Torna indietro   Hardware Upgrade Forum > Off Topic > Discussioni Off Topic > Storia, politica e attualità (forum chiuso)

Intel Panther Lake: i processori per i notebook del 2026
Intel Panther Lake: i processori per i notebook del 2026
Panther Lake è il nome in codice della prossima generazione di processori Intel Core Ultra, che vedremo al debutto da inizio 2026 nei notebook e nei sistemi desktop più compatti. Nuovi core, nuove GPU e soprattutto una struttura a tile che vede per la prima volta l'utilizzo della tecnologia produttiva Intel 18A: tanta potenza in più, ma senza perdere in efficienza
Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Forest
Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Forest
Intel ha annunciato la prossima generazione di processori Xeon dotati di E-Core, quelli per la massima efficienza energetica e densità di elaborazione. Grazie al processo produttivo Intel 18A, i core passano a un massimo di 288 per ogni socket, con aumento della potenza di calcolo e dell'efficienza complessiva.
4K a 160Hz o Full HD a 320Hz? Titan Army P2712V, a un prezzo molto basso
4K a 160Hz o Full HD a 320Hz? Titan Army P2712V, a un prezzo molto basso
Titan Army P2712V è un monitor da 27 pollici che unisce due anime in un unico prodotto: da un lato la qualità visiva del 4K UHD a 160 Hz, dall'altro la velocità estrema del Full HD a 320 Hz. Con pannello Fast IPS, HDR400, Adaptive-Sync, illuminazione RGB e regolazioni ergonomiche, punta a soddisfare sia i giocatori competitivi che i content creator
Tutti gli articoli Tutte le news

Vai al Forum
Rispondi
 
Strumenti
Old 11-10-2006, 20:41   #1
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
Turchia minaccia Francia di sanzioni economiche su questione genocidio armeno

Genocidio armeno: Ankara avverte Parigi, sanzioni economiche

ANKARA - La Francia potrebbe veder compromessi i suoi progetti economici in Turchia se adotterà una controversa proposta di legge sul genocidio armeno durante la prima guerra mondiale. Lo ha detto oggi il ministro degli esteri turco Abdullah Gül, secondo il quale "in base ad informazioni di cui disponiamo, è molto probabile che la proposta sia adottata".

Il testo, che giovedì sarà esaminato e discusso dall'Assemblea nazionale, è volto a completare con un aspetto penale la legge del 29 gennaio del 2001 nella quale Parigi riconosce il genocidio armeno e ritiene la sua negazione un delitto punibile con un anno di carcere e 45'000 euro di multa.

Gül ha detto al giornale "Hürriyet" che se la proposta di legge venisse adottata, la partecipazione della Francia a importanti progetti economici in Turchia, in particolare la costruzione di una centrale nucleare che prossimamente dovrà essere sottoposta ad asta, saranno compromessi. Gül ha reso noto di aver avvertito di tutto questo il suo omologo francese Philippe Douste-Blazy.

Il ministro turco ha inoltre osservato che "la reazione del governo e quella dell'opinione pubblica in generale saranno inevitabili, se perdurerà questa situazione".
(Ticinonline)
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 11-10-2006, 21:05   #2
sempreio
Senior Member
 
L'Avatar di sempreio
 
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
Messaggi: 1490
è ora che l' europa sia più unita e faccia vedere di che pasta siamo fatti! schiacciamoli!
sempreio è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 11-10-2006, 21:11   #3
FastFreddy
Senior Member
 
L'Avatar di FastFreddy
 
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Roma
Messaggi: 1784
Cioè, noi dobbiamo tenerci (giustamente) i reati di apologia del nazi-fascismo e loro invece si mettono a far casini e ricatti se gli si ricorda delle stragi commesse nella IGM?
__________________
La mia config: Asus Z170 Pro gaming, Intel i5 6600k @4.5Ghz, cooler master 212x, corsair vengeance 8Gb ddr4 2133, SSD sandisk ultra II 480Gb, Gainward GTX960 4Gb, Soundblaster Z, DVD-RW, ali Corsair CX750M, Case Thermaltake Suppressor F31
FastFreddy è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 11-10-2006, 22:57   #4
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
Angela Merkel contraria alla Turchia in Europa
Sabato, 07 ottobre

Per il cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu), l'Unione europea non dovrebbe per il momento allargarsi a nuovi paesi . 'L'Europa deve dire dove arrivano le sue frontiere', afferma il cancelliere che ha concluso oggi una visita di due giorni in Turchia.

Angela Merkel e' contraria alla piena adesione di Ankara all'Ue, preferendo per il paese musulmano una partnership privilegiata. Un altro punto centrale della presidenza tedesca sara' la costituzione europea.
(canisciolti.info)
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 00:10   #5
Lorekon
Senior Member
 
L'Avatar di Lorekon
 
Iscritto dal: May 2002
Città: Pavia.. a volte Milano o Como...talora Buccinasco! Firenze fino al 15/7
Messaggi: 2143
sui diritti umani e sui crimini di guerra (e di pace) non si scherza: o la Turchia fa i conti col suo passato, o sta fuori dalla UE.
__________________
"Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola". (Adolf Hitler)
"Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre. se sei al duomo ti tirano il duomo". (cit. un mio amico )
Lorekon è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 00:36   #6
Sehelaquiel
Senior Member
 
Iscritto dal: Jun 2003
Messaggi: 557
Molto male.
__________________
ngi e phobosphobosphobos
Sehelaquiel è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 12:28   #7
oscuroviandante
Senior Member
 
L'Avatar di oscuroviandante
 
Iscritto dal: Jun 2004
Città: far away from home.....
Messaggi: 1626
Quote:
Originariamente inviato da Lorekon
sui diritti umani e sui crimini di guerra (e di pace) non si scherza: o la Turchia fa i conti col suo passato, o sta fuori dalla UE.
*

altrimenti dovrebbe entrare da subito anche la Croazia
__________________
PSN : Oscuroviandante[/color] Powered by my own heart
oscuroviandante è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 12:31   #8
Fradetti
Bannato
 
L'Avatar di Fradetti
 
Iscritto dal: Feb 2002
Città: Sanremo, Italy
Messaggi: 1941
Quote:
Originariamente inviato da Adric
Angela Merkel contraria alla Turchia in Europa
Sabato, 07 ottobre

Per il cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu), l'Unione europea non dovrebbe per il momento allargarsi a nuovi paesi . 'L'Europa deve dire dove arrivano le sue frontiere', afferma il cancelliere che ha concluso oggi una visita di due giorni in Turchia.

Angela Merkel e' contraria alla piena adesione di Ankara all'Ue, preferendo per il paese musulmano una partnership privilegiata. Un altro punto centrale della presidenza tedesca sara' la costituzione europea.
(canisciolti.info)
Concordo pienamente con la Merkel
Fradetti è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 12:33   #9
Bet
Senior Member
 
L'Avatar di Bet
 
Iscritto dal: Apr 2000
Messaggi: 433
Quote:
Originariamente inviato da Adric
Genocidio armeno: Ankara avverte Parigi, sanzioni economiche
addirittura!
sarebbe positivo che anche tutti gli altri paesi prendessero una posizione chiara... almeno poi ankara dovrebbe applicare le sanzioni a tutta l'Europa

certo che come comportamento è singolare... non si dice mica che tutti i turchi e soprattutto la turchia di oggi è responsabile di aver massacrato qualcuno... si sta parlando di una situazione di inizio secolo scorso... mah!
__________________
http://www.cipoo.net Musica corale di pubblico dominio - spartiti-MID-MP3
Chi cerca conferme le trova sempre. (Popper)
Bet è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 12:35   #10
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
Con la rilevante presenza di immigrati turchi in Germania (specie a Berlino) non mi aspettavo una presa di posizione cosi' netta della Merkel in materia.
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 12:38   #11
Duncan
Senior Member
 
L'Avatar di Duncan
 
Iscritto dal: Nov 1999
Città: Sesto Fiorentino, Firenze
Messaggi: 8444
Quote:
Originariamente inviato da Lorekon
sui diritti umani e sui crimini di guerra (e di pace) non si scherza: o la Turchia fa i conti col suo passato, o sta fuori dalla UE.
Ti quoto

Voglio entrare in Europa senza fare riforme, troppo comodo, che aspettino, oltretutto ora abbiamo ancora da mettere a regime l'ingresso dei paesi dell'Europa Orientale
__________________
Nikon user
Le mie foto su Flickr
Duncan è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 13:09   #12
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
Novità fresche
----------------

Francia, sì a legge su genocidio armeno: è un crimine negarlo

Ignorando le proteste arrivate dalla Turchia, e le minacce di boicottaggio commerciale, la Camera dei deputati francese ha approvato oggi una proposta di legge che rende un crimine il rifiuto del genocidio armeno avvenuto per mano dei turchi ottomani. Dopo che Bruxelles ha deciso il 26 settembre di non includere più il riconoscimento del genocidio armeno tra le condizioni per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea, la proposta di legge francese potrebbe rimettere in disucssione la questione. Prima di diventare legge la proposta deve essere comunque ratificata dal Senato e dal presidente Jacques Chirac.

