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#581 | |
Senior Member
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![]() ![]() Comunque non ho argomentato molto bene il problema della guerra. Visto che è centrale lo riprendo e lo sviluppo. In momenti di crisi (che sono in ultima istanza crisi dei consumi, perché viene meno la possibilità di consumare tutto ciò che viene prodotto), si cercano di solito soluzioni anche molto sofisticate per tamponare (ad esempio la vendita a credito, che semplicemente sposta in avanti e moltiplica la crisi). La crisi avanza e si trasforma in crisi industriale, crisi finanziaria ecc. ecc. Destino immutabile di ogni crisi è di autoalimentarsi: le aziende chiudono, e i licenziamenti aggravano ovviamente il sottoconsumo, le previsioni di profitto si fanno nere e le bolle speculative di conseguenza esplodono, con danno degli investitori sia piccoli (quindi ulteriori crisi del consumo) sia grandi (quindi oltre alla mancata convenienza ad investire, normale in momenti appunto di crisi, si verifica uno shock finanziario che impedisce di fatto nuovi investimenti). A questo punto come si fa, di solito, a risollevarsi da una crisi? Interviene l'unico operatore economico che è rimasto in grado di intervenire: lo Stato. E cosa fa lo Stato? Compra le angurie? Qual è il capitolo di spesa più sostanzioso di uno Stato? Le penne a sfera? O la difesa? E quali sono di norma le lobbies che sono in grado di influenzare la politica dello stato? I contadini? O le industrie pesanti? Ovviamente se lo Stato compra le angurie deve anche mangiarle, mentre se compra le bombe deve anche sganciarle, va da sé. Inoltre se lo stato comprasse le angurie non avrebbe molto vantaggio, mentre se compra le bombe è sempre in grado di trovare una qualche ragione di facciata per andare a bombardare un paese che fa concorrenza alle industrie interne... quindi fa un investimeno che ciascun economista definirebbe molto ragionevole. Ecco spiegato il nesso crisi/guerra che si è sempre manifestato dal momento in cui è sorto il capitalismo, e che ogni volta si è manifestato in maniera più violenta. |
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#582 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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#583 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
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Ho come l'impressione che tu richieda un "salto quantico" all'intera società... anche se un sistema socialista fosse estremamente vantaggioso una transizione diretta è estremamente improbabile. La transizione deve essere graduale e locale, ed essere temporaneamente vantaggiosa (come è successo con il passaggio aristocrazia->borghesia). Riguardo alla demagogia rapidamente: per avere un "ottimo", anche in una situazione ideale, hai bisogno di un criterio, cioè scala di valori, che non è necessariamente condivisa; quindi il concetto non è neppure ben definito. Pure fissata una scala di valori, in problemi sufficientemente complessi è facile mascherare come "giusti" i propri interesssi sfruttando l'incapacità dell'elettorato di gestire nozioni troppo tecniche: vedi politica economica ed energetica (ex. discorsi sul nucleare). Questo anche senza diseguaglianze o "ignoranza". Quote:
![]() L'analogia secondo me regge meglio se si paragona l'economia a un ecosistema ![]() Con questo penso che la tendenza al superstato sul lungo periodo sia molto probabile, come conseguenza delle cresenti correlazioni, visto che già ora i singoli stati hanno poche possibilità nella gestione dell'economia e della circolazione delle persone; ma la strada è lunga. [MODE Nostradamus ON] Prevedo che il superstato potrebbe apparire fra 100-150 anni, e più o meno per quel tempo (dopo 50 anni) collocherei anche la fine dei sistemi di tipo capitalistico, quando non ci sarà più margine di crescita. In mezzo la rivoluzione delle intelligenze artificiali ![]() [MODE Nostradamus OFF]
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echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry Ultima modifica di Banus : 29-10-2005 alle 11:14. |
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#584 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
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D'accordo sulla prima parte ma non sul determinismo che porterebbe necessariamente e inevitabilmente alla formazione di superstati o addirittura a formare un superstato come processo inevitabile della globalizzazione. 1) io non vedo alcun superstato hic et nunc..non è un superstato l'onu, non è un superstato l'ue, non ci sono superstati. ![]() due dovrebberro essere le caratteristiche di un superstato moderno universale. 1) primato della legge (e qui l'onu cade dato che ci sono 5 stati "supra legem" con il potere di veto) 2) diritto positivo imposto anche a chi non è d'accordo senza bisogno di trattato o contratto. (e anche qui non soddisfa la richiesta). 2 La globalizzazione è stata provocata e favorità da fenomeni squisitamente contingenti e non necessari..se non avessimo avuto la pax americana e la vittoria sul 3 reich con il nuovo ordine mondiale non avremmo la globalizzazione e la liberalizzazione dei commerci..avremmo un sistema corporativo di prelevamento coloniale delle risorse gestito dall'asse. Non siamo in una grande meccanismo determinista che debba portare necessariamente ad un risultato necessario.. ![]() Ora puoi ripartire ![]() ![]()
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We are the flame and darkness fears us ! Ultima modifica di zerothehero : 29-10-2005 alle 11:19. |
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#585 | ||||||
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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Sta di fatto che io sono allergico a prevedere il futuro..non è scienza questa ![]() Quote:
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NEl capitalismo abbiamo la gestione economica corretta da leggi politiche, nella pianficazione abbiamo gestione panpolitica di fenomeni economici.
