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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 18/7/2006 13.16
ELEZIONI: SCIOPERO DELLA STAMPA PER PROTESTARE CONTRO L’INSICUREZZA Una “giornata senza l’informazione di alcun media” è stata indetta oggi dalle organizzazioni professionali dei giornalisti del paese per protestare contro l’insicurezza di cui sono vittime. Insicurezza culminata dieci giorni fa nell’assassinio di Bapuwa Mwamba, giornalista congolese indipendente ucciso nella sua abitazione a Kinshasa da tre uomini armati non identificati, i cui funerali si terranno oggi. “È il secondo assassinio di un giornalista in otto mesi” dice alla MISNA Kabeya Pindi Pasi, presidente dell’Unione nazionale della stampa del Congo (Unpc), ricordando l’omicidio del giornalista Franck Ngyke e della moglie Hélène Paka nel novembre scorso, poco prima del referendum costituzionale. “Questi crimini macchiano di sangue il processo elettorale. Protestiamo perché queste violenze e queste intimidazioni cessino” prosegue Pindi Pasi da Kinshasa; il giornalista è rientrato da poco nella capitale congolese dopo un mese di esilio forzato in seguito alle minacce di morte subite dopo aver condotto un’inchiesta a Bangui, nella Repubblica centrafricana, sui massacri perpetrati dagli allora ribelli del Movimento di liberazione del Congo (Mlc) guidato dall’attuale vice-capo di Stato e candidato alla presidenza Jean-Pierre Bemba. “Ieri sera, dopo una manifestazione che ha coinvolto molti professionisti dei media, abbiamo inviato un memorandum al segretario generale dell’Onu Kofi Annan: la comunità internazionale impegnata nel processo elettorale dovrà garantire la sicurezza di tutti durante le elezioni” aggiunge alla MISNA il presidente dell’Unpc, osservando poi il paradosso del paesaggio mediatico congolese. “Il panorama congolese – spiega – è uno dei più diversificati e dei più pluralisti in Africa, con circa 250 radio, 200 pubblicazioni, 70 canali televisivi di cui una quarantina nella sola capitale: il che testimonia un’apparente libertà e gran voglia di esprimersi, mentre sul terreno, i giornalisti fanno fatica a lavorare serenamente”.
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SUDAN 18/7/2006 13.53
DARFUR: CONFERENZA DONATORI A BRUXELLES, SI INSISTE SU MISSIONE ONU “Spero che potremo ottenere la collaborazione e il sostegno delle autorità sudanesi alla forza di pace (dell’Onu), perché andremo in Darfur per aiutare il governo a proteggere la sua stessa popolazione”: lo ha detto il segretario generale dell’Onu Kofi Annan oggi a Bruxelles, intervenendo alla Conferenza dei donatori. Il principale obiettivo dell’incontro – al quale partecipa anche l’Unione Europea - è di convincere il Sudan ad accettare una forza di pace dell’Onu in Darfur, in sostituzione della missione dell’Unione Africana (Ua), composta da circa 7.000 soldati, incapace finora di fermare le violenze. L’incontro – ha detto ancora Annan – è importante “non solo per analizzare la situazione in Darfur, ma anche per cercare sostegno finanziario per rinforzare la missione dell’Ua sul terreno”. Nei mesi scorsi l’organismo pan-africano ha ammesso di non avere fondi per il mantenimento del contingente, il cui mandato è stato prorogato fino a dicembre. L’eventuale avvicendamento con truppe dell’Onu è però sempre stato respinto dal governo del Sudan, come probabilmente ribadirà anche oggi il ministro degli Esteri Lam Akol. Secondo stime internazionali, il conflitto in Darfur – dall’inizio del 2003 - ha provocato finora oltre 2,5 milioni tra sfollati e rifugiati nel vicino Ciad e oltre 200.000 vittime; malgrado una pace parziale firmata in Nigeria all’inizio di maggio tra il governo e la fazione di uno dei due principali gruppi ribelli, le violenze sono proseguite.