«Se questa proposta dovesse passare la Turchia non perderebbe nulla ma la Francia perderà la Turchia- ha detto il ministro turco degli Esteri Abdullah Gul - (La Francia) diventerebbe un paese che mette in carcere le persone che esprimono il loro punto di vista».

Ankara respinge fermamente le accuse di genocidio sistematico di circa 1,5 milioni di armeni nel 1915, durante la disgregazione dell'impero ottomano nella prima guerra mondiale, sostenendo che le morti dei cristiani armeni sono avvenute nel corso di in un conflitto partigiano con i musulmani turchi in cui entrambe le fazioni hanno perso molti uomini.

Tuttavia la comunità armena in Francia, composta da 500.000 persone, una delle più grandi comunità in Europa, ha fatto pressioni per l'approvazione della proposta di legge ed ha ottenuto l'appoggio di diversi partiti in parlamento.

La Francia ha approvato una proposta di legge nel 2001 che riconosce ufficialmente il genocidio e la nuova mozione, avanzata dal partito Socialista all'opposizione, stabilisce che chiunque neghi il massacro debba essere punito con un anno di carcere e 45.000 euro di ammenda -- esattamente la stessa multa e punizione prevista per chi dovesse negare il genocidio degli ebrei per mano dei nazisti nella seconda guerra mondiale.

Pubblicato il: 12.10.06
Modificato il: 12.10.06 alle ore 12.57
(L'Unità)
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 13:39   #13
fabio80
Senior Member
 
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2164
Quote:
Originariamente inviato da Adric
Con la rilevante presenza di immigrati turchi in Germania (specie a Berlino) non mi aspettavo una presa di posizione cosi' netta della Merkel in materia.

si vede che pur essendo donna ha sotto due palle che fanno invidia a molti, in primis i nostrani cacciaballe
__________________
IN ANUBIS WE TRUST
fabio80 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 23:44   #14
von Clausewitz
Bannato
 
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
emh, signori....

io invece nella sostanza do ragione ai turchi
e non certo perchè sia un nazionalista turco o un nemico degli armeni negazionista delle sofferenze che hanno sicuramente patito sotto i turchi
ma fondamentalmente per due ragioni:

1) di merito, per quanto vi siano stati massacri spaventosi e la poltica turca di quel periodo (1915-1917) usando la pratica di deportazione abbia aggiunto massacri ai massacri, che questi possano configurarsi come genocidio, con tutte le implicazioni che derivano da questo termine. è disputato
e non da storici dilettanti e in malafede come David Irving, insomma, però la questione è ancora oggetto di discussione e trattazione fra storici di un certo rilievo:

http://en.wikipedia.org/wiki/Denial_...enian_Genocide

Justin McCarthy(University of Louisville)

Guenter Lewy(University of Massachusetts)

Bernard Lewis(Princeton University)

Heath Lowry (Princeton University)

Rhoads Murphey (University of Birmingham)

Gilles Veinstein (College de France)

J.C. Hurewitz (Columbia University)

Stanford Shaw (UCLA, Bilkent University)

Roderic Davison (Central European University)

Jeremy Salt (University of Melbourne, Bilkent University)

2) soprattutto di metodo
già in linea di principio sarei contrario al sanzionare penalmente chi nega quello a carico degli ebrei nella II guerra mondiale, a maggior ragione sono contrario in questo caso, con un dibattito aperto in corso
ma quando mai si stabilisce una verità dandogli dei connotati ultimativi, a maggior ragione se storica, per legge?
è una assurdità al limite del demenziale
la Francia tuttavia non è nuova a questo genere di demenzialità
qualche mese fa è stata fatta passare una legge alla loro assemblea nazionale che stabilisce (!?!) una volta per tutte il carattere "positivo" (!?!) del colonialismo francese, con il che si tenta di far assumere come verità statale una cosa che in realtà non è, certamente non è in quei termini (ci sarebbero infiniti esempi negativi sino ai giorni nostri)
ma già allora ci furono delle levate di scudi, soprattutto da parte di storici francesi (ricordo l'intervista al corriere di, in questo caso una storica accademica di Francia, che denunciava il carattere prettamente ottuso e inutile di una simile ingerenza da parte della politica nella storia)
anche adesso si comincia a levare qualche voce profondamente dissenziente come l'ancora influente ministro Jack Lang e altri rispetto a questo tipo di verità assunte per legge
il che mi fa pensare che fra senato e presidenza della repubblica questa legge troverà gli scogli in cui verrà fatta incagliare per finire nel dimenticatoio
che poi esista un problema oggettivo di sottovalutazione dei turchi per quello che è successo ai danni degli armeni per opera loro, è indubbio, ma non mi sembra questo il metodo giusto per farglielo digerire, anzi forse è controproducente

per finire vorrei sottolineare il carattere strumentale di questa iniziativa francese, vuoi perchè rapporti idilliaci con la Turchia non li hanno mai avuti, vuoi per la presenza di una forte comunità armena in terra di Francia, vuoi perchè in Europa non ce li vogliono e allora ecco un bastone ad hoc per indurire i negoziati dei prossimi anni (ma forse, allora, bisognerebbe dirlo apertamente e non cercare e trovare pretesti per tenerli fuori), vuoi per svariate altre ragioni, ma sempre di strumentalizzazione si tratta
per di più da una Nazione (e qui non si può che concordare con Erdogan quando a proposito di questa legge ha detto da che pulpito) che volutamente e sistematicamente ha sempre preferito ignorare gli aspetti negativi della propria storia per non mettere in discussione le certezze psicologiche del paese e quando questi aspetti negativi non si possono (continuare a) ignorare cerca di tramutarli in positivi per legge
e certamente questo tipo di lezioni moralistiche a sfondo storico non li può dare un paese che anche recentemente si è distinto nella lungimirante pratica di appoggiare governi di paesi dalla politica genocida solo perchè li reputava "amici" (e quando si tratta di "amici" la Francia chiude non uno ma tutte e due gli occhi, citiamo gli illuninanti casi del Ruanda col governo razzista e genocida degli hutu, della Serbia di milosevic, della Russia di putin ecc.)

tuttavia anche lì il dibattito è ancora aperto, legge o non legge (anche per chi non conosce il francese, il testo è d'intuitiva comprensione)

http://www.politicaonline.net/forum/...postid=1690147

"Mon génocide est plus gros que le tien"


24 avril 2005
90e anniversaire du début des massacres des Arméniens
Ouverture de notre dossier (encore en construction)

Le dossier arménien

[En construction:]
Le mot magique : génocide
Historiens arméniens plus ou moins modérés
Les réponses turques
Un historien turc modéré: Taner
L'Affaire Bernard Lewis, ou les liberticides
McCarthy: la démographie
La concurrence entre juifs et arméniens
Le terrorisme arménien
Les rapports avec le nazisme
Révisionnisme arménien
Le tribunal militaire turc
Le fanatique complet: Yves Ternon


POURQUOI NOUS OUVRONS CE DOSSIER
Avant d'aborder les questions qui fâchent, qu'il nous soit permis de dire ici l'estime et l'amitié que nous ressentons pour le peuple arménien en général et pour de nombreux Arméniens ou descendants d'Arméniens en particulier. C'est avec leur aide que ce dossier a été constitué. Pour avoir toujours eu des copains arméniens, pour avoir arpenté les rues d'Istamboul et de Téhéran, mais aussi celles de Van et d'Erzurum, pour avoir passé des journées fiévreuses à discuter à Bourg-el Hammoud, à Beyrouth, avant la guerre, pour avoir bivouaqué au pied du Mont Ararat, pour avoir fait le pèlerinage du couvent mékhitariste à San Lazzaro, dans la Lagune, pour avoir fréquenté autant de tachnaks que de communistes arméniens (mais pas en même temps!), on croit s'être fait quelque opinion sur ce qu'ont vécu nos amis arméniens, et surtout leurs parents et leurs grands-parents. Des souvenirs, nous en avons entendu.

Nous sommes ici des révisionnistes, certes, mais soyons clairs: il n'est pas question, disons-le d'emblée, de "nier" ou d'ignorer les terribles malheurs et les affreuses persécutions qui se sont abattues, au cours du siècle passé, sur les Arméniens vivant dans l'Empire ottoman, devenu vers 1922 la Turquie. Pour qui a fréquenté depuis des dizaines d'année la librairie Samuélian, rue Monsieur-le-Prince, à Paris, temple des orientalistes, cénacle des comploteurs tachnaks du temps du vieux Monsieur Samuélian, énorme, l'oeil glauque, qui connaissait tous ses livres sans bouger, les innombrables témoignages, les études de sources diverses attestent de l'existence des massacres, survenus avec les déportations. Ce n'est donc pas la réalité historique, avec ce qu'elle charrie de douleurs et de sang, qui est en question, mais seulement l'usage politique qui en est fait aujourd'hui par une diaspora en cours d'assimilation et par un État arménien issu des décombres de l'URSS qui a montré toutes les tares qui s'attachent habituellement à la politique post-soviétique. L'hyper-nationalisme arménien a peu de succès à faire valoir.


