani è morto uno dei 16 feriti ricoverati nell’ospedale di Lachor, presso Gulu, portando a 8 il numero delle vittime. L’esercito – spesso accusato di violenze contro la popolazione civile – ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per far luce sulle responsabilità.



REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 28/12/2005 13.43
OPERAZIONI MILITARI NELL’EST… -

Almeno 11.000 civili starebbero abbandonando le zone del Nord Kivu in cui da alcuni giorni è in corso una vasta operazione militare lanciata dall’esercito congolese e dai caschi blu della Missione Onu (Monuc) contro i ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf), uno schieramento anti-governativo ugandese che ha nelle foreste dell’est del Congo i propri campi base. Lo ha detto Michel Bernardo, dell’Ufficio per il coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), in un’intervista al programma radiofonico della ‘Bbc’ ‘Focus on Africa’, precisando che le migliaia di sfollati sono al momento irraggiungibili a causa dei combattimenti. “Per il momento non abbiamo ancora informazioni precise, ma da quello che so le aree in cui è in corso l’operazione sono isolate e scarsamente abitate e mi risulta strano che vi sia un così elevato numero di sfollati” ha detto alla MISNA Rachel Eklou una delle portavoce della Monuc, contattata a Kinshasa per una verifica, aggiungendo che comunque nei giorni scorsi è stato messo a punto un piano per l’assistenza di 15.000 civili in previsioni di eventuali spostamenti di popolazione. La funzionaria della missione Onu ha poi confermato alla MISNA che l’operazione nella provincia del Nord Kivu, e più precisamente nell’area compresa tra Goma e Beni, è “ancora in corso” e i combattimenti tra i soldati governativi congolesi, i caschi blu e i ribelli ugandesi proseguono. È per il momento conclusa, invece, l’operazione lanciata il 24 dicembre scorso nell’area a nord di Bunia (capoluogo della turbolenta provincia nord orientale dell’Ituri) mentre quella in corso nella zona di Boga (un’ottantina di chilometri a sud di Bunia) è in fase di completamento, anche se i combattimenti sono ormai cessati e da ieri esercito e personale dell’Onu sono impegnati nel pattugliamento delle frontiere con l’Uganda dove alcuni dei miliziani sarebbero fuggiti.



AFRICA 28/12/2005 15.14
CIAD-SUDAN: VOCI E PAURE DI UN’ESCALATION MILITARE

Il rischio di un escalation militare tra Ciad e Sudan è concreto: lo ha detto il presidente della Commissione dell’Unione Africana (Ua), Alpha Oumar Konaré, in un’intervista rilasciata oggi a Radio France Internationale (Rfi). “Abbiamo già una situazione estremamente difficile nella regione occidentale sudanese del Darfur – ha detto l’ex presidente del Mali – se dovessero sorgere ulteriori complicazioni tra Ciad e Sudan, sarebbe un vero disastro”. Intanto, secondo informazioni raccolte da fonti vicine ai ribelli che intendono spodestare il presidente ciadiano Idriss Deby e che quest’ultimo accusa di agire con l’appoggio del governo sudanese, l’esecutivo di N’djamena starebbe progettando un’offensiva in territorio sudanese e più precisamente contro alcuni villaggi intorno a El Geneina, capitale del Darfur occidentale, dove si troverebbero i campi base della ribellione ciadiana. Il quotidiano Alwihda sostiene che “una riunione per mettere a punto i dettagli dell’attacco si è tenuta nei giorni scorsi ad Abeche (principale città dell’est del Ciad, distante circa 6 ore di macchina da Adre, ndr) tra lo stato maggiore militare di N’Djamena e i ribelli sudanesi attivi contro Khartoum in Darfur”. Si tratta, è bene ribadirlo, di informazioni ancora senza conferma, ma che da almeno un paio di giorni ormai circolano con insistenza in Ciad. Altre indiscrezioni, sempre provenienti da ambienti vicini all’opposizione a Deby, accusano il presidente ciadiano di tentare di reclutare “migliaia di mercenari” e di aver inviato propri rappresentanti in vari paesi africani per chiedere l’invio di truppe in Ciad. Tra questi si troverebbe l’Angola, dove ieri è arrivato Abakar Manani, emissario di Deby, che dopo aver incontrato il ministro degli Esteri dovrebbe consegnare oggi al capo di Stato angolano José Eduardo dos Santos un rapporto in cui si documentano “le aggressioni sudanesi” e che conterrebbe le prove (incluse alcune foto) del coinvolgimento del paese confinante nell’attacco ad Adre. Per ora pare che il governo di Luanda abbia invitato il Ciad a riallacciare un dialogo diretto col Sudan e risolvere così le proprie differenze. In base alle informazioni trapelate, il ‘cuore’ delle presunte prove che dovrebbero inchiodare Khartoum alle proprie responsabilità, è rappresentato da alcune foto e da documenti che proverebbero lo stretto legame esistente tra il presidente sudanese Omar Hassan el Beshir e Mahamat Nour, capo della Coalizione per la democrazia e libertà (Rdl), il gruppo ribelle ciadiano responsabile dell’attacco di Adre del 18 dicembre scorso. Nonostante le roventi dichiarazioni ciadiane, il governo sudanese continua con forza a smentire di aver mai dato alcun sostegno alla ribellione ciadiana. Le accuse ciadiane sono state definite “dichiarazioni senza senso” dal ministro degli Esteri sudanese, al-Samani Wasiylah, secondo cui N’djamena “sta solo cercando di sviare l’attenzione dai gravi problemi interni che è costretta ad affrontare”. “È in corso un vasto ammutinamento nell’esercito, lo sanno tutti, e non abbiamo nessuna intenzione di essere coinvolti in questa faccenda” ha aggiunto Wasiylah alla Reuters.
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Old 29-12-2005, 10:58   #62
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UGANDA 29/12/2005 7.41
KAMPALA E KINSHASA COLLABORANO CONTRO RIBELLI LRA