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UGANDA 18/7/2006 17.43
RIBELLI LRA, COMANDANTE KONY IMPEGNATO IN NEGOZIATO “PARALLELO” “Stiamo organizzando colloqui diretti tra il comandante dei ribelli Joesph Kony e un gruppo di capi della comunità locale Acholi, e presto ci sarà un incontro per pianificare il periodo post-bellico”: lo ha detto oggi alla MISNA il colonnello Walter Ochora, commissario di distretto di Gulu, nel nord Uganda, raggiunto al telefono. L’iniziativa è condotta parallelamente al negoziato di Juba, in Sud Sudan, dove venerdì scorso si sono aperti colloqui di pace tra una delegazione del governo ugandese ed emissari dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra). “Sono in contatto telefonico con Vincent Otty, il numero 2 dello Lra” ha aggiunto Ochora. “Io stesso farò parte della delegazione di Gulu che incontrerà Kony nei prossimi giorni. Non abbiamo ancora una data, ma si tratta di un segno molto positivo che fa ben sperare” ha detto ancora alla MISNA, confermando alcune dichiarazioni analoghe pubblicate oggi dalla stampa locale. Gulu è uno dei distretti settentrionali maggiormente colpiti dai miliziani dello Lra, attivi da 20 anni contro la popolazione civile nel nord Uganda, abitati in prevalenza dalla comunità acholi. Il governo autonomo del Sud Sudan, su iniziativa del vicepresidente Riek Machar, sta promuovendo le trattative tra governo e ribelli; ; oggi dovrebbero iniziare le discussioni relative al disarmo dei miliziani, che chiederebbero in cambio lo scioglimento dell’esercito ugandese. Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha promesso un’amnistia ai ribelli se entro il 12 settembre verrà raggiunto un accordo di pace, ma la Corte penale internazionale (Cpi) – che contro Kony e 4 comandanti ha spiccato mandati d’arresto internazionali per crimini di guerra e contro l’umanità – ne chiede l’arresto.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 19/7/2006 21.03
ELEZIONI: SANZIONI PER SEI EMITTENTI TELEVISIVE, CLIMA SEMPRE TESO L’Alta autorità dei media congolese (Ham) ha sanzionato sei canali televisivi per aver violato la regolamentazione sui mezzi di comunicazione “nonostante ripetuti avvertimenti”: per 72 ore, si legge in una nota dell’organismo, le emittenti non potranno dare copertura alla campagna elettorale in vista del voto presidenziale e legislativo del prossimo 30 luglio. Le tv interessate dal provvedimento sono l’ufficiale Rtnc1, Canal Congo télévision (Cctv), Canal Kin télévision (Cktv, di proprietà del vice-presidente e candidato Jean-Pierre Bemba), Digital Congo (vicina al presidente uscente Joseph Kabila), Global Télévision e Afrika Télévision (privati). A una decina di giorni del voto, riferiscono fonti della MISNA a Kinshasa, il clima politico è sempre più teso nel paese, dove crescono l’ostilità tra i candidati, le minacce ricevute da attivisti politici e giornalisti e le critiche dell’opposizione alla comunità internazionale. Oggi la Monuc (Missione Onu in ex-Zaïre) ha “condannato” atti di violenza e di vandalismo avvenuti negli ultimi giorni a Goma (Nord-Kivu), Mbuji Mayi (Kasai orientale), Kananga (Kasai occidentale) e nella provincia dell’Equatore. Ieri il Comitato internazionale di accompagnamento della transizione (Ciat) aveva invitato le autorità a confinare nelle caserme i militari delle forze armate congolesi (Fardc), inclusa la Guardia presidenziale, “prima, durante e dopo” le operazioni di voto per dimostrare l’atteggiamento apolitico dell’esercito. Il Ciat ha chiesto inoltre con insistenza un incontro con l’entourage del presidente Kabila per definire le modalità di gestione del governo durante il periodo di transizione che partirà il 1° agosto fino all’insediamento delle nuove istituzioni elette.
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SUDAN 20/7/2006 16.55
SUD SUDAN: COMBATTIMENTI TRA ESERCITO E SPLA, I PRIMI DALLA FINE DELLA GUERRA Sarebbero almeno 28 le persone morte nei violenti combattimenti in corso da lunedì scorso tra militari sudanesi ed elementi dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), l’autorità amministrativa autonoma per il Sud Sudan, nella città di Rubkona, nella provincia di Unity State, nel Sudan meridionale. La MISNA lo ha appreso da fonti umanitarie, le quali hanno precisato che i combattimenti – i primi dalla firma nel gennaio del 2005 dell’accordo di pace che ha messo fine al ventennale conflitto tra Khartoum e lo Spla - sarebbero iniziati lunedì scorso con una piccola disputa locale degenerata poi nei giorni successivi. Tra le 28 vittime accertate finora, ma si teme che il bilancio sia molto più alto, vi sarebbero almeno 17 civili. L’organizzazione non governativa (ong) tedesca, Deutsche Welthungerhilfe, confermando le notizie degli scontri ha fatto sapere di aver allontanato dalla zona di Rubkona gran parte del proprio personale, dopo che nei giorni scorsi anche l’ufficio locale dell’ong era stato preso di mira da un serie di bombardamenti. Non sono ancora chiari i motivi che hanno portato all’esplosione dei combattimenti, ma alcuni ritengono che l’episodio possa essere da ricollegare ai disaccordi sui confini tra le zone d’influenza del governo centrale sudanese e l’amministrazione del Spla nella provincia dell’Unity State, una delle aree con le maggiori riserve petrolifere dell’intero Sudan.