La focalisation sur les événements de 1915 a comme inconvénient de singulariser et d'isoler ce qui s'est passé à ce moment-là en oubliant le contexte d'un monde politique disparu, l'Empire ottoman, qui a régné cinq siècles sur le Moyen Orient et une bonne moitié de la Méditerranée. La déportation et la répression étaient des moyens de gouvernement habituels quand se produisaient des troubles. Au moment où le Sultan disposait de ses terribles janissaires, le roi de France, Louis XIV, envoyait ses régiments hessois massacrer les villageois, normands, bretons ou autres, qui refusaient de payer l'impôt, parce qu'ils ne le pouvaient pas. On brûlait tout et on tuait tout. On génocidait facilement tout ce qui levait la tête. C'étaient les méthodes de gouvernements qui ne disposaient pas encore d'une administration présente partout. L'Empire ottoman était resté un État d'ancien régime, même sans la présence des janissaires, abolis juste au moment où les Occidentaux s'employaient à créer et attiser le nationalisme chez les Grecs, les Balkaniques et, justement, les Arméniens, toutes populations demeurées fortement chrétiennes sous le joug ottoman. La fameuse "Question d'Orient", le célèbre "Homme malade", ces formules résument un kriegspiel, qui, l'actualité nous le montre tous les jours, est loin d'être terminé entre les populations du Moyen-Orient, aspirant à se gouverner elles-mêmes, à vivre un destin qu'elles se sont choisi, et les forces impériales de l'Europe et de l'Amérique, bien décidées à asservir ces peuples, à les remodeler sur ses propres patrons politiques, et à en exploiter férocement toutes les ressources, en premier lieu le pétrole. Dans cette histoire extrêmement complexe les Arméniens ont joué, à partir du milieu du XIXe siècle, la carte de l'Europe, de l'agresseur étranger, et de la dissolution de l'État qui jusque là les protégeait.


Le conflit vient de là, et les crises ont commencé à devenir violentes dans les années 1880. Des violences ont dégénéré en massacres à grande échelle. Les Armémiens, qui y ont pris leur part, en ont été massivement les victimes. C'est l'enchaînement de ces tragédies qui a culminé en 1915 dans la décision, prise par le gouvernement "jeune-turc" de vider les régions frontalières de la Russie, en pleine guerre, des populations arméniennes, déportées, dans des conditions atroces, vers la Mésopotamie.



Nous avons eu l'occasion de le dire à propos du traitement des juifs par les nazis: le crime premier, essentiel, celui dont les autres découlent, c'est la déportation. Que ce soit dans des wagons à bestiaux, comme la pratiquaient les nazis, ou à pied, en lamentables convois, environnés de pillards et de brigands, comme l'ont fait les fonctionnaires ottomans, ou en charrettes, dans la neige, comme l'ont imposé les Soviétiques aux Allemands des territoires de l'Est, sur une échelle encore beaucoup plus grande, toutes ces déportations de masse ont fait, du simple fait de leur mise en branle, des millions de morts, sans compter les massacres, opérés de toutes les manières. Parlerons-nous ici des grandes déportations de masse de la période stalinienne ? Évoquerons-nous les déportations extrêmement meurtrières imposées par le gouvernement des États-Unis aux tribus et groupes indiens dont il avait, la veille, reconnu les territoires par des traités en bonne et due forme que l'on peut retrouver aux archives, recouvert de la poussière du temps ? (Helen Jackson, Un siècle de déshonneur). Plus que les massacres, plus que les camps, la déportation a tué des millions de gens, à la seconde où elle a commencé.

La question du "génocide"
Il est rare qu'un mot s'installe dans la langue courante à partir de sa création dans l'empyrée des instances internationales. On vient de le voir, ces derniers mois, avec l'apparition d'une expression figée -- ce que les linguistes appellent un "syntagme lié": les "armes de destruction massive", importée du jargon pentagonesque. Ce qui est nouveau, ce sont les mots et l'usage des mots, et non pas, évidemment, les choses, aussi vieilles que l'invention de la massue, première merveille de la technologie néolithique et première "arme de destruction massive", destinée à produire une abondante descendance.


Vers 1948, à la suite de la signature d'une convention des Nations Unies, le mot «génocide», inventé par un juriste juif polonais, animé d'un certain fanatisme, a pris pied sur le continent des mots. L'idée de Lemkine était évidemment, comme la future loi Gayssot, de parler des juifs sans les nommer. Il est en effet difficile, et même peut-être risqué, de créer des lois pour protéger ou favoriser tel ou tel groupe, qu'il soit religieux, ethnique, ou autre. Un juriste préfèrera trouver une phraséologie qui aura l'effet recherché, favoriser tel ou tel groupe, mais en utilisant un vocabulaire universaliste. Cet hybride linguistique (gréco-latin, presque aussi monstrueux que "autobus") est resté dans les limbes pendant une trentaine d'années. Personne ne voulait utiliser un concept aussi flou, aussi mal défini, jusqu'à ce que, pour ses besoins propres de propagande, les sionistes s'en emparent, pour rajouter du poids sur la barque, parce que "Holocauste" est un mot savant dont presque personne ne connaît le sens exact; quant à "shoah", c'est du jargon hébraïque, donc incompréhensible pour les gens normaux.


Mais de par sa nature juridique, le terme de "génocide" a semblé donner un statut, dans les arènes internationales, à des événements qui pouvaient, dès lors qu'ils étaient revêtus du manteau du "génocide", appeler à des compensations, territoriales ou politiques, et à des exemptions et des privilèges, politiques ou militaires. On l'avait bien vu avec le cas d'Israël où le "génocide" (le mot est né en même temps que l'entité politique) avait, presque immédiatement, signifié le droit de s'emparer des terres en Palestine et de jeter les indigènes, devenus des intrus, à la porte de chez eux. C'est là le rêve de beaucoup de nationalismes: s'emparer de certains territoires et pratiquer ce qu'un terme nouveau, lui aussi, issu de l'agonie yougoslave, appelle le "nettoyage ethnique". Les nationalismes, issus de l'idéologie du dix-neuvième siècle, sont presque toujours empreints d'une notion de "race", d'"ethnie" qui, s'appuyant sur quelques particularismes linguistiques ou culturels, définit un "groupe" en opposition à ses "voisins" qu'il entend immédiatement déposséder et massacrer pour bien montrer son "identité". Tout cela serait intellectuellement dérisoire et même souvent grotesque si, à la fin du parcours, on n'arrivait à des massacres à grande échelle. Sans parler de la Yougoslavie, présente à tous les esprits, ou du Rwanda, on pourrait mentionner le furieux désir des Turcs de massacrer les Kurdes, celui des Soudanais du nord, musulmans et pseudo-arabes, de massacrer les gens du sud, des Géorgiens de massacrer les Abkhazes, des Arméniens de massacrer les Azéris turcophones, des Pakistanais et des Indiens à massacrer les Kashmiri et de se massacrer réciproquement, des Chinois de massacrer les Tibétains. L'Afrique du Sud est passée bien près de ces explosions, le Mexique aussi, et la Côte d'Ivoire est au bord du gouffre. Le Rwanda et le Burundi sont dans ce cauchemar depuis plus de trente ans. Ne parlons pas des peuples indigènes écrasés par le talon de fer de l'État moderne, réduits à végéter comme objets touristiques aux États-Unis, au Canada, en Australie, en Nouvelle-Zélande, dans les archipels du Pacifique, au Japon, en Chine, en Thailande, au Viêt-Nam, au Brésil et dans toute l'Amérique latine.


Il est donc facile, surtout pour les intellectuels douillettement installés dans les métropoles occidentales, de parler de "génocide" pour en faire la base de revendications, politico-territoriales, qui n'ont comme moyen inavoué de se réaliser que la guerre et le massacre. La revendication du "génocide" comme passé fondateur permet tous les irrédentismes et toutes les vengeances. Le cas des Arméniens est particulièrement parlant. Sans entrer ici (voir notre dossier) dans la question de la légitimité de la revendication du terme de "génocide" appliqué aux événements de 1915, on notera qu'à la première occasion, c'est-à-dire après la dissolution de l'URSS, l'Arménie indépendante, travaillée par la revendication du génocide, s'est jetée sur le Haut-Karabakh, en une guerre qui l'épuise, l'isole et l'empêche de construire quoi que ce soit. Un vrai désastre annoncé. La bêtise sans fond du nationalisme agressif.