I governi di Uganda e Repubblica democratica del Congo hanno raggiunto un accordo su una strategia comune per combattere i ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra), il movimento armato che da vent’anni sconvolge i distretti settentrionali ugandesi e che nei mesi scorsi, per la prima volta ha fatto, la sua comparsa anche in territorio congolese, non lontano dalla frontiera con l’Uganda e il Sud Sudan. Lo riferisce l’agenzia di stampa cinese Xinhua, citando un portavoce dell’esercito ugandese il quale ha precisato che l’accordo è stato raggiunto durante la visita del capo di Stato maggior ugandese a Kinshasa. Secondo l’intesa, le autorità congolesi hanno autorizzato l’esercito di Kampala a condurre operazioni congiunte con le forze armate di Kinshasa nella zona del parco di Garamba, dove recentemente era apparso un gruppo di alcune centinaia di ribelli guidati da Vincent Otti, numero due del Lra sulla cui testa pesa anche un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi).
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Old 29-12-2005, 13:49   #63
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 29/12/2005 13.29
OPERAZIONI MILITARI NELL’EST, NUOVO BILANCIO

È di 86 ribelli ugandesi uccisi e sei morti tra le file dell’esercito governativo congolese, a cui si aggiunge l’uccisione di un ‘casco blu’ di nazionalità indiana, l’ultimo bilancio ufficiale sull’operazione militare in corso nel nord Kivu rilasciato da un portavoce della missione Onu in Congo (Monuc). Da alcuni giorni l’esercito congolese con l’appoggio degli uomini della Missione Onu stanno conducendo un’offensiva contro i ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf), uno schieramento anti-governativo ugandese che ha nelle foreste dell’est del Congo i propri campi base. Analoghe operazioni sono in corso nella provincia nord-orientale dell’Ituri e più precisamente nell’area a nord di Bunia (capoluogo della turbolenta provincia) e nella zona di Boga (un’ottantina di chilometri a sud di Bunia).


CIAD 29/12/2005 13.12
RIBELLI DELL’EST CREANO UN “FRONTE UNITO”

I principali gruppi ribelli nati negli ultimi mesi in Ciad e composti prevalentemente da influenti figure del mondo militare e politico della stessa etnia del presidente Idriss Deby si sono sciolti per unirsi in un unico schieramento: il Fronte unico per il cambiamento democratico (Fuc). Nella copia del documento costitutivo, di cui la MISNA ha preso visione oggi, il nuovo schieramento politico militare sottolinea che il fine principale della nuova formazione è quello di “liberare il Ciad dalla dittatura di Idriss Deby”. All’interno del Fuc si trovano sia i ribelli delle Rdl, responsabili dell’attacco della scorsa settimana contro il villaggio orientale di Adre, che quelli dello Scud (la formazione creata dai disertori dell’esercito nazionale ciadiano) e del Cnt, insieme alle sigle di almeno altri 4 schieramenti radicali anti-Deby che fanno esplicito riferimento alla lotta armata per ottenere un cambio di governo nel paese. La presidenza del neonato schieramento politico-militare ciadiano è stata affidata a Mahamat Nour Abdelkerim, il capo delle Rdl che N’djamena accusa di essere vicino al presidente sudanese Omar Hassan el Beshir con cui avrebbe organizzato l’attacco di Adre. Alla vice-presidenza invece figurano Hassan Salleh al Gadam (capo del Cnt) e Abakar Tollimi (esponente di primo piano dello Scud, nonché ex funzionario del governo di Deby incaricato delle questioni petrolifere). Dopo aver annunciato la sua costituzione, il Fronte Unito per il cambiamento democratico lancia un “pressante appello alla mobilitazione e all’unità delle forze politiche nazionali per mettere fine alla dittatura di Deby”, chiedendo anche “la solidarietà dei nostri partner internazionali” invitati “a non seguire i piani di Deby, disperatamente alla ricerca di distrarre l’attenzione dalla grave crisi politica interna che sta affrontando”. Seppur in toni differenti, un messaggio simile è stato lanciato nelle stesse ore dalla principale coalizione che raccoglie l’opposizione politica ciadiana, il Coordinamento dei partiti politici per la difesa della Costituzionae (Cpdc), che ieri in una conferenza stampa ha denunciato “la fuga in avanti” del presidente Deby, invitandolo nuovamente al dialogo nazionale. Secondo il Cpdc, le recenti dichiarazioni contro il Sudan da parte del governo di N’djamena sono strumentali al mantenimento del potere da parte del presidente e dei suoi collaboratori. “tentare di attizzare deliberatamente tensioni regionali e internazionali per restare al potere non potrà far altro che dare il colpo di grazia alla nostra democrazia” si legge nel documento del Cpdc, in cui i circa venti partiti che lo compongono prendono anche “le distanze dalla possibili conseguenze di una politica così azzardata”. In conclusione i partiti moderati dell’opposizione ciadiana chiedono alla comunità internazionale di fare pressione nei confronti di N’djamena affinché “scelga la via pacifica della riconciliazione e del dialogo” nei suoi rapporti col Sudan, “visto che finora niente prova che il paese confinante sia coinvolto nella contestazione contro il potere ciadiano”.
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Old 29-12-2005, 21:07   #64
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UGANDA 29/12/2005 21.55
ARRESTATI DUE MILITARI PER UCCISIONE CIVILI PRESSO CAMPO PROFUGHI