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UGANDA 20/7/2006 19.51
COLLOQUI GOVERNO-LRA: SI CERCANO CONTATTI DIRETTI CON KONY Nessuna novità di rilievo è emersa dal sesto giorno di colloqui in corso a Juba, in Sud Sudan, tra il governo ugandese e una delegazione dei ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra), anche se la stampa locale e internazionale riporta qualche piccolo passo in avanti. Secondo il quotidiano indipendente ugandese Monitor, infatti, il governo di Kampala starebbe cercando di stabilire un contatto diretto col fondatore e capo indiscusso del Lra, Joseph Kony, che, secondo le informazioni a disposizione dell’intelligence ugandese si troverebbe nel parco della Garamba, al confine tra la Repubblica democratica del Congo e il Sud Sudan. Kampala infatti giudicherebbe la delegazione inviata in Sud Sudan come un interlocutore minore, anche se il governo continua ad essere in contatto col numero due del movimento ribelle, Vincent Otti, che, come Kony, ha deciso di non recarsi ai colloqui di Juba, nel timore di essere arrestato come richiesto dalla Corte penale internazionale (Cpi) che nei mesi scorsi ha spiccato nei confronti dei vertici del Lra cinque mandati di cattura internazionale. Intanto un portavoce dell’esercito ugandese oggi ha fatto sapere che il governo sta tentando di organizzare un incontro tra Joseph Kony e un gruppo di suoi familiari, tra cui la madre del fondatore del movimento, e alcuni anziani e leader religiosi delle province del nord Uganda, le regioni che negli ultimi 20 anni hanno subito maggiormente le violenze del Lra. E proprio una delegazione di ‘anziani’ delle regioni settentrionali ugandesi e di quelle meridionali sudanesi è stata la protagonista della giornata di negoziati tenutasi oggi a Juba, dove i ‘notabili’ locali hanno incontrato i ribelli del Lra per esprimere il loro sostegno al processo di pace e compiere i rituali di riconciliazione tradizionali dell’area.
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CIAD – Il ministro per il decentramento amministrativo e quello per l’allevamento sono stati rimossi dal presidente Idriss Deby perché sospettati di appropriamento indebito di fondi pubblici; lo ha riferito la radio nazionale citando un decreto presidenziale.
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SUDAN/NIGERIA – L’applicazione dell’accordo di pace in Darfur, firmato all’inizio di maggio da governo e un gruppo ribelle, è stato al centro di un colloquio tra il presidente sudanese Omar el-Bashir e quello nigeriano Olusegun Obasanjo ad Abuja, a margine di un convegno internazionale.