Il y a beaucoup de clients et ils se font concurrence. C'est pourquoi ce dossier s'appelle, avec une ironie amère, "Mon génocide est plus gros que le tien". Les révisionnistes ont toutes les raisons de constater qu'il y a là une foule de mythes historiques et politiques qui ont besoin, pour s'affirmer, de larmes et de sang. En tant que déconstructeurs de mythes, ils sont près à ouvrir des pistes, à mettre à plat des dossiers, avec ceux qui voudront bien s'y intéresser pour empêcher les futurs massacres, fondés sur des concepts à bon marché qui ne reflètent que des nationalismes, meurtriers par nature et par goût de la tripe au soleil. Il n'y a qu'une humanité, une seule, et nous sommes de ceux qui pensent qu'il ne faut pas la détruire. Il n'y en a pas de rechange.

Pourquoi nous mêler de cette histoire ? Pour pouvoir donner un avis à peu près fondé, il faudrait lire plusieurs bibliothèques, maîtriser une dizaine de langues, dont l'osmanli, l'arménien, le russe, bref s'être donné une véritable formation d'historien-chercheur spécialisé. Certes, nous avons, dans notre équipe, certaines de ces compétences et nous connaissons le dossier. On comprendra qu'il n'entre pas dans nos intentions d'écrire l'histoire de la chute de l'Empire ottoman ou celle de l'émergence des "questions nationales" dans les Balkans et dans les anciens empires, autrichien, russe et ottoman, bien que ces questions soient passionnantes. Mais la raison principale de notre intervention est, une fois de plus, dirait-on, la tentative par certains groupes - des lobbies identitaires - de faire la loi et de nous obliger à penser ou à ne pas penser ce qu'ils ont choisi pour nous, dans leur propre intérêt politique. Il est insupportable que des fragments de l'hypothétique communauté juive nous fassent la loi sur ce qui s'est passé sous l'hégémonie nazie et tout aussi insupportable que les représentants auto-désignés de la cause arménienne imposent, par des manœuvres de couloir, à la représentation nationale de se prononcer sur des sujets qu'elle ignore absolument et constitutivement (la "reconnaissance" d'on ne sait quel "génocide", que pourraient aussi réclamer les Guanches des Canaries, les aborigènes de Tasmanie, les Inuit du Nunavut ou les Indiens Bororo du Brésil, et mille autres), et à tous les citoyens français de "ne pas contester" ledit génocide, en étendant la menace paralysante de la gayssotine à tout ce qui convient aux buts politiques de ces messieurs-dames. Ils n'ont aucune légitimité politique pour ce faire et n'ont comme instruments que le chantage, l'intimidation et la corruption. Ils font ça partout, dans chaque État des États-Unis, en Angleterre, au Canada, en Allemagne, c'est une campagne d'intimidation mondiale. Il suffit de lire les sites arméniens pour en suivre les progrès et en observer les déboires, qui ne manquent pas. Garaudy l'a très bien dit lors de son procès en appel, nous n'avons aucune raison d'abandonner nos libertés civiques à des groupes qui font le honteux commerce des souffrances de leurs ancêtres.


Nous réclamons l'abolition de la loi Gayssot qui est une grave atteinte à nos droits les plus élémentaires et nous ne laisserons pas les Arméniens, en dehors de la sympathie que nous éprouvons pour ce peuple, son histoire, sa culture et son apport à la civilisation universelle, devenir des censeurs, des embastilleurs et des emmerdeurs qu'il serait nécessaire de combattre et de rejeter dans leur ombre victimaire et lacrymale. Des événements atroces se sont déroulés au début du vingtième siècle, c'est certain, ce n'est pas une raison, cent après, pour jouer aux shériffs de la pensée, comme cet ignoble Ternon, une véritable graine de dictateur. Les morts ont enseveli les morts et qu'on ne vienne pas nous raconter qu'il est "impossible de faire son deuil" tant que les autorités turques ne seront pas amenées à résipiscence. Ils oublient d'ailleurs que le gouvernement de Constantinople, juste après la chute des Jeunes-Turcs, a, en 1919, reconnu, dénoncé et mis en jugement les responsables des horreurs de la déportation et du massacre des Arméniens, malgré le chaos politique qui a fini par engloutir tout le monde. Voir notre dossier (en construction).


LE DOSSIER DE LA QUESTION ARMÉNIENNE
Jusqu'à récemment, les révisionnistes n'avaient pas de raison particulière de s'intéresser aux événements de 1915. Certains historiens parlaient à ce propos de "génocide", d'autres écartaient le terme avec prudence. Chacun avançait ses arguments, qualifiés par les uns de "pro-turcs", par les autres de "pro-arméniens". Mais tous étaient libres d'exprimer une opinion historique sur des événements passés. La communauté arménienne de France était certes très active dans la mobilisation politique pour obtenir une reconnaissance par l'État français de ce qu'elle considère comme "le premier génocide du siècle", mais cela n'empêchait personne d'avancer des arguments contradictoires à la thèse arménienne. Il en va ainsi depuis les lendemains des massacres de 1915.


Depuis lors, la diaspora arménienne a régulièrement cherché à faire condamner l'État turc dans son ensemble, confondant parfois l'établissement des faits historiques avec l'esprit de vengeance. Encore faut-il souligner que la revendication active de la reconnaissance du "génocide" ne semble prendre véritablement corps qu'au milieu des années soixante, lors de la commémoration du cinquantenaire des événements. Celle-ci est alors le fait de jeunes Arméniens qui vivent par procuration le drame de la génération précédente et qui n'hésitent pas à relier reconnaissance du statut juridique de "génocide" et revendications territoriales. Ce sera d'ailleurs une constante du mouvement revendicatif, dont le public français a pu percevoir certains échos paroxystiques: on se souvient qu'au milieu des années quatre-vingt éclate une vague de terrorisme arménien menée par deux organisations, le CJGA et l'ASALA[1], constituées d'une "mince frange violente d'une génération d'Arméniens qui a vécu à travers ses aînés le traumatisme du génocide"[2], laquelle allie précisément nationalisme farouche et revendication du label juridique "génocide". On sait également comment des idéologues fanatiques, lancés dans une guerre insensée contre les Azeris, au début des années quatre-vingt-dix, ont instrumenté le label "génocide" au sein de la diaspora pour financer leur entreprise sanglante.


De son côté, l'État turc, évidemment sensible et réactif aux finalités nationalistes des revendications arméniennes autour de la reconnaissance d'un génocide, n'a cessé de mettre en oeuvre toutes sortes de pressions diplomatiques et politiques pour contrer la thèse arménienne, sur le terrain du droit international comme de l'écriture de l'histoire. Si l'on doit évidemment reconnaître à cette entité le droit d'avancer sa propre vision du passé dont elle est issue, on ne peut que regretter qu'elle en vienne à sortir du terrain de la polémique historienne pour se lancer dans des manœuvres d'une autre nature[3], qui ne satisfont pas la recherche de la vérité. Encore, là aussi, faut-il rappeler que l'entité en question ne fait que répondre à des tentatives similaires, du côté de la diaspora arménienne, pour faire dériver la polémique historienne sur le terrain du droit international et condamner en bloc une nation.


Un tournant s'amorce entre novembre et janvier 1994, lorsque l'historien Bernard Lewis, juif anglais sioniste, spécialiste de l'Islam et de l'Empire ottoman, publie dans Le Monde deux articles, dans lesquels il explique aux lecteurs les raisons historiques pour lesquelles il ne croit pas à la thèse arménienne du génocide. Perdant l'occasion de répondre à des arguments historiques par des arguments historiques, la communauté arménienne de France choisit, à travers ses institutions "représentatives", d'assigner l'historien en procès. Au terme de ce dernier, dont le verdict est prononcé le 21 juin 1995, Lewis est condamné "au motif qu'il avance son affirmation sur l'absence de «preuve sérieuse» du génocide arménien «en occultant des éléments contraires à la thèse»". Il persiste cependant, en affirmant sereinement que "la question à débattre est celle de savoir s'il y a eu ou non une décision prise par le gouvernement turc pour exterminer les Arméniens ainsi que des ordres dans ce sens. Cette question est toujours discutée entre les historiens spécialistes du sujet".


Dans le même temps se mettent en place les prémisses de l'affaire Veinstein, à l'occasion de la publication, en avril 1995, par le magazine L'Histoire, d'un dossier consacré aux massacres de 1915. Gilles Veinstein, juif français, spécialiste de l'Empire ottoman, y fait paraître, en réaction à la condamnation qu'il trouve inique de Bernard Lewis, un article expliquant certaines des raisons historiques que l'on peut opposer au qualificatif de "génocide" appliqué au cas arménien.


