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Old 15-02-2007, 12:35   #1
trallallero
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perché non ho votato la sinistra

perché non ho votato la sinistra:
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"Leggetele, le cifre. Nel 1997 lo Stato vendette il controllo di Telecom Italia incassando 11.82 miliardi di euro, quattro anni dopo l'Enel, società dello Stato, decide di entrare nel mercato delle telecomunicazioni acquistando un concorrente di Telecom, Infostrada, per 11 miliardi di euro (ne pagherà meno, ma solo grazie alla lentezza con cui l'affare fu definito). Si vende un colosso e si tenta di comperare un nano, per una differenza di 820 milioni! Ed i soldi, non dimenticatelo, sono dei cittadini, perché stiamo parlando di quote e società pubbliche. Chiaro? Ancora un dato, cos'era l'Infostrada che Enel acquistava? Era una società di Olivetti, che aveva nella pancia la rete di telecomunicazioni delle Ferrovie dello Stato (sempre soldi pubblici). Quella rete era stata venduta ad Olivetti, nel miracoloso 1997, per 700 miliardi di lire, pagabili in quattordici anni. L'anno successivo, quando ancora le rate erano tutte da pagarsi, Olivetti rivendette Infostrada alla tedesca Mannesman, per 14mila miliardi di lire, da pagarsi immediatamente.
Rileggete il periodo precedente, riflettete sulle cifre. Non ci vuole né il master né la laurea, è più che sufficiente il normale buon senso per accorgersi dell'evidenza: fu un immane salasso di soldi pubblici, trasferiti nelle tasche di pochi privati. Eccovela, la mitica stagione delle privatizzazioni. Guardatela, ammiratela, cercate di capirla, perché è rincitrullendo il pubblico con linguaggi iniziatici che il magheggio è avvenuto. In quel momento siamo diventati tutti più poveri, ci siamo tenuti il debito pubblico, ma abbiamo dato via una fetta succosa di patrimonio pubblico. Di che altro dovrebbe mai essere accusata, una classe politica? "
EVVIVA L'EURO
Quote:
Presento qui un breve commento a due libri che ho letto attentamente in questi giorni e di cui i lettori del sito troveranno l'indicazione bibliografica nella nostra apposita rubrica. Si tratta di due libri, uno in vendita in edicola insieme al quotidiano Libero e che costa soltanto 3 euro, dal titolo di per sé estremamente interessante: Prodi, Telecom & C.L'altro, pubblicato da Mondadori, si presenta in maniera meno esplosiva con il titolo: Una repubblica fondata sulle rendite, ma in realtà altrettanto interessante. I loro autori sono Davide Giacalone e Geminello Alvi. Detto in breve: siamo di fronte al panorama dell'Italia nata dalle mani di economisti, esperti di finanza, banchieri, allo scopo di concentrare su di sé tutto il potere politico e di distruggerla come nazione e come stato indipendente consegnandola nuda di qualsiasi proprietà a quell'acropoli di ladri dei beni dei popoli che se ne stanno arroccati nella Torre di Francoforte. Sono quelli che hanno scritto e firmato il trattato di Maastricht, con il quale si giustifica la rapina visto che le singole nazioni azzerano la propria esistenza a cominciare dalla moneta.
Alcuni titoli del libro di Geminello Alvi, fine economista che scrive da molti anni sul Corriere della Sera, non sono usciti dalla mia mente "ossessionata dall'Europa ", come qualcuno potrebbe pensare, anzi io glieli invidio: Il silente saccheggio di Maastricht; L'euro, ovvero mentire al popolo; Veridica storia dell'ultima lira, tanto per fare soltanto qualche esempio.
Cito dal capitolo All'ombra dell'euro in fiore:
"Nel cervello dell'assessore di sinistra... è tutto un impeto di dire che l'euro ci ha salvati; che l'Europa qua, e per i nostri figli là; che nel 1998 ci riuscì un trionfo epocale; che la sinistra dovette fare la destra; che i lavoratori si sono per dedizione sacrificati e via così, in ritmato svolgersi di trombonate consimili. Perché volendo riformare i bilanci statali, un'altra maniera e logicissima c'era: bastava tagliare le spese, anzitutto quelle correnti....Le algebre di Maastricht sono solo servite al miracolo di riuscire, tassando, a far peggiorare una redistribuzione già perversa... Fingere ben fatto e concluso quanto non lo era affatto, anzi s'era appena iniziato, fu tutt'uno col vanto d'aver ottenuto, nel 1998, l'euro. Non bastò, con la famosa Eurotassa, d'aver aggiustato la soglia prevista da Maastricht. Fingendo che un prestito forzoso fosse una tassa e scrivendolo nel conto di reddito, dove serviva, invece che in un conto di patrimonio, come obbligava la legge...".
http://www.italianiliberi.it/Edito06/ladrocini.htm
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Old 15-02-2007, 12:52   #2
trallallero
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"Caso Tronchetti": non è giustizialismo
Telecom, il potere and il garantismo
L'etica della furbizia e della spregiudicatezza negli affari non si addicono al mercato

Davide Giacalone

Attorno a Telecom Italia si combatte una guerra politica e di potere, innestata su una pericolosa inchiesta giudiziaria. L'insieme può disorientare, ma vedo in giro troppa superficialità, troppa approssimazione giuridica, troppo poca etica. Facciamo il punto. La capitolazione di Tronchetti Provera porterebbe con sé una vittoria del fronte prodiano nel campo dell'editoria ed il risorgere del progetto destinato a far nascere una "società delle reti" che, almeno del campo delle telecomunicazioni, è da vedersi come un poderoso passo indietro, o, se si preferisce, uno avanti verso Rovati ed il suo non dimenticato piano. E', questa, una buona ragione per difendere Tronchetti? Si può sostenere che siccome rifiutò l'offerta avvelenata di Rovati egli sia da erigersi a stendardo del buon modo di condurre gli affari? Credo di no. Oltre tutto, sarebbe da orbi non accorgersi che egli tenta di preservare la posizione per riuscire a vendere, in tutto od in gran parte, la partecipazione in Olimpia. Più che prendere le sue parti, dunque, si tratta di rimproverargli il capolavoro fatto ed i guai creati.

Alla faccia delle sbandierate liberalizzazioni, la politica prodiana di ristatalizzazione si è dotata di uno strumento, la società F21, che ieri Francesco Forte ha perfettamente descritto. Non è neanche il vecchio Iri, è assai peggio perché nasce da un inciucio fra cordate finanziarie convergenti, autoproclamatesi stato nello Stato. C'è una gran voglia di rifare il cuccismo senza Cuccia, dimenticando che il grande banchiere siciliano trapiantato a Milano ebbe enormi meriti, ma il suo modo di concepire e governare il mercato era morto con la mondializzazione e l'apertura dei mercati, quindi prima del suo trapasso fisico. Rieditarlo oggi significa volere fare le cose fuori tempo e senza nulla che sia paragonabile al rigore morale di Cuccia. Per bloccare quel disegno, però, ogni strumento è buono ed ogni sponda utilizzabile? No, perché ha un senso bloccarlo se lo si fa per rendere più aperto e trasparente il mercato, non per ottenere il contrario.

Si è anche fatto notare che nei confronti di Tronchetti Provera si pecca di scarso garantismo, o, se si preferisce, di giustizialismo. Non capisco, o, meglio, capisco che la cultura del diritto è diffusa così poco da far fare confusione fra garantismo ed innocentismo. Tronchetti non è neanche indagato, se lo fosse o se lo sarà questa è una garanzia per lui, non una sentenza anticipata di colpevolezza. Ma è ora di finirla con il credere che la pubblica moralità sia appannaggio delle procure, e si smetta di confondere il giudizio penale con quello morale. Noi i guasti della gestione Telecom li denunciammo quando tutti applaudivano e le procure dormivano, in beato letargo con la Consob. Che si dovrebbe fare, quando le inchieste partono, attendere quindici anni per sapere come sono andate le cose? No, attenderemo il verdetto, ma i fatti sono fatti e l'etica degli affari è stata stracciata da quanti hanno ritenuto di potere utilizzare strumenti detestabili. Il garantismo, che difficilmente potrà esserci insegnato, tutela il cittadino innanzi alla legge, non ne fa dimenticare la condotta nel mercato e nella società. Il garantismo riguarda la posizione dei singoli, non la constatazione di quanto il mercato abbia deragliato dai binari dell'etica.

La patologia giudiziaria ha due radici: da una parte c'è la magistratura autoreferente e la lentezza esasperante dei giudizi; dall'altra l'incapacità di certi ambienti, economici o politici, di amministrare la propria eticità. Quando nessuno strumento di controllo funziona, quando l'etica della furbizia e della spregiudicatezza vince su quella del rispetto della norma, quando l'omertà copre la voce di chi ha il coraggio di usarla, alla fine arriva il becchino penale. Abbiamo segnalato il rischio per tempo, abbiamo fatto denunce che gli altri hanno ignorato, i becchini li hanno portati loro, mica noi. Poi, certo, c'è chi specula e chi tifa, ma questo è uno spettacolo secondario, benché disgustoso. Se qualcuno pensa che sia un bene coprire i comportamenti irregolari, magari in ossequio all'idea che il mondo degli affari sia luogo acconcio a uomini adusi ad ogni cosa, per meglio contrastare il fronte degli avversari, si sbaglia. Quello è un modo perfetto per perdere e per essere ricattabili. E anche se si vincesse si condannerebbe il mercato ad un buio morale che arricchirebbe pochi impoverendo la collettività. Accidenti! dopo le Cirio e le Parmalat, dopo i comportamenti collusivi delle banche, dopo il silenzio della stampa ed il ritardo della magistratura, qualcuno dovrà pur porsi il problema di un Paese che non voglia scivolare fra i selvaggi e gli statalisti post sovietici.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero del 1° febbraio 2007
http://www.terzarepubblica.it/articolo.php?codice=1145
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Old 15-02-2007, 13:02   #3
trallallero
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Politicamente scorretto
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L'italianità di Telecom
Le rassicurazioni di Tronchetti Provera

Davide Giacalone

Puntuali e prevedibili, dopo la conferma di trattative per la vendita di quote di Olimpia, società che controlla Telecom Italia, sono giunte le rammaricate dichiarazioni di chi auspica non ci sia una passaggio allo straniero. L'italianità sarà la bandiera di un mondo politico con idee confuse, incapace di trovare il tempo e la testa per cercare di conoscere quello di cui straparla. Subito è giunta la rassicurante risposta di Tronchetti Provera: trattiamo, forse venderemo, ma l'italianità sarà salva e ci batteremo per mantenere la guida dell'azienda. Quale guida? Quella secondo la quale Tim deve essere autonoma, scorporata e quotata, poi incorporata e divisionalizzata, per successivamente essere scorporata e forse venduta? O quella per la quale la mattina le partecipazioni brasiliane si dovrebbero vendere, al pomeriggio sono strategiche ed alla sera forse no? Quale guida, quella che si vanta di non avere neanche immaginato quel che interi reparti di Telecom stavano facendo, pagati dalla stessa Telecom, o da Pirelli, o dai fondi del presidente? Oh, mi raccomando, non perdiamocela, una guida del genere.

E' vero che attorno alla rete di telecomunicazioni si muovono interessi generali, direi anche di sicurezza e sovranità nazionale, ma si deve prima prendere atto che quegli interessi sono stati difesi male dalla guida italiana, poi si deve essere capaci di ammettere che il disastro di Telecom lo hanno provocato le guide italiane, ed infine si deve capire che per salvaguardare quegli interessi lo Stato ha in mano gli efficacissimi strumenti della regolamentazione e del controllo. Li usi.

Ed ai tanti giornali e giornalisti che non si perdono un sospiro sulle nuove strategie del padrone, dimenticando quanto siano diverse da quelle celebrate con eguale entusiasmo e partecipazione, segnalo che il quotidiano "Fhola" di San Paolo, Brasile, ha pubblicato la seguente notizia: "Ministero Publico Federal quer Forca Tarefa Especial para investigar a Telecom Italia", che, più o meno, suona "Il pubblico ministero federale chiede che sia una forza speciale ad investigare su Telecom Italia". Poi argomenta che si devono indagare i rapporti con la Tecnosistemi e capire cosa è successo ad una montagna di quattrini. Ne hanno sentito parlare in pochi, qui in Italia, e solo chi ci legge.

www.davidegiacalone.it

» 12-02-2007
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Old 15-02-2007, 13:05   #4
evelon
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Old 15-02-2007, 13:19   #5
trallallero
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e non é finita qui
ma forse é meglio unire i 3ds sul capitalismo italico ?

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Alitalia in altalena
E' soprattutto una partita politica
Davide Giacalone

Le azioni Alitalia vanno in altalena, sospinte verso il basso da un chiacchiericcio ministeriale che Tommaso Padoa-Schioppa spererebbe, ma non ha la forza di far tacere. La situazione è piuttosto grave, anche se, come spesso capita, non manca di un suo lato grottesco, e per rendersene conto sarà sufficiente osservare la distanza che corre fra le parole scritte dal governo e quelle dette dai ministri. Prima, però, si ricordi che quando le parole dei ministri determinano i corsi azionari ci sono solo due cose da fare: o si sospendono le azioni o si sospendono i ministri. Questo dove politica si scrive con rispetto e mercato con cautela.

Con un bando del 29 dicembre scorso il governo ha reso noto un "Invito a manifestare interesse all'acquisto di una quota non inferiore al 30,1% del capitale di Alitalia". La quota di azioni posseduta dallo Stato è del 49,9%, e se le parole hanno un senso vuol dire che si chiedeva chi fosse interessato ad acquistare azioni per un minimo del 30,1, fino ad un massimo di tutto il pacchetto. In altre parole il governo intendeva sapere quanti fossero disposti a prendere la società per vedersela con il mercato, od anche a tenersi lo Stato come socio, lasciando agli offerenti di decidere e dando per inteso che di suo era già disposto a vendere tutto. Questa era la base di quel processo di dismissione (che non chiameremo di privatizzazione perché, come con Telecom, non si possono privatizzare società quotate in Borsa) che si avviava con la manifestazione d'interesse e si sarebbe concluso nel mese di giugno. Ma al ministro Alessandro Bianchi, letteraria figura di comunista indipendente, la faccenda non sta affatto bene. Aveva già prima detto che lo Stato non sarebbe mai dovuto uscire dal capitale Alitalia, aveva poi taciuto quando la faccenda sembrava essersi risolta con il bando e, quindi, con il prevalere di una linea diversa, ed ora torna a parlare, dopo che undici soggetti si sono detti interessati, e dopo che almeno uno lo ha fatto sottolineando di volere comperare tutto il 49,9 disponibile, per ribadire che lo Stato non intende venderlo. Per amore di precisione ha anche aggiunto che in mano pubblica può pure restare una quota inferiore al 20%, ma comunque significativamente superiore al 5. Se volete sapere a cosa corrispondono queste quote, qual è il loro significato aziendale e di mercato, iscrivetevi ad un corso d'economia per corrispondenza, a Cuba. Se invece siete degli avvocati, mettetevi a disposizione di chi verrà escluso a causa di una condizione posta successivamente al bando ed al deposito delle buste chiuse, pregustando la vittoria in giudizio.

Giovedì sera si tiene l'incontro del governo con i sindacati, cui prendono parte sia Padoa-Schioppa che Bianchi, il quale in questa sede dorme fra due guanciali giacché non c'è da dubitare che i sindacati stanno dalla sua parte. E, difatti, ecco la dichiarazione del segretario generale della FitCisl, Claudio Claudiani "il Tesoro deve, come non ha escluso Padoa Schioppa, mantenere la sua presenza nella compagine azionaria". E tutti quanti i sindacalisti sottolineano "l'impegno preso dal governo a mantenere la compagnia di bandiera anche una volta privatizzata Alitalia". Abbracci e baci finali, con il reciproco impegno a rivedersi e quello del governo a concordare con il sindacato ogni prossimo passaggio. Del bando datato 29 dicembre ne hanno già fatto coriandoli, mentre è ripartita alla grande quell'abitudine a trattare sul tavolo politico e sindacale gli affari di Alitalia, vale a dire quella condotta cui si deve gran parte dello sfacelo.

I mercati sono piuttosto attenti alle parole della politica, e sanno bene che quella attorno ad Alitalia è prima di tutto una partita politica. E' vero che Alitalia ha perso quote del nostro mercato nazionale, scendendo dal 66% del 1998 al 44 del 2005, ma è anche vero che mantiene saldo il dominio sulla tratta più ricca: 92,5% fra Malpensa e Roma, ed il 60 fra Linate e Roma (la seconda quota è quella di Air One, con il 34,2, il che esclude una fusione fra le due società che non si accompagni ad una seria iniziativa antitrust sugli slot, gli spazi per atterraggio in quei tre aeroporti). Sulle tratte internazionali che comprendo l'Italia, invece, il suo peso è marginale: 17,4 in Europa e 25,9 (mediante alleanze) nel mondo. Con queste cifre alla mano si capisce che l'umore della politica italiana è importante affinché un investitore possa stabilire se sta facendo un buon o cattivo affare. E dopo tanto trionfalismo per le undici manifestazioni d'interesse, preso atto che si tratta solo di un primo approccio e che Bianchi già ne contraddice alcune, c'è sempre la possibilità dell'effetto "sora Camilla" (quella che tutti la vogliono e nessuno se la piglia).

Visti i guai che stiamo passando per Autostrade, visto il disastro combinato con la malaprivatizzazione di Telecom Italia, sarebbe il caso di concentrarsi sulle condizioni da imporre agli acquirenti, lasciandoli poi liberi di fare le loro scelte manageriali. Ma nel governo non si placano le idee diverse ed incompatibili fra loro, e, con il suo solito italico alato, è stato il ministro Di Pietro, ieri, dopo il consiglio dei ministri, a dichiarare: "Abbiamo tutti condiviso l'appello del ministro Padoa-Schioppa per una massima riservatezza in merito a tutte le comunicazioni in corso che riguardano la stabilità del mercato e in merito soprattutto alla vendita di Alitalia" (propongo la nascita della lega per la salvezza della virgola). State zitti, perdindirindina, deve aver detto il ministro tratteggiato. Mi associo, anche perché ad ogni parola i risparmiatori che hanno fiducia in Alitalia beccano una mazzolata. Parli solo lui, e ci dica: i sindacati hanno capito male, o avete già cambiato idea e non vale più quel "non inferiore al 30,1" che scriveste nel bando. Sa com'è, qui in occidente i mercati li si informa in maniera trasparente.
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Old 15-02-2007, 14:25   #6
trallallero
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non capisco perché é stato modificato il titolo
non si poteva unire all'altro 3d ?
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Old 15-02-2007, 14:42   #7
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non capisco perché é stato modificato il titolo
non si poteva unire all'altro 3d ?
Oggi avvengono strani fenomeni

Ho modificato il titolo. A cosa volevi unirlo?
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Old 15-02-2007, 14:44   #8
CYRANO
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Preferivo il titolo precedente!





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Old 15-02-2007, 14:47   #9
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non capisco perché é stato modificato il titolo
Il Soviet Supremo ha deciso così. C'è il comunismo al governo, non lo sapevi?
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Old 15-02-2007, 14:51   #10
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Oggi avvengono strani fenomeni

Ho modificato il titolo. A cosa volevi unirlo?
pensavo fosse stato fatto apposta, scusa

Si poteva unire all'altro sul capitalismo all'italiana ... ma va benisssssimo cosí
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Old 15-02-2007, 14:54   #11
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Lo metto anche qui va e leggete mi raccomando

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Perché vi scandalizzate adesso per gli affari sporchi di Telecom?
La frode e il saccheggio sono stati compiuti già all' inizio, nella sua «privatizzazione».
Fu nel 1997, quando il governo Prodi mise sul mercato le azioni telefoniche in possesso del Tesoro. E vendette quelle azioni - cosa nostra, pagate da noi contribuenti in mezzo secolo - per una cifra minima: tant' è vero che si vide, in un anno, che Telecom valeva sul mercato cinque volte di più (più 514%).
Insomma Prodi svendette un patrimonio nostro e dello Stato.
Un regalo per amici e privilegiati.

Vero è che l' enorme rialzo fu in parte dovuto ad altre frodi del governo.
Si proclamò che di Telecom si voleva fare una public company; i piccoli risparmiatori furono invitati a comprare da una campagna martellante (e infatti comprarono l' 85%).
La fiducia dei risparmiatori fu artificialmente accresciuta dall' affermazione, emanata dal Tesoro, che la AT&T, il colosso USA delle telecomunicazioni, s' era precipitata a comprare ben il 2,4% della nostra Telecom: una presenza che aumentava il prestigio e dunque il valore di Telecom. Ebbene, era una menzogna.
Quel 2,4% restò parcheggiato al Tesoro, fino a quando AT&T rese pubblico che non aveva mai pensato di comprare alcunchè.
Ministro del Tesoro era allora Ciampi, il padre della patria.
Direttore generale, Mario Draghi.
Al vertice di Telecom fu nominato l' immarcescibile, il sempre intoccabile Guido Rossi.
In realtà, il potere fu assegnato a un «nocciolo duro» di vari proprietari, ciascuno dei quali possedeva lo 0,5%, lo 0,6%: fra cui Ifil (Agnelli), i soliti capitalisti senza capitale.

Prima ancora della privatizzazione, il più bell' affare sporco di Telecom: nel `97 compra il 29% di Telekom Serbia, pagando a Milosevic 878 miliardi di lire.
Rivenderà questa quota a Telekom Serbia, cinque anni dopo (caduto Milosevic), per 378 miliardi: con una perdita del 57%.
Su questo delitto il Polo, Paolo Guzzanti in testa, faranno una così rumorosa «indagine», da pasticciare le cose in modo tale, che nulla si scoprirà e nessuno sarà condannato.
E' stata tutta una serie di affari schifosi, in pura perdita, a portare il debito Telecom a 40 miliardi di euro, il costo di tre finanziarie lacrime-e-sangue.
Nel 1997, quando il governo (Prodi) privatizza Telecom, ne ricava 11,8 miliardi di euro.
Lo Stato esce dalle telecomunicazioni, si proclama.
Ma nel 2001 ENEL - società pubblica - rientra nelle telecomunicazioni comprando Infostrada, una concorrente di Telecom, ma più piccola.
E per quale cifra? 11 miliardi di euro.
Ma che c' entra Infostrada, direte voi.
C' entra e spiega come avvenne il saccheggio.
Infostrada è, sostanzialmente, la vecchia rete telefonica interna delle Ferrovie dello Stato.
Il governo (Prodi) vendette questa preziosa infrastruttura, nostra e pagata da noi, ad Olivetti (De Benedetti) per 700 miliardi di lire, pagabili con comode rate in 14 anni.
E Olivetti la vendette subito alla tedesca Mannesman per 14 mila miliardi di lire, mica a rate, ma in unica soluzione.
Non è un bel regalo, un patrimonio nostro ceduto a un amico loro a un ventesimo del suo valore?
Nessuno fu incarcerato per questo.
Anzi, uno sì: Lorenzo Necci, onesto manager delle Ferrovie, cercò di opporsi.
Giuliano Amato e Massimo D' Alema gli consigliarono di non fare il difficile, di dare la rete a Olivetti senza tirare sul prezzo.
Necci non capì l' amichevole consiglio.

La magistratura lo incriminò subito dopo, le sue telefonate intercettate divennero di pubblico dominio, lo attendevano mesi di carcerazione preventiva.
Poi assolto.
D' Alema va al governo, e comincia il saccheggio firmato Colaninno.
Questo «capitano coraggioso» dalemiano s' è accaparrato Olivetti, e con questa dà la scalata a Telecom.
Con irregolarità mostruose: ma quando la Consob, con Spaventa a capo, vuol vederci chiaro, un colloquio a quattrocchi di D' Alema con Spaventa spaventa Spaventa (che non è un ardito, ed ha di fronte l' esempio di Necci).
Un caso soltanto: nell' offerta pubblica d' acquisto, Colaninno è costretto ad aumentare l' offerta, da 10 a 11,5 euro ad azione, perché il titolo in Borsa è salito.
Da quel momento ovviamente Colaninno ha estremo interesse che il titolo non salga più sul «libero mercato».
Che fa?
Si scopre che in quei giorni lui e soci vendono di soppiatto le azioni in loro possesso e di cui dichiarano al mercato di essere pronti a comprarne di più: per farne calare il corso.
I capitani coraggiosi realizzano tra l' altro una plusvalenza di 50 miliardi con questa vendita occulta, perché hanno approfittato del rialzo da loro stesso determinato con l' annuncio di voler acquistare a 11,5 anziché a 10.
In altri Paesi, ciò si chiama aggiotaggio e insider trading, e porta in galera.
In Italia no, quando governa D' Alema.
Colaninno si scusa, e finisce lì.
La scalata venne definita dal Financial Times «una rapina in pieno giorno».

Colaninno non ha soldi, ma amici e ingegno.
Controlla al 51% una società fantasma, la Hopa, che controlla il 56% di un' altra entità chiamata Bell, la quale controlla il 13,9% di Olivetti, la quale a sua volta controlla il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom.
Fatti i conti, Colaninno e i suoi complici controllano Telecom detenendone l' 1,5%.
Saggia minuscola partecipazione: Telecom ha già 30 mila e passa miliardi di debiti, e deve pagare il debito con rate di 6,600 miliardi l' anno, un rateo mangia-profitti.
Qualche curiosità si appunta, in queste scatole cinesi, sulla Bell: non si sa chi ne siano i soci.
A garantire la trasparenza della Bell interviene direttamente il capo del governo, D' Alema.
Chissà perché.
Due giornalisti di Repubblica scoprono un perché possibile: tra i soci fondatori di Bell compare un capitalista collettivo chiamato Oak Fund, con sede alle Cayman.
Oak Fund significa, tradotto, Fond o Quercia, e risulta un fondo gestito in esenzione fiscale, in un paradiso vietato dalla legge italiana, da soci anonimi con quote al portatore.
Sarà a causa di questo Fondo Quercia che Marco Travaglio parlerà, a proposito dei nuovi comunisti, come di gente «entrata al governo con le pezze al culo e uscitane coi miliardi»?
Sarà per questo che, come testimoniò Colaninno, dopo la sua OPA il ministro Bersani gli telefonò gridandogli: «E vai!»esultante alla romagnola?
O che Prodi esalò un giorno: «Se avessi fatto io il 2% di quel che sta facendo D' Alema per influenzare le decisioni di aziende quotate sui mercati sarei già crocifisso»?
Certo è che ci furono dei bei guadagni dai saccheggi di Colaninno.
Colaninno stesso ne è uscito, dopo il disastro da lui provocato, supermiliardario.
Ma non è il solo.
Prendiamo per esempio la SEAT, che gestisce la pubblicità.
Apparteneva a Telecom, e fu dismessa.
Anzi no: ne fu poi ricomprato da Tele com il 20% (perché se la società committente possiede almen! o il 20% della società cui affida la pubblicità, può farlo a trattativa privata evitando la gara d' appalto: in gara c' era il gruppo Fininvest, che di pubblcità s' intende un po').

Chi acquistò SEAT (Comit - De Agostini ed altri, ammucchiati in una società chiamata «Otto») a 1.955 miliardi per il 61%, la rivende trenta mesi dopo a Colaninno, che ne acquista il 20% a 7200 miliardi; poi un altro 17% a 5 mila miliardi, e un altro 8% per 5750 miliardi.
Insomma, una cosa acquistata a 1.955, viene venduta subito dopo a 16 mila e passa.
A fornire i soldi alla «Otto» per il fortunato acquisto è Dario Cossutta, figlio dell' Armando, alto dirigente della Banca Commerciale - che è anche socia della «Otto».
Ma gli altri soci, che dovrebbero pagare le imposte sulle plusvalenze dopo la splendida vendita al mille %, si trasformano prontamente in società lussemburghesi.
Chi sono i padroni?
Non si sa; tutta una catena di società anonime che finiscono in paradisi fiscali: si ignora chi abbia incassato la plusvalenza miracolosa senza pagare le tasse, in un' operazione voluta dal governo (Prodi) di allora.
Magari qualche partito?
Magari qualche gemello di un qualunque Oak Fund alle Cayman?
Non chiedete a me.
Vi ho raccontato solo quattro cose, delle molte che basterebbero per sbattere in galera l' intera sinistra di governo italiana, la grande saccheggiatrice del patrimonio pubblico con le «privatizzazioni».
Io, poi, non so nulla.
Mi sono limitato a copiare: da «Il grande intrigo», un libro del giornalista economico Davide Giacalone, distribuito da Libero.
Non chiedano a me, i magistrati.
Non so niente di Tronchetti, né di Tavaroli lo spione che intercettava, e che aveva da parte 14 milioni di euro (provenienti dalla società più indebitata dell' universo).
Se vogliono indagare, li rimando al libro di Giacalone, è tutto scritto lì.
Arrestino lui, semmai, se vogliono indagare.
Io non c' entro.

