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Old 04-07-2008, 07:33   #1
jumpjack
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Petrolio da pianta moderna: Jatropha Curcas

Se solo fosse vero...
http://ilprofessorechos.blogosfere.i...-non-solo.html

Ricavare petrolio da una pianta?

Sarebbe La Svolta! La "tragedia" dei combustibili fossili è che costringono ad immettere in atmosfera oggi l'anidride carbonica assorbita dalle piante milioni di anni fa, alterando cosi' il ciclo normale di produzione/assorbimento: l'anidride carbonica di 100 milioni di anni fa si "ammucchia" tutta nei nostri giorni!

Cosi', invece, quella che viene prodotta bruciando queste piante, è la stessa che le piante evavano assorbito un anno prima, e il ciclo è bilanciato!

Ma mi chiedo se la semplice coltivazione di una pianta, per quanto abbondante, possa soddisfare il fabbisogno di petrolio giornaliero....
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La scienza è provvisoria
-- Jumpjack --
jumpjack è offline  
Old 04-07-2008, 08:26   #2
gugoXX
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Io invece spero che non funzioni (ma ho davvero poca paura che funzioni comunque)
La salvezza della terra e dell'uomo con essa secondo me e' imprescindibile dalla fine del petrolio, carbone & c.
Fino a che continueremo a bruciare qualcosa per muoverci non faremo altro che fare danni.
O troviamo, meglio risuciamo a sfruttare, un'alternativa valida, o (sempre secondo me) e' finita comunque.
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Se pensi che il tuo codice sia troppo complesso da capire senza commenti, e' segno che molto probabilmente il tuo codice e' semplicemente mal scritto.
E se pensi di avere bisogno di un nuovo commento, significa che ti manca almeno un test.
gugoXX è offline  
Old 04-07-2008, 08:58   #3
Doraneko
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Scoperta abbastanza inutile:
1)e' piu' o meno come la storia dell'etanolo,con gli stessi pro e contro;
2)con determinati procedimenti si puo' ottenere il petrolio anche da qualsiasi altra cosa organica.
Doraneko è offline  
Old 04-07-2008, 11:50   #4
Tommy81
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Anch'io non ci vedo nessuna rivoluzione! Unica nota di rilievo e che questa pianta sopporta bene i climi torridi rispetto alle classiche colture per bioetanolo.
Tommy81 è offline  
Old 04-07-2008, 13:24   #5
Marco!
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guarda un pò cosa hanno fatto nel 1941

http://www.youtube.com/watch?v=4rgDyEO_8cI



sarebbe la svolta. ahahahahahahaha
Marco! è offline  
Old 04-07-2008, 14:18   #6
Ziosilvio
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Questo blog è lo stesso che ieri diceva che la Eolo funziona.

Quindi, probabilmente non è vero.
(Come quasi tutto quello che sembra troppo bello per essere vero, del resto.)

Ora, non ricordo benissimo, ma mi pare che se ne fosse già discusso in Scienza e tecnica.

Sta di fatto che, tanto la pianta quanto l'auto ad aria compressa, fanno leva sul miraggio di poter mantenere il nostro attuale stile di vita "un'automobile per persona" anche quando le riserve fossili di petrolio saranno esaurite.
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Old 04-07-2008, 16:14   #7
Marco!
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io lo posto, magari qualcuno lo legge