Un certain Claude Mutafian, mathématicien de profession, et occasionnellement historien du royaume arménien de Cilicie, le prend alors en grippe, et tente de publier un dossier réunissant le soutien de plusieurs historiens à la thèse arménienne, que L'Histoire refuse. Par la suite, il se met en tête de perturber le séminaire du chercheur à l'EHESS, en distribuant des tracts et en apostrophant l'intéressé. Aussi, lorsqu'il apprend, en 1997, la création d'une nouvelle chaire d'études turques et ottomanes au Collège de France, part-il sans état d'âme en croisade contre l'élection de Gilles Veinstein, lequel est pressenti pour le poste. Il fait ainsi remettre un dossier aux autorités du Collège de France, contenant en guise d'acte accusatoire l'article paru dans L'Histoire. Consultation est prise auprès d'historiens compétents et reconnus, Louis Bazin et Robert Mandran, deux spécialistes du monde turc, et Maxime Rodinson, spécialiste du monde musulman. Les trois expriment alors leur consternation devant les accusations de "négationnisme" proférées par Mutafian à l'encontre de leur collègue. La chose prend une tournure de douce ironie si l'on sait que Claude Mutafian, antinégationniste enragé, et Serge Thion, chercheur révoqué politique pour cause de révisionnisme, étaient d'excellents camarades de classe sur les bancs du lycée.

Toujours aussi peu convaincu par des avis qu'il croit partiaux parce qu'émanant d'historiens reconnus internationalement qui sont aussi des amis ou des anciens maîtres de Veinstein, Mutafian part en quête d'autres expertises, pour alimenter son dossier à charge. Comme aucun des historiens de la région et de la période - quand ils ne sont pas arméniens - ne croit à la thèse du génocide, il part en terrain conquis chercher des appuis chez les spécialistes ès génocides et les juristes. Quand on connaît le rapport onirique qu'entretiennent ces gens avec l'histoire, c'est évidemment très inquiétant pour le cas Mutafian. Israel Charny, Roger Smith et Robert Melson pour les "experts des études sur le crime de génocide" et Alain Jakubowicz, le Pandore du guignol lyonnais, le juriste, avocat au procès de Papon, essayent donc de confondre "objectivement" Veinstein, c'est-à-dire sans reconnaître les contextes historiques. Ils savent utiliser la massue médiatique -- essentielle de nos jours -- qui consiste à placer le mot "génocide" à toutes les entournures de phrases.


Muni d'une lettre d'introduction du chirurgien Yves Ternon (celui qui voit des révisionnistes même là où Vidal-Traquet n'en voit pas), spécialisé dans la lutte pour la reconnaissance du statut de révisionniste aux gens qui ne croient pas à la thèse arménienne des événements de 1915, le dossier d'expertises ainsi réunies atterrit sur le bureau des membres du Collège de France. L'élection était prévue pour le 29 novembre 1998. Un consortium des associations arméniennes -- le Comité du 24 avril -- eut tout le temps nécessaire, à partir d'octobre, pour médiatiser l'affaire et accentuer sa pression politique sur le Collège de France. Veinstein fut contraint de publier trois jours avant l'élection, dans un périodique de la communauté arménienne de France, une explication plus consensuelle de sa position. Il y redisait cependant mutatis mutandis ce qu'il avait écrit en 1995, à savoir que la réalité des massacres est incontestable mais que l'on ne possède pas, à l'heure actuelle, de preuve positive de la planification par le gouvernement Jeune-Turc d'une extermination des Arméniens de l'Empire, et qu'en toute logique le terme de "génocide" pose donc problème.


Ayant échoué à bloquer l'élection du 29 novembre, une campagne de presse était censée en empêcher la ratification par les autorités de tutelle du Collège de France. Mais là, surprise pour les partisans de la cause arménienne: ils se voient opposer une levée de bouclier universitaire pour défendre le droit à la recherche historique. Seconde surprise, pour les révisionnistes cette fois: ce gros faux jeton de Pierre Vidal-Tourniquet, ethniciste jusqu'au bout des ongles (ce qui est bon pour les juifs ne l'est pas pour les Arméniens) fait partie de ceux qui défendent Veinstein et la libre recherche historique. C'est à n'y plus rien comprendre: il nous serine depuis plus de vingt ans qu'on n'a pas le droit de réviser le passé de la déportation des juifs parce que ce passé est considéré comme sacré par les juifs. Puis, subitement, il refuse d'aider les Arméniens qui ne demandent pas autre chose que ce qu'il souhaite lui-même pour les juifs: qu'on leur reconnaisse le droit d'imposer au reste du monde leur vision de l'histoire.


A l'heure où les censeurs arménophiles cherchent à étendre l'application de la gayssotine aux événements de 1915, il convient de s'arrêter un instant sur cette sombre période historique. Trois problèmes se posent à propos de la Question arménienne, qui sont d'ordre historique, juridique et politique.

Le problème historique
Les contextes :

L'évocation du contexte historique qui précède les massacres de 1915 est l'occasion pour les tenants des deux thèses d'orienter le lecteur vers des interprétations globalement contradictoires de ces événements: pour les uns, l'existence de massacres antérieurs à 1915, notamment en 1894-1896, mais aussi en 1909, s'inscrit dans une volonté turque de rayer de la carte le peuple arménien, volonté dont l'épisode 1915 serait l'ultime réalisation. Pour les autres, le contexte de déclin puis la menace de démantèlement de l'Empire ottoman, "l'homme malade de l'Europe", expliquerait l'angoisse montante des dirigeants Jeunes-Turcs, en particulier devant les agitations arméniennes. La décision de déporter les Arméniens apparaît ainsi rationalisée par le contexte de guerre, la peur de voir se retourner contre le gouvernement Jeune-Turc une cinquième colonne en puissance et la volonté de l'empêcher de pactiser avec l'ennemi, en particulier du côté du front russe.


Il faut aussi replacer la question arménienne dans le contexte de la pression de l'Europe cherchant à démembrer l'Empire, la montée des nationalismes, grec, serbe, albanais, arabe, arménien, kurde, toujours plus ou moins manipulés par les puissances européennes et l'empire russe, sans oublier la montée d'un nationalisme proprement turc, qui perce en 1909 avec la déposition du sultan et l'arrivée au pouvoir des Jeunes-Turcs, très proches, alors, des nationalistes arméniens du parti Dachnaksoutioun, et celle, concomitante, et en réaction, d'un mouvement musulman qui se pose aussi en candidat pour la réorganisation de l'Empire. Dans ce que beaucoup d'observateurs de l'époque ont tendance à décrire sous le nom de "chaos", le nationalisme turc, issu d'une petite bourgeoisie très faible, se donne comme but et comme mythe fondateur l'existence d'une "nation turque" dans les limites naturelles de l'Anatolie, où existent effectivement une paysannerie turcophone et une masse énorme de minorités variées, au premier lesquelles se trouvent les Kurdes, plusieurs millions, les Grecs, plusieurs millions, les Arméniens, un million peut-être, les Tcherkesses, les Lazes, les Turcomans, les Assyriens, etc. Obscurément, confusément, les divers gouvernements qui se succèdent, d'abord à Constantinople, puis à Ankara, chercheront à créer cette Turquie imaginaire, par le fer et par le feu, déportant les Arméniens, chassant les millions de Grecs (jusqu'à la prise de Smyrne en 1922), imposant une chape de plomb sur les montagnards kurdes, interdits de langue, de culture et d'identité politique, rebaptisés "Turcs des montagnes" tout en ignorant les autres minorités abandonnées là par les reflux de la grandeur ottomane, elle-même désormais oubliée, rayée des mémoires et interdite de séjour.


Il faut dire aussi que les Puissances occidentales avaient imposé un règlement à Versailles, dit traité de Sèvres, qui découpait en Anatolie des États nouveaux, Arménie, Kurdistan, à mettre sous mandat, peut-être américain, ou allemand, et des zones d'influence quasi coloniales aux profits de la Grèce, de la France, de la Russie et d'autres. Il a fallu une guerre de libération pour abolir ce charcutage et la nouvelle Turquie, dirigée d'une main de fer par Atatürk, censée se contenter des steppes qui entourent Ankara, a refusé tout statut aux minorités qui servaient de points d'appui à l'étranger pour saucissonner le pays. C'est ce prix terrible qu'ont payé les habitants de la Turquie pour passer du rang de sujets du sultan et calife de l'islam à celui de citoyens de la république laïque forgée à coups de marteau par l'impitoyable et rayonnant Mustafa Kemal, dit Atatürk, "le père des Turcs". Voir d'autres éléments dans "Réponses turques".

La question arménienne prend effectivement naissance avec les difficultés que connaît l'Empire ottoman dès le début du XIXe siècle. Celui-ci est aux prises avec les puissances occidentales sur le plan externe, et doit faire face, sur le plan interne, à l'émergence des nationalismes qui chahutent la vieille conception impériale de coexistence des peuples, sous la férule de la Sublime Porte. L'empire est donc confronté, pour survivre, à deux logiques contradictoires: d'une part il doit moderniser son appareil d'État sur le modèle occidental de l'État-nation, pour survivre dans un monde régi par les puissances coloniales, d'autre part il doit accommoder les divers sentiments nationaux montants des peuples qui le composent pour éviter l'implosion.