Due soldati sono stati arrestati per l’uccisione di otto persone e il ferimento di altre 15 avvenuta lunedì scorso durante la repressione di una manifestazione davanti a caserme dell’esercito vicino al campo profughi di Lalogi, dove alloggiano ugandesi in cerca di riparo dagli attacchi dei ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra). Un portavoce militare ha riferito che gli arrestati dovranno spiegare a due commissioni d’inchiesta indipendenti le circostanze dei delitti, verificatisi quando i militari hanno aperto il fuoco contro una folla armata di machete, bastoni e pietre, riunita in protesta contro l’uccisione di un ragazzino nel giorno di Natale. L’esercito ugandese è spesso accusato di violenze contro la popolazione civile, così come i guerriglieri dell’Lra, in lotta da 19 anni nei distretti settentrionali, in un conflitto che ha causato oltre 100.000 vittime. Si calcola inoltre che siano circa 25.000 i bambini che hanno subito violenza o sono stati arruolati con la forza dai ribelli, mentre circa 1,5 milioni di ugandesi sono costretti a vivere nei numerosi campi per sfollati pur di sfuggire agli attacchi dello Lra.
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Old 30-12-2005, 10:16   #65
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CIAD 30/12/2005 7.33
NUOVO GIACIMENTO PETROLIFERO NEL SUD, ALTRI PROBLEMI?

La scoperta di un nuovo giacimento di greggio nel sud del Ciad è stata annunciata nelle ultime ore dal ministro del petrolio di N’djamena, Mahamat Nasser. Secondo le informazioni diffuse, il nuovo giacimento - scoperto dal consorzio statunitense/malese - si trova circa 600 chilometri a sud della capitale ciadiana, non lontano da quelli di Miandoum, Bolobo e Komé, sfruttati dall’ottobre del 2003 dalle compagnie statunitensi Exxon-Mobil, Chevron Texaco e dalla indonesiana Petronas. L’annuncio del nuovo giacimento, denominato ‘Timbré’ dalla vicina località, arriva in uno dei momenti più delicati della storia recente ciadiana, che vede una crescente opposizione (sia armata che politica) al governo del presidente Idriss Deby. Sulla questione petrolifera poi, l’esecutivo di N’djamena è criticato anche da parte della comunità internazionale che contesta la volontà del governo di modificare la legge sul petrolio esistente (e contenuta nell’accordo internazionale siglato per la costruzione del grande oleodotto di 1000 chilometri finanziato dalla Banca Mondiale che collega il Ciad con le coste atlantiche del Camerun) considerata un “esempio unico al mondo di trasparenza nella gestione dei proventi derivati dalla vendita di petrolio”. Le modifiche su cui il parlamento ciadiano sarà chiamato a esprimersi nelle prossime settimane vanno a intaccare proprio quegli aspetti che rendevano la legge ‘unica’. L’esecutivo vorrebbe infatti eliminare il fondo per le generazioni future (in cui finisce il 10% dei ricavi del petrolio) e aggiungere settori quali giustizia e sicurezza in quelli che, in base all’accordo, hanno priorità nell’utilizzo dei guadagni derivanti dal greggio e che finora erano limitati a progetti sociali nei campi della sanità e dell’educazione.
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Old 30-12-2005, 13:29   #66
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UGANDA 30/12/2005 13.19
KAMPALA PRECISA: "NESSUNA COOPERAZIONE MILITARE CON KINSHASA CONTRO LRA"

La strategia comune tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo annunciata pochi giorni fa per combattere il gruppo ribelle ugandese Esercito di Liberazione del signore (Lra) non comprende nessun accordo militare ma solo la cooperazione tra servizi segreti sui movimenti nelle zone di frontiera; lo ha precisato il portavoce dell’esercito ugandese in una nota diffusa dall’emittente Radio Uganda e rilanciata dall’agenzia cinese Xinhua. Il capo dell’esercito di Kampala, Arounda Nyakairima, sarebbe stato frainteso durante un colloquio con la stampa; piuttosto egli intendeva dire che "le truppe della missione delle Nazioni Unite in Congo, l’esercito congolese e quello dell’Uganda stanno conducendo operazioni di verifica sulla presenza di Vincent Otti (‘numero due’ del Lra, ndr) nel parco nazionale di Garama. Si tratta di azioni di routine tra buoni vicini per condividere informazioni”. Queste operazioni – si precisa nel comunicato – servono per rintracciare i ribelli, ma le forze sul campo rispondono direttamente ai rispettivi governi.