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SUDAN 21/7/2006 15.13
DARFUR: ONU INTERROMPE OPERAZIONI UMANITARIE PER INSICUREZZA L’uccisione di tre uomini avvenuta ieri nei pressi del campo di Zalinge, in Darfur occidentale (uno dei 3 stati che compone l’omonima regione nell’ovest del Sudan), ha portato alla sospensione di tutte le attività umanitarie delle agenzie della Nazioni Unite nella zona a ridosso del confine con il Ciad. Lo ha riferito l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr), precisando che l’uccisione dei tre dipendenti di una società idrica - che sembrerebbero essere stati linciati da una folla inferocita all’intero del campo profughi di Zalinge - è solo l’ultimo di una serie di episodi violenti avvenuti negli ultimi giorni e che dimostra la grande insicurezza che ancora si registra nell’area. Negli ultimi due giorni, fanno sapere fonti Onu, due organizzazioni non governative (ong) sono state attaccate da uomini armati nell’area del Djebel Mara, a nord di Zalinge. Mercoledì alcuni dipendenti di una ong sono stati rapiti e rimasti per molte ore nelle mani di alcuni miliziani che li hanno rilasciati solo in tarda serata. La scorsa settimana l’autista di un’organizzazione umanitaria è stato ucciso a El Geneina (capoluogo del Darfur Occidentale) da banditi armati, mentre dieci giorni fa un operatore umanitario è stato freddato da ignoti in Darfur settentrionale.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 22/7/2006 9.21
ELEZIONI : TRAFFICO D’ARMI ED ESERCITO, DUE INCOGNITE PER LA PACE Il traffico illegale di armi e di munizioni, in palese violazione dell’embargo imposto dalle Nazioni Unite, rappresenta un’ “autentica minaccia” per la pace nella Repubblica democratica del Congo, in particolare con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e legislative del 30 luglio prossimo: è questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di esperti dell’Onu nel rapporto presentato giovedì al segretario generale della Kofi Annan. Gli esperti hanno sottolineato che la “porosità” delle frontiere, l’assenza di controllo dello spazio aereo (attraversato dalle rotte dei trafficanti), dei movimenti finanziari, dello sfruttamento delle risorse naturali sono tutti elementi che favoriscono la violazione dell’embargo. Secondo gli autori del rapporti di 57 pagine il traffico d’armi e delle ricchezze minerarie sono due fenomeni collegati che “vanno combattuti insieme”. Gli esperti suggeriscono di registrare e marcare tutte le armi importate o presenti nella Rdc, comprese le armi dell’esercito regolare (Fardc). L’esercito congolese - di cui fanno parte anche ex combattenti dei gruppi guerriglieri integrati in seguito ai piani di pace dopo le guerre succedutesi nel paese tra il 1996 e il 2003 - è infatti accusato di violenze e abusi contro la popolazione civile, che spesso guarda ai soldati non come a una forza di protezione ma come a una minaccia (a volte la principale) alla loro sicurezza. A questo proposito, il Comitato internazionale di accompagnamento della transizione (Ciat) ha suggerito alle autorità congolesi di trattenere nelle caserme le forze armate prima, durante e nei giorni immediatamente dopo le elezioni. “Credo che sia un pessimo modo per affrontare i problemi” ha detto il portavoce del governo, Henri Moya Sakanyi, esprimendo il dissenso delle autorità di Kinshasa alla proposta. “Le forze armate del Congo non possono essere all’origine di qualunque impedimento al processo elettorale” ha continuato. Favorevole al suggerimento della Ciat si è detto invece il vice-presidente Azarias Ruberwa, capo della Commissione per la Difesa e la Sicurezza, lui stesso candidato alla presidenza. Potrebbe essere un buon modo - ha dichiarato Ruberwa a radio Okapi (emittente della Missione delle Nazioni Unite in Congo, Monuc) - per evitare che “uno qualunque dei candidati” insoddisfatto dell’esito del voto possa usare le Fardc per “confiscare i risultati elettorali”. Anche il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei) Apollinare Malu Malu, ha detto di vedere positivamente il ritiro in caserma delle forze armate il giorno del voto, con l’eccezione dei soldati in servizio presso i seggi elettorali.
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SUDAN 22/7/2006 10.46
DARFUR: MEDIATORE SLOVENO FERMATO, RISCHIA ESPULSIONE Fermato perché non in possesso di un visto valido per entrare in Sudan, Tomo Kriznar, l’inviato speciale del presidente sloveno in Darfur per mediare nella crisi della regione, è comparso ieri nell’aula di un tribunale di El Fasher (capoluogo del Darfur settentrionale uno dei 3 stati che compone l’omonima regione nell’ovest del Sudan) dove sono cominciati i procedimenti a suo carico. La notizia, riportata nelle ultime ore da alcuni media sudanesi, è stata diffusa dall’ufficio della presidenza slovena, che ha precisato che Kriznar viene trattato correttamente e resta in attesa di essere ascoltato. L’ufficio della presidenza slovena fa sapere di aver chiesto l’intervento delle autorità sudanesi e dell’Unione Africana e di altre istituzioni internazionali per ottenere il rilascio del proprio inviato. Secondo indiscrezioni, le autorità sudanesi dovrebbero presto rispedire in Slovenia l’inviato del presidente attraverso un’espulsione da effettuarsi il prima possibile. Dall’inizio del 2006 la presidenza slovena è intervenuta in qualità di mediatore nella crisi del Darfur, presentando anche un piano in 16 punti per mettere fine alle violenze tra i gruppi ribelli e le autorità di Khartoum. A fine maggio una delegazione dei movimenti combattenti del Darfur si era recata a Lubiana per incontrare i mediatori dell’Unione Africana (Ua) impegnati a convincerli a siglare l’accordo raggiunto ai primi di maggio tra Khartoum e il principale gruppo ribelle attivo nel conflitto esploso all’inizio del 2003 nella vasta regione occidentale sudanese al confine col Ciad.