C'est dans ce contexte qu'intervient la Tanzimat ou "réorganisation" moderniste (1839-1876), instaurant l'égalité juridique entre musulmans et non musulmans, une période faste pour les Arméniens qui parviennent ainsi à des postes élevés dans le gouvernement, les finances et les affaires étrangères. Le contre-coup logique de ces réformes intervient sous le règne du sultan Abdul Hamid II (1876-1909) qui prône à l'inverse un anti-occidentalisme et un pan-islamisme convaincus. Le ressentiment à l'encontre de la nouvelle élite arménienne parfois fraîchement convertie à l'islam, est alors d'autant plus fort que celle-ci symbolise, à travers sa réussite économique, la pénétration agressive de la modernité occidentale, alors même que les puissances coloniales s'attachent de plus belle à démanteler l'Empire. (Rappelons que depuis les années 1830, l'Empire a perdu la Grèce, l'Algérie, l'Egypte, la Serbie, la Bulgarie, sans compter les pressions autrichiennes sur les Balkans, l'installation des Russes dans le Caucase, les intrigues anglaises dans la Péninsule arabique, les petits jeux français au Liban, etc.)


Face à cette réaction qui leur est hostile, certains Arméniens choisissent d'oeuvrer contre l'Empire en jouant la carte révolutionnaire de l'émancipation territoriale, espérant susciter l'intervention directe des puissances européennes, notamment en fomentant des attentats terroristes afin de provoquer la répression impériale. La rébellion de la décennie 1887-1897 se solde par une sévère répression, accompagnée de massacres perpétrés par des irréguliers musulmans, qui se vengent au passage des exactions arméniennes. Le coup d'État des Jeunes-Turcs de 1908 renverse pour un temps la donne, et voit les Arméniens coopérer avec ces réformateurs qui sont eux aussi hostiles à la formule impériale jugée archaïque. Mais l'entente est de courte durée, devant le réveil concomitant des nationalismes au sein de l'Empire.


Le tournant se situe à l'issue de la guerre des Balkans, en 1913, lorsque le Comité Union et Progrès, qui tente de diriger le pays, coupé de sa base, décide d'opérer un tournant politique à 180°. Désormais, les Jeunes-Turcs jouent la carte des revendications musulmanes et fustigent par nécessité populiste les non-musulmans. Une nouvelle politique d'économie nationale est mise en place, le Milli Iktisat, qui entend remplacer les minorités marchandes branchées sur des réseaux transnationaux par une bourgeoisie turque nationale. Le boycott des magasins grecs (1912-1913) est bientôt étendu aux Arméniens et autres peuples non musulmans de l'Empire, et sera suivi, aux lendemains des massacres de 1915, par la spoliation des biens arméniens. Dès lors, les responsables politiques arméniens optent eux aussi pour un retour en arrière, en faisant de nouveau appel à l'Occident pour résoudre la question arménienne, qui ouvre l'éventualité d'une renaissance d'un État arménien.


Les relations entre Jeunes-Turcs et Arméniens atteignent une crise sans précédent en 1913-1914, lorsque les responsables politiques arméniens tentent de négocier l'autonomie des provinces arméniennes, soutenus en cela par les grandes puissances. L'internationalisation de la question arménienne, c'est-à-dire son instrumentalisation par les puissances européennes pour achever de détruire l'Empire, est à l'origine d'une tension sans précédant. On sait ainsi que "quelques semaines seulement avant l'arrestation des dirigeants politiques arméniens (24 avril 1915), Enver Pacha pria le patriarche arménien d'user de son influence auprès des dirigeants nationalistes afin que ceux-ci montrent davantage de modération envers le gouvernement en un moment aussi critique, avec la débâcle sur le front de l'Est et les navires de l'Entente approchant les détroits"[4]. Sans succès.


La déportation des Arméniens d'Anatolie décidée par le Comité Union et Progrès est alors une mesure d'urgence, prise dans un état de panique: les Russes avancent à l'Est, menaçant de retourner les populations arméniennes contre le CUP; les flottes britanniques et françaises menacent la capitale; enfin, élément déclencheur, les Arméniens de Van se soulèvent. Les tensions accumulées dans le cadre des relations arméno-turques se déchaînent alors, ce qui explique que la déportation se soit déroulée dans des conditions épouvantables: pillages, assassinats par les agents de l'Organisation Spéciale ou par des bandes de déserteurs, famine, maladies, etc. Le nombre de victimes apparaît difficile à évaluer dès lors que les partisans des deux thèses proposent des estimations qui varient du simple au double, sur la base de statistiques contradictoires.

Les chiffres :

"Sur le nombre total de victimes, les données précises font défaut"[5], "les estimations sur le nombre de morts arméniens sont très variables". Tels sont les commentaires prudents qui accompagnent les reconstructions statistiques relatives aux pertes arméniennes de 1915. Néanmoins, si les deux parties, turques et arméniennes, proposent des chiffres contradictoires en valeur absolue, elles semblent s'accorder implicitement sur la proportion de victimes relative à la population de départ: les pertes seraient de l'ordre de la moitié de la population arménienne résidant dans l'Empire ottoman avant les massacres.
La thèse arménienne propose le chiffre de 1 million à 1,3 million de victimes contre 600.000 à 700.000 rescapés, sur une population de départ d'environ 2 millions de personnes. Parmi les victimes, 700 à 800.000 auraient été massacrés, et 300 à 500.000 seraient mortes en déportation[6]. On voit par la simple absence de correspondance entre les hypothèses basses et les hypothèses hautes de ces estimations qu'elles posent problème. La thèse turque propose quant à elle un bilan de 300 à 600.000 morts sur une population de départ de 1,3 million de personnes.


La différence d'estimation provient essentiellement de l'utilisation des recensements ottomans relatifs à la population anatolienne, qui donnent des chiffres plus modestes que ceux du patriarcat arménien. Mais il y a lieu de penser que le patriarcat n'avait jamais pratiqué de recensement et qu'il n'en avait jamais eu ni l'idée ni les moyens. Voir la discussion de Justin McCarthy, détesté des Arméniens, qui pense que ces statistiques sont du pur et simple pipeau.


L'évaluation chiffrée des pertes arméniennes est également mise en relation, pour les tenants de la thèse turque, avec celle des pertes musulmanes (2 millions), cherchant ainsi à rappeler le contexte général de guerre dans lequel se trouvait l'Empire. Le rappel de la comptabilité des rescapés arméniens est également l'occasion de souligner l'invalidité de la thèse arménienne de l'existence d'un plan d'extermination.

Enfin, on ne trouve nulle part la prise en compte, dans les évolutions démographiques, des conversions à l'islam, volontaires mais aussi forcées au moment des troubles, qui se chiffrent sans doute pas centaines de milliers.

Un rapport anglais dit King-Crane Commission Report, du 28 août 1919 dit ceci:

III-REPORT UPON NON-ARABIC SPEAKING PORTIONS OF FORMER OTTOMAN EMPIRE ESTIMATES OF THE POPULATION OF AN ARMENIAN STATE


The appended tables are the result of an effort to compare the population of Armenian areas to two plans. That which includes a "Larger Turkish Armenia" was worked out by the American Division of Western Asia at the Peace Conference, and can be examined more fully in the records of the Conference. It represents probably subject to minor alterations, the best possible arrangement on the basis of giving an outlet on both the Black and Mediterranean Seas; the frontiers follow natural features, and the connection with Cilicia is made as narrow as practicable. The "Smaller Turkish Armenia" suggested in the text cuts off for Armenia in Turkey substantially that portion of the Armenian plateau which was held by Russia in her period of advance during the great war. The phrase "Differential Area" was chosen to represent what is left after subtracting "Smaller Turkish Armenia" from "Larger Turkish Armenia," and extends from Mersina to Kharput and north to the Black Sea.


A. Before 1914. This table is estimated from the statistics prepared by Drs. Magie and Westermann. Percentages are attached. The Moslems are not separated into groups, they include about 400,000 Lazes on the Black Sea coast between Trebizond and Batum; about one half are Turks: most of the remainder are Kurds, some of whom are Shiite or Kizilbash, and the remainder Sunnite. Dr. Magie's figures may under-estimate the Armenians in some areas. Certainty will never be attained as to the numbers of the different elements in Turkey until a scientific ethnological survey has been made under disinterested control.


Larger Turkish Armenia. 933,000 soit 65 % de la population.