EGITTO 30/12/2005 13.19
RIFUGIATI SUDANESI SFOLLATI: ONU NEGA DI AVER CHIESTO LO SGOMBERO

“Continuano a negarci l’accesso ai centri di detenzione della polizia e dell’esercito in cui si trovano gli oltre 2000 mila profughi sudanesi che sono stati portati via stamani dopo lo sgombero del parco Mostafa Mahmoud del Cairo. Forse però nel pomeriggio, grazie alla collaborazione dell’Onu, riusciremo a incontrarli e a farli visitare da alcuni medici. Tra loro vi sarebbero anche dei feriti che finora non hanno ricevuto alcuna assistenza medica”: dice alla MISNA una fonte umanitaria occidentale che si sta occupando della vicenda e che da questa mattina è sulle tracce dei sudanesi costretti con la forza a sfollare. Intanto fonti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) in Italia hanno smentito di aver mai chiesto al governo egiziano di sgomberare il giardino in cui da tre mesi i profughi sudanesi avevano improvvisato un campo per chiedere il trasferimento in paesi terzi e soprattutto negli Usa, in Canada e in Europa. “Recentemente abbiamo chiesto più volte alle autorità egiziane di porre fine al sit-in dei sudanesi nei pressi della nostra sede del Cairo, soprattutto dopo che ai primi di dicembre due persone, una bambina e un vecchio, erano morti all’interno del campo. Ma abbiamo sempre chiesto di arrivare a una soluzione condivisa e pacifica con i sudanesi” spiega alla MISNA Laura Boldrini, responsabile dell’Acnur in Italia, la quale precisa anche che le l’ufficio Onu al Cairo non era stato informato dell’azione di questa notte. In una nota ufficiale diffusa in mattinata l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati Antonio Guterres si è detto “sconvolto e rattristato per i tragici avvenimenti di questa mattina al Cairo". Precisando di “non avere ancora un quadro completo della situazione”, Guterres sottolinea che “non c'è giustificazione per una simile violenza e per la perdita di vite umane. Si tratta di una tragedia terribile ed esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime". Dallo scorso 29 settembre, circa 2.500 cittadini sudanesi manifestavano nel Parco Mostafa Mahmoud del Cairo, per protestare soprattutto contro le difficili condizioni di vita e per chiedere il reinsediamento - il trasferimento permanente di rifugiati in un paese terzo – in altri paesi.
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Old 30-12-2005, 13:59   #67
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EGITTO 30/12/2005 11.36
PROFUGHI SUDANESI SFOLLATI: ISOLATI IN STRUTTURE POLIZIA

Si trovano rinchiusi in almeno 4 differenti strutture della polizia al Cairo, gli oltre 2000 rifugiati sudanesi che questa notte si trovavano all’interno del campo improvvisato nei pressi della sede locale dell’Acnur e che sono rimasti coinvolti nei disordini seguiti all’intervento della polizia. Lo hanno fatto sapere alla MISNA fonti umanitarie che si stanno occupando della vicenda, precisando che la polizia ha impedito finora l’ingresso nei centri di detenzione agli operatori sanitari e al personale delle organizzazioni non governative internazionali che fino a ieri lavorava con i profughi. Secondo le informazioni che alcuni dei rifugiati sudanesi hanno fornito via telefono a fonti della MISNA, almeno una persona sarebbe morta stamani all’interno di una delle strutture della polizia per le ferite riportate in seguito all’intervento delle forze di sicurezza. In un bilancio diffuso stamani il ministero degli Interni egiziano, riferisce di almeno 10 persone morte, tra cui 2 bambini, in seguito all’intervento degli agenti in tenuta anti-sommossa e alla calca che ne sarebbe seguita. “Il giardino in cui 3 mesi fa i profughi si erano trasferiti per protestare contro la politica dell’Acnur non supera i 100 metri quadri” spiega alla MISNA padre Simon, attuale parroco di Sakakini, la “parrocchia dei sudanesi” al Cairo. “Oltre 2000 persone in uno spazio così piccolo non potevano che accalcarsi quando la polizia ha cominciato a sparare con i cannoni d’acqua e a trasferire con la forza la gente sugli autobus” aggiunge il missionario comboniano. Secondo la nota diffusa dal ministero degli Interni egiziano, i profughi avrebbero resistito alla polizia armati di bottiglie e mattoni, trasformando l'accampamento in un “campo di battaglia”che oltre alle 10 vittime avrebbe causato anche almeno 20 feriti tra i sudanesi e 23 tra gli agenti. Il ministero egiziano sostiene di essere intervenuto su richiesta dell’Acnur.
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Old 30-12-2005, 16:46   #68
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EGITTO 30/12/2005 16.54
RIFUGIATI SUDANESI: AUMENTA BILANCIO VITTIME, CLIMA DI PAURA TRA I PROFUGHI
Diritti Umani, Brief