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UGANDA 24/7/2006 12.08
SOSPESI PER CONSULTAZIONI COLLOQUI GOVERNO-LRA Sono stati sospesi e rinviati alla settimana prossima i colloqui di pace tra il governo ugandese e una delegazione dei ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) iniziati il 14 luglio scorso a in corso a Juba, in Sud Sudan; lo hanno reso noto oggi i mediatori sudanesi coinvolti nel negoziato. “Sono stati fatti sostanziali progressi. Abbiamo deciso di aggiornare le sedute per permettere alle delegazioni di consultarsi con i loro vertici” ha detto il vice presidente del Sud Sudan Reiek Machar, nel comunicare che i colloqui riprenderanno lunedì 31 luglio. Machar ha accennato a possibili soluzioni discusse dalle parte riguardo a questioni centrali nel negoziato, ma non ha fornito dettagli. Ciò che finora è emerso con certezza dai colloqui è soltanto una proposta di Kampala per un’amnistia ai ribelli e la richiesta dell’Lra di “compensazioni adeguate” per le perdite economiche e lo smantellamento delle forze armate ugandesi “etniche e partigiane”, mentre si attende di discutere ancora di cessate-il-fuoco, disarmo e reintegrazione degli ex combattenti. Segnali di insofferenza sull’andamento dei colloqui sono giunti ieri dal viceministro della Difesa ugandese Ruth Nankabirwa, la quale ha dichiarato che il processo di pace “non può paralizzare altri tentavi di disarmare i ribelli”, che si nascondono con i loro capi, Joseph Kony e Vincent Otti, nel parco della Garamba, nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Nankabirwa ha nuovamente sollecitato la Rdc ad assolvere ai suoi “obblighi di legge” per disarmare l’Lra. “E se questi colloqui falliscono? Cosa ci resta da fare? L’Uganda dovrà entrare in Rdc?” è la domanda retorica che si è posta. Più volte Kampala ha chiesto l’autorizzazione a Kinshasa e alle Nazione Unite di dare la caccia agli uomini dell’Lra, senza mai ottenerla.
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SUDAN 24/7/2006 16.48
DARFUR, NUOVA ALLEANZA ANTI-GOVERNATIVA RIVENDICA CONTROLLO DEL NORD “La missione è ora compiuta: il Fronte di salvezza nazionale (Nrf) ha il pieno controllo dell’intero stato del Nord Darfur”: lo riferisce un comunicato della nuova alleanza contro il governo centrale sudanese costituita lo scorso mese da tre gruppi ribelli della regione occidentale del Darfur contrari alla proposta di pace dell’Unione africana (Ua) siglata il 5 maggio ad Abuja, in Nigeria, da Khartoum e dalla fazione del Movimento di liberazione del Sudan (Slm) guidata da Minni Arcua Minnawi. “Le forze di Minnawi – si legge ancora nella nota – sono state cacciate via… Duecento combattenti hanno abbandonato Minnawi e si sono arruolati nell’Nrf mentre altri 84 sono stati fatti prigionieri”. Secondo il comunicato, inoltre, sarebbero stati sequestrati numerosi mezzi, armamenti militari e documenti sulle armi che Minnawi avrebbe ricevuto dal governo centrale. L’Nrf ha invitato infine l’inviato dell’Onu in Sudan Jan Pronk e rappresentati dell’Ua a visitare la regione per verificarne il controllo e rivedere l’accordo di pace “in conformità con queste nuove realtà”. Khalil Ibrahim – presidente del Movimento di giustizia e eguaglianza (Jem), una delle tre formazioni confluite nell’Nrf – ha precisato inoltre che il “peso di Minnawi in Darfur ora equivale a zero”, ma che l’Nrf deve comunque continuamente respingere gli “attacchi delle forze di Minnawi e dei suoi alleati, Janjaweed e forze governative”. Minnawi invece ha smentito di aver perso il controllo del Nord Darfur. Intanto gli scontri tra le due fazioni dello Slm – quella guidata da Minnawi e quella capeggiata da Abdel Wahed Mohamed al-Nur e sostenuta dai ‘Fur’, gruppo etnico maggioritario in Darfur – hanno costretto 8000 civili ad abbandonare le proprie abitazioni nei soli ultimi 10 giorni. Questa situazione – ha commentato oggi Sadeq el-Mahdi, leader dell’Umma, il più importante partito d’opposizione – è “più grave” di quella precedente “l’inutile” accordo del 5 maggio. “Per eliminare le lacune dell’accordo e elaborare un programma per raggiungere uno sviluppo democratico, controllare la situazione senza l’ingerenza di truppe internazionali e eleggere un governo nazionale capace di risolvere i problemi del paese”, l’opposizione – ha annunciato el-Mahdi – convocherà al più presto “una conferenza globale”.