Quote:
Cannabis connection

di Marcello Pamio

"Sarebbe di interesse universale nella storia dell’umanità scoprire che è stata la coltivazione della canapa a inventare l’agricoltura e di conseguenza la civiltà".[1] Non sono le speranze di un hippy un po’ attempato in vena di rivincite ma le parole di Carl Sagan, l’astrofisico consulente della NASA, padre del progetto S.E.T.I. (Serch for ExtraTerrestrial Intelligence) e fondatore della Planetary Society. La forte "attrazione" tra il divulgatore scientifico migliore del mondo[2] e la Cannabis "fumantis" (perdonate la licenza poetica) è risaputa, mentre la cosa poco nota è che nelle parole di Sagan si nasconde una profonda verità: la canapa effettivamente è una delle piante più antiche che l’uomo conosca!
A conferma di ciò vi sono numerose testimonianze archeologiche in ogni angolo della Terra che indicano senza ombra di dubbio come la canapa era conosciuta e coltivata in epoche remotissime: uno per tutti, il ritrovamento a Catal Huyuk, antica Mesopotamia, di manufatti in canapa risalenti, secondo i ricercatori, a circa 8000 anni prima di Cristo.
Non sappiamo con certezza se la canapa è stata la prima o la seconda pianta coltivata dall’uomo e sinceramente non siamo qui a stabilire una graduatoria di anzianità ma semmai per comprendere le vere motivazioni che portarono al suo divieto in moltissimi paesi di tutto il mondo. Una proibizione che di punto in bianco dopo millenni di utilizzo nelle più svariate applicazioni, che vedremo in seguito nel dettaglio, rese illegale una pianta messa a disposizione per noi dalla Natura. Le motivazioni ufficiali certamente saranno state validissime per mettere al bando una pianta che cresce velocemente senza l’ausilio di prodotti chimici, da cui si produce carta di ottima qualità, tessuti resistentissimi, materiali plastici per l’edilizia, combustibili poco inquinanti, medicinali. Non ci credete? Be’, non ci volevo credere nemmeno io! I papiri egizi e cinesi che nonostante tutto questo tempo sono giunti integri fino ai nostri giorni, le antichissime mappe cartografiche della Terra, la prima Bibbia di Gutemberg, avevano una sola cosa in comune: la canapa. Per non parlare dei primissimi preparati erboristici che sciamani e curanderos, dalla Siberia al Sud America passando per l’intera Europa, utilizzavano per alleviare le più svariate patologie, e più recentemente almeno la metà dei medicinali usati per tutto l’Ottocento!
Come mai queste informazioni importanti si sono perse negli anni, e perché i media in generale il cui unico servizio è appunto quello di informare hanno sempre taciuto?
Lungi da me l’idea di un controllo globale della stampa da parte di potenti corporazioni, però bisogna ammettere che certamente è una strana coincidenza il recentissimo interesse giornalistico e quello medico-scientifico delle multinazionali chimico-farmaceutiche alla canapa, che ne dite? Fintantoché nessuno aveva in mano, anzi quotato in borsa, il medicinale non se ne parlava, oggi che hanno sintetizzato in laboratorio il principio attivo della cannabis, il THC, e si stanno preparando a venderlo sotto forma di farmaco se ne parla. Non è molto strano?
Oggi sono riemerse dall’oblio le proprietà antibiotiche, antidolorifiche[3] e antiepilettiche della pianta, come pure la sua efficacia contro l’anoressia, la depressione e il glaucoma[4]. Ultimamente sta avendo risultati positivi anche nei malati di sclerosi multipla[5] e nei malati di cancro per sostenere nausea e vomito causati dalla chemioterapia.
Insomma dalla canapa si produce tutto o quasi tutto quello che si può ottenere dal petrolio e dai suoi derivati con la piccola differenza che questi ultimi hanno un costo e un impatto ambientale incalcolabili, mentre la canapa è naturale e i prodotti di scarto si integrano meglio nell’ambiente.
Il punto è allora, come mai abbiamo scelto la strada del petrolio e abbandonato, anzi sbarrato, la strada della canapa? Per meglio comprendere questo punto, che sarà fondamentale ai nostri fini, dobbiamo tornare seppur nella carta indietro di un secolo e mezzo e rivivere per un momento la situazione economica e industriale di allora.
Ci troviamo a Pittsburg (ricordatevi questo nome), negli Stati Uniti e davanti a noi si erge la prima raffineria petrolifera al mondo[6]. L’anno è il 1850. Saltiamo in avanti di qualche decennio e arriviamo nel 1917 quando la Compagnia Du Pont, della omonima famiglia, grazie a finanziamenti della Mellon Bank entra a far parte delle primissime industrie petrolchimiche. La Du Pont per chi non la conoscesse, è la beneficiaria della maggior parte dei brevetti sulle materie plastiche: nylon, rayon, cellophan, vernici, ecc.
La Mellon Bank di Andrew Mellon è una delle principali banche americane la cui sede principale, guarda caso, è a Pittsburg!
Apro una parentesi per gli amanti del cospirazionismo perché sembra che Andrew Mellon e la famiglia Du Pont facessero parte del Comitato dei Trecento, il gruppo nato per controllare il sistema bancario mondiale[7]. Chiudiamo la parentesi e ritorniamo a Pittsburg.