Potrebbero essere 26, tra cui 7 bambini, i sudanesi morti nell’attacco della polizia avvenuto nelle prime ore di questa mattina nel campo profughi improvvisato in un giardino pubblico del Cairo, che secondo un bilancio aggiornato della polizia ha provocato 20 vittime e una cinquantina di feriti, tra cui 23 agenti: lo ha detto ad alcuni media uno dei responsabili dei sudanesi. Fonti della MISNA intanto riferiscono di una comunità terrorizzata. “I sudanesi al Cairo sono tutti chiusi in casa e stanno vivendo ore di paura e di angoscia, anche perché ancora non si conosce ancora né l’identità né il numero esatto dei morti nell’attacco della polizia” dice alla MISNA suor Fiorangela Morlacchi, missionaria canossiana che nella capitale egiziana gestisce un centro con scuola materna, elementare e corsi professionali per i rifugiati sudanesi e i loro figli, oltre che per gli egiziani meno abbienti. “Anch’io sto provando pena e angoscia – prosegue la canossiana nata a Corbetta (Milano) 45 anni fa – perché nei giorni passati, tra i sudanesi che in quel giardino protestavano per chiedere il trasferimento all’estero, c’erano anche alcuni dei bambini che frequentano la nostra scuola…”. Suor Fiorangela aggiunge che in realtà era nell’aria da tempo un possibile intervento della polizia, dato che al Cairo le manifestazioni pubbliche sono proibite, mentre questa andava avanti ormai da mesi: “Si pensava che le forze dell’ordine avrebbero provveduto a sgombrare la zona già in occasione del Ramadan, mese sacro ai musulmani, ma nessuno arrivava a ipotizzare una violenza di tale portata”. La religiosa è amareggiata anche perché “nessuno finora aveva scritto o parlato di questa protesta e, come troppo spesso succede in questi casi, se ne è dato notizia solo quando è successo qualcosa di molto grave”. I sudanesi, ricorda infine suor Fiorangela, “hanno sempre sofferto e tuttora soffrono, e adesso, con quest’ultimo atto di violenza, non fanno che sprofondare nel dolore quotidiano”.
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AFRICA 30/12/2005 17.55
RISARCIMENTO UGANDA A EX-ZAIRE DOPO INVASIONE, INIZIATA TRATTATIVA

Sono cominciati i negoziati per il risarcimento che l’Uganda dovrà versare alla Repubblica democratica del Congo in conseguenza dell’invasione dell’ex Zaire nella guerra del 1998-2003: lo ha riferito il ministro per gli affari internazionali ugandese Okello Oryem, ricordando che la compensazione è stata stabilita da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Onu, secondo la quale Kampala aveva violato la sovranità del paese confinante. Oryem ha detto che tra le due nazioni sono in corso colloqui sull’entità del risarcimento, che secondo Kinshasa dovrebbe ammontare a 18 trilioni di scellini, circa 10 miliardi di dollari. Il ministro dell’informazione ugandese Nsaba Buturo ha precisato che il suo paese vorrebbe una riduzione della cifra, ma soprattutto preferirebbe puntare sul rafforzamento delle relazioni tra i vicini: “Il futuro di questa regione vale più di 10 miliardi di dollari” ha detto. Uganda e Rwanda invasero la Repubblica democratica del Congo dopo che alcuni gruppi ribelli da essi sostenuti si sollevarono in armi nel 1998 contro l’allora presidente congolese Laurent Desiré Kabila, a sua volta appoggiato da Namibia, Angola e Zimbabwe. Oltre a garantire la sicurezza dei propri confini, la presenza in Congo degli ugandesi e degli altri belligeranti era motivata soprattutto dal desiderio di sfruttare le ricche risorse naturali del territorio. Nel corso di quella che è stata definita la ‘prima guerra mondiale’ africana morirono, secondo le stime, dai 2,5 ai 3,5 milioni di persone, in gran parte per mancanza di aiuti alimentari e di cure sanitarie.
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Old 30-12-2005, 18:35   #70
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EGITTO 30/12/2005 19.21
RIFUGIATI SUDANESI, VITTIME ANCHE ALL’INTERNO DEI CENTRI DI RACCOLTA?

Alcuni sudanesi rimasti feriti durante lo sgombero di stamani sarebbero morti perché privi di assistenza dopo essere stati trasferiti dalla polizia in diversi centri di raccolta del Cairo: la MISNA lo ha appreso da testimonianze dirette di profughi sudanesi raggiunti al telefono cellulare all’interno di queste strutture. I decessi si sarebbero verificati in almeno due centri di detenzione, dopo che vi sono stati portati gli oltre 2.000 profughi sgombrati con la forza dal parco Mostafa Mahmoud della capitale egiziana, accampati da quasi tre mesi di fronte agli uffici dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Acnur). Secondo l’ultimo bilancio della polizia le vittime sono in totale 20, cui si aggiungono una cinquantina di feriti. “In realtà i morti potrebbero essere forse più di 30, stando a quanto ci hanno raccontato i sudanesi con cui siamo rimasti in contatto per telefono anche all’interno dei centri di raccolta” ha detto poco fa alla MISNA padre Simon Mbuthia, missionario comboniano, responsabile della chiesa di Sakakini, la “parrocchia dei sudanesi” al Cairo. “Fino a qualche ora fa abbiamo avuto contatti diretti con i rifugiati sudanesi all’interno dei centri di raccolta, poi le comunicazioni si sono interrotte. Sembra che la polizia abbia vietato loro di comunicare con l’esterno usando il telefono cellulare” aggiunge il missionario. Impossibile entrare nei centri di detenzione: “La polizia - ha detto alla MISNA un operatore umanitario - ci ha impedito di entrare nel campo di raccolta di Tura, dove mi sono recato insieme a un medico dopo aver ricevuto telefonate dai sudanesi all’interno che chiedevano assistenza per alcuni feriti”. “La polizia ci ha impedito l’ingresso: dall’esterno si vede solo un enorme recinto, non è chiaro se stanotte i sudanesi potranno dormire in un edificio o saranno lasciati all’addiaccio”, ha aggiunto, precisando di non sapere il numero esatto dei rifugiati rinchiusi in questa struttura, che potrebbero essere 500 o 600.
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Old 31-12-2005, 10:17   #71
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Ewingen apprezzo lo sforzo e l'impegno nella ricerca delle notizie ma non si potrebbe avere un minimo di tregua?

La gente più che invogliata a seguire e scrivere mi pare spaventata.

