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Thailandia, escalation di violenza nel sud del paese
Escalation di violenza nel Sud della Thailandia
Inviato da Fabio Grandin venerdì, 02 settembre 2005 13:03 Nella giornata di ieri, sospetti separatisti islamici hanno fatto esplodere una serie di ordigni in diverse località del Sud della Thailandia, dando seguito alla scia di violenza, esplosioni ed incendi che ha causato la morte di almeno 3 persone ed il ferimento di altre 28 solamente nelle ultime 48 ore. La notizia, proveniente dalle fonti governative thailandesi, è stata ripresa dalle principali agenzie di stampa locali, tra cui il Bangkok Post. Il capo della Polizia, Kamol Photiyok, ha riferito che una bomba azionata attraverso un telefono cellulare ha ferito gravemente otto persone in una zona affollata di Narathiwat, mentre altre esplosioni nei distretti circostanti hanno ferito due poliziotti e due insegnanti. Il governo thailandese ritiene che i recenti episodi di violenza siano parte di un una serie coordinata di attacchi, avviata lo scorso mercoledi, che ha ha portato all’esplosione di numerose bombe, all’attacco di alcuni avamposti militari e alla messa a fuoco di diversi villaggi. Almeno una persona ha perso la vita, mentre 16 persone hanno riportato ferite gravi. Secondo quanto riferito dalla polizia thai, tre bombe sono state fatte esplodere simultaneamente a Sungai Kolok, cittadina al confine della Malesia che gode di notevole popolarità tra i turisti, mentre altre tre esplosioni sono avvenute nella vicina città di Pattani. Due insegnanti sono invece stati uccisi da una serie di colpi di arma da fuoco in un agguato nelle campagne circostanti la città di Yala. Le scuole costituiscono uno degli obiettivi primari dei militanti islamici in quanto considerate uno dei simboli delle autorità governativa thailandese. A partire dagli inizi del 2004, i separatisti islamici, che denunciano gravi discriminazioni nei loro confronti da parte delle istituzioni thailandesi, hanno avviato una serie di attacchi sempre più mirati e coordinati che stanno devastando le tre province meridionali del paese, Narathiwat, Pattani e Yala. Più di 950 persone, sia di religione buddista che musulmana, hanno perso la vita negli ultimi 18 mesi. Il portavoce dell’esercito thai ha affermato che gli attacchi degli ultimi giorni non sono altro che “atti disperati” che hanno lo scopo di incutere terrore nella popolazione locale, nel tentativo di indurla a desistere dal seguire l’esempio di quanti hanno cominciato a collaborare con le autorità governative. Sebbene le autorità thailandesi cerchino di rassicurare la popolazione affermando ripetutamente che la situazione è sotto controllo, numerose persone stanno abbandonando le loro abitazioni e sono in fuga verso la vicina Malesia. Le tre province meridionali della Thailandia, hanno costituito un sultanato indipendente fino agli inizi dello scorso secolo, quando sono state annesse al resto del paese. Gli abitanti, la maggioranza di religione islamica, non hanno mai accettato l’annessione con un paese di tradizione buddista e nel corso del secolo le rivendicazioni di indipendenza sono periodicamente riemerse con il consueto corollario di morte e violenza. Fabio Grandin (Ultimo aggiornamento venerdì, 02 settembre 2005 13:37) (WarNews.it)
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Thailandia: sale la tensione con Malesia sul destino dei rifugiati
Thailandia: sale la tensione con Malesia sul destino dei rifugiati