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We are the flame and darkness fears us ! |
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#586 | |||||||||||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Tuttavia l'innovazione è un processo continuo che si sviluppa sulle proprie stesse basi e si autoalimenta. L'importante è garantire le risorse necessarie alla ricerca. Se poi la ricerca è pubblica o privata poco importa. Dirò di più: buona parte delle tecnologie si sviluppano per ricaduta da ricerche militari (basta pensare ai navigatori satellitari, tanto per rendere l'idea), per cui non è vero che la ricerca pubblica è meno buona di quella privata: non lo è oggi e non lo sarà domani, soprattutto perché le ricerche più complesse necessitano di fondi e competenze molto sostanziosi e solo lo Stato (o le imprese più grandi) possono permettersi di fare molta ricerca. Quote:
In un sistema in cui vige la sottoccupazione, ci sarà un sottoconsumo e quindi il sistema ha in sé il germe della crisi. Stiamo discutendone da pagine e pagine. Per garantire la perfetta efficienza di un sistema liberista, bisogna inserire il perfetto equilibrio, per cui pieno impiego e massimizzazione dei consumi in grado di assorbire tutta la produzione. Purtroppo il capitalismo non è in grado di ottenere in maniera endogena questa situazione. Quote:
Più macchine al posto di operai = più produzione, meno salari, meno consumi. (contraddizione inside) Quote:
La contaminazione politica dell'economia (tecnica) è il problema (è ciò che sostengo anche nell'altro post: se guardi tutto quadra). Quote:
Insomma... parli sempre di pianificazione per come l'hanno fatta in Russia, in specifiche condizioni, senza applicare il sistema alle condizioni mondiali attuali, che sono ben diverse. Quote:
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Come ho detto, la politica in un sistema pianificato si deve per forza trasformare in tecnica della gestione economica. La "politica" diventa semplice gestione economica, fa solo quello. Non si occupa di religione o di altre cose. Quote:
Nello stato socialista i politici sono funzionari eletti e revocabili sulla base di un programma tecnico ben definito, sono pagati con uno stipendio pari al salario medio dei lavoratori normali ed è quindi non un privilegiato che vuole mantenere un privilegio, ma una persona dotata di competenze e voglia di far bene il suo lavoro. Questo è il sistema politico migliore ipotizzabile ed al contempo l'unico sistema politico impossibile da realizzarsi in una economia capitalista, dove lo Stato è in mano ai poteri economici e quindi i politici, chi più chi meno, è corrotto con la forza del denaro. Quote:
Non puoi fare un paragone fra un'ipotesi vera ed una bella ma falsa. Il capitalismo, come è noto e stranoto, tende all'accentramento. La maggior parte della produzione, nei vari settori, è oggi in condizione di oligopolio, quando non duopolio o monopolio. Questo è normale dal momento che il capitalismo effettua una selezione darwiniana. (Fra le altre cose, la maggior parte delle volte marche diverse appartengono alla stessa azienda e molte altre volte marche diverse sono appiccicate su prodotti acquistati dallo stesso terzo). Quindi non hai l'alternativa monopolio pubblico/concorrenza di mercato, ma ha queste alternative: - lasciare che il capitalismo crei i monopoli o i cartelli e quindi lasciare che l'impresa privata imponga il prezzo (scelta oltremodo dannosa anche per un economista liberale); - intervenire dall'esterno per impedire la creazione di oligopoli, avvantaggiando quindi le imprese che vanno in crisi (in questo caso abbatti drasticamente l'efficienza del sistema di mercato, che si fonda su tutt'altro presupposto: quello della libera concorrenza); - lasciare che il capitalismo crei gli oligopoli (che è più o meno ciò che materialmente accade) e proporre una soluzione che, alla fine del processo, tolga la proprietà formale privata e la trasferisca alla collettività. Quest'ultima ipotesi è appunto il socialismo. Se hai altre ipotesi salvifiche, il nobel non te lo leva nessuno! ![]() Quote:
Con l'economia pianificata elimini i politici e li sostituisci con amministratori delegati (che già ci sono), per cui non aumenti il numero di burocrati, ma lo diminuisci. A meno che tu non parti ancora una volta dall'esempio russo, che, ripeto, ha delle peculiarità storiche per cui non è eleggibile a modello dell'economia pianificata pura. |
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#587 | |||||||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Ovviamente questo significa che alla fine esisterà un solo modello (quello capitalista) e quindi in tutto il mondo esisteranno (in misura diversa) gli stessi problemi e le stesse contraddizioni intrinseche. Quote:
