La sonda spaziale NASA Juno continua a studiare la luna vulcanica di Giove, Io, per scoprirne i segreti

Grazie a due passaggi ravvicinati a dicembre 2023 e febbraio 2024, la sonda spaziale NASA Juno ha permesso di avere un'idea più chiara di quello che si nasconde sotto la crosta del satellite di Giove, Io.
di Mattia Speroni pubblicata il 13 Dicembre 2024, alle 18:16 nel canale Scienza e tecnologiaNASA
La missione NASA Juno è stata lanciata nel 2011 grazie a un razzo spaziale ULA Atlas V 551 arrivando in orbita intorno a Giove nel 2016. Da allora la sonda spaziale ha raccolto moltissimi dati sia sul gigante gassoso ma anche sulle sue lune, che sono particolarmente interessanti per gli scienziati (tanto da lanciare più missioni con l'obiettivo di studiare diversi satelliti, come nel caso di Europa Clipper o JUICE).
Recentemente la sonda spaziale aveva scoperto che Europa produce meno ossigeno di quanto si stimava in precedenza mentre, grazie a passaggi ravvicinati, è stato possibile catturare immagini particolarmente interessanti della luna Io, oggetto anche delle ultime novità legate alla missione.
La missione NASA Juno alla scoperta del satellite gioviano Io
In queste ore la NASA ha pubblicato un nuovo articolo (basato sullo studio dal titolo Io’s tidal response precludes a shallow magma ocean) nel quale si legge che i vulcani attivi attualmente sul satellite gioviano Io hanno ognuno una propria camera magmatica e non sarebbero quindi alimentati da un unico grande oceano di magma sotto la superficie. Questo aspetto è particolarmente importante in quanto pur avendo le dimensioni della Luna, Io è il corpo vulcanicamente più attivo dell'intero Sistema Solare con circa 400 vulcani.
I vulcani di Io eruttano nello Spazio circostante pennacchi di gas e polveri oltre a lava che si riversa sulla superficie del satellite. Grazie alla sonda spaziale NASA Juno è stato possibile raccogliere molti dati in merito, aggiungendoli a quelli della sonda Voyager 1 (che ha effettuato un flyby nel 1979 rilevando l'attività vulcanica).
Scott Bolton (del Southwest Research Institute di San Antonio) ha dichiarato, in merito alla scoperta, che gli scienziati si interrogavano se ci fosse un oceano poco profondo di magma incandescente che alimentava i vari vulcani, oppure c'era una fonte più localizzata?
Per scoprirlo la sonda spaziale NASA Juno ha effettuato dei flyby a dicembre 2023 e febbraio 2024 arrivando ad appena 1500 km dalla superficie. Grazie alla comunicazione con il DSN è stato possibile acquisire nuovi dati sulla gravità di Io e come questa accelerava la sonda consentendo di avere maggiori dettagli sulla flessione mareale (attrito generato dalle forze mareali che può generare calore).
La flessione mareale arriva a fondere alcune parti della luna ma non è compatibile con un oceano di magma globale sotto la superficie. Questo permetterà di avere un'idea più chiara su come sia l'interno del satellite gioviano (pur non avendo dati certi su struttura e spessore della crosta) ma anche su altre lune come Encelado, Europa o addirittura esopianeti. Serviranno ulteriori analisi e dati per permettere di farsi un'idea ancora più precisa su Io mentre NASA Juno effettuerà un nuovo passaggio ravvicinato di Giove (a 3500 km dalla sommità delle nuvole) il 27 dicembre 2024.
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