Proviamo a mettere, per la maggior parte, dei link alle notizie invece che riportarle in toto.

Se andiamo avanti così Corsini dovrà comprare altri HD
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Old 31-12-2005, 10:50   #72
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Se invece di fare i Grandi Fratelli solo con il medioriente,al legno incrociato sui muri e con il politico e religioso di turno lo facessero anche con il resto del mondo (non è neseccario spremersi per forza con il mouse, basta anche leggere i vari thread e loro aggiornamenti.Naturalmente uscendo dal pregiudizio "Piove,occidente criminale"(questo senza natualmente assolvere nessuno)) certi spaventi non li avrebbero.
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Ultima modifica di Ewigen : 31-12-2005 alle 12:43.
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Old 31-12-2005, 12:07   #73
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Alle origini del dramma dei profughi sudanesi

La tragedia di un popolo che non può «rientrare»

Gerolamo Fazzini

La tragedia del Cairo – l’irruzione, ieri mattina all’alba, di duemila poliziotti egiziani in un campo profughi di sudanesi, che ha lasciato sul terreno almeno 26 vittime – ripropone drammaticamente la situazione dei tanti che nel mondo sono costretti a vivere fuori dalla loro patria. Un esercito di disperati condannati a una condizione di provvisorietà e marginalità per anni. Basterebbe ricordare i tanti profughi ruandesi e burundesi, "effetti collaterali" dei tremendi conflitti che hanno sconvolto i Grandi Laghi negli anni Novanta. Molti di loro ancora sono accampati in qualche modo in Paesi limitrofi: micro-comunità di naufraghi senza certezze, che si laureano sul campo nell’arte di arrangiarsi.
Sono milioni i profughi che ogni anno varcano i confini della terra d’origine per mettersi in salvo da qualcosa. Talvolta si tratta di un cataclisma naturale (è il caso dello tsunami o del recente terremoto in Pakistan); in altri casi è un’opera ciclopica, come la diga delle Tre Gole in Cina, la cui realizzazione ha prodotto migliaia di "profughi ambientali". Ma la maggior parte di costoro ha fatto i bagagli a causa di conflitti. Scorrendo l’elenco dei Paesi più toccati dal fenomeno, dall’Afghanistan alla Somalia, se ne ha immediata riprova. Se è vero che nel 2004 il numero dei rifugiati nel mondo è diminuito, seppur di poco, scendendo a quota 9,2 milioni, è altrettanto vero che, sommando ad essi il numero di coloro che vagano all’interno del loro Paese come sfollati, le cifre salgono. Ma non è solo questione di numeri. Come ha detto presentando l’ultimo Rapporto Acnur l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, António Guterres, "dietro ogni numero c’è un essere umano". Nel caso dei profughi sud sudanesi del Cairo si tratta di esseri umani che, nella morsa di un sentimento umanissimo come la paura, chiedono all’Acnur di essere reinsediati in un Paese terzo. Non l’Egitto, ma nemmeno il "loro" Sudan. Troppo pericoloso. Il 9 gennaio scorso è stato firmato, dopo oltre vent’ann i di guerra civile, il sospirato accordo di pace tra il governo musulmano di Khartoum e il sud Sudan animista e cristiano. Ma a un anno di distanza il tasso di insicurezza è ancora tale che molti giudicano assolutamente imprudente ritornare, come l’Acnur, invece, invoglia a fare.
Difficile non parteggiare per questa massa di diseredati che, privati di una casa e di un futuro a causa della guerra, oggi vorrebbero certezze e una terra in cui finalmente mettere radici. Quello dei profughi sudanesi (nel solo Egitto ce ne sarebbero quasi 5 milioni) è un nodo che va sciolto al più presto prima che si ripetano scene come quella di ieri. In caso contrario, festeggiare la pace in Sudan il prossimo 9 gennaio equivarrà a sancire un’ingiustizia.
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Old 31-12-2005, 12:38   #74
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UGANDA 31/12/2005 12.41
INCENDIO DEVASTA CAMPO SFOLLATI A LIRA, MIGLIAIA I SENZA-TETTO

Un incendio ha distrutto almeno 200 capanne provocando 5.000 senza-tetto nel campo per sfollati di Aromo, nel distretto di Lira, nel nord Uganda. Il responsabile dell’accampamento, David Elic, citato dalla stampa locale, ha riferito che le fiamme hanno devastato anche un carico di derrate alimentari distribuito dal Programma alimentare mondiale causando danni stimati in 10 milioni di sterline ugandesi (circa 5.500 euro); sono andati perduti sacchi di sesamo e sale, biscotti e scorte di sapone. Si tratta del secondo incendio scoppiato questo mese nel campo di Aromo, che ospita circa 42.00 civili: all’inizio di dicember altre 64 capanne sono andate in fumo, lasciando senza una casa altre 140 persone. Elic ha chiesto immediata assistenza al Ministero per la prevenzione dei disastri chiedendo soprattutto generi alimentari e tende per i civili costretti a dormire all’addiaccio. La stagione secca – da novembre a marzo - sta facilitando nelle ultime settimane lo scoppio di incendi spontanei nei distretti settentrionali, dove da 19 anni la popolazione civile è esposta agli attacchi dei ribelli del sedicente Esercito di liberazione del signore (Lra) che, secondo le stime più accreditate, hanno provocato un bilancio di 100.000 morti, più di un milione di sfollati e 25.000 minori sequestrati.
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Old 02-01-2006, 19:18   #75
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SUDAN 2/1/2006 15.19
GOVERNO SUD SUDAN CONDANNA UCCISIONE PROFUGHI IN EGITTO