Inviato da Fabio Grandin mercoledì, 07 settembre 2005 18:57 L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha avviato ieri una serie di colloqui che coinvolgeranno i 131 cittadini thailandesi di religione musulmana che, nonostante il veto posto dal governo di Bangkok, sono fuggiti la scorsa settimana nel nord della Malesia per scampare all’escalation di violenza che sta investendo le province meridionali della Thailandia. L’UNHCR ha richiesto al governo malese di non espellere i cittadini thai fino a quando non saranno conclusi i colloqui e non saranno accertate le effettive cause del massiccio esodo. Se le Nazioni Unite ritenessero che i 131 musulmani sarebbero in pericolo di vita qualora facessero ritorno in Thailandia, questi entrerebbero a far parte del programma di tutela dell’UNHCR con lo status di rifugiati. In Thailandia, le principali figure politiche hanno reagito in vario modo all’intervento delle Nazioni Unite. Piuttosto netto è stato il giudizio del Vice Primo Ministro Surakiart Sathirathai che ha sollevato la propria ferma obiezione all'iniziativa dell'UNHCR, affermando che i 131 musulmani non possono essere considerati dei rifugiati, mentre il ministro della giustizia Chidchai Vanasatidya ha riferito che il governo thai collaborerà pienamente con le Nazioni Unite sebbene si sia in presenza di una questione puramente interna. La fuga dei cittadini thailandesi di religione musulmana minaccia di mettere a dura prova le relazioni diplomatiche tra Thailandia e Malesia che già in passato hanno discusso in termini molto decisi in merito al trattamento riservato dal governo di Bangkok ai cittadini islamici nelle tre province meridionali della Thailandia. Il ministro degli esteri della Malesia, Syed Hamid Albar, ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa a Kuala Lumpur che il governo malese non può rimanere inerte di fronte alla questione e che farà tutto ciò che è in suo potere per impedire che la violenza nel sud della Thailandia si rifletta negativamente sugli affari interni della Malesia. Nel frattempo, sono in molti a temere che l’esodo dalla Thailandia verso la Malesia possa assumere proporzioni sempre più ampie. La fuga dei primi 131 cittadini musulmani verso la regione malese di Kelantan ha fatto seguito all’assassinio dell’imam della moschea della provincia meridionale thailandese di Narathiwat. Alcuni tra i fuggitivi hanno riferito di aver abbandonato le proprie case a seguito dell’operazione lanciata dalle forze di polizia thai con l’obiettivo di scovare i sospetti militanti islamici che lottano per ottenere l’indipendenza delle tre province meridionali di Narathiwat, Yala e Pattani. Secondo i fuggitivi, l’operazione della polizia thai avrebbe portato alla morte di almeno 17 musulmani. I sospetti militanti islamici, dal canto loro, sono accusati dal governo thai di aver provocato diversi attacchi dinamitardi e di essere responsabili dell’uccisione di numerosi poliziotti e informatori nelle diverse città delle tre province. Se la popolazione musulmana accusa il governo thailandese di utilizzare metodi estremamente violenti nei confronti dei cittadini islamici, il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha replicato affermando che a suo giudizio i 131 fuggitivi non sono altro che “militanti che si vogliono nascondere dietro la status di rifugiati”. Fabio Grandin (WarNews.it)
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In Thailandia anche combattenti indonesiani
Inviato da Ornella Sinigaglia sabato, 01 ottobre 2005 18:41 Ribelli thailandesi (Foto: WN)Anche gli Indonesiani sono coinvolti nell'insurrezione musulmana thailandese. Ad affermarlo è un consigliere della difesa del primo ministro thailandese, il generale Kitti Rattanachaya, confutando così la tesi che vorrebbe il movimento separatista un fenomeno nazionale, scollegato dalla divisione asiatica di al-Qaeda. Oltre 1.000 persone, tra cui musulmani moderati, buddhisti, poliziotti e funzionari del governo, sono morti dall'inizio del 2004, quando è ripresa la battaglia centenaria per la nascita di uno Stato indipendente dalle tre province musulmane. «Ho messo più volte in allerta le autorità militari in merito all'ingresso di combattenti inonesiani, ma hanno ignorato il mio allarme», ha spiegato all'Ap il generale, precisando che i miliziani proverrebbero da Aceh. La sua certezza conferma le voce sull'ingresso dei musulmani indonesiani in Thailandia per prender parte ai combattimenti nella punta meridionale del Paese. Non ci sono comunque prove certe della rivendicazione, e Rattanachaya ha dato pochi dettagli in merito. Molti analisti considerano la rivolta come un fatto interno alla Thailandia, con un vasto potenziale di attirare i militanti islamici, in primis i membri della Jemaah Islamiyah; le armi comunque non proverrebbero dall'esterno. Da una recente intervista rilasciata all'Ap da Lukman B. Lima, un anziano leader del movimento ribelle thailandese, si era appreso che militanti dall'Indonesia e dai Paesi arabi avrebbero potuto unirsi alla rivolta al fine di creare una regione musulmana autonoma, andando quindi contro al governo che con il suo stallo starebbe alimentando una nuova generazione di combattenti. «Posso assicurare che molti tra i giovani [militanti, ndr] sono addestrati all'uso delle armi per difesa personale. Li addestriamo in montagna, nella giunga e a volte nei villaggi, ma esclusivamente in Thailandia», ha spiegato Lukman. Il governo ha invece negato l'esistenza di campi di addestramento nel Paese. Kitti, che in passato è stato comandante dell'esercito nell'area rivendicata dagli indipendentisti, sostiene che gli ufficiali non accettano la realtà di dover affrontare il problema dei separatisti musulmani. Giovedì scorso il primo ministro, Thaksin Shinawatra, ha respinto la voce, diramata dai media locali, di un legame degli infiltrati con Washington. «Non è vero, non credo a questa cronaca perché quando ho incontrato il presidente Bush non me ne ha fatto menzione», ha smentito Thaksin, che ha incontrato Bus all'inizio di settembre. «Consideriamo tutt'ora la questione un fatto unicamente nazionale», ha detto all'Ap l'ambasciatore statunitense Ralph Boyce. In un'altra intervista rilasciata nel corso della settimana, un altro thailandese musulmano che combatté coi mujahidin in Afghanistan a confermato che ci sono stretti scambi tra gli indipendentisti thailandesi e i combattenti di Aceh, meglio addestrati, che avrebbero combattuto per un certo tempo nelle province contese. I combattenti thailandesi, per lo più reclutati nelle madrasse e con scarsa preparazione militare, non sarebbero all'altezza di alcuni degli attacchi sferrati. Per secoli i musulmani di Aceh hanno mantenuto rapporti con quelli del sud della Thailandia, separati soltanto dallo stretto di Malacca. Contemporaneamente le truppe indonesiane stanno abbandonando a poco a poco Aceh in seguito agli accordi di pace firmati lo scorso 15 agosto. Ornella Sinigaglia (WarNews.it)
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Thailandia: l'antiterrorismo blocca i GSM
http://punto-informatico.it/p.asp?i=55556&r=PI Il governo blocca l'uso di qualsiasi SIM prepagata nelle regioni più colpite dal terrorismo di matrice islamica. Il timore è che ignoti possano usare i cellulari per attivare ordigni esplosivi Bangkok - La più importante monarchia del sudest asiatico si barrica dietro una muraglia invisibile per scongiurare il pericolo di imprevedibili attacchi terroristici. Nel mirino delle autorità vi è la telefonia cellulare: una tecnologia ambivalente, che all'occasione permette di utilizzare semplici telefonini GSM come detonatori elettronici. Una nuova disposizione del primo ministro Chidchai Vanasathidya impone il black-out arbitrario su tutte le schede SIM che si collegheranno alle reti cellulari di una zona piuttosto estesa del paese. "Chiunque vorrà telefonare dalle zone di Narathiwat, Pattani o Yala", comunica il premier in una nota ufficiale, "sarà costretto a registrarsi presso appositi uffici o rimanere tagliato fuori". La decisione arriva dopo l'inasprimento del conflitto con la maggioranza islamica di queste tre regioni densamente popolate, ubicate nella parte meridionale del paese. L'amministrazione thailandese, seguendo i passi della lontana Svizzera, teme che i terroristi possano utilizzare schede SIM anonime e prepagate per trasformare i telefoni in strumenti di morte. Le nuove norme riguardano cittadini e visitatori ed avranno validità dal prossimo 15 novembre, in concomitanza con l'inizio della stagione d'oro per il turismo locale: "Vogliamo blindare le tre province meridionali, farle diventare zone speciali ad alta sicurezza", sostiene Chidchai. Dal 2004, le tre regioni hanno visto la morte di 970 persone per via di attentati dinamitardi organizzati da estremisti islamici. Il primo ministro ha inoltre annunciato l'introduzione di una nuova tecnologia di controllo basata su filtri statali, in grado di monitorare tutte le chiamate sospette, siano esse provenienti dall'estero o dai confini nazionali. La paura più grande è che bombe ben nascoste possano essere attivate addirittura dai paesi confinanti, come ad esempio la Malaysia. Finora, stando alle statistiche del ministero delle telecomunicazioni, solo il 37% degli utenti cellulari thailandesi in possesso di schede prepagate si è registrato presso gli sportelli statali. Su un bacino utenti composto da circa 22 milioni di individui, la Thailandia è tra i paesi dove il boom della telefonia mobile ha riscosso maggiore successo, insieme ad India e Cina. Tommaso Lombardi (Punto Informatico)
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THAILANDIA: BOMBE A NARATHIWAT,INTERROTTA EROGAZIONE ENERGIA
2 novembre 2005 16.10
BANGKOK THAILANDIA: BOMBE A NARATHIWAT,INTERROTTA EROGAZIONE ENERGIA Alcune bombe sono esplose a Narathiwat, città meridionale della Thailandia, dove è stata interrotta l'erogazione di energia elettrica. Lo ha riferito la televisione thailandese.
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Thailandia: estesa la legge marziale e martirio
4 Novembre 2005
Thailandia: estesa la legge marziale per fermare le violenze nel Sud Altri 2 distretti della parte meridionale del Paese sotto il diretto dcontrollo dei militari. “Venivano usati come deposito per le armi”. Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – L’esercito thailandese ha esteso il regime di legge marziale in altri 2 distretti della parte meridionale del Paese a maggioranza musulmana, un giorno dopo le bombe contro la capitale provinciale. La prova di forza dei separatisti islamici ha convinto le Forze armate a stanziare ancora più uomini nella zona. Il generale Khwanchart Klaharn, l’ufficiale che ha la gestione della sicurezza del Sud, conferma che la legge marziale è stata dichiarata in 2 distretti della provincia di Songkhla, confinante con le 3 province a maggioranza musulmana - Narathiwat, Yala e Pattani – dove la rivolta separatista ha ucciso oltre 1.100 persone da gennaio. “I rivoltosi hanno usato i distretti di Chana e Thepha – spiega l’ufficiale – come nascondiglio per le armi”. Nel frattempo la pubblica sicurezza ha trovato nella zona la testa di un uomo, forse un monaco buddista: in quest’area sono stati decapitati oltre 12 buddisti durante gli scontri con i separatisti. Il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra dice che la decisione è stata presa dai militari, che non lo hanno informato. “Se gli incidenti si sono spostati in altre zone del Paese – ha detto – la legge marziale può essere una buona soluzione. I militari possono farlo da soli”. Le autorità hanno dichiarato 4 mesi fa lo stato di emergenza per Narathiwat, Yala e Pattani: alcune parti di queste province sono sotto la legge marziale da anni. Lo stato di emergenza è simile nei contenuti alla legge marziale, ma gestito dalle autorità civili e non militari.
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Non puoi mettere tutto in uno stesso thread?
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Unificati i tre thread.
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TAILANDIA 7/11/2005 10.11
GOVERNO DICE ‘NO’ A RICHIESTA AUTONOMIA PROVINCE MERIDIONALI Il governo tailandese ha respinto la possibilità di concedere qualsiasi forma di autonomia alle regioni meridionali, abitate in prevalenza da musulmani in un paese a grande maggioranza buddista. La richiesta era stata presentata la scorsa settimana dal gruppo separatista islamico ‘Organizzazione per la liberazioni di Patani unita’, ma oggi Bangkok ha risposto ‘no’ a un eventuale auto-governo delle tre province meridionali Yala, Pattani e Narathiwat, in cui da gennaio 2004 si verificano periodici attentati e omicidi attribuiti a estremisti separatisti. “Non siamo un paese con sistema federale – ha argomentato il ministro degli affari esteri Kantathi Suphamongkhon – e non esiste il concetto di autonomia regionale nella nostra costituzione”. Il governo tailandese ha inoltre definito “un problema interno” le violenze nel sud e ha escluso un possibile “coinvolgimento del terrorismo straniero” nella zona, per esempio da parte di estremisti provenienti da Malesia, Indonesia o dall’organizzazione al Qaida di Osama bin Laden. Si stima che da gennaio dell’anno scorso siano oltre 1.100 i morti in omicidi, sparatorie e scontri; sebbene l’esercito ne attribuisca la responsabilità ai gruppi separatisti islamici, gli esperti non escludono che siano coinvolti anche esponenti della criminalità comune e altre forze che traggono vantaggio dalla situazione di caos.
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TAILANDIA 16/11/2005 11.48
NUOVO ATTACCO IN VILLAGGIO DEL SUD (Misna) È di 9 morti e altrettanti feriti il bilancio di un attacco compiuto da un gruppo di uomini armati ancora non identificati contro un villaggio nel sud della Thailandia, nella provincia di Narathiwat. Le nove vittime, tutte musulmane, appartengono a una stessa famiglia: si tratterebbe di madre, padre e dei sette figli, l’ultimo dei quali di appena 8 mesi d’età. Gli aggressori avrebbero fatto irruzione nell’abitazione sparando con mitragliatori, ferendo anche i membri di altre due famiglie. Inizialmente gli abitanti del villaggio di Gra Thong, nell’estremo sud del Paese, dove si è compiuta la strage, credevano che fossero state le forze di sicurezza ad aver compiuto il massacro, tant’è vero che per alcune ore hanno impedito all’esercito l’accesso sul teatro del massacro. Solo dopo alcune ore di negoziati gli abitanti del villaggio si sono convinti dell’estraneità dei militari dalla strage. “Questa è opera di qualcuno che ha intenzione di fomentare tensioni, creando incidenti e attribuendone la paternità all’esercito” ha detto un militare all’agenzia Reuters. Nel corso degli ultimi tre anni i separatisti attivi nelle tre province dell’estremo sud tailandese hanno provocato con i loro attacchi almeno mille morti.
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TAILANDIA 22/11/2005 12.32
VIOLENZE NEL SUD: AVVIATA COLLABORAZIONE TRA BANGKOK E KUALA LUMPUR Thailandia e Malesia si sono impegnate a porre fine alle reciproche ostilità per cercare di risolvere la problematica situazione nei territori meridionali tailandesi a maggioranza musulmana, dove da gennaio 2004 si verificano periodici attentati e omicidi attribuiti a estremisti separatisti. L’annuncio è avvenuto al termine di una visita di due giorni in Thailandia dell’ex primo ministro malese Mahathir bin Mohamad, per 22 anni ‘padre padrone’ del suo paese, dimessosi nel 2003 ma ancora molto potente in patria. “Siamo tutti d’accordo che insultarsi reciprocamente non ha mai risolto nessun problema” ha dichiarato Mahathir dopo l’incontro con il primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra, dimostratosi in questi anni sostanzialmente incapace di fermare le violenze nel sud. In particolare i due capi politici hanno discusso di un episodio che aveva contribuito a far salire notevolmente la tensione tra le nazioni confinanti: alla fine dello scorso agosto un gruppo di 131 tailandesi musulmani di etnia ‘malay’ residenti nel meridione scapparono in Malesia per paura delle crescenti violenze nel proprio territorio. La Malesia, a schiacciante maggioranza islamica, è da sempre contraria ai metodi di repressione usati nel sud della Thailandia dalle forze di sicurezza, in prevalenza di religione buddista, contro i musulmani. A sua volta Bangkok accusa Kuala Lumpur di non fermare gli estremisti malesi che periodicamente attraverserebbero il confine per alimentare gli scontri in territorio tailandese, costati finora la vita ad almeno 1.100 persone.
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Ripeto: solo nel sud della Thailandia, il resto è tutto tranquillo, così come la Malesia. |
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TAILANDIA 18/4/2006 14.57
VIOLENZE NEL SUD: ESTESO STATO DI EMERGENZA È stata approvata oggi dal governo di Bangkok l’estensione dello stato di emergenza per tre mesi nelle tre province meridionali di Yala, Pattani e Narathiwat, teatro da gennaio 2004 di una ribellione separatista costata la vita a oltre un migliaio di persone. Il vice primo ministro e responsabile del dicastero della giustizia Chidchai Vanasatidya ha spiegato che il provvedimento - in base al quale le autorità possono recludere sospetti fino a 30 giorni senza formale incriminazione, perquisire abitazioni senza mandato e compiere intercettazioni telefoniche, mentre le forze di sicurezza godono di una consistente immunità – entrerà in vigore tra due giorni e durerà fino al 20 luglio. La decisione di prolungare lo stato di emergenza, introdotto nel luglio dell’anno scorso e successivamente esteso di tre mesi in tre mesi, è stata presa, hanno spiegato governo ed esercito, per garantire maggiore stabilità nelle regioni meridionali, abitate in prevalenza da musulmani, e tutelare militari e polizia attivi sul territorio. Poco prima dell’annuncio, però, si è verificato l’ennesimo episodio di violenza: un giovane di 24 anni è stato ucciso da sospetti estremisti mentre si recava al lavoro in una fabbrica della provincia di Yala. Dagli Anni Ottanta nel sud della Thailandia si sono ripetute le rivendicazioni secessioniste, ma la vera ondata di violenza è cominciata il 4 gennaio 2004; pur tentando alcune strategie, l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, uscito di scena pochi giorni fa dopo controverse elezioni e una forte protesta popolare, non è mai riuscito a risolvere la crisi.[PIME]
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TAILANDIA 19/4/2006 9.29
ATTENTATO NEL SUD MENTRE SI VOTA PER IL SENATO Un poliziotto è stato ucciso e sette colleghi feriti in un agguato condotto da presunti militanti islamici contro una pattuglia delle forze dell’ordine che portava schede elettorali in un seggio nella provincia di Narathiwat, nel sud della Thailandia, poche ore prima che si aprissero le operazioni di voto per eleggere il nuovo senato di Bangkok. Altri incidenti sono stati segnalati dalla polizia in altre postazioni elettorali delle province del sud, dove da oltre due anni è in corso una sorta di rivolta separatista che ha provocato oltre 1200 vittime. Oggi 44 milioni di tailandesi sono chiamati ad eleggere i 200 membri del senato tra 1447 candidati indipendenti. Infatti, in Thailandia la camera alta del parlamento ha poteri piuttosto limitati e possono esservi eletti solo senatori a titolo individuale. Nondimeno, per le recenti turbolente vicende politiche del paese, gli esperti ritengono che il risultato del voto darà importanti segnali politici. Domenica prossima, inoltre, si dovrà tornare alle urne in 39 circoscrizioni elettorali, tra cui molte nel sud, per eleggere i deputati che nelle consultazioni politiche del 2 aprile scorso, boicottate dall’opposizione, non hanno raggiunto il necessario quorum del 20% .
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TAILANDIA – Due infermieri buddisti sono stati uccisi e altri cinque feriti da sospetti militanti islamici, mentre altri due soldati hanno riportato ferite per l’esplosione di una bomba a Pattani, una delle tre province del sud confinante con la Malesia la cui popolazione a maggioranza musulmana da anni rivendica la secessione; negli ultimi due anni di ribellione, sono morte più di 1200 persone.
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23 Maggio 2006
THAILANDIA Thailandia del sud: gli insegnanti e le loro famiglie nel mirino degli militanti islamici Non c’è tregua alle violenze contro la minoranza buddista nelle province meridionali. Venerdì scorso due maestre tenute ostaggio per tre ore; più di 100 scuole chiudono per la paura. Bangkok (Agenzie) – Anche i parenti degli insegnati buddisti sembrano entrati nel mirino dei militanti islamici in Thailandia del sud. La polizia della provincia di Narathiwat ha reso noto che Somboon Ratchsuwan, padre del direttore di una scuola locale, è stato ucciso mentre guidava una moto con a bordo la moglie. La donna è rimasta ferita; i due erano buddisti. La polizia ritiene che “l’omicidio sia opera dei militanti islamici”. Intanto da ieri oltre 100 scuole nelle tre province meridionali a maggioranza musulmana hanno chiuso per il basso livello di sicurezza nella zona. Lo scorso 19 maggio, sempre a Narathiwat, uomini mascherati hanno tenuto per tre ore in ostaggio due maestre. I rapitori chiedevano il rilascio di due musulmani detenuti in relazione all’assassinio di due militari all’inizio dell’anno. Le autorità non hanno ceduto e le donne sono state picchiate. Una delle due, Juling Ponggunmul, è in coma. Secondo Tawat Sae-ham, capo di un sindacato di insegnanti, vi è il tentativo di “fare il possibile per eliminare la minoranza buddista” dalle province del sud. Tawat spiega poi che “le scuole rimarranno chiuse per una settimana, perché i maestri hanno paura e non sono sicuri”. I due anni di scontri tra insorti islamici e forze governative nel sud sono costati la vita a oltre 1.300 persone; gli insegnati sono stati tra gli obiettivi principali, perchè ritenuti veicoli di trasmissione della cultura buddista. L’incidente del 19 maggio è il quarto del genere dall’inizio del 2006. Il governo ha da tempo concesso agli insegnanti una scorta e fornito loro armi, ma questo non sembra bastare. Ieri il premier Thaksin Shinawatra ha chiamato un incontro urgente con gli ufficiali delle forze di sicurezza per studiare come proteggere il corpo docente. Ongkorn Thongprasom, alto ufficiale dell’esercito thailandese, ha promesso interventi più forti e decisi contro i ribelli e avvertito: “Se si ripeteranno incidenti del genere (come quello del 19 maggio), mi dimetterò”.
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TAILANDIA 6/6/2006 3.23
PROVINCE MERIDIONALI: UN DOCUMENTO PER LA RICONCILIAZIONE La creazione di un consiglio per lo sviluppo delle province meridionali (Southern Border Provinces Area Development Council) è stata proposta al governo temporaneo di Bangkok – insieme alla creazione di una forza di pace disarmata e ad altre misure di natura religiosa e culturale - dalla Commissione nazionale per la Riconciliazione (National Reconciliation commission, Nrc). Istituita nel febbraio 2005 come organismo indipendente, la Commissione ha prodotto un documento di 132 pagine in cui si formulano molteplici suggerimenti per por fine alle violenze contro i civili e al conflitto nelle tre province meridionali di Yala, Pattani e Narathiwat, al confine con la Malesia, nel sud della Tailandia. A partire dal 4 gennaio 2004, quando nella provincia di Pattani vennero date alle fiamme 20 scuole e venne saccheggiato un deposito d’armi da presunti e non meglio identificati “insorti islamici”, si stima che nelle province meridionali siano morte 1200 persone a causa sia dell'azione dei cosiddetti insorti sia di una reazione militare tanto aggressiva quanto indiscriminata e inefficace. Secondo la Nrc, composta da accademici, rappresentanti religiosi e avvocati, la crisi sarebbe in realtà dovuta ad altre cause: prima fra tutte la povertà diffusa, quindi le differenze culturali - sono le uniche province a maggioranza musulmana e di lingua malay - e la cattiva amministrazione della giustizia. “La gente parla di secessionismo ma è difficile stabilire quanto la richiesta sia davvero sentita o costituisca solo un mezzo per per ottenere altro” ha detto l’ex-primo ministro Anand Panyarachun, presidente della Nrc, ridimensionando anche le cause religiose del conflitto: “La religione è solo usata da alcuni per giustificare le violenze”. Inoltre, secondo la stessa fonte “finora la gente ha guardato con sospetto a pubblici ufficiali, amministratori e organi statali; fintanto che questa sfiducia continuerà non si potrà avere la collaborazione degli abitanti”. Nel suo documento la commissione invita quindi a non insistere con l’opzione militare e le leggi di emergenza, punendo piuttosto i militari responsabili di abusi di potere, facendo luce sul destino di centinaia di ‘scomparsi’ e utilizzando il dialetto malay nei rapporti con la pubblica amministrazione e con le forze dell’ordine. Accanto al Consiglio per lo sviluppo, la Nrc suggerisce anche il ‘Centro amministrativo strategico per la pace’ , organismi simili a quelli già esistenti e smantellati nel 2001 da Thaksin Shinawatra appena divenuto primo ministro. “Le politiche e le misure attuate negli ultimi due anni e mezzo non hanno affrontato in modo realistico i problemi - ha detto Panyarachun all’agenzia nazionale di stampa - e non nutro ora grande ottimismo sulla possibilità che la situazione possa cambiare a breve”.
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TAILANDIA 15/6/2006 10.29
DECINE DI ESPLOSIONI NELLE PROVINCE MERIDIONALI Decine di ordigni a basso potenziale sono stati fatti esplodere prevalentemente contro obiettivi pubblici nelle tre province meridionali di Yala, Pattani e Narathiwat, provocando almeno due vittime e 16 feriti. La serie di esplosioni, una quarantina in tutto, sono avvenute circa all’una di notte di ieri (ora locale) innescaste da orologi da polso o attraverso telefoni cellulari, riferisce la polizia. Uffici della pubblica amministrazione, checkpoint e stazioni di polizia sono stati i bersagli scelti; una delle vittime era una guardia di sicurezza della sede dell’amministrazione provinciale di Pattani, la seconda era un avventore di un ‘tea shop’ davanti alla stazione della polizia di Kokpoe, solitamente frequentato dagli agenti. Quest’ultima esplosione è stata la più grave, provocando anche 10 feriti tra i clienti. Il primo ministro Thaksin Shinawatra ha detto che le forze di sicurezza era al corrente del piano dei ribelli islamici separatisti attivi nel Sud di mettere in atto un’azione dimostrativa in occasione dell’anniversario della nascita del Sultanato di Pattani - annesso al regno del Siam, oggi Thailandia, circa un secolo fa - ma che evidentemente non sono state capaci di prevenire le violenze. Una dichiarazione simile è stata fatta dal ministro dell’Interno Kongak Wathan, aggiungendo che l’azione portata a termine dai separasti è stata meno grave del previsto. Le tre province del sud, al confine con la Malesia, sono le uniche della Tailandia abitate da musulmani di lingua malay, e teatro da decenni di tensioni separatiste con vicende alterne. Una nuova ondata insurrezionalista, condotta da gruppi non identificati che rivendicano la secessione del sud mussulmano, ha causato 1300 vittime tra omicidi, attenti e reazione della polizia.
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THAILANDIA - Ancora una decina di ordigni sono esplosi oggi nelle tre province meridionali, ma sembra senza fare vittime. Ieri due persone sono rimaste uccise e 25 ferite dopo che almeno 44 ordigni di piccolo potenziale sono deflagrati quasi simultaneamente contro obiettivi pubblici, inclusi municipi e stazioni di polizia. Secondo il quotidiano The Nation, l’episodio più grave e inquietante di ieri è stata l’esplosione di un ordigno nascosto su un’auto governativa mentre attraversava un mercato a Ka Bang, nella provincia di Yala, provocando il ferimento del vice-capo distrettuale, della moglie e dei tre poliziotti che erano a bordo. Gli attentati appaiono come una dimostrazione di forza dei separatisti musulmani attivi nel Sud e una provocazione contro le forze dell’ordine tailandesi, che ieri sono state accusate di incompetenza dal primo ministro Thaksin Shinawatra.
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