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Nella società socialista, nessuno ha un vantaggio (in termini di appalto o di controllo dell'energia) se vengono costruite le centrali nucleari o quelle a vento, per cui il discorso energetico viene affrontato solo nella sua natura tecnica. Quote:
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Non so se ci vorrà così tanto tempo... comunque ci stamo quasi intendendo a meraviglia! ![]() |
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#588 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
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echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry |
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#589 | |||||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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E comunque non mi pare nemmeno che ci sia molto da ridere. Quote:
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Nell'economia pianificata abbiamo la gestione tecnico-scientifica così come ora viene fatta nelle aziende (studi di mercato, business plan ecc.) con la differenza che l'amministratore delegato non risponde all'assemblea degli azionisti ma a tutta la cittadinanza ed allo stesso modo i vantaggi non sono solo per gli azionisti ma per la collettività. E' solo questione di estendere la platea di chi approva o disapprova una scelta economica. Non mi pare così difficile da inquadrare ![]() |
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#590 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Ad ogni modo, sfruttando tutte le forze produttive attualmente sviluppate e che si svilupperanno (parlavi giustamente di intelligenza artificiale) mi spieghi quale sarebbe il vantaggio del mercato nero? La produzione, in questo contesto, sarà per definizione altissima. Eliminando il profitto e le speculazioni (tipiche del capitalismo), questa produzione altissima creerà una disponibilità di consumi altrettanto alta. Per motivi tecnici non ci sarà alcuna carenza di beni di consumo, per motivi sistemici (socialismo) non ci saranno errate distribuzioni della possibilità di consumare. Dove può trovare spazio il mercato nero? Quote:
Proprio per questo è assurdo dire che Marx prevede la fine della storia: prevede solo la fine dell'ingiustizia e dell'irrazionalità fatta sistema e la nascita di un mondo in cui l'uomo potrà confrontarsi su problemi molto più elevati da un punto di vista filosofico, togliendoci per sempre (salvo meteoriti) dalla condizione poco più che animale in cui molti oggi sono costretti a vivere. |
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#591 | |||||
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Allo stesso modo decidere fra due alternative richiede un criterio "arbitrario": è meglio impiegare certe risorse per creare una colonia lunare o per le ricerche sulle proteine? La scelta tradisce i valori (desiderio di nuove opportunità di sviluppo o preoccupazione per la salute). Un sistema socialista al massimo può uniformare la scala di valori. Quote:
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![]() Ma il materialismo dialettico mi pare una rivisitazione del positivismo (scientifico e logico) con una spruzzatina di Eraclito e Democrito ![]() Quote:
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#592 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
Città: Singularity
Messaggi: 894
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![]() Per una società come quella auspicata da te e ZeroStress secondo me le AI sono indispensabili; ma temo anche che in quel caso saremmo poco più che giocattoli nelle mani di sistemi così complessi che non siamo neppure in grado di comprendere ![]() Quote:
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#593 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
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Qua andiamo sulla tecnocrazia
