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Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Forest
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Old 22-06-2006, 21:35   #201
Ewigen
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 22/6/2006 17.40
ITURI: MILIZIANI ATTACCANO ESERCITO, ALMENO DUE VITTIME

Sono almeno due le persone morte nella sparatoria seguita a un’imboscata tesa da un gruppo di uomini armati, ancora non identificati, contro una pattuglia dell’esercito congolese nella regione dell’Ituri, nord est della Repubblica democratica del Congo. Lo riferiscono fonti delle Nazioni Unite, precisando che l’attacco è avvenuto nella zona di Zubairi, vicino al villaggio di Marabo, 45 chilometri a sud di Bunia, il capoluogo dell’Ituri. Fonti sanitarie hanno confermato che sono almeno due le persone morte (un soldato governativo e un miliziano) nella violenta sparatoria che è seguita all’imboscata, ma un portavoce locale dell’esercito ha precisato che il bilancio potrebbe essere ben più alto. Quello avvenuto ieri è il terzo attacco condotto nelle ultime 3 settimane contro truppe dell’esercito congolese in Ituri. Solo lunedì scorso, ignoti avevano aperto il fuoco contro un veicolo non lontano da Butembo, uccidendo 1 passeggero e ferendone altri 4. Non è ancora nota l’identità degli aggressori, ma la zona è ritenuta una delle roccaforti del Fronte di resistenza patriottica in Ituri (Frpi), uno dei molti gruppi ribelli che affollavano l’Ituri fino a qualche tempo fa e che ormai sembrano aver accantonato le vecchie rivalità etniche per unirsi e continuare a gestire i lucrosi affari legati ai settori minerari in cui sono coinvolte anche aziende internazionali (molte europee) e i governi dei paesi confinanti. Teatro di violenze e scontri anche dopo la fine ‘ufficiale’ della guerra nella Repubblica democratica del Congo (1998-2003), l’Ituri è ancora una delle zone più instabili dell’intero Congo. Più di 15.000 ex-combattenti hanno partecipato al programma di disarmo, ma si stima che alcune migliaia di uomini armati siano ancora presenti sul territorio.
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Old 22-06-2006, 21:48   #202
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SUDAN 22/6/2006 19.39
DARFUR: ACCORDO DI PACE REGGE, MA INSICUREZZA RESTA

“Nonostante la generica diminuzione della violenza in Darfur, dopo la firma dell’accordo di pace raggiunto il mese scorso tra il governo sudanese e il principale movimento combattente attivo nel conflitto (l’Esercito di liberazione del Sudan, Sla-m), atti di banditismo, di violenza, furti di bestiame e attacchi mirati contro le strutture delle organizzazioni internazionali e i convogli delle Nazioni Unite, o dell’Unione Africana, continuano a rappresentare una minaccia alla pace nella regione”: inizia così l’ultimo rapporto settimanale stilato dalla Missione Onu in Sudan (Unmis), di cui la MISNA ha visionato una copia. Nel documento si sottolinea subito come l’accordo siglato il 5 giugno scorso ad Abuja tra Khartoum e l’ala maggioritaria (per numero e potenza politico militare ) dell Sla-m abbia effettivamente portato a una sospensione delle ostilità tra le due parti, anche se subito dopo si stila un elenco di avvenimenti che dimostrano la grave insicurezza che continua a persistere in gran parte della regione del Darfur, l’area al confine col Ciad estesa quanto la Francia e divisa amministrativamente in 3 stati: il Darfur meridionale, settentrionale e occidentale. Secondo il rapporto dell’Unmis, negli ultimi dieci giorni nuovi scontri tra le due fazioni dello Sla-m sono esplosi nella zona di Kulkul e Korma, nel Darfur Settentrionale; in quello Occidentale invece negli ultimi giorni si sono registrati una serie di attacchi contro personale Onu (due guardie sono state ferite da colpi di arma da fuoco a Geneina e Garsila), e operatori umanitari (l’auto di una ong è stata assaltata in pieno giorno nel cuore di El Geneina, il capoluogo dell’Ovest Darfur). Ma in questa zona le preoccupazioni maggiori sembrano arrivare dai campi - “diventati potenzialmente un terreno di coltura per le violenze” si legge nel rapporto - che ospitano i quasi 2 milioni di sfollati creati dal conflitto iniziato nel febbraio 2003. Nel Darfur meridionale, invece, sono stati riportati nuovi scontri tra alcune tribù della regione del Sud Kordofan che si contendono pascoli e punti di accesso all’acqua. Intanto, sul fronte politico-diplomatico, vanno registrate le parole del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, secondo cui la regione del Darfur ha bisogno di una forza di pace delle Nazioni Unite, “che questo piaccia o meno”, pur ribadendo che il Palazzo di Vetro non può imporre niente a nessun paese. Due giorni fa il presidente del Sudan Omar el-Bashir aveva ribadito il suo rifiuto totale al dispiegamento di truppe Onu nel paese, visto come una sorta di “nuova colonizzazione” del Sudan.
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Old 23-06-2006, 18:08   #203
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SUDAN 23/6/2006 12.35
DARFUR, GOVERNO E RIBELLI CONCORDANO MISSIONE CONGIUNTA SU SICUREZZA