I soldi forniti dalla Banca di Mellon permisero alla Du Pont di entrare in possesso della General Motor, una delle più grandi case automobilistiche di allora e delle principali tecnologie per la fabbricazione della carta dalla cellulosa del legno.
Il 1919 fu un anno molto significativo perché succede qualcosa che avrà ripercussioni notevoli nella finanza e nell’industria: inizia il proibizionismo in America. Un periodo abbastanza lungo e oscuro (fino al 1933) in cui fu bandito totalmente l’alcol. Non tutti sanno però che all’epoca il carburante e/o combustibile era basato anche sull’alcol etilico[8] detto etanolo, derivante dalla fermentazione di vegetali e cerali, e sull’alcol metilico o metanolo derivante dalla fermentazione del legno.
Proibendo l’alcol da bere di conseguenza si proibiva anche l’alcol per uso industriale.
Non finiscono le coincidenze perché il ‘33 è l’anno in cui termina il proibizionismo ma anche quello in cui Mitscherlich produce quella sostanza scoperta nel 1825 da Faraday: la benzina[9]!
Ora ipotizzare che il Proibizionismo americano fu inventato per boicottare le "altre benzine" è un po’ forte, però rimane il fatto che effettivamente all’epoca chiunque poteva prodursi in proprio il combustibile... e forse questo poteva dare fastidio a qualcuno.
Risolto il problema dei combustibili, rimaneva quello delle materie plastiche di origine vegetale: miscelando infatti steli di canapa e calce si può ottenere un materiale da costruzione simile al cemento ma molto più elastico e leggero[10]. Questo è un altro gravoso problema per l’impero Du Pont che nel 1937 aveva brevettato un procedimento per la fabbricazione di materiali plastici dal petrolio! Come risolverlo?
Una mano gliela diede la campagna mediatica disinformante del più grande magnate del giornalismo statunitense: Rudolph Hernst. Attraverso i suoi numerosi giornali divulgò notizie false in merito alla cosiddetta Marijuana. Lo stesso termine Marijuana fu una sua invenzione letteraria. Adottò dal dialetto di Sonora, località messicana famosa oggi come ieri per l’esportazione di droghe, una parola allora sconosciuta e la usò come strumento di propaganda terroristica psicologica. Fa certamente più paura avere a che fare con una sostanza che non si conosce rispetto ad una nota.
Menzogne, che rasentavano il razzismo, diffamavano intere popolazioni come i messicani colpevoli secondo Hernst di essere solamente dei pigri fumatori di erba, o che mettevano in relazione le violenze sessuali nei confronti delle donne bianche da parte dei negri all’uso della droga.
L’altra mano fu di un certo Harry Aslinger, il fortunato nipote di Andrew Mellon, quello della banca che nel frattempo è stato eletto anche Segretario del Tesoro, che usò gli articoli diffamanti di Hernst davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America. Aslinger era a capo del Federal Bureau of Narcotics and Dangerous, l’Ufficio Federale Narcotici, e il risultato fu la famosissima Marijuana Act Tax!
La prima legge che proibiva dopo oltre diecimila anni l’uso e la coltivazione della canapa.
Risolto anche questo!
Per la Du Pont, e tutti gli investitori dell’epoca che puntavano esclusivamente sul petrolio, la Marijuana Act Tax fu una vera e propria manna dal cielo: tolse dai piedi una scomoda pianta dai mille usi e lasciò all’oro nero la strada sgombra.
Ma soprattutto chi ne ha beneficiato di più è stata la lungimirante banca Mellon. Lungimirante perché oggi la Mellon Financial Corporation[11] ha capitali in centinaia di aziende e/o multinazionali legate al petrolio e all’energia come la Chevron Texaco, Exxon, Mobil, Occidental Petroleum, Teco Energy, Total Fina, Ford, General Electric, oppure all’ editoria come l’International Paper, The New York Times, Reader’s Digest Association, ecc.
Quindi tornando al discorso iniziale, le motivazioni erano e sono tuttora molto valide!
Tutti felici e contenti... gli industriali, molto meno quelle persone che da anni "combattono" per rivalutare la canapa rendendole finalmente giustizia dopo decenni di proibizionismo. Uno stop che penalizza non solo noi costringendoci ad utilizzare i derivati del petrolio, ma soprattutto la nostra Terra che ne paga le conseguenze in termini ambientali.
Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se quel giorno, i magnati della Du Pont e le sorelle del petrolio, supervisionati da mamma Mellon, avessero deciso per lo sviluppo della canapa invece del petrolio. All’interno della sala ovale a Pittsburg, li ho visti mentre sorseggiando alcol di ottima qualità in barba al proibizionismo ipotecavano il futuro dell’intero pianeta. La decisione non era certo facile: il grasso e puzzolente petrolio che pochi potevano estrarre oppure la verde e profumata canapa che tutti erano in grado di coltivare?
Il dilemma è stato risolto con un voto plebiscitario: dodici voti su tredici indicavano la canapa!”. Poi purtroppo è suonata la sveglia...