Il governo del sud Sudan ha condannato con fermezza gli incidenti avvenuti all’alba del 30 dicembre quando la polizia ha sgomberato migliaia di profughi e rifugiati sudanesi accampati per protesta nei pressi della sede dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) al Cairo (Egitto). In un comunicato Riek Machar Teny, vice presidente del governo del sud Sudan (Goss), si è detto scioccato e incredulo per il tragico incidente avvenuto in un “paese amico” e ha sostenuto che, oltre ad essere profondamente ingiusto, infrange tutte le leggi internazionali. A questo proposito le autorità del neo-nato governo del Sud-Sudan – stabilito dagli accordi di pace che nel 2005 hanno posto fine alla guerra con le autorità di Khartoum - hanno chiesto spiegazioni sia al governo egiziano sia all’Acnur, chiedendo al segretario generale dell’Onu Kofi Annan di indagare sulle circostanze che hanno condotto alla strage costata la vita a non meno di 26 sudanesi, oltre a invocare la prevenzione di ogni altra violenza contro i sudanesi in Egitto. Intanto un centinaio di sudanesi, tra coloro che avevano inscenato la protesta terminata in tragedia, dovrebbero rientrare in patria stasera a bordo di un aereo fornito dal governo egiziano. Il ministero degli esteri di Khartoum ha detto che il paese è pronto ad accogliere tutti i profughi che desiderano tornare a casa.



UGANDA 2/1/2006 13.22
KAMPALA: SCARCERATO CAPO OPPOSIZIONE

Il capo dell’opposizione Kiiza Besigye ha ottenuto la libertà provvisoria ed è stato scarcerato poco fa su decisione dell’Alta Corte di Kampala. “L’imputato è stato illegalmente tenuto in carcere dallo scorso 2 dicembre. La sua ulteriore detenzione è perciò illegale” ha detto il giudice John Katusti. Besigye, arrestato a metà novembre al rientro in patria dopo 4 anni di auto-imposto esilio, è accusato di tradimento e stupro da un tribunale civile, e deve rispondere di terrorismo e offese militari davanti a una corte marziale. Il dirigente del Forum per il cambiamento democratico (Fdc), ha partecipato stamani all’attesa udienza, durata 4 ore. Fonti della MISNA a Kampala segnalano che migliaia di sostenitori dell’opposizione si sono radunati intorno alla sede giudiziaria: la polizia li ha dispersi facendo uso di gas lacrimogeni; si sono sentiti anche alcuni spari ma per il momento non si hanno notizie di vittime o feriti. Besigye è il principale sfidante del capo di Stato Yoweri Museveni alle presidenziali del prossimo 23 febbraio, per partecipare alle quali lo stesso Museveni ha modificato la Costituzione che prevedeva invece un limite di due mandati. I donatori internazionali hanno di recente sospeso o tagliato gli aiuti economici all'Uganda a causa dei provvedimenti giudiziari contro Besigye.
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Old 02-01-2006, 22:43   #76
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EGITTO 2/1/2006 21.42
PROFUGHI SUDANESI: 27 LE VITTIME. A CENTINAIA RIMANDATI A KHARTOUM

Sono salite a 27 - dodici bambini, otto donne e sette uomini - le vittime della dura operazione di sfollamento dell' accampamento di profughi sudanesi compiuto il 30 dicembre scorso al centro del Cairo dalla polizia egiziana. Si è intanto appreso che alcune centinaia di profughi, le cui richieste d'asilo non sono state accolte dall' alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr), verranno rimandati a Khartoum con aerei egiziani. I primi sarebbero già in partenza. Alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno chiesto al governo egiziano una sollecita inchiesta sugli scontri; Ahmed Nazif, primo ministro egiziano, ha sostenuto che contro i profughi "non è stato sparato un solo proiettile".




AFRICA 2/1/2006 20.23
CONSIGLIO DI SICUREZZA STABILISCE SANZIONI CONTRO MILIZIE ARMATE IN CONGO

Il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite ha approvato una risoluzione, la numero 1.649 del 2005, che fissa al 15 gennaio prossimo un ultimatum per tutti i gruppi armati attivi nella regione dei Grandi Laghi affinché depongano le armi o subiranno sanzioni. In aggiunta all’embargo sulle armi, sono stati estesi il bando per i viaggi e il congelamento dei beni all’estero per i capi politici e militari dei gruppi armati stranieri attivi nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). L’Uganda ha più volte accusato le Nazioni Unite di non fare nulla per impedire che le milizie ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) e delle Forze democratiche alleate (Adf) continuino a trovare appoggio nell’ex Zaire. Nelle scorse settimane soldati dell’esercito congolese e ‘caschi blu’ della missione Onu in Congo (Monuc) hanno condotto operazioni sul campo nella regione dell’Ituri contro i ribelli del Adf , che rifiutano di arrendersi a dispetto di una proposta di amnistia. Nella risoluzione si chiede inoltre alle nazioni confinanti con il Congo – Uganda, Ruanda e Burundi - e al governo di transizione di Kinshasa di “impedire ogni tipo di appoggio a chi sfrutta illegalmente le risorse naturali congolesi; in particolare si chiede di prevenire il traffico di tali risorse attraverso i rispettivi territori”.
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Old 03-01-2006, 09:44   #77
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Originariamente inviato da gpc
Comunque è impressionante come ogni conflitto in Africa sia cancellato dai mezzi d'informazione...
e ti stupisci?
il più garnde responsabile di queste situazioni è proprio Annan...
voi che faccia pubblicità alle sue porcherie?
(stranamente è stato assolto dalle imputazioni più gravi)
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Mi chiedete perchè non posso prendere sul serio questa Europa? Perchè il grado di sviluppo e maturità dei cocomeri va determinato in modo congruo e l'indice rifrattometrico della polpa, misurato al centro della polpa, nella sezione massima normale dell'asse deve essere uguale o superiore all'8° brix.
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Old 03-01-2006, 10:18   #78
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AFRICA 3/1/2006 11.17
CRESCE TENSIONE TRA N’DJAMENA E KHARTOUM, NUOVE ACCUSE AL SUDAN