![]() 1) I mezzi e i fini sociali sono discernibili sono con il criterio della competenza oppure afferiscono a fini e valori o peggio ![]() 2)C'è sempre il problema dell'interesse: un tecnico per quanto oggettivo possa essere può rifuggire dall'ignoranza (attraverso la conoscenza e eliminando il dato ideologico) ma non all'interesse in quanto è impensabile che un singolo sia ipostatico e organico alla collettività a meno di essere un automa ![]() Poi la collettività è un coacervo di individui che chiedono risposte che vanno discriminate (alcune vanno soddisfatte, altre no) anche a causa della limitatezza dei mezzi (esemplificativa in quest'ambito una puntata dei Simpson in cui Homer andava a organizzava un sistema di raccolta della spazzatura perfetto...così perfetto da esaurire i una settimana in budget di un anno ![]() 3)Io credo che non sia sufficiente la sola competenza..ci sono decisioni che non possono essere scelte in base alla conoscenza "scientifica" ma in base a valori (ovviamente il più condivisi possibili, ma cmq sempre particolari e non necessari). Il tecnico è utile per calcolare i mezzi, ma i fini devono essere calcolati dai politici. 4)Inoltre un tecnocrate come può gestire la "res publica" ricorrendo solo a strumenti "geometrico-dimostrativi-razionali" e rifuggendo l'elemento politico (cioè l'elemento cogente e di obbligazione)? 5)Può essere competente in un dato ambito (sicurezza?) e calcolare i "mezzi" necessari a conseguire un fine. Potrebbe decidere di massimizzare il fine della sicurezza coartando la libertà (altro fine in cui non è competente). C'è quindi un problema di calcolo dei fini che spesso sono confliggenti (libertà-sicurezza, fine individuale-bene collettivo, etc) 6) Inoltre c'è il problema dell'azione razionale che può pregiudicare il mantenimento del potere..come si comporterebbe un tecnico se una sua decisione "razionale" non gli garantisce il "consenso dei cittadini? Cambia decisione (no al nucleare ad es.) oppure tira dritto in base al bene comune (si al nucleare)? In entrambi i casi è fregato...se cambia decisione fa una svolta politica (in quanto confligge con una decisione razionale), se mantiene coerentemente al principio della competenza le sue prerogative perde il posto e viene sostituito da un altro individuo. Quindi imho la politicità è ineliminabile. ![]()
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#594 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Dopodiché non dipende solo da questo, ma da come andrà l'economia nel futuro e quindi da quali spazi si apriranno per il pensiero divergente e di conseguenza per il mutamento sociale. In una parola, dipende dai tempi e dalle forme che assumerà la prossima crisi. Credo che a questo punto avrai ben presente qual'è il contesto analitico in cui ci muoviamo: tutte le recenti crisi parziali, dal '90 in poi (cioè dal crollo delle tigri asiatiche fino alla Parmalat, passando per la new economy), tutte le dispute commerciali (pensa ad Usa/Ue sull'acciaio, l'agroalimentare ecc.), il fatto che i paesi del neocapitalismo (Russia e specialmente Cina) non sono, come si pensava, nuovi mercati da colonizzare, ma altrettanti nuovi concorrenti... tutti questi dati messi insieme non sono che manifestazioni prodromiche della prossima crisi. Con molta probabilità saranno colpite prima le economie a capitalismo fragile o molto corrotto (Sudamerica e Russia), probabilmente si sommeranno alle tensioni in Cina (che è il paese dove il tasso di sfruttamento è più alto) e da lì cominceranno a colpire anche i paesi del G7 (fra questi credo che l'Italia sarà la prima a risentire di una eventuale crisi di questa portata). Naturalmente le dinamiche di questa crisi non si possono prevedere. Ci sono anche molti fattori ancora ambigui (ad es. l'Italia continuerà a spalleggiare la politica estera degli Usa o andrà a rafforzare l'asse franco-tedesco?) Quote:
Ultima modifica di nomeutente : 29-10-2005 alle 17:09. |
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#595 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Ovviamente quanto più l'automazione aumenta, tanto più si rende necessario il passaggio ad una forma diversa di gestione economica. Tuttavia il dato determinante è la quantità totale di forza produttiva: nel momento in cui le forze produttive sviluppate raggiungono una massa critica per il sistema esistente ed allo stesso tempo permettono di superarlo ed edificarne un altro (cosa che dipende anche dalla popolazione terrestre) il passaggio è possibile. Naturalmente una quantificazione non è possibile farla a priori. Se le forze produttive finora sviluppate sono insufficienti per fare il socialismo, ce ne renderemo conto solo dopo averlo fatto (ma credo sia improbabile). Ricordati sempre che per il 90% della sua storia, l'uomo non aveva niente, per il restante 10% è passato dalla ruota al computer (l'aumento delle forze produttive è parabolico da far paura). Quote:
Anche questo è un problema serio. Chi controlla l'immenso potere delle eventuali AI che si creeranno? Saranno in mano ad una impresa privata o saranno controllate dall'intera società? |
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#596 | |||||||||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Non quoto il resto del discorso di Banus (democrazia, valori ecc.) perché mi pare che ZerotheHero, su questi temi, abbia approfondito di più: per cui rispondo a lui.