Marcello Pamio, tratto da Nexus ed. italiana
nr. 39 (luglio-agosto 2002)

[1] "The Dragon of Eden, speculation on the Origin of Human Intelligence". Carl Sagan, ed. Paperback 1977
[2] "Scientific American"
[3] Londra, GW Pharmaceuticals
[4] Ministero della Sanità canadese
[5] Trasmissione "Report" del 16 febbraio 2002
[6] "Chimica e mineralogia", società editrice Internazionale
[7] "Le Società segrete e il loro potere nel XX Secolo" di Jan van Helsing, edizioni Andromeda
[8] "Chimica e Mineralogia" 1959 - Materia ed Energia, 1963 edizioni Vallecchi
[9] "Storia della Chimica", 1946 edizioni Chiantore
[10] www.studentibicocca.it
[11] Osservatorio delle transnazionali www.transnational.org

http://www.metacafe.com/watch/344294...e_di_cannabis/

Perchè violentare la natura tagliando la canapa? C'è il petrolio... (cit. Ernst & Rockfeller)

Ultima modifica di Marco! : 04-07-2008 alle 16:20.
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Old 04-07-2008, 16:16   #8
Ziosilvio
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io lo posto, magari qualcuno lo legge
Io ho cominciato a leggerlo, e direi che non c'entra niente col thread.
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Old 04-07-2008, 16:21   #9
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Io ho cominciato a leggerlo, e direi che non c'entra niente col thread.
allora magari continua
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Old 04-07-2008, 16:30   #10
Ziosilvio
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allora magari continua
E perché dovremmo?

Il post iniziale parla di jathropa.
Il tuo, di cannabis.

Oltre a essere OT sei anche noioso.
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Old 04-07-2008, 16:44   #11
Marco!
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E perché dovremmo?

Il post iniziale parla di jathropa.
Il tuo, di cannabis.

Oltre a essere OT sei anche noioso.
ok, non sei in grado di fare 2 + 2.

saluti
Marco! è offline  
Old 04-07-2008, 16:49   #12
Ziosilvio
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non sei in grado di fare 2 + 2





(chi bazzica la sezione sa perché la tua affermazione su di me è esponenzialmente ridicola)

E poi , lo sanno tutti che fa 5.

... o era 3?










































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Old 04-07-2008, 16:59   #13
GUSTAV]<
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ok, non sei in grado di fare 2 + 2.

saluti
lo devi scrivere in latex !
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Old 04-07-2008, 17:51   #14
gigio2005
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Scoperta abbastanza inutile:
1)e' piu' o meno come la storia dell'etanolo,con gli stessi pro e contro;
2)con determinati procedimenti si puo' ottenere il petrolio anche da qualsiasi altra cosa organica.
quoterrimo

facciamo un conto:

in italia abbiamo 15.000.000 di auto...

facciamo una media di 20.000 km in 2 anni per ogni auto

fanno 300.000.000.000 km in 2 anni

una piantagione di 1 ettaro di questa pianta in 2 anni produce 2200 kg di diesel...

ipotizziamo un consumo medio di 15 km/l servono quindi ogni 2 anni 20.000.000.000 di litri di gasolio ovvero, ipotizzando una densita' media del gasolio di 0,85 g/cm^3, 17.000.000.000 kg di gasolio

per produrre tale quantita' di gasolio in 2 anni serve una piantagione di 7.727.272 ettari ovvero 77272 kmq

l'italia ha una superficie di 300.000 kmq
gigio2005 è offline  
Old 04-07-2008, 17:55   #15
Lucrezio
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io lo posto, magari qualcuno lo legge
Io rimarrei in topic
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Lucrezio è offline  
Old 04-07-2008, 18:15   #16
Marco!
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Originariamente inviato da Lucrezio Guarda i messaggi
Io rimarrei in topic
era solo perchè mi sembra ridicolo perdere tempo a studiare una pianta che non risolverà mai un problema.