È stato rinviato a data da stabilirsi il mini-vertice previsto domani a Tripoli per valutare la crisi del Darfur e le tensioni crescenti tra Ciad e Sudan: lo hanno riferito fonti diplomatiche nella capitale libica, spiegando che la decisione sarebbe dovuta al rifiuto di N’djamena di partecipare all’incontro. Secondo le stesse fonti è probabile che il summit tra il colonnello Muhammar Gheddafi e i suoi ospiti Omar el-Bashir (Sudan), Idriss Deby (Ciad) François Bozizé (Centrafrica) Olusegun Obasanjo (Nigeria, che è anche presidente di turno dell’Unione Africana) si terrà dopo la festa musulmana di al-Adha che ricorre il 10 gennaio. Intanto N’djamena ha lanciato nuove accuse all’indirizzo di Khartoum: in un comunicato ufficiale diffuso ieri sera si legge che “nella sua logica di infiammare la sotto-regione, a partire dal Ciad, il governo sudanese continua a reclutare mercenari, riorganizzare avventurieri messi in fuga dalle forze armate nazionali ciadiane e mettere a loro disposizione aiuti finanziari e materiali per attaccare il nostro Paese”. Secondo N’Djamena, inoltre, “malgrado la volontà del governo, ribadita in più occasioni, di privilegiare le relazioni secolari di fraternità e buona vicinanza con la Repubblica sorella del Sudan, il regime di Khartoum si ostina nella sua logica di distruzione del Ciad”. L’esecutivo di N’Djamena ha quindi rivolto un appello all’Unione Africana (Ua) e alla comunità internazionale, “affinché si prendano le loro responsabilità per evitare alla sotto-regione problemi dalle conseguenze incalcolabili”. Il Ciad si è dichiarato la settimana scorsa in “stato di belligeranza” con Sudan, dopo l’attacco dei ribelli anti-Deby della sedicente ‘Coalizione per la democrazia e la libertà’ (Rdl) avvenuto il 18 dicembre contro la località di Adre, nell’estremo est del paese a ridosso della frontiera col Darfur, attribuito a Khartoum.
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Old 03-01-2006, 10:36   #79
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SUDAN 3/1/2006 6.39
DARFUR: ANNAN, CIVILI PAGANO “INTOLLERABILE PREZZO” DEL CONFLITTO

Il conflitto nella regione occidentale sudanese del Darfur ha assunto negli ultimi mesi un andamento “profondamente disturbante” con “effetti devastanti sulla popolazione civile”: lo scrive il segretario generale dell’Onu Kofi Annan nel suo ultimo rapporto. “I civili continuano a pagare un prezzo intollerabilmente alto, come risultato di continui combattimenti tra le parti e per il ripetersi della tattica di ‘terra bruciata’ dei miliziani e per le massicce azioni militari delle truppe governative”. Rapporti dal terreno confermano il deterioramento della situazione: nel mese di novembre 2005 il numero di civili uccisi (120) ha quasi raddoppiato il dato di ottobre (70). Secondo Annan, “continuano attacchi su larga scala contro i civili, donne e ragazze vengono violentate da bande armate, villaggi sono continuamente bruciati e migliaia di civili vengono ancora allontanati con la forza dalle proprie case”. Il segretario generale denuncia che “la maggior parte dei combattenti ribelli non è stata disarmata e nessun passo avanti significativo è stato compiuto per assicurare alla giustizia o nemmeno per identificare i responsabili delle forze ribelli o gli autori degli attacchi, contribuendo così a garantire un clima di impunità”. Secondo l’Onu, dall’inizio del conflitto nel primi mesi del 2003, in Darfur sono morte circa 180.000 persone; oltre due milioni sono fuggite dai propri villaggi, di cui circa 200.000 profughi nel confinante Ciad.
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Old 03-01-2006, 22:49   #80
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AFRICA- Il summit dell’Unione Africa previsto domani a Tripoli per discutere la crisi in Darfur è stato rinviato; lo ha reso noto il portavoce dell’organismo regionale senza dare ulteriori dettagli. La riunione doveva anche essere l’occasione per discutere delle tensioni recentemente apertisi tra Sudan e Ciad, riguardo alle quali era attesa la presentazione di un rapporto. Sebbene invitato, il presidente ciadiano Idriss Deby aveva detto di non potersi recare a Tripoli perché impegnato in patria in un incontro della Cemac (Comunità monetaria dei paesi centrafricani). Due settimane fa Deby ha accusato direttamente i vertici di Khartoum di sostenere la ribellione ciadiana per destabilizzare il suo paese.
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