Remarque: il est assez difficile de soustraire 1,3 million de 933.000.
< http://www.hri.org/docs/king-crane/asiaminor-pop.html > (site grec)

La préméditation

L'accusation de génocide provient précisément de l'imputation d'une volonté planifiée d'exterminer le peuple arménien par le gouvernement Jeune-Turc. Elle fut longtemps, pour les tenants de la thèse arménienne, fondée sur les documents Andonian dont on sait aujourd'hui qu'ils sont des faux. Si certains, comme Yves Ternon, persistent à penser que "l'authenticité des témoignages assemblés par Aram Andonian n'est pas discutable"[7], tous s'accordent, historiens turcs et arméniens, sur le fait qu'ils sont irrecevables en tant que preuve d'une intention criminelle, puisque les originaux ayant disparu, il ne nous reste aujourd'hui qu'une édition tronquée, incohérente et fautive de surcroît. Exit donc, en toute logique, la thèse construite sur les documents Andonian.


Les matériaux restants susceptibles de nourrir la thèse de la planification d'un anéantissement des Arméniens par les Jeunes-Turcs sont bien maigres: essentiellement des témoignages de diplomates en poste, de rescapés, des correspondances diplomatiques, ainsi qu'une partie des archives de l'Empire ottoman, interprétés de telle sorte qu'ils viennent étayer une thèse préconstruite. A partir des mêmes sources, des esprits non partisans peuvent se rendre compte qu'une fois replacés dans le contexte de la débâcle ottomane, aucune preuve sérieuse de préméditation criminelle à l'échelle de l'État Jeune-Turc n'émerge des documents. Reste à attendre que la totalité des archives ottomanes soit accessible aux chercheurs des deux camps, ce qui, en l'état actuel des relations arméno-turques, ne semble pas prêt d'arriver, en ce qui concerne du moins les partisans de la thèse arménienne.


La seule certitude qu'on peut avoir à ce sujet est la nécessité de préserver la recherche historique des foudres de la censure, et de permettre à toutes les thèses de s'exprimer. S'il est donc nécessaire que les autorités turques ouvrent effectivement - c'est-à-dire sans restriction - leurs archives, il n'est pas moins nécessaire, au préalable, que les partisans de la thèse arménienne cessent leur cabale liberticide, orchestrée en particulier à partir de la France.


Le problème juridique

Si le problème historique de la responsabilité de l'État turc se pose, et mérite d'être infirmé ou confirmé, en revanche, du point de vue du droit, les revendications de la diaspora arménienne sont sans fondement. A moins de vouloir tordre le cou au principe fondateur de toute juridiction qui se respecte, à savoir le caractère par essence non rétroactif d'une loi, il est rigoureusement impossible de faire condamner une personne morale pour un crime dont, à l'époque où il fut commis, la définition dans le Code pénal n'existait pas. (La Convention sur le génocide a été signée en 1948, et ratifiée beaucoup plus tard.)


Le problème politique

Le développement d'un mouvement revendicatif arménien relatif à la reconnaissance d'un génocide est étroitement lié à des préoccupations politiques, qui ne s'affichent pas comme telles. Sans occulter la réelle souffrance morale qui affecte une grande partie des générations anciennes de la diaspora, celle qui a pu échapper aux massacres de 1915, il n'en faut pas moins prendre en compte le moteur avant tout politique qui anime les revendications diverses de réparations. On peut les mettre à jour en retraçant brièvement l'histoire du mouvement revendicatif arménien.


Celui-ci prend corps au milieu des années soixante, lors du cinquantième anniversaire des événements "avec parallèlement l'attention de plus en plus vive portée par la presse et les milieux officiels à l'holocauste, que les Arméniens commencèrent à trouver des moyens d'extérioriser leurs préoccupations et d'élargir le souvenir du génocide pour y faire participer quelques personnalités du monde intellectuel et politique".


L'Aghed ou «catastrophe», concept tardivement calqué sur celui de «shoah», prend alors une dimension centrale dans la vie des Arméniens en diaspora, unique lien qui les rattache à la terre patrie. Elle devient en quelques sortes le mythe fondateur d'une diaspora puissante (toutes proportions gardées, on est très loin de la force de frappe des diasporas juives), un consensus général que tout le monde peu invoquer pour justifier telle ou telle entreprise politique ou culturelle. La grande affaire, ici, c'est le nationalisme exacerbé, une idéologie dommageable pour les Arméniens qui se sont lancés dans un conflit inutile avec les Azeris, un conflit où la thématique de la revanche sur le génocide a joué un rôle premier.

Quel parallèle entre «Shoah» et «Metz Aghed» ?

Les tenants de la thèse arménienne sont les premiers à revendiquer le parallèle entre la Shoah et la Metz Aghed ou grande catastrophe de 1915. Du point de vue révisionniste, il existe effectivement un certain nombre de correspondances.
En premier lieu, les Arméniens de France cherchent comme les juifs de France, à faire restreindre la liberté d'expression des tenants d'une thèse historique qui ne leur plaît pas. Ils agissent de manière similaire, c'est-à-dire comme un groupe de pression politique, même s'il n'y a pas de commune mesure entre leurs puissances respectives. Ensuite, et là encore, toutes proportions gardées, le mythe historique que se fabriquent ces communautés a pour fonction d'alimenter une action politique, le soutien à Israël pour les juifs, la cohésion de la diaspora et le soutien au conflit du Haut Karabagh - et d'une manière générale à une Arménie considérée comme assiégée - pour les Arméniens.


Le parallèle ne va pas plus loin: dans le cas arménien, le problème historique central posé concerne des modalités de détail (le degré d'implication des autorités Jeune-Turc) puisque personne ne conteste l'existence de massacres. Alors que pour le cas juif, c'est le coeur même de la thèse communautariste qui est visé par les révisionnistes. Comme le rappelait le professeur Faurisson, il n'y a pas 36 solutions: soit il y a eu des gazages homicides de masse dans les cinq camps de concentration concernés, soit il n'y en a pas eu.

Au total, la comparaison entre ces deux problèmes historiques est fructueuse en ce qu'elle permet de mettre à nu la formidable logique de tabou qui tient lieu et place d'arguments aux anti-révisionnistes adulateurs de la Shoah: le cas arménien n'est en effet frappé d'aucun tabou particulier, et la plupart des universitaires ont montré qu'ils concevaient sans problème qu'on puisse discuter des modalités historiques de la Question arménienne.


Histoire de cette histoire

Les militants arméniens et leurs alliés vont partout criant qu'il y a un complot, que personne ne "reconnaît" l'existence d'un "génocide" des Arméniens en 1915, etc. Rien n'est plus faux. Les Arméniens se livrent à un baratin éhonté. Ces atrocités, celles qui ont précédé et accompagné les déportations d'Anatolie orientale sont documentées pratiquement depuis le début, et en tout cas dans les mois et les années qui ont suivi une énorme masse de documents et de témoignages a été publiée dans la presse internationale qui était, à l'époque, rappelons-le, en pleine guerre, sous la censure militaire. On ne parle pas ici des archives, par exemple des 50.000 pages consultables dans les archives américaines. Il s'agit bien de textes imprimés, publiés, qu'on trouve dans les bibliothèques: Le rapport de J. Lepsius, publié en allemand en 1916 (Bericht über die Lage des Armenischen Volkes in der Türkei) et en français en 1919; Barby, L'Arménie martyre, Paris, 1917; Le livre bleu du gouvernement britannique, rédigé sous la responsabilité d'Arnold Toynbee (devenu suspect et effacé de l'histoire culturelle parce qu'il s'est révélé un virulent antisioniste), paru en 1916, et en français, de larges extraits aussi en 1916; Morgenthau, Mémoires, traduit en français dès 1919; le procès de Talaat Pasha, sténographie publiée à Berlin en 1921 (en France en 1981); le procès des Unionistes-&-Progressistes, à Constantinople, vers 1919-1920, dont Ternon dit: "Une partie des informations sur les procès est directement accessible en français, en particulier le journal La Renaissance, quotidien édité en langue française par un Arménien, D. Agopian." Il semble ignorer le dossier qui se trouve à la Library of Congress.


L'emploi du terme génocide remonte au moins aux années 60, avant la grande sacralisation du terme, témoin l'ouvrage (en russe) de M. G. Nersissian, paru à Erivan en 1966, Genotsid armian v osmanskoi imperii. Dès 1975, le journaliste Jean-Marie Carzou, d'origine arménienne, publie chez Flammarion un livre intitulé Arménie 1915: un génocide exemplaire, dans lequel tout ce qui s'écrit depuis se trouve déjà, mais sans les palinodies grotesques sur le prétendu "négationnisme" qui n'est jamais qu'une invention destinée à faire les carrières médiatiques de ceux qui le dénoncent.