quando la soluzione è sempre esistita e può essere sotto gli occhi di tutti

http://www.chanvre-info.ch/info/it/L...bustibile.html


ho risposto solo per chiarire

Ultima modifica di Marco! : 04-07-2008 alle 18:21.
Marco! è offline  
Old 04-07-2008, 18:23   #17
gugoXX
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era solo perchè mi sembra ridicolo perdere tempo a studiare una pianta che non risolverà mai un problema.

quando la soluzione è sempre esistita e può essere sotto gli occhi di tutti

http://www.hempcar.org/petvshemp.shtml


ho risposto solo per chiarire
Questa, come le altre soluzioni basate sulle biomasse, non funziona.
O meglio, funziona se ci si limita ad utilizzarle per i materiali residui, per gli scarti, che andrebbero comunque altrimenti persi
Ma coltivare apposta per produrre carburante non conviene.

Quote:
Due ricercatori della Cornell University e della Bekeley University sostengono che per produrre biodiesel sia antieconomico perché per colitivare le piante servono più combustibili di quelli prodotti.

David Pimentel insegna ecologia e agricoltura, Tad W. Patzek insegna ingegneria civile ed ambientale. Insieme hanno calcolato che produrre etanolo consuma più energia di quella che se ne ricava. Nel conto sono stati messi anche i costi per produrre i fertilizzanti e i diserbanti, per far andare le macchine agricole, per i trasporti e per distillare l’etanolo.
http://www.ecoblog.it/post/1654/il-b...l-non-conviene
Appunto perche' e' una soluzione davanti a tutti... ma noi italiani che di petrolio ne estraiamo proprio poco, saremmo i piu' fessi se non lo facessimo.
E basta con questa storia dei giochi di potere e delle lobby dei petrolieri.
Il geotermico e l'idroelettrico ce li abbiamo e anche ben sviluppati, in barba all'esistenza dei petrolieri. Perche' le biomasse no? Perche' sarebbero in perdita.
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Se pensi che il tuo codice sia troppo complesso da capire senza commenti, e' segno che molto probabilmente il tuo codice e' semplicemente mal scritto.
E se pensi di avere bisogno di un nuovo commento, significa che ti manca almeno un test.
gugoXX è offline  
Old 04-07-2008, 18:25   #18
Ziosilvio
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Originariamente inviato da GUSTAV]< Guarda i messaggi
lo devi scrivere in latex !
Stiamo parlando di tipografia elettronica o di contraccezione meccanica?

LaTeX.
Con la elle, la ti, e la chi maiucole.
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Old 04-07-2008, 18:31   #19
Marco!
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Questa, come le altre soluzioni basate sulle biomasse, non funziona.
O meglio, funziona se ci si limita ad utilizzarle per i materiali residui, per gli scarti, che andrebbero comunque altrimenti persi
Ma coltivare apposta per produrre carburante non conviene.


non coltivi solo per produrre carburante, puoi produrre di tutto(tessuti, carta, plastica, mattoni, medicine, cosmetici, ecc..) compreso il carburante.

Quote:
Biomassa é il termine usato per descrivere tutti i materiali di origine biologica. La produzione mondiale di biomassa é stimata in 146 miliardi di tonnellate metriche all’anno, principalmente costituite da vegetazione selvatica. Alcune coltivazioni ed alcuni alberi possono produrre fino a venti tonnellate metriche di biomassa per acro all’anno; certi tipi di alghe ed erbe ne possono produrre anche cinquanta all’anno. Essa possiede una capacità di riscaldamento di 5000-8000BTU (unità energetica inglese equivalente a 225 calorie) ogni 500 grammi, praticamente senza emettere , durante la combustione, cenere o solfuro. Circa il 6% di terreni contigui negli Stati Uniti, coltivati per produrre biomasse, potrebbero supplire all’attuale domanda di petrolio e gas.
Quote:
La canapa é il produttore numero uno di biomassa sulla terra: 10 tonnellate per acro in circa 4 mesi. E’ una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa. Il legno produce invece un 60% di cellulosa.
avevo sbagliato a inserire il link prima
Marco! è offline  
Old 04-07-2008, 18:56   #20
Ziosilvio
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Oltretutto, produrre carburanti vegetali pare non sia la cosa piu' conveniente da fare, neanche dal punto di vista economico...

