Intel, la sopravvivenza passa per lo spezzatino? Favorevoli e contrari

Su Fortune due articoli parlano del futuro di Intel e suggeriscono due strade differenti. Da una parte quattro ex membri del CdA consigliano di dividere la società in due, rendendo la divisione produttiva una realtà a sé stante. Dall'altra l'ex CEO Barrett elogia il piano di Gelsinger e consiglia di puntare tutto sul ritorno alla leadership produttiva.
di Manolo De Agostini pubblicata il 28 Ottobre 2024, alle 06:01 nel canale ProcessoriIntel
Dopo le prime risposte immediate atte ad arginare i malumori di investitori e mercato in generale, e mettendo per un attimo da parte le voci di una possibile acquisizione, due distinti articoli su Fortune (qui e qui) indicano quale direzione dovrebbe prendere Intel per il futuro.
Intel è come se fosse davanti a un bivio, a sinistra c'è lo scorporo della divisione produttiva in un'azienda totalmente indipendente (l'obiettivo è renderla sì indipendente, ma sempre controllata da Intel), a destra l'all-in sull'attuale strategia, fatta di vari aggiustamenti ma nessun vero e proprio terremoto strutturale.
Prendiamo la sinistra. Fortune riporta il parere di quattro ex membri del CdA di Intel - David Yoffie, Reed Hundt, Charlene Barshefsky e Jim Plummer - favorevoli alla separazione totale della divisione produttiva, nota come Intel Foundry, dal resto dell'azienda. Secondo loro è l'unico modo affinché Intel sopravviva. Intel Foundry, da qualche anno, non produce più solamente i chip della stessa Intel, ma punta a diventare un produrre per conto terzi, alla stregua di TSMC. Un cambio di pelle tutt'altro che semplice.
Il governo degli Stati Uniti dovrebbe usare i quasi 20 miliardi di dollari di sovvenzioni e prestiti promessi nell'ambito del CHIPS Act come leva per fare pressioni su Intel e portarla a dividersi in due entità indipendenti.
Gli ex membri del CdA ritengono che fabbriche, ingegneri e proprietà intellettuale di Intel sono vitali per la sicurezza nazionale e il progresso tecnologico degli Stati Uniti. E questo è un punto su cui nessuno può obiettare, ora più che mai. Intel è l'unica realtà americana che produce chip logici avanzati su larga scala, l'unica che oggi può permettere agli USA di non doversi legare mano e piedi alla taiwanese TSMC, con gravi rischi geopolitici e di approvvigionamento in caso di problemi di qualsiasi genere.
Per mantenersi competitivi in settori come l'intelligenza artificiale e le tecnologie legate alla Difesa, gli Stati Uniti hanno bisogno della capacità di produrre semiconduttori avanzati. Intel, pur essendo il meglio che gli USA hanno su quel fronte, ha perso lo scettro della leadership sui processi avanzati ai danni di TSMC e, per ora, le principali realtà del Paese come NVIDIA, Apple, AMD e molte altre sono riluttanti a scegliere Intel Foundry per produrre i loro chip, sia per questioni tecnologiche e probabilmente per timori che i loro design finiscano per essere "adocchiati" dalla parte prodotti di Intel, con cui competono.
Intel Foundry oggi rappresenta per il paziente Intel un'emorragia di denaro, di cui al momento non si conosce la fine. Per gli ex membri del CdA, se Intel continuerà a operare in questo modo, potrebbe andare in bancarotta, un disastro per l'economia e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
La strada potrebbe essere quindi quella di fare come AMD nel 2008-2009, quando decise di sbarazzarsi della parte produttiva diventando un "semplice" progettista di architetture. Oggi l'allora ramo produttivo di AMD è noto come GlobalFoundries, ed è un'entità a sé stante, senza nessun legame diretto come AMD.
Una Intel Foundry indipendente dovrebbe avere come primo cliente le divisioni di Intel che progettano i vari chip - Core Ultra, Xeon, ecc. -, con un contratto a lungo termine per darle una stabilità operativa fino a quando le Fab non inizieranno a raccogliere gli ordini da clienti terzi. Al momento Intel Foundry vede tra i clienti realtà come AWS, Cisco e Microsoft - quest'ultima con un progetto ancora non meglio noto.
Il bivio però prevede anche una svolta a destra, ovvero continuare così com'è. A sostenere questa scelta è l'ex CEO dell'azienda, Craig Barrett, che sempre dalle colonne di Fortune esprime il timore che una divisione in due di Intel comporterebbe un danno non solo per l'azienda stessa ma anche per le chance degli Stati Uniti di guidare il mondo dei semiconduttori.
Barrett sostiene che i produttori di chip necessitano di ingenti investimenti per rimanere competitivi. Solo tre produttori di chip - Intel, Samsung e TSMC - hanno le entrate per sostenere la ricerca e lo sviluppo necessari per i prodotti futuri. Il ramo di progettazione di Intel probabilmente sopravvivrebbe a questa scissione, ma c'è il rischio che Intel Foundry non faccia altrettanto.
