Xiaomi fuori dai guai, esce dalla lista nera del governo USA

Xiaomi fuori dai guai, esce dalla lista nera del governo USA

Dopo una sentenza temporanea di marzo, arriva un'altra buona notizia per Xiaomi: l'azienda cinese è un passo dall'uscita dalla "blacklist" del governo statunitense. È stato trovato un accordo con il Dipartimento della Difesa.

di pubblicata il , alle 13:05 nel canale Telefonia
Xiaomi
 

Xiaomi e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno trovato un accordo che permetterà al produttore cinese di uscire dalla blacklist. Lo scorso gennaio, nelle ultime settimane dell'amministrazione Trump, Xiaomi finì nella lista nera insieme ad altri 31 aziende, in quanto etichettata come "società militare comunista cinese". Il ban vietava a qualsiasi società americana di acquistare titoli Xiaomi, oltre all'obbligo di cedere le loro partecipazioni azionarie.

Zune

Xiaomi ha sempre respinto le accuse del governo USA, portando la questione in tribunale in quanto considerata "illegale e incostituzionale". Lo scorso marzo, la Corte Distrettuale degli USA per il Distretto di Columbia revocò ogni divieto nei confronti dell'azienda ma solo temporaneamente (si trattava di un'ingiunzione preliminare), anche perché il ban avrebbe portato all'azienda cinese un danno irreparabile. Il giudice descrisse la scelta di inserire Xiaomi in blacklist come "arbitraria e capricciosa".

Ricordiamo che Xiaomi, terzo marchio per smartphone venduti al mondo, è praticamente l'unica società di elettronica commerciale presente nella lista nera, le altre sono realtà industriali e specializzate in aviazione, aerospazio, cantieristica navale, chimica, telecomunicazioni, edilizia e altre infrastrutture. In realtà c'è anche Huawei, ma come sappiamo si occupa anche e soprattutto di telecomunicazioni su larga scala.

Con l'ultimo sviluppo, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha fatto sapere che "le parti hanno concordato un percorso che risolverebbe questo contenzioso" senza la necessità di procedere per vie legali. Xiaomi, che ha sempre affermato di non essere di proprietà, controllata o affiliata con l'esercito cinese, non ha ancora commentato la vicenda, ma forse attende la formalizzazione dell'intesa entro il 20 maggio.

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