On peut dire que tous les éléments essentiels ont été publiés dans les cinq à six ans qui suivirent les événements. Les quatre-vingts ans qui ont suivi ont surtout vu le ressassement, l'apparition de nouvelles générations d'Arméniens diasporiques qui, confits dans le respect de ceux qui avaient survécu à cette tragédie, et saisis par le prurit de l'action, se sont inventé une cause, pourtant absolument stérile, qui consiste à extraire, par la force, de l'État turc une vérité historique conforme aux récits tragiques et canoniques des grands-parents, alors que les États ne produisent que des vérités politiques, conformes aux nécessités du moment, remplaçables à volonté, qui ont l'avantage de s'appuyer sur une partie, toujours interprétable, des archives, et sur la demande de l'opinion publique, toujours manipulable. Voyez comment se sont succédées depuis 1944 les images de Vichy et de la collaboration. On a de quoi écrire des livres. La vérité des historiens est elle-même changeante, mais sur un rythme plus lent, celui des générations qui se succèdent dans les hautes chaires de l'université. C'est bien dans le rôle d'aiguillon que se reconnaissent les révisionnistes.



Quelques références:
Kâmuran Gürün, Le Dossier arménien, Société turque d'histoire, Paris, Triangle, 1983. (Triangle était une sous-marque des Editions Trismégiste.) Disponible sur le Web
<www.tetedeturc.com>
C'est la version policée, soigneusement rabotée, du ministère des affaires étrangères turc. Elle est loin de résoudre tous les problèmes. Nous en reproduisons le passage sur les événements de 1915.

Tribunal permanent des peuples (probablement son dernier sursaut), Le Crime de silence - Le génocide des Arméniens, Paris, Flammarion, Champs, 1984.
Ce recueil souffre de deux tares: l'introduction d'un incompétent boursouflé, qui court les préfaces comme d'autres courent la gueuse, Sa Suffisance Vidal-Parquet. Ses propos de l'époque, vus aujourd'hui, ne sont pas très arméniquement corrects: pas d'holocauste, les documents centraux de l'accusation, les télégrammes attribués à Talaat; "il y a lieu, pour ne pas dire plus, d'être fort réservé". On sent l'hypocrite. Et puis son petit morceau d'anthologie qu'on ne résiste pas à citer ici:

"Imaginons alors ce que peuvent ressentir les minorités arméniennes. Imaginons Faurisson ministre, Fautisson président de la République, Faurisson général, Faurison ambassadeur, Faurison président de la Commission historique turque, membre du Sénat de l'université" d'Istanbul, Faurisson membre influent des Nations-Unies, Faurisson répondant dans la presse chaque fois qu'il est question du génocide des Juifs". Ici une petite note de bas de page: "Il existe, parmi les associés de Faurisson, du moins un négationniste - par amour de l'islam - du génocide des Arméniens, Vincent Monteil; voir son livre, Les Musulmans d'Union soviétique, 2e éd., Seuil, Paris, 1981, et sa contribution au recueil Intolérable intolérance, éd. de la Différence, Paris, 1981. [Ce livre est disponible ici]. Vidal-Laquais ne peut évidemment se résoudre à dire que Vincent Monteil était un admirable connaisseur du Proche-Orient, où il a longtemps vécu, dont il connaissait les grandes langues et dont il était un expert. Nous n'avons que la "1er éd." du livre sur les musulmans soviétiques, parue dans les années 60, mais dans Intolérable intolérance, il n'y a pas un mot sur l'Arménie. Encore une lubie de Vidal-Claqué, encore une faute de lecture, encore un coup de griffe motivé par un pur désir de nuire.

L'autre tare qui plombe ce livre, c'est le discours d'ouverture de François Rigaux. Non pas tellement par ce que dit Rigaux, mais par ce qu'il est: un crétin politique absolu. Ce malheureux professeur de droit belge faisait partie du Tribunal des peuples; soit. Mais il a aussi dirigé une délégation qui a été reçue en visite officielle au "Kampuchea démocratique, par le sieur Pol Pot en 1978. Rigaux fut l'un des rares non-maoïstes à pénétrer dans la Cambodge des Khmers rouges. Il a fait une visite, classique en ces circonstances. Et ensuite, il a rédigé un rapport. Après sa visite. Un rapport ou il décrit un pays idyllique où tout se passe très bien. Tous les autres voyageurs non-maoïstes se sont posé des questions devant le système khmer rouge qu'ils étaient bien forcés de voir à l'oeuvre en faisant le tour du pays. Tous sauf Rigaux. Ce n'est pas Rigaux mais nigaud qu'il doit s'appeler. Dans un siècle normal, quand on a fait preuve de crétinisme avancé à ce point là, on disparaît dans son trou et on cesse de faire le paon dans les réunions internationales. Mais les Arméniens ont dû se farcir ce pauvre idiot. Leurs péchés étaient-ils si grands ?


--------------------------------------------------------------------------------

[1] Respectivement <Commando de Justiciers du Génocide Arménien> et <Armée Secrète pour la Libération de l'Arménie>.

[2] Attarian, Varoujan, Le Génocide des Arméniens devant l'ONU, Editions Complexe, Interventions, 1997, 141 p.

[3] Allant par exemple jusqu'à l'incarcération d'historiens turcs soutenant la thèse arménienne.

[4] Kikret Adanir, "Le génocide arménien ? Une réévaluation", in L'actualité du Génocide des Arméniens, Comité de Défense de la Cause arménienne, EDIPOL, 1999.

[5] Attarian, Varoujan, op. cit.

[6] Attarian, Varoujan, op. cit.

[7] Ternon, Yves, "La qualité de la preuve. A propos des documents Andonian et de la petite phrase d'Hitler", in L'actualité du Génocide des arméniens, op. cit.

--------------------------------------------------------------------------------

L'adresse électronique de ce document est:

http://aaargh-international.org/fran...men/armen.html
von Clausewitz è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-10-2006, 23:51   #15
karplus
Senior Member
 
L'Avatar di karplus
 
Iscritto dal: Sep 2001
Messaggi: 2279
e dei curdi, definiti "turchi di montagna"?
__________________

ASUS P8P67 LE 3.0 - Intel® i5 2500 - Corsair XMS3 DDR3 4GBx2 - EVGA GTX760 SC 2Gb - SSD 2.5" 120Gb Ocz Vertex 2E + Seagate 500gb - Corsair 650W V2 - Lcd 23" wide Lg W2361V

Ultima modifica di karplus : 12-10-2006 alle 23:57.
karplus è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 17-10-2006, 20:48   #16
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
n. 245 del 17-10-06 pagina 16

Il «rincrescimento» di Chirac per il voto sul genocidio armeno
di Alberto Toscano
Ma la telefonata del presidente a Erdogan imbarazza l’Eliseo

Alberto Toscano

da Parigi

«Jacques Chirac mi ha telefonato per esprimermi il suo rincrescimento e la sua solidarietà» dopo il voto da parte dell’Assemblea nazionale francese di un disegno di legge che punisce gli atteggiamenti negazionisti a proposito dei fatti del 1915, dice il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan all’indomani dell’approvazione da parte dei deputati transalpini del testo sul genocidio armeno. Adesso il disegno di legge passa al Senato, ma intanto le autorità francesi sono preoccupate per la collera dei turchi, che si sentono nel mirino di questa singolare iniziativa parlamentare, avviata da un gruppo di deputati dell’opposizione socialista francese. Il genocidio armeno in terra turca ebbe luogo durante la Prima guerra mondiale e costituisce un fatto storico incontestabile. Solo che la Turchia attuale tratta quell’argomento con particolare cautela, circostanza che irrita la comunità francese di origine armena e che si è tradotta nell’attuale disegno di legge.
Per placare l’ira turca, Chirac ha ora telefonato a Erdogan. Sul contenuto della loro conversazione c’è la versione del premier di Ankara, secondo cui Chirac avrebbe espresso un vero e proprio «rincrescimento», e c’è l’imbarazzatissimo silenzio dell’Eliseo, le cui fonti rispondono in termini estremamente vaghi alle sollecitazioni della stampa. Chirac ha sempre cercato di seguire una linea filoturca, ma non può spingersi fino a umiliare il Parlamento francese, chiedendo scusa ad Ankara per le scelte liberamente compiute a Parigi dai deputati. La sua situazione è molto delicata.
È possibile che - in caso di approvazione del testo in questione anche da parte del Senato - Chirac eviti di promulgare immediatamente la legge contro il «negazionismo» a proposito del genocidio armeno, che prevede pene fino a un massimo di 45mila euro di multa e a un anno di detenzione. L’Eliseo potrebbe rispedire la legge alle Camere, chiedendo a deputati e senatori di pronunciarsi una seconda volta.
(Il Giornale)
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 18-10-2006, 09:38   #17
Bet
Senior Member
 
L'Avatar di Bet
 
Iscritto dal: Apr 2000
Messaggi: 433
Quote:
Originariamente inviato da von Clausewitz
emh, signori....

io invece nella sostanza do ragione ai turchi
...
Ammazza che lungo

Scusa Von se mi permetto , ma che i turchi abbiano (in sostanza o nella forma) tutte ste ragione, ho dei dubbi

Premesso che:
- sono pienamente d'accordo che si tratti di questioni da valutare tramite disