Roscosmos: si pensa alla traiettoria per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale in 90 minuti

Raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale in 90 o 120 minuti dal lancio è il nuovo obiettivo di Roscosmos. L'agenzia spaziale russa sta testando un nuovo approccio per la ISS con le navicelle cargo Progress MS.
di Mattia Speroni pubblicata il 13 Luglio 2021, alle 16:17 nel canale Scienza e tecnologiaRoscosmosNASA
Anche se la Stazione Spaziale Internazionale è in orbita da oltre venti anni, le modalità per raggiungerla si sono evolute via via con il tempo e ancora adesso ci possono essere delle novità. Solitamente ci si concentra sulle navicelle impiegate, come Crew Dragon di SpaceX che ha debuttato nel 2019 oppure la Boing Starliner (che non è ancora certificata per il volo umano).
Roscosmos invece utilizza ancora le affidabili Soyuz che hanno subito alcune evoluzioni nel corso degli anni ma rimangono ancora "ancorate" a retaggi dei decenni della corsa allo Spazio. Del resto però si sono dimostrate navicelle affidabili e molto sicure. La Russia ora sta guardando a provare una nuova traiettoria di rendez-vous rapido.
Raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale in 120 minuti dal lancio
Secondo quanto riportato da Roscosmos, i test sono ancora in corso ma dovrebbero permettere di raggiungere la ISS in appena 90-120 minuti dal lancio. A Luglio la navicella cargo Progress MS-17 è riuscita ad attraccare alla Stazione Spaziale Internazionale sfruttando una traiettoria di due giorni e 33 orbite totali.
L'agenzia spaziale ha riportato che il sistema di guida ha eseguito le corrette accelerazioni per raggiungere la velocità orbitale e l'altitudine corretta per il rendez-vous. Solamente nel corso della trentaduesima orbita è stato impiegato il sistema di guida automatica per l'attracco alla ISS.
Sfruttando un'orbita coellittica, utilizzata nella fase finale del viaggio della Progress MS-17, sarà possibile in futuro solamente mezza orbita prima dell'accensione dei motori per arrivare a intercettare la Stazione Spaziale Internazionale. In totale basterà una singola orbita per raggiungere la ISS in massimo due ore dal lancio.
Dal 2015 fino all'anno scorso sono state provate diverse modalità di rendez-vous arrivando a tempistiche di sei ore o tre ore. I test vengono eseguiti inizialmente con le navicelle Progress MS (senza equipaggio) per poi essere adattati alle Soyuz (con equipaggio). Riducendo la permanenza nello Spazio prima della ISS è possibile evitare agli astronauti problematiche fisiche. Inoltre possono essere eseguiti rifornimenti più rapidi in caso di bisogno.
Si cercano ancora perdite d'aria sulla ISS
Sempre in merito alla Stazione Spaziale Internazionale, i cosmonauti stanno continuando attivamente la ricerca delle perdite d'aria. Non si tratta di una novità in quanto già nei mesi scorsi erano state fatte diverse prove per chiudere tutte le falle nello scafo del modulo russo Zvezda.
I cosmonauti avevano interrotto le ricerche due mesi fa, anche in considerazione del fatto che non c'era un pericolo immediato per l'equipaggio. Inoltre chiudendo il portello della camera intermedia del modulo russo le perdite sono parzialmente isolate dal resto della ISS.
Il cosmonauta Pyotr Dubrov ha cercato nuove perdite senza successo (ma le ricerche continueranno prossimamente). Nei mesi scorsi sono state chiuse almeno due falle nello scafo, entrambe a Marzo 2021. Una era stata scoperta a Ottobre 2020 mentre la seconda è stata scoperta nei mesi successivi (dopo che l'allerta era stata lanciata a Settembre 2019).
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2 Commenti
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Legggendo questo articolo mi sono posto parecchi interrogativi, e sarò grato a chi vorrà sciogliermi i miei dubbi.
Considerando che l'energia di cui ha bisogno una navicella per raggiungere una stazione orbitante, da qualunque punto della terra parta purchè situato lungo ovvero sotto l'orbita della stazione, è sempre la stessa, e quindi idem per la quantità di carburante (si deve raggiungere una certa quota con una certa velocità angolare, e questo non dipende dal numero di orbite o meglio spirali di avvicinamento ma è funzione unicamente di questi due fattori), mi sembra strano che l'orbita di avvicinamento ideale non siano stati capaci di calcolarla o di attuarla di primo acchito. Hanno proceduto per tentativi, o cosa mi sfugge?
Quanto alle perdite d'aria, non posso pensare che non siano stati in grado di realizzare guarnizioni a tenuta perfetta o che qualche parte dello scafo sia costituita da materiale alquanto poroso o diventato tale (se non riescono a localizzare la perdita cosa devo pensare?). Perchè se il problema è dovuto a perforazione dello scafo da parte di corpuscoli (micrometeoriti) impattati ad altissima velocità, ovvero se la probabilità che ciò accada non è trascurabile, allora addio a permanenze e viaggi spaziali della durati di mesi/anni: come si può stare tranquilli sapendo che un micrometeorite oltre che forare lo scafo può trafiggere quanto incontra all'interno dello stesso, corpi umani compresi? Ma se si trattasse di fori da micrometeoriti, cribbio, per rivelarli basterebbe il fumo di una sigaretta, che oltretutto in assenza di gravità stazionerebbe senza disperdersi.
Comunque, per ogni imprevisto, è saggio norma portarsi dietro, pesino quel che pesano, bombole di aria fortemente compressa o altri metodi di reintegro della quantità d'aria ovvero di pressione perduta. Ce l'avranno a bordo, voglio sperare. E se il problema micrometeoriti è consistente, non dovrebbe essere lo scafo disseminato di sensori in grado di rilevare l'impatto o la perdita stessa?
Avrei anche altri dubbi, ma per oggi basta così.
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