Maurizio Blondet
Fonte: www.effedieffe.com
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Old 15-02-2007, 15:05   #12
evelon
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Old 15-02-2007, 15:06   #13
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Lo metto anche qui va e leggete mi raccomando
che merde!!!
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Old 15-02-2007, 15:10   #14
trallallero
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giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ???
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Old 15-02-2007, 15:15   #15
evelon
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Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ???
"la sferzata all'economia".

Ai tempi di Berlusconi gli diedi contro tranquillamente per quell'uscita a caxxo sulla legittimità morale di evadere.

Da qualche tempo sono costretto a tornare indietro, come può essere moralmente esecrabile evitare di pagare balzelli che vanno poi agli amici & amici degli amici ?
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Old 15-02-2007, 15:22   #16
trallallero
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"la sferzata all'economia".

Ai tempi di Berlusconi gli diedi contro tranquillamente per quell'uscita a caxxo sulla legittimità morale di evadere.

Da qualche tempo sono costretto a tornare indietro, come può essere moralmente esecrabile evitare di pagare balzelli che vanno poi agli amici & amici degli amici ?
io sto facendo una lettera, spiegando la mia situazione (che poi é quella dei professionisti dalle 12 fatture - grazie flisi ) insostenibile a livello fiscale VISTO CHE DEVO MANTENERE UNA FAMIGLIA!
Penso di spedirla a Libero perché é stato l'unico giornale a parlare dell'articolo 53 della costituzione grazie al quale si sarebbe potuto non pagare le tasse per incapacitá contributiva.
Questo ovviamente come atto provocatorio non come comportamento da tenere per tutta la vita
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Old 15-02-2007, 15:25   #17
das
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Vogliamo ricordare quando i NOSTRI AEREI andarono a bombaradare gli impianti di Telecom Serbia quando questa era NOSTRA?

Infatti questi furboni, prima hanno comprato Telecom Serbia con i NOSTRI soldi, poi è scoppiata la guerra del kosovo e l'hanno bombardata, dopo l'hanno rivenduta a prezzo di rottame ovviamente.

Si chiama strategia finanziaria.

Non dimentichiamoci che mentre la NOSTRA areonautica distruggeva le NOSTRE cose D'Alema riferiva in parlamento che noi partecipavamo alla guerra solo come osservatori senza svolgere alcuna parte attiva.

Comunque è colpa di Berlusconi
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Old 15-02-2007, 15:25   #18
evelon
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io sto facendo una lettera, spiegando la mia situazione (che poi é quella dei professionisti dalle 12 fatture - grazie flisi ) insostenibile a livello fiscale VISTO CHE DEVO MANTENERE UNA FAMIGLIA!
Penso di spedirla a Libero perché é stato l'unico giornale a parlare dell'articolo 53 della costituzione grazie al quale si sarebbe potuto non pagare le tasse per incapacitá contributiva.
Questo ovviamente come atto provocatorio non come comportamento da tenere per tutta la vita
Non ti ho capito...scrivi a libero per non pagare le tasse ?
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Old 15-02-2007, 15:27   #19
FabioGreggio
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perché non ho votato la sinistra:


EVVIVA L'EURO


http://www.italianiliberi.it/Edito06/ladrocini.htm
Davide Giacalone?
Fu assunto in Finivest a metà degli anni 80 e si occupò della "spartizione delle antenne" per la legge Mammì, la legge cioè che regalò una parte dell'etere a Berlusconi affinchè, in cambio di una cifra irrisoria, occupasse lo spazio che da ormai circa 8 anni occupava illegalmente.

Percepì nel 1985 circa 500 milioni di lire per questo "servizio" e fu successivamente inquisito per mani pulite, poi prosciolto.
Non il capo del suo partito: Giorgio La Malfa, il quale venne condannato e passato in giudicato per tangentopoli.

Oggi La Malfa, come molti altri inquisiti, siede nelle fila della CDL e gli sta antipatico Di Pietro.
Te credo.
Logico pensare che sia stato allegato a Libero questo tomo.

Se le tue convinzioni elettorali si basano su questa consistenza, ti consiglio letture più amene e spurgate di qualche inchiesta giudiziaria.


fg
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Old 15-02-2007, 15:30   #20
trallallero
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Non ti ho capito...scrivi a libero per non pagare le tasse ?
Quasi. Quell'articolo che avevo letto era un appello a chi era tarTASSATO.
Per adesso scrivo e mando poi vediamo. Quando sará avviseró anche qui
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