Una missione congiunta dovrà valutare entro metà settembre i fondi necessari allo sviluppo a breve e lungo termine del Darfur, anche in vista della conferenza dei donatori del mese successivo: lo hanno deciso all’Aja, nei Paesi Bassi, i delegati del governo centrale di Khartoum e quelli della fazione del Movimento di liberazione del Sudan (Slm) guidata da Minni Arcua Minnawi – l’unica formazione ribelle dell’ovest ad aver siglato l’accordo di pace per il Darfur lo scorso 5 maggio.
Le due parti - al termine dei due giorni di colloqui - si sono inoltre impegnate a garantire quanto prima la sicurezza nella regione sudanese occidentale, per iniziare il prima possibile la ricostruzione dell’area devastata da oltre tre anni di violenze e scontri. “I dividendi della pace devono essere mostrati alla gente del Darfur quanto prima” ha auspicato il ministro olandese dello Sviluppo, Agnes van Ardenn, notando che le donazioni che giungeranno in seguito all’accordo di pace finanzieranno rimpatrio dei rifugiati, sanità, educazione, riforma per la ridistribuzione delle terre.
Sull’invio di un contingente di pace che l’Onu vorrebbe inviare in Darfur al posto di quello dell’Unione africana (Ua) – al quale il governo di Khartoum continua a opporsi – è tornato a esprimersi il segretario generale Kofi Annan: “Sanno come operiamo e perciò è incomprensibile questa resistenza”. Rispondendo al presidente sudanese Omar Hassan el-Bashir che martedì aveva parlato di un’agenda ‘coloniale’ dietro all’offerta delle Nazioni Unite, Annan ha aggiunto: “Nessuno, e tanto meno l’Onu, è interessato a imporre qualcosa di simile a un regime coloniale… Provo un leggero disappunto nel sentire queste asserzioni pubbliche prima dell’ultimo round di colloqui in cui dovremmo presentare i dettagli della nostra proposta”.
Intanto dall’Aja il vice-ministro olandese della Finanza Lual Deng ha detto che il Sudan sta valutando la possibilità di inviare 10.000 soldati della forza congiunta sudanese – che comprende gli ex-ribelli del sud Sudan oggi a capo del governo regionale dei territori meridionali – che si aggiungano ai circa 7.000 soldati dell’Ua già dislocati in Darfur.
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Old 23-06-2006, 18:08   #204
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UGANDA 23/6/2006 12.51
DELEGAZIONE UGANDESE A NEGOZIATO CON LRA IN SUD SUDAN

L’Uganda manderà “presto” una delegazione ai colloqui di pace con i ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra) a Juba, in Sud Sudan, promossi dal locale governo: lo ha detto oggi l’ambasciatore ugandese a Khartoum Busho Ndinyenka, senza comunque precisare alcuna data. Finora l’Uganda non ha preso parte alla mediazione avviata nelle scorse settimane dal vicepresidente del governo autonomo del Sud Sudan Riak Machar con l’obiettivo di fermare lo Lra, attivo da 20 anni soprattutto in Nord Uganda. I ribelli, da parte loro, nei giorni scorsi hanno inviato 15 delegati a Juba, capitale dei territori meridionali sudanesi. Ai colloqui non partecipano i vertici dello Lra, perché il fondatore Joseph Kony e i suoi 4 comandanti sono ricercati dalla Corte penale internazionale, che li accusa di crimini di guerra e contro l’umanità.
Il ministro degli Esteri ugandese, Henry Oryem Ocello, citato dal quotidiano filo-governativo ’New Vision’ ha detto che il governo incoraggia la mediazione del Sud Sudan, ma che è disposta a parlare solo a una “genuina” delegazione di ribelli. Quella nominata ora, ha aggiunto il capo della diplomazia ugandese, comprende solo un paio di interlocutori considerati “accettabili” perché “provengono dalle file della ribellione nel bush”, nella foresta. Tra i rappresentanti scelti da Kony per il negoziato, ci sono anche un avvocato di Kampala e un cittadino ugandese con cittadinanza statunitense.
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Old 23-06-2006, 18:08   #205
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 23/6/2006 13.47
ELEZIONI: ANNUNCIATE “CONSULTAZIONI” POLITICHE IN VISTA DEL VOTO

Per “preservare la credibilità e la serenità del processo elettorale” in vista delle prime consultazioni democratiche in oltre 40 anni, l’ufficio della presidenza della Repubblica congolese ha annunciato l’imminente avvio di non meglio precisate “consultazioni” che verteranno “sulla sicurezza dei candidati, il loro accesso ai media e l’accettazione dei risultati”. In un comunicato ufficiale, diffuso a seguito di una riunione tra il presidente Joseph Kabila, i suoi quattro vice, i capi di Camera e Senato e i rappresentanti della comunità internazionale, si legge che “tutte le istituzioni hanno espresso la loro adesione, senza riserve, al calendario elettorale per quanto concerne la tenuta delle elezioni presidenziali e legislative del 30 luglio 2006, irreversibile e non negoziabile”. Allo stesso tempo “è emersa una convergenza di opinioni sulla necessità di consultazioni...che si terranno, da una parte nel quadro dei meccanismi ufficiali, e dall’altra in un ambito più esteso ancora da definire”. È prevista, tra l’altro, l’adozione di “un codice di buona condotta che non mancherà di avere un effetto rassicurante sull’elettorato”. L’annuncio della presidenza giunge dopo le ripetute richieste di alcuni settori della società civile, tra cui anche la Chiesa locale, sulla necessità di un “consenso nazionale” per assicurare la regolare tenuta dello scrutinio e gestire il passaggio di consegne tra il governo di transizione – che scadrà il 30 giugno – e il successivo; una fase che potrebbe durare diversi mesi in attesa del verdetto definitivo delle votazioni anche nella possibilità di un ballottaggio.
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Old 24-06-2006, 09:49   #206
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CIAD 24/6/2006 10.44
NUOVE SPACCATURE NEL “FRONTE UNITO” DEI RIBELLI DELL’EST

Nuove e profonde spaccature sono emerse nelle ultime 24 ore all’interno del Fronte unito per il cambiamento democratico (Fucd), la coalizione creata alcuni mese fa per raccogliere al suo interno tutti i gruppi armati che, a cominciare dal settembre del 2005, sono venuti alla luce con lo scopo dichiarato di destituire con la forza il presidente Idriss Deby. In una serie di documenti ufficiali inviati all’emittente radiofonica Alwihda (particolarmente vicina a tutti i movimenti di opposizione a Deby) i vertici del Fucd hanno prima sciolto il movimento, poi convocato un congresso, costringendo il presidente del Fronte, Mahamat Nour, a smentire ogni cosa e a procedere a nuove nomine. La cronaca di una giornata politica ancora confusa comincia con la nota inviata ad Alwihda dal vice-presidente del Fucd, Hassane Saleh Aldjinedi, in cui si comunica “la dissoluzione del Fucd (…) date le contraddizioni nelle decisioni politiche e militari dei suoi vertici”. Poco più tardi sul sito dell’emittente compare, invece, un messaggio del portavoce ufficiale del Fucd, Albissaty Allazam, in cui si disconosce la “dissoluzione” e si convoca un congresso di tutti i componenti della coalizione “che si terrà dal 27 al 30 giugno prossimi”. A chiudere, almeno per il momento, la questione interviene direttamente Mahamt Nour, il presidente e uomo forte del Fucd - accusato da Deby di agire per conto del Sudan con cui il Ciad ha rotto le relazioni diplomatiche proprio perché ritenuto l’ispiratore, il finanziatore e il sostenitore dei movimenti ribelli nati negli ultimi mesi e nascosti nell’est del paese a ridosso del Darfur. Nella nota, Nour nomina due nuovi portavoce, evidenziando che i due (Laona Gong Raoul e Ali Ahmat Akbach) sono gli unici due abilitati a parlare ufficialmente a nome del Fronte. Nel comunicato che conclude la giornata, Nour “denuncia” infine “le manovre di Deby per dividere il coordinamento” dei movimenti di opposizione. In realtà è dal fallito attacco contro la capitale N’djamena, lanciato il 13 aprile scorso e costato la vita a centinaia di persone, che il Fucd è scosso da una profonda crisi interna. Creato nel dicembre 2005, il Fucd ha già visto uscire dalla coalizione alcune delle formazioni fondanti, incluso lo Scud, sicuramente il più importante dei gruppi armati costituiti nei mesi scorsi e asserragliati al confine col Sudan perché formato prevalentemente da ex-collaboratori, generali, compagni di partito, nonché parenti e membri dello stesso gruppo etnico del presidente ciadiano.
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Old 26-06-2006, 11:28   #207
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SUDAN 26/6/2006 10.30
DARFUR: RESTA IN VIGORE SOSPENSIONE VOLI ONU, KHARTOUM ATTENDE SPIEGAZIONI

Sono rimasti a terra anche oggi gli elicotteri delle Nazioni Unite dopo che ieri il governo sudanese ha deciso di sospendere i voli Onu in Darfur, in seguito alle informazioni relative a un passaggio in elicottero dato a un esponente della ribellione che dal 2003 combatte contro Khartoum. Lo hanno riferito fonti giornalistiche locali, precisando che della vicenda ieri hanno discusso a lungo il ministro degli Esteri sudanese, Jamal Mohamed Ibrahim, e l’inviato del Palazzo di Vetro in Sudan, Jan Pronk. Il governo ha precisato che il divieto di sorvolo del Darfur per i mezzi Onu resterà in vigore finché non sarà stata fornita una spiegazione ufficiale a quanto avvenuto, sottolineando, comunque, che dal bando sono esclusi i mezzi delle agenzie Unicef e Pam, che si occupano rispettivamente di assistenza all’infanzia e di aiuti alimentari. Indiscrezioni riferiscono di una possibile conferenza stampa di Pronk già oggi in giornata. Secondo la ricostruzione fornita alla stampa locale e internazionale dal governo sudanese, sabato un elicottero dell’Onu avrebbe fatto salire a bordo Suleiman Jamous, esponente di punta dell’Esercito-Movimento di liberazione del Sudan (Sla-m), ma appartenente all’ala che non ha riconosciuto l’accordo di pace siglato lo scorso 5 maggio ad Abuja, per trasportarlo da El Fasher (capitale del nord Darfur) nel Sud Sudan. “Si tratta di una flagrante violazione della sovranità nazionale e una violazione dell’accordo con cui l’Onu opera in Sudan” ha detto il ministro degli Esteri. La portavoce delle Nazioni Unite Radia Achouri ha detto di non essere in grado di confermare la ricostruzione e ha evitato di commentare le dichiarazioni del governo sudanese. Fonti umanitarie evidenziano che Jamous era una figura molto nota tra il personale delle Nazioni Unite e delle Organizzazioni non governative (Ong) internazionali, dal momento che ricopriva l’incarico di responsabile del coordinamento umanitario nelle aree del Darfur sotto il controllo ribelle. Jamous, definito da più fonti “competente e collaborativo”, era stato arrestato e torturato il 20 giugno scorso dai suoi stessi compagni del Slm per aver criticato l’accordo di pace sul Darfur. Intanto la vicenda rischia esacerbare ancora di più il confronto tra il Palazzo di vetro e il governo sudanese per l’invio di una missione di pace sotto l’egida dell’Onu in Darfur. Ieri una manifestazione contro l’Onu si è svolta a Khartoum, mentre il consiglio dei ministri, riunitosi alla presenza del presidente Omar hassan el Beshir, ha “ribadito il rifiuto a trasferire la missione dall’Unione Africana alle Nazioni Unite”.
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Old 26-06-2006, 18:35   #208
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CIAD 26/6/2006 12.47
NUOVI COMBATTIMENTI NELL’EST E NUOVE DISERZIONI A N’DJAMENA

Intensi movimenti di truppe e nuovi combattimenti tra ribelli ciadiani e reparti dell’esercito nazionale del Ciad sono stati segnalati nel fine settimana a cavallo della frontiera col Sudan, e più precisamente nell’area a ridosso del Darfur occidentale. La MISNA lo ha appreso da fonti delle Nazioni Unite in Sudan, secondo le quali già il 23 giugno scorso la popolazione locale aveva segnalato lo spostamento di una colonna di una cinquantina di mezzi di ribelli ciadiani armati, presumibilmente appartenenti al Gruppo di opposizione armata del Ciad (Caog), partiti dai dintorni di El Geneina, capitale del Darfur occidentale, e diretti verso il confine. Il giorno successivo, sempre fonti Onu, hanno confermato di scontri avvenuti tra ribelli e forze governative ciadiane nei pressi di Tandulti, Gellu e Adi Kong. Per il momento non è stato possibile ottenere in territorio ciadiano conferme indipendenti dei fatti. Ma oggi la stampa locale ciadiana, riporta la presa della località di Kalogne (estremo est del paese a ridosso della frontiera sudanese) da parte degli uomini di Hassane Saleh Aldjinedi, dopo brevi combattimenti su cui non sono disponibili bilanci. Difficile trovare conferme indipendenti anche alle notizie di nuove defezioni riportate dalla stampa contraria al presidente Idriss Deby, ma proprio per questo normalmente ben informata sui movimenti interni alla ribellione. Secondo l’emittente radiofonica Alwihda almeno un centinaio di militari avrebbero disertato nell’ultima settimana, raggiungendo i propri colleghi asserragliati nell’est del paese.
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Old 27-06-2006, 19:57   #209
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SUDAN 27/6/2006 3.04
KHARTOUM ELIMINA RECENTE BANDO CONTRO MISSIONE ONU IN DARFUR

Con la revoca del bando imposto domenica da Khartoum a una missione Onu nel Darfur sono stati allontanati, in circa 48 ore i timori di un inasprimento dei rapporti tra il Sudan e il Palazzo di vetro avanzati ieri da alcuni osservatori. Domenica il Sudan aveva sospeso alcune operazioni dell’Onu – non quelle del Programma alimentare mondiale (Wfp/Pam) e dell'Unicef - in seguito alle notizie relative a un passaggio concesso da un elicottero dell’Unmis (United nations mission in Sudan) al capo ribelle Suleiman Adam Jamous che continua a opporsi all’accordo di pace firmato di recente ad Abuja da una parte dei ribelli. "Il governo sudanese ha deciso con effetto da oggi di rivedere la sua decisione di sospendere la missione Onu in Darfur" ha detto ieri sera a New York il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric. Nessun altro particolare è stato reso noto sulla vicenda Jamous e il portavoce ha declinato qualsiasi ulteriore commento. L’Unmis svolge in Darfur una delle più grandi operazioni umanitarie del mondo contro la malnutrizione, le epidemie e gli effetti dalle scorrerie dei predoni del deserto conosciuti come janjaweed.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 27/6/2006 9.33
LIBERATI DUE DEI SETTE ‘CASCHI BLU’ RAPITI DA MILIZIANI NEL NORDEST

Sono stati rilasciati due dei sette ‘caschi blu’ nepalesi catturati il 28 maggio scorso da un gruppo ribelle nella regione nordorientale dell’Ituri: lo ha riferito Carmine Camerini, portavoce della missione Onu (Monuc) a Bunia, capoluogo dell’Ituri, precisando che i due soldati “sono in buone condizioni”. Camerini non ha fornito altri particolari, limitandosi ad aggiungere che la Monuc “sta facendo il possibile affinché anche gli altri tornino rapidamente in libertà”. I sette militari erano stati sequestrati durante un’operazione condotta dall’esercito congolese a nord di Bunia, in cui un altro ‘caso blu’ nepalese era rimasto ucciso e tre feriti. Responsabili del rapimento, i miliziani del Fronte nazionalista integrazionista (Fni), una delle ultime fazioni armate ancora attive nella provincia dell’Ituri, guidati dall’ex-capo ribelle Peter ‘Karim’ Udaga, il cui nome compare peraltro in un’inchiesta dell’Onu sul traffico illegale di risorse minerarie nella regione. Secondo la Monuc circa 15.000 combattenti hanno deposto le armi tra l’aprile e il giugno 2005 in Ituri, ma un numero imprecisato di altri – forse alcune migliaia - continuano a costituire una minaccia per la popolazione. In ex-Zaire la Monuc – presente dalla fine del 1999 – conta circa 17.000 soldati, che finora non sono riusciti a disarmare del tutto i miliziani ruandesi rifugiatisi nelle foreste dell’est del paese dopo il genocidio del 1994.
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Old 27-06-2006, 20:44   #211
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RD CONGO – La Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) - organismo regionale guidato dal Sudafrica che raggruppa gli stati della zona meridionale del continente - dispiegherà osservatori elettorali nella Repubblica democratica del Congo in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del 30 luglio; il voto sarà monitorato anche da altre migliaia di osservatori locali e internazionali.
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Old 27-06-2006, 22:48   #212
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UGANDA 27/6/2006 11.34
SCONTRI TRA MILITARI E RIBELLI NEL NORD, PER ESERCITO “OFFENSIVA PROSEGUE”

L’esercito ugandese ha ucciso otto ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) in due distinte operazioni nei distretti settentrionali di Gulu e Pader: “Li abbiamo fermati mentre tentavano di attaccare alcuni campi per sfollati. La nostra posizione è chiara, l’offensiva militare prosegue” ha detto il portavoce dei soldati governativi, Felix Kulayigye ricordando che al momento non vige alcun ‘cessate-il-fuoco’ con lo Lra, nonostante i colloqui di pace in corso a Juba (Sud Sudan) per iniziativa del governo locale. Finora Kampala ha mantenuto alcune riserve sul tentativo di negoziato avviato nelle scorse settimane dal vice-presidente del governo autonomo del Sud Sudan Riak Machar, pur incoraggiando la mediazione e annunciando che manderà presto una sua delegazione a seguire i colloqui. Ma nuovi dubbi sulle trattative sponsorizzate dalle autorità di Juba sono intanto stati espressi dal ministro del governo locale, generale Kahinda Otafire, citato dal quotidiano ugandese ‘The Monitor’: “Una volta ottenuta una sospensione delle ostilità, gli uomini di Joseph Kony (fondatore e massimo capo dello Lra, ndr) rimasti in Nord Uganda potranno raggiungerlo nella Repubblica democratica del Congo, cosa che al momento non possono fare” ha osservato Otafire. Kony e altri 4 comandanti dello Lra sono ricercati dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità.
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Old 28-06-2006, 21:46   #213
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SUDAN 28/6/2006 12.59
DARFUR: ONU PER INVIO 17.000 ‘CASCHI BLU’ ENTRO GENNAIO 2007

Il capo delle operazioni per il mantenimento della pace dell’Onu, Jean-Marie Guéhenno, ha auspicato il dispiegamento dei ‘caschi blu’ nella regione occidentale del Darfur entro il gennaio 2007, raccomandando che la forza multinazionale incaricata di rimpiazzare i soldati dell’Unione Africana (Ua) sia composta “da una divisione”, ovvero pari a 17.000 effettivi. Parlando al Consiglio di sicurezza, Guéhenno ha evidenziato che la missione Onu dovrà avere a disposizione “mezzi aerei considerevoli, ufficiali di collegamento e osservatori militari, oltre a importanti strumenti logistici, di comunicazione e trasporto. Naturalmente – ha sottolineato – questa forza di pace non potrà essere mobilitata sul terreno se non con il consenso del governo del Sudan e per il momento non lo abbiamo”. A questo proposito Guéhenno ha evidenziato “l’importanza di proseguire nelle prossime settimane i colloqui con il governo sudanese per convincerlo che andiamo là per portare aiuto”. In attesa del possibile passaggio di consegne con i militari dell’Ua in Darfur - circa 7.000 - “è necessario che le Nazioni Unite aiutino la missione africana. Su questo argomento non abbiamo riscontrato l’opposizione dell’esecutivo di Khartoum, quindi ci lavoreremo alacremente”. L’intervento di Guéhenno è giunto a seguito dell’annuncio che l’Ua ritirerà i suoi uomini alla fine del prossimo settembre: “Non disponiamo di fondi necessari per continuare oltre questa data a meno di novità che implichino un appoggio dell’Onu per poter estendere il nostro mandato” ha riferito il capo della diplomazia sudafricana Ncosazana Dhlamini-Zuma.
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Old 28-06-2006, 21:47   #214
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 28/6/2006 16.43
ELEZIONI: INCONTRI IN GABON PER UN ‘CODICE DI BUONA CONDOTTA’

L’adozione di un ‘codice di buona condotta’ tra i protagonisti della campagna elettorale, che si aprirà domani in Repubblica democratica del Congo, è l’obiettivo di una serie di colloqui organizzati a Libreville tra il presidente del Gabon Omar Bongo Ondimba e alcuni esponenti politici e della società civile congolese.
Secondo il ministero degli esteri gabonese, sono stati gli stessi politici di Kinshasa a chiedere il patrocinio del decano del capi di Stato africani (al potere dal 1967), per aiutarli a creare un clima di serenità e sicurezza nel mese che precede le storiche elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 30 luglio.
Fonti giornalistiche sottolineano che, oltre ai due vice-presidenti ed ex-capi ribelli Jean-Pierre Bemba e Azarias Ruberwa, è stato ricevuto da Bongo anche il presidente della Conferenza episcopale del Congo (Cenco), Monsignor Laurent Monsengwo Pasinya. Mentre proseguono, fino a domani, gli incontri iniziati ieri nel paese vicino (separato da Kinshasa dalla confinante Repubblica del Congo), fonti della MISNA segnalano lo svolgimento in queste ore di una manifestazione elettorale delle cosiddette ‘forze di opposizione’ capeggiate dall’Udps (Unione per la democrazia e il progresso sociale), che boicotta da mesi un processo elettorale giudicato troppo poco trasparente e non abbastanza democratico. La tensione è salita nelle principali città del Congo con l’avvicinarsi della data del 30 giugno, naturale scadenza del mandato delle istituzioni transitorie nominate con gli accordi di pace di Sun City (che misero fine sulla carta alla guerra del 1998-2003), e il vuoto di potere che si verrà a creare tra quella data e l’insediamento delle nuove istituzioni, previsto probabilmente alcuni mesi più tardi al termine del complesso processo elettorale.
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Old 28-06-2006, 21:52   #215
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UGANDA 28/6/2006 19.51
INTERVISTA QUOTIDIANO BRITANNICO A CAPO RIBELLE KONY, CHIEDE “COLLOQUI DI PACE”

Se il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni “fosse disponibile a parlare con me, sarebbe soltanto una cosa buona, che porterebbe pace al popolo ugandese”: lo ha detto Joseph Kony, capo dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra), in quella che il quotidiano ‘The Times’ di Londra presenta anche in prima pagina come “la prima intervista” con il “mosted wanted man” dell’Africa, l’uomo più ricercato del continente.
Kony - ricercato dalla Corte penale internazionale, insieme a 4 altri comandanti dello Lra, per le gravi violazioni dei diritti umani compiute dai suoi uomini nel nord Uganda negli ultimi vent’anni – respinge le accuse di aver commesso atrocità e si definisce persino “un combattente per la libertà del popolo ugandese”. Le sue dichiarazioni sono state definite “ridicole” – in un programma alla ‘Bbc’ - dal portavoce del governo ugandese Robert Kabushenga, secondo cui vi sono “un sacco di informazioni e di prove da parte di civili che sono stati rapiti dallo Lra”, che tra le sue pratiche violente ha anche l’arruolamento forzato di ragazzi; secondo stime in circolazione, oltre ventimila in questi anni sarebbero stati rapiti.
Il capo ribelle – scrive il giornalista Sam Farmar, che lo ha intervistato per il quotidiano londinese – “non spiega perché stia cercando proprio ora la pace”, ricordando che secondo i suoi avversari i ribelli sono stati di fatto sconfitti sul piano militare. L’intervista è avvenuta nelle foreste del nord della Repubblica democratica del Congo, dove Kony si nasconde da alcuni mesi. A maggio il vicepresidente del governo autonomo del Sud Sudan, Riak Machar, lo ha incontrato nel tentativo di avviare colloqui di pace con il governo di Kampala, che finora però non hanno ancora preso avvio.
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Old 29-06-2006, 11:34   #216
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 29/6/2006 5.32
ELEZIONI : AL VIA LA CAMPAGNA ELETTORALE, TRA INCERTEZZE E VOGLIA DI PACE

I 33 candidati alla presidenza e i circa 10.000 aspiranti parlamentari iniziano ufficialmente oggi la loro campagna elettorale un vista del voto del 30 luglio. La vigilia dell’evento è stata però oscurata da un drammatico incidente: il tetto di un capannone è crollato ieri a Goma, capitale della regione orientale del Nord-Kivu, provocando almeno un morto e più di 80 feriti tra la folla radunata per sentire un comizio del presidente uscente Joseph Kabila. In un territorio di oltre 2,4 milioni di chilometri quadrati, popolato da circa 50 milioni di abitanti (tra cui 26 milioni di elettori registrati), il presidente Kabila, a capo di una nuova grande coalizione di partiti (l’Alleanza della maggioranza presidenziale, Amp) ha sicuramente qualche vantaggio in più rispetto ai suoi rivali: visibilità, sicurezza, spostamenti gli vengono di fatto garantiti dalla sua posizione a capo dello Stato, un mandato ‘ereditato’ dal padre Laurent Désiré Kabila ucciso nel gennaio del 2001, dopo un arrivo al potere nel 1997 alla caduta del presidente-padrone Mobutu Sese Seko. Tre suoi vice inizieranno anche loro oggi la propria campagna: Jean-Pierre Bemba, ex-capo ribelle del Movimento per la liberazione del Congo (Mlc), le cui milizie sono accusate di gravi violazioni dei diritti umani durante la guerra del 1998-2003; l’altro ex-capo antigovernativo Azarias Ruberia, la cui ribellione Rdc (Coalizione democratica congolese) è diventata partito alla pari di altre formazioni, e Arthur Z’Ahidi Ngoma. Per la società civile, si presenta Pierre Matusila, mentre Eugène Diomi Ndongala rappresenta l’uno dei pochi partiti presente, coi sui candidati, in tutte le circoscrizioni del Paese. Tre figli di famosi politici si sono anche lanciati sulle orme dei loro padri: Nzanga Mobutu, figlio del defunto Mobutu (al potere dal 1965 al 1997), Guy-Patrice Lumumba, figlio di Patrice, primo capo di governo del paese dopo l’indipendenza dal Belgio, assassinato dopo pochi mesi, e Justine Mpoyo Kasa Vubu, figlia del primo presidente del Congo indipendente. La lunga - troppo lunga secondo la maggior parte degli osservatori e la società civile - lista di candidati conta anche l’ex-ministro delle Finanze di Mobutu e ex-governatoire della Banca centrale Pierre Pay-Pay wa Syakasighe, o ancora Oscar Kashala, un medico che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e considerato molto vicino alla diaspora statunitense. Nonostante numerosi appelli alla calma lanciati dalla comunità internazionale, il clima politico rimane teso e l’opposizione a queste elezioni - in particolare l’Udps (Unione per la democrazia e il progresso sociale) di Etienne Tshisekedi, grande assente tra i candidati - non intende abbandonare le proteste durante la campagna. Fonti della MISNA a Kinshasa hanno raccolto preoccupazioni di assistere ad una campagna dai toni ulteriormente accesi tra candidati, con il rischio di far passare in secondo piano i programmi politici, che dovrebbero aiutare il popolo uscire dalla miseria e vivere finalmente in pace, approfittando magari anche loro dei benefici delle immense risorse naturali sfruttate da tempo dall’estero.
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Old 30-06-2006, 18:16   #217
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 30/6/2006 16.00
ELEZIONI : AVVIO CONFUSO DELLE “CONCERTAZIONI” POLITICHE

Le annunciate ma non meglio precisate “concertazioni politiche” tra le ‘forze vive’ della Repubblica democratica del Congo – candidati alle elezioni, rappresentanti delle istituzioni, della commissione elettorale e della società civile – sono iniziate oggi a Kinshasa, nel giorno del 46°anniversario dell’indipendenza e – soprattutto – della scadenza delle istituzioni di transizione create tre anni fa per porre fine al conflitto del 1998-2003. La MISNA lo ha appreso fonti locali. Richieste da diversi partiti e settori sociali insoddisfatti della gestione del processo pre-elettorale, le concertazioni dovrebbero includere tra l’altro questioni relative a sicurezza dei candidati e degli osservatori, trasparenza del voto e accesso ai media in vista delle elezioni presidenziali e legislative del prossimo 30 luglio.
Restano confusi, per ora, contenuti, durata e partecipanti ai colloqui politici; si sa che stamani mancavano all’appello, tra gli altri, gli esponenti del partito del presidente Joseph Kabila (Pprd), e quelli dell’Udps dell’oppositore Etienne Tshisekedi, che ha deciso di boicottare il voto. Secondo fonti giornalistiche internazionali, alle concertazioni non parteciperebbe circa la metà dei 33 candidati alla presidenza. “Il solo fatto di sedersi tutti intorno allo stesso tavolo contribuisce al miglioramento del clima finora troppo teso” ha detto alla MISNA Remy Massamba, segretario generale dell’Udps, che chiede da tempo lo svolgimento di tali concertazioni politiche. La capitale Kinshasa è oggi semi-deserta e presidiata dalle forze di sicurezza, intervenute qualche ora fa per disperdere un gruppo di manifestanti.
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Old 01-07-2006, 01:39   #218
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 30/6/2006 20.51
ELEZIONI: DISORDINI A MATADI, MANIFESTANTI UCCISI IN SCONTRO CON POLIZIA

Almeno 10 persone, tra cui 9 civili, sono rimaste uccise oggi in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a Matadi, capoluogo del Bas Congo, nel sudovest della Republica democratica del Congo. Lo riferiscono fonti della Monuc (missione dell’Onu nel paese), il cui portavoce Jean-Tobie Okala ha precisato che i dimostranti uccisi nell’intervento della polizia appartenevano alla “setta” politica-religiosa 'Bundi dia Kongo'. Il dirigente di questa formazione, Ne Mansa Nsemi, ha però detto a radio Okapi - emittente della Monuc - che la manifestazione coinvolgeva elementi “dissidenti” del suo movimento. Il governatore della provincia aveva vietato per oggi ogni raduno pubblico, in coincidenza con la scadenza del mandato delle istituzioni transitorie, nominate tre anni fa per porre fine alla guerra del 1998-2003. Mentre entra nel vivo la campagna elettorale per le presidenziali e legislative del 30 luglio, la data di oggi è oggetto di polemiche tra le forze vicine all’attuale governo – che di fatto rimarranno al potere fino al termine del lungo e complesso processo elettorale per i prossimi mesi – e gli oppositori, che ritengono illegittima la proroga del mandato.
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Old 01-07-2006, 01:40   #219
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Old 01-07-2006, 09:39   #220
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CIAD 1/7/2006 10.07
GOVERNO SI DICE PRONTO A DIALOGO CON SUDAN

Il governo di N’Djamena è disponibile alla trattativa con il Sudan per risolvere le controverse tra i due Paesi e ristabilire pienamente rapporti bilaterali: lo ha detto il ministro degli Esteri Ahmat Allam-Mi, parlando da Parigi durante una visita ufficiale. “Siamo pronti al dialogo con la delegazione sudanese nell’ambito degli accordi di Tripoli. Manteniamo le stesse posizioni, ma siamo scoraggiati da ciò che sta accadendo e ci siamo rivolti al Consiglio di sicurezza dell’Onu” ha affermato. Lo scorso 8 febbraio, grazie alla mediazione della Libia, a Tripoli è stato firmato un accordo che prevede la riapertura dei rispettivi consolati, l’impegno a impedire reciprocamente l’uso del territorio per attività ostili e a non fornire sostegno a gruppi armati dei due paesi.
Il capo della diplomazia del Ciad ha ribadito che il suo governo finora avrebbe rispettato questi impegni: “È invece il Sudan ad averli violati, ma ora la questione andrebbe risolta usando strumenti pacifici” ha aggiunto Allam-Mi. Il governo di Nd’jamena lo scorso 14 aprile, all’indomani di un fallito golpe per rovesciare il presidente Idriss Deby, aveva interrotto le relazioni con Khartoum, accusando il Sudan di armare e sostenere i ribelli anti-governativi. A meta giugno il Sudan aveva chiesto la mediazione della Francia, mentre una settimana più tardi il Ciad si era rivolto al Consiglio di sicurezza dell’Onu chiedendo di fermare “le aggressioni e la destabilizzazione” da parte del paese confinante. Il Ciad ospita oltre 200.000 profughi del vicino Darfur, dove dall’inizio del 2003 è in corso un conflitto interno.
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