Intelligenza artificiale ovunque? Per i consumatori è un deterrente all'acquisto

L'uso e l'abuso dei termini correlati all'intelligenza artificiale hanno l'effetto di freddare le intenzioni di acquisto dei consumatori rispetto a prodotti in cui l'IA non viene promossa
di Andrea Bai pubblicata il 01 Agosto 2024, alle 09:21 nel canale WebIl rapido emergere dell'intelligenza artificiale ha spinto pressoché ogni azienda ad usare questi termini, o la loro abbreviazione "AI", nella promozione dei loro prodotti o servizi, spesso anche a sproposito. E' un fenomeno che si ripete con una certa ciclicità nel panorama tecnologico, e che talvolta lo travalica: una novità si trasforma in una cosiddetta buzzword, cioè una parola sulla bocca di tutti senza che se ne comprenda il reale significato, e il suo uso fa percepire - o dovrebbe - prodotti, servizi e aziende come al passo coi tempi.
Di recente, però, il Journal of Hospitality Marketing & Management ha pubblicato uno studio che ha rivelato un fenomeno in qualche modo sorprendente: l'uso dei termini "intelligenza artificiale" nel marketing di prodotti e servizi ha l'effetto di respingere i consumatori. Lo studio, effettuato da un gruppo di ricercatori coordinati da Mesut Cicek, assistente professore di marketing presso la Washington State University, ha condotto un'indagine su 1.000 partecipanti, presentando loro varie descrizioni di prodotti.

Un esperimento in particolare è stato basato su una generica smart TV e sulla sua descrizione. Quando la descrizione includeva esplicitamente il termine "intelligenza artificiale", i partecipanti erano significativamente meno propensi all'acquisto rispetto a quando veniva presentata una descrizione identica senza menzionare l'IA.
La presenza di parole relative all'intelligenza artificiale ha rivelato i suoi effetti di "deterrenza all'acquisto" in maniera ancor più forte quando in gioco ci sono prodotti che i ricercatori descrivono come "ad alto rischio", cioè dispositivi elettronici costosi o apparecchiature mediche. Cicek osserva che in questi casi i consumatori sono particolarmente cauti riguardo al rischio di spendere male i propri soldi o ad eventuali rischi per la sicurezza personale.
L'esperimento condotto dai ricercatori sembra quindi indicare un atteggiamento di prevalente scetticismo e disillusione verso ciò che viene recepito come "intelligenza artificiale", gettando quindi un'ombra di dubbio sulla lungimiranza di aziende e startup che cercano di inserire in maniera forzata l'intelligenza artificiale nei loro prodotti e servizi.
Cicek ha fatto appello al concetto di "fiducia emotiva" quando si tratta di rivolgersi ai consumatori e alle loro percezioni, osservando come gli esperimenti condotti dimostrino che l'uso dei termini legati all'intelligenza artificiale tenda ad erodere tale fiducia e a freddare le intenzioni di acquisto. I ricercatori suggeriscono quindi di riconsiderare attentamente in che modo presentare la presenza dell'IA nella descrizione dei prodotti, ad esempio concentrandosi maggiormente sui vantaggi specifici del prodotto o servizio ed evitando l'uso di termini legati all'intelligenza artificiale, in modo particolare per i prodotti "ad alto rischio". Più in generale il consiglio è quello di sviluppare strategie che puntino ad aumentare la fiducia emotiva dei consumatori ed evitare l'uso indiscriminato, se non addirittura inappropriato, delle buzzword tecnologiche.

Quanto osservato dai ricercatori collima in qualche modo con le previsioni elaborate lo scorso anno dalla società di analisi di mercato Gartner, che aveva indicato come l'intelligenza artificiale generativa avesse raggiunto il "picco delle aspettative gonfiate", ovvero quella fase in cui una nuova tecnologia vive di eccessivo ottimismo e previsioni irrealistiche. Spesso questa fase corrisponde ai momenti precedenti lo scoppio di una bolla speculativa, che al momento è precisamente il timore che si sta vivendo negli ambienti finanziari in merito agli investimenti sull'intelligenza artificiale.
In ogni caso, al momento, moltissime aziende continuano ad integrare in maniera frenetica l'IA in una vasta gamma di prodotti e servizi. Anche se, ad onor del vero, va detto che spesso si tratta di semplici funzionalità "adattive" o "automatiche" che sono state disponibili anche negli anni precedenti e che divengono ora semplicemente oggetto di un rebranding. A ciò va aggiunta la naturale diffidenza dell'essere umano nei confronti di tutto ciò che è nuovo. Diffidenza che, nel caso dell'IA, è alimentata anche da una non completa comprensione del fenomeno (che è oggettivamente complesso) e che porta la massa a identificare l'intelligenza artificiale in nulla più che "ChatGPT" e "deepfake".
13 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSembra di essere tornati ai tempi dei "rasoi bilama Turbo" degli anni 90...
Per fortuna che non ci mostrano più la prima lama che solleva il pelo, per farla tagliare dalla seconda...
Sembra di essere tornati ai tempi dei "rasoi bilama Turbo" degli anni 90...
Oramai dovremmo esserci abituati, il marketing selvaggio è iniziato con la diffusione dei mezzi di comunicazione e per attualizzarsi deve sempre cercare di cavalcare l'onda del momento, così è stato tutto un susseguirsi di sigle, motti eccetera, che però alla fine pare stiano dando il risultato contrario, ma davvero credono che per le persone sia un motivo di acquisto avere la sigla "progettato con IA" sulla qualunque?
La gente non sa come funziona una lampadina, non sa come funziona un circuito, non sa il motivo per cui lo smartphone si accende, ma questo non frena le vendite di lampadine circuiti e smartphone
Posto che allo stato attuale l'ia serve a vendere solo gli acceleratori ia e i software a corredo, che poi forse qualcuno userà, effettivamente a parte la ricerca intelligente dei contenuti c'è ben poco, a parte naturalmente il sollievo del lavoro dei poveri sviluppatori che non hanno neanche il tempo di spendere i soldi che fanno con l'ultimo action looting rpg free roaming coop
e non è una battuta: https://tech.everyeye.it/notizie/sc...oni-712996.html
negli US nei college gli studenti configurano ed allenano le AI, vanno a casa ed oltre a creare meme a profusione spiegano al nonno redneck le novità ed il nonno indispettito non compra più la TV con l'AI farlocca.
Sembra di essere tornati ai tempi dei "rasoi bilama Turbo" degli anni 90...
Nn è cambiato poi tantissimo…
Basta vedere i vari “shave like a bomber” che ogni anno aggiungono una lama davanti di dietro di lato…
Basta vedere i vari “shave like a bomber” che ogni anno aggiungono una lama davanti di dietro di lato…
io dopo i vari mach 3 turbo + lame + ventordici bandelle varie sono tornato al classico: closed comb merkur con lametta da 10 cents + crema pre + sapone cella solido
e mi sono sparite tutte le irritazioni e peli incarniti
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