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REP. DEM. CONGO – La polizia ha disperso una folla di manifestanti nella città meridionale di Mbuji Mayi durante una visita del presidente Joseph Kabila in vista delle elezioni del 30 luglio. Mbuji Mayi – che produce milioni di euro in diamanti l’anno ma è priva di elettricità e di acqua corrente – è una roccaforte del principale partito d’opposizione Udp che ha boicottato il processo elettorale.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 25/7/2006 10.18
ELEZIONI: OLTRE 1200 GLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI Sono più di 1200 gli osservatori elettorali internazionali accreditati per controllare il corretto andamento delle elezioni generali in Repubblica democratica del Congo. Lo ha fatto sapere il Comitato di accompagnamento alla transizione, Ciat, l’organismo che raccoglie i principali mediatori interni e internazionali nei colloqui con cui tre anni si chiuse (almeno formalmente) la guerra e si arrivò alla creazione del governo di transizione che concluderà il proprio mandato con queste elezioni. Tra gli organismi che hanno inviato osservatori figurano l’Unione Europea, l’Unione Africana, la Comunità di sviluppo per l’Africa australe (Sadc), il Centro Carter, l’Associazione dei parlamentari europei per l’Africa. Nella nota il Ciat invita poi i cittadini, i gruppi della società civile e gli schieramenti politici a registrare attraverso la Commissione elettorale indipendente (Cei) i propri osservatori nazionali. Facendo riferimento alle recenti polemiche su presunte irregolarità nel processo di registrazione dei votanti, che hanno portato diverse critiche alla Cei, i mediatori internazionali definisce “importante” il lavoro condotto dalla Commissione, ma sottolinea la necessità che questa risponda in maniera rapida alle critiche che le vengono avanzate. “La trasparenza deve contribuire a creare le migliori condizioni possibili per lo svolgimento del voto” si legge nella nota, di cui la MISNA ha ricevuto una copia.
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SUDAN 25/7/2006 12.05
DARFUR: INSICUREZZA LIMITA OPERAZIONI UMANITARIE Oltre il 20% dei quasi due milioni di sfollati che vivono in Darfur non ricevono aiuti umanitari a causa della grave insicurezza che si registra in alcune zone della regione occidentale sudanese, teatro dal febbraio 2003 di una guerra che ha provocato una delle più gravi crisi umanitarie in corso. Lo ha fatto sapere la missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis), precisando che si tratta della peggiore percentuale registrata negli ultimi due anni. A impedire il lavoro delle agenzie dell’Onu, si legge nella nota dell’Unmis, sono gli attacchi diretti contro gli operatori umanitari, atti di banditismo e i combattimenti tra i gruppi ribelli in corso in varie zone della regione. L’Unmis si dice poi “preoccupata” per le condizioni di sicurezza interne ai campi per sfollati, sempre più teatro di episodi violenti o utilizzati da gruppi ribelli per nascondere armi o propri sostenitori. Proprio nei giorni scorsi - dopo l’uccisione di alcuni uomini nei pressi del campo di Zalinge, in Darfur occidentale (uno dei 3 stati che compone l’omonima regione nell’ovest del Sudan) – l’Onu aveva deciso di sospendere le attività umanitarie delle sue agenzie nella zona a ridosso del confine con il Ciad.
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UGANDA 25/7/2006 13.11
COLLOQUI GOVERNO-LRA: NESSUNA ‘POLTRONA’ PER KONY Una divisione del potere politico con Joseph Kony e i suoi comandanti è fuori questione; lo ha ribadito il presidente ugandese, Yoweri Museveni, parlando il giorno dopo che colloqui di pace tra governo e ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) in corso a Juba, Sud Sudan, sono stati sospesi per consultazioni. Il negoziato ha solo lo scopo di offrire un “atterraggio morbido” a Kony e ai ribelli, ha detto Museveni durante un incontro con l’Alto Commissario britannico, Francois Gordon, cui la stampa locale da ampio risalto. Nell’elenco delle richieste presentato dai ribelli il 21 luglio scorso c'è anche “un proporzionato meccanismo di divisione del potere che tenga conto degli equilibri regionali e demografici del paese” riferendosi ai contesti del nord e dell’est dove lo Lra è stato attivo per 20 anni, seminando panico e lutti tra la popolazione civile. La richiesta, come molte altre della lista, è stata già definita “irrealistica” dalla ministro della Difesa, Ruth Nankabirwa. Piuttosto ai ribelli è stata offerta la possibilità, per una parte di loro, di essere integrati nelle forze armate ugandesi; i colloqui a Juba - ha fatto sapere Museveni - prevedono anche “un meccanismo per riconciliare lo Lra con le vittime” del conflitto. Molte critiche dalla comunità internazionale ha sollevato la presunta offerta di Kampala di un’amnistia per Kony e altri quattro comandanti ribelli ricercati dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità; secondo il quotidiano filogovernativo 'New Vision', Museveni ha spiegato che l’Uganda “ha optato per i colloqui di pace perché non è riuscita ad ottenere l'appoggio del governo della Repubblica democratica del Congo e dell'Onu per combattere lo Lra (che si nasconde) nel parco nazionale della Garamba, nel nordest del Congo”. Intanto una delegazione di parenti di Kony, tra cui la madre e quattro delle sue numerose "mogli" (molte delle quali sono donne rapite durante le operazioni militari) sono dirette a Juba per incontrare il capo del Lra e convincerlo ad accettare le condizioni poste a Kampala.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 25/7/2006 14.49
ELEZIONI: TRIBUNALE ONU PER RWANDA CHIEDE COLLABORAZIONE PROSSIMO GOVERNO L’auspicio che il nuovo governo eletto nel voto di domenica prossima in Repubblica democratica del Congo possa contribuire alla cattura dei 18 ricercati per i crimini commessi in Rwanda durante il genocidio del 1994 è stato espresso da Hassan Boubacar Jallow, procuratore capo del Tribunale speciale con sede ad Arusha, in Tanzania. “La maggior parte dei sospettati che stiamo ricercando si trova nella Repubblica democratica del Congo” ha detto parlando a Kigali, in Rwanda. Jallow ha invocato anche una maggiore cooperazione tra le autorità congolesi e il Tribunale, con l’obiettivo di catturare gli ultimi latitanti. I presunti responsabili delle stragi di civili ruandesi si trovano soprattutto nell’est dell’ex-Zaire, nelle foreste degli altipiani del Nord e Sud Kivu, dove dal 1999 la Monuc – la missione di pace dell’Onu istituita alla fine del 1999 con l’obiettivo tra l’altro di disarmare i miliziani ruandesi – non è riuscita a garantire pace e sicurezza. A pochi giorni dal voto, la situazione nell’est è tenuta comunque sotto controllo dalle forze di pace: l’inviato del segretario generale dell’Onu, William Sing, ha detto che la Monuc pur mantenendosi vigilante non è “in ansia” per la sicurezza in vista del voto di domenica. Alle urne sono attesi circa 25,5 milioni di elettori per le prime elezioni multipartitiche dal 1961, con oltre 9.000 candidati per i 500 seggi della Camera e 33 aspiranti alla presidenza.
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#279 |
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RD CONGO – Almeno 16 persone sono rimaste ferite per l’esplosione accidentale di una granata nel mercato di Kinshasa; in città si sono registrati anche disordini tra le forze dell’ordine e alcune centinaia di dimostranti dell’opposizione.
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#280 |
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SUDAN – È ripreso ad Asmara, in Etiopia, il secondo round dei negoziati tra il governo centrale e il Fronte orientale iniziato il 17 luglio: i ribelli dell’est hanno chiesto che un loro esponente sia vicepresidente e che il 60% del governo regionale, il 40% del governo d’unità nazionale e il 20% dell’Assemblea nazionale sia costituito da loro rappresentanti.
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