Quote:
![]() Quote:
Nemmeno oggi i mezzi ed i fini sociali sono discernibili dalle passioni ecc. come non lo saranno probabilmente mai. Abbiamo quindi la x sia da una parte che dall'altra, per cui si può eliminare dall'equazione senza problema. Parleremo di questo problema apparentemente irrisolvibile della razionalità limitata quando avremo risolto i problemi che possiamo risolvere. Quote:
Quote:
![]() Qui siamo al solito problema. Finché il capitalismo continuerà a bruciare capacità produttive, la coperta sarà sempre corta. Il socialismo, tramite la gestione razionale, deve allocare le risorse nella maniera richiesta dalla collettività. Se non ci sono risorse sufficienti sia per andare sulla luna che per fare una missione all'interno di un vulcano, ovviamente si vota a maggioranza e chi perde potrà riproporre il tema in un secondo momento. Quote:
Ovviamente (come è stato ampiamente detto) la democrazia è anch'essa un sistema imperfetto, ma finché non se ne inventa un altro, è il migliore possibile. Quote:
Quote:
Quote:
In un sistema socialista, se i cittadini dicono no al nucleare, l'esperto di energia è tenuto a studiare la possibilità di strade alternative. Ad esempio dirà che si può fare un tubo con cui estrarre l'energia geotermica, ma richiede X anni di lavoro, oppure si può ricoprire il Texas di pannelli solari. I cittadini, a questo punto, decidono cosa fare (naturalmente, se sarà il caso, i texani dovranno essere d'accordo a trasferirsi, e questo è obiettivamente un problema, non lo nego). Quote:
Ultima modifica di nomeutente : 29-10-2005 alle 17:13. |
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#597 | ||
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![]() Poi anche riguarda al discorso sulle analisi (e indirettamente anche le previsioni)... molte cose lasciano perplesso. Ad esempio sulla borghesia che ha superato il capitalsimo ci sarebbero molte obiezioni alla lettura di Marx. Se è vero che in qualche modo è accaduto è vero che, anche guardando solo all'Europa, è avvenuto in modo anche molto diversi dalle previsioni di Marx. Diciamo che la manifestazione storica che più si avvicina al discorso di Marx si è avuta in Francia, anche se ci sarebbe da obiettare che per parecchi decenni è andato a braccetto con l'aristocrazia e che aristocrazia e borghesia in Francia erano fortemente integrati; per assurdo invece, dove non sono mai stati integrati come nei paesi della Germania, non si è avuta mai una significativa rivolta. In Inghilterra, oltre al fatto che che il proletariato ha avuto reazione opposte a quelle previste di Marx, borgheria e aristocrazia hanno formato insime una "society" in cui avveniva un proficuo scambio di esperienze. Vabbè, ma era solo un esempio... Quote:
Lascio la discussione. Siete andati troppo avanti e non ce la faccio proprio a starvi dietro... non rispettate neppure l'otium del week-end e da cattivi proletari avete fatto diventare tutto negotium! (scherzo ![]() |
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#598 | |
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Non cambiamo le carte in tavola... Chi vuole approfondire fà domande NON fà affermazioni. Non ci si pone all'interlocutore sparando sentenze, si pongono questioni e SOPRATTUTTO ci si pone in "modalità" di ascolto. Ovvero il contrario di quanto ha fatto finora.
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#599 | |
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![]() Hai semplificato in due parole qualcosa di molto più complesso e sostieni pure che chi parla sostiene la teoria (?) che hai enunciato ![]() Insomma dovresti essere tu a spiegare com'è possibile semplificare in tal modo
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#600 | |
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Città: Roma
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Quote:
![]() Scusa, è ovvio che il prezzo dipenda anche dalla complessità del prodotto, dal costo delle sue materie prime, dalla tecnologia necessaria per produrlo etc.... E' altrettanto ovvio che nessun prezzo è libero di fluttuare in modo indipendente (sia l'automobile che il biscotto hanno bisogno di materie prime, energia etc per essere prodotti e quindi il loro prezzo è legato ai prezzi di questi ultimi ad esempio)... E' altrettanto ovvio che la risposta del mercato non è istantanea soprattutto per i beni ad alta o altissima tecnologia (le auto hanno tecnologia più avanzata dei biscotti).... Ma con questo che vuoi dire ? ![]() I tempi di risposta del mercato (ed i prezzi) sono mediati da una serie di fattori correttivi (che sono poi descritti dalle varibili che tu vedi fisse nei libri di economia)....ma tutto ciò è normale. La scarsità o l'abbondanza determinano il prezzo al netto degli altri costi rappresentati dalle varibili Ovviamente non sò che libri hai letto ma di solito la rappresentazione è questa
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