Anche Barrett guarda alla decisione che portò AMD ha sbarazzarsi del suo ramo produttivo, ma sotto una luce diversa. Laddove AMD oggi si è rimessa in sesto e compete sul mercato con prodotti realizzati da TSMC che spesso competono o addirittura guidano il settore, non è andata allo stesso modo per GlobalFoundries, che perlopiù realizzati chip con processi produttivi non di ultima generazione, e non può competere con TSMC.
A causa di risorse limitate, GlobalFoundries non poteva investire di più in ricerca e sviluppo, e questo l'ha portata a rimanere indietro rispetto ai suoi concorrenti. I potenziali clienti si sono quindi rivolti a fonderie con tecnologie più avanzate, innescando un circolo vizioso: meno produzione, meno ricavi e una conseguente riduzione dei fondi per la ricerca e lo sviluppo. L'ex CEO di Intel ritiene che una cosa simile potrebbe accadere alla divisione produttiva di Intel, qualora venisse resa totalmente indipendente.
Se così fosse, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a dipendere da TSMC o Samsung per la produzione dei chip più avanzati. E non conta che gli USA stiano sovvenzionando anche TSMC e Samsung per aprire nuovi impianti nel Paese, si tratterebbe comunque di fornitori stranieri, con gran parte della produzione legata a stati come Taiwan o la Cina in situazioni geopolitiche complesse.
Barrett suggerisce di non smembrare Intel, bensì di rilanciare. Intel e il governo degli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi sul ritornare leader tecnologici. Barrett è un forte sostenitore del piano varato dal Pat Gelsinger nel 2021 volto a riportare Intel davanti a tutti sui processi produttivi, snodo fondamentale per attrarre clienti verso Intel Foundry. Tutta, o quantomeno gran parte della svolta, è legata alla competitività del processo 18A.
L'ex AD ha anche detto che Washington deve fare la sua parte per rimanere all'avanguardia nella corsa ai semiconduttori. Gli Stati Uniti hanno investito più nell'industria dei semiconduttori nell'ultimo anno che negli ultimi 28 anni messi insieme, ma sarebbe necessario fare ancora di più, soprattutto nella ricerca accademica. L'istituzione del National Semiconductor Technology Center (NSTC) è un buon punto di partenza, ma non basta: il suo budget quinquennale è inferiore a quanto Intel spende per la ricerca e sviluppo in un anno.
Non è dato sapere quale strada del bivio imboccherà Intel, quale sia la migliore o se c'è un'altra opzione, come la vociferata acquisizione, un accordo con la rivale Samsung o persino soluzioni di ancora cui non si parla. Quel che è certo è che Washington non può non avere voce in capitolo su un'azienda tanto strategica per gli USA e gli equilibri mondiali in genere. Le elezioni del nuovo Presidente il 5 novembre, da cui uscirà il nuovo inquilino della Casa Bianca, avranno un peso fondamentale.
8 Commenti
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Si sbrigassero a recuperare il terreno perduto anziché cercare scorciatoie.
non c'è male
hanno fatto passare quasi 10 anni , vendendo come cpu standard dei quad core
Quando si incassa, i soldi sono loro, quando si è in perdita, i soldi li devono cacciare gli altri, con la scusa della "sicurezza nazionale".
I soldi li cacciano gli altri? Allora le FAB si devono chiamare USA Foundry, non Intel Foundry, perchè sinchè ci saranno le mani Intel, Nvidia, AMD, Apple, nessuno di questi produrrà nulla da loro.
Ma stiamo scherzando? Nessuno si tira giu le mutande e si mette a 90° con Intel. Quante volte Intel ha giocato "sporco" e ne è uscita impunita a babbo morto? Una Apple/AMD/Nvidia non hanno la benchè minima fiducia su Intel... perchè se succedesse quanto sottolineato sopra, che te ne fai di una causa decennale quando dopo 2 anni sei fallita?
Gli USA hanno bisogno di tecnologia silicio? E' una cosa... di Intel tutt'altra. I soldi che gli USA hanno dato a TSMC, le 2 FAB che TSMC ha costruito negli USA, una già produce... Intel pur avendo avuto 5X i soldi di sovvenzione TSMC, non ha terminato una mazza... (ha pagato i suoi debiti?). Anzi, arriviamo all'assurdo che gli USA danno i soldi per creare posti di lavoro, mentre Intel ha beccato i soldi e LICENZIATO!!! Io gli occhi li aprirei...
La soluzione è un consorzio... a direzione USA, nel territorio USA, senza alcun collegamento a ditte progettatrici (quali Intel, AMD, Apple...). Mi pare che l'esperienza passata in cui Intel ha avuto il monopolio in quanto unica azienda progettatrice a possedere le FAB, è stata dimenticata? Abbiamo passato più di 10 anni a X4 a 350$.... vogliamo fare un bis?
Per spiegare come risolvere il problema di Intel ci si mettono quattro ex membri del consiglio di amministrazione e l'ex CEO.
Ma, caçço, che cosa hanno fatto loro per prevenire la situazione? Erano lì a comandare, hanno lasciato che Intel si adagiasse sugli allori (per prendere i soldi senza dover far niente) e ora si mettono a fare i saputoni? Ma se sono loro i responsabili del disastro? Vogliono ancora guadagnarci?
Ma che vadano a cagare.
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