Da Repubblica:

--------

Il 'Guardian' divulga un rapporto riservato dell'organismo internazionale
"I carburanti di origine vegetale pesano per il 75% nel boom dei prezzi"
Biofuels, la Banca Mondiale accusa
"Causano i rincari degli alimentari"

Il documento tenuto nel cassetto per non creare attriti con gli Stati Uniti
Secondo la Fao, rispetto al 2007 soffrono la fame 50 milioni di persone in più

LONDRA - I biocarburanti hanno provocato un'impennata fino al 75% dei prezzi alimentari mondiali. La cifra, ben più elevata di quella inizialmente stimata, è stata resa nota dal quotidiano inglese The Guardian, ed è contenuta in un rapporto riservato della Banca Mondiale.

Il dato riportato dal Guardian, che cita fonti di "alto livello", contraddice le affermazioni del governo Usa, che ha sempre sostenuto che la produzione di biocarburanti è all'origine di meno del 3% degli incrementi dei prezzi. Il giornale britannico, invece, sostiene che il rapporto della Banca Mondiale non è stato reso pubblico proprio per evitare di irritare il presidente americano George Bush.

Secondo il rapporto citato dal quotidiano, le politiche di incentivo dei biocarburanti hanno causato una diminuzione degli stock mondiali di grano e mais ad uso alimentare, senza il quale gli incrementi dei costi dovuti ad altri fattori sarebbero stati stati molto più contenuti. Nello studio della Banca Mondiale i prezzi sotto esame sono cresciuti del 120% tra il 2002 e il febbraio 2008. Secondo il rapporto, scrive il Guardian, "la produzione dei biocarburanti ha distorto i mercati alimentari almeno in tre modi: in primo luogo deviando l'utilizzo dei cereali dall'alimentazione ai carburanti con oltre un terzo del granturco statunitense destinato alla distillazione di etanolo e circa la metà degli olii vegetali dell'Ue diretti alla produzione di biodiesel".

"In secondo luogo, gli agricoltori sono stati indotti a dedicare parte dei propri campi alla produzione di biocombustibili e, in terzo luogo - conclude il quotidiano britannico - tutto questo ha portato la speculazione finanziaria a concentrarsi sul mercato dei cereali, facendo decollare i prezzi".

La notizia è stata pubblicata a pochi giorni dall'avvio del G8 che si aprirà lunedì prossimo a Hokkaido. Anche a Bruxelles la discussione è molto accesa, tanto che in agenda domina proprio la questione dei prezzi. La stessa Commissione Europea, finita sul banco degli imputati per aver fissato come obiettivo per il 2020 la quota di carburanti di origine vegetale al 10%, nelle ultime settimane ha cercato di correggere il tiro, chiarendo che quando parla di biocombustibili si riferisce solo a quelli "sostenibili" (guarda la fotoclassifica redatta dall'Università di Bologna per l'Italia [sul sito di Repubblica]).

E nelle stesse ore arriva la denuncia della Fao: a seguito dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari soffrono la fame oltre 50 milioni di persone in più rispetto al 2007.

In questa situazione Gianluca Susta, capo della delegazione italiana del Partito democratico all'Europarlamento, ha annunciato che presenterà un'interrogazione a Strasburgo "per chiedere di bloccare gli investimenti sui biocarburanti di prima generazione, quelli cioè ottenuti da mais o grano". Citando il rapporto della Banca mondiale, Susta aggiunge: "Chiediamo che l'Unione europea indirizzi i suoi investimenti esclusivamente sui biocarburanti di seconda generazione". Solo in Italia, conclude l'esponende del Pd, "la disponibilità di biomasse residuali corrisponde a circa 66 milioni di tonnellate di sostanze secche all'anno, equivalente a 27 mtep, ovvero ben 27 milioni di tonnellate di petrolio".

(4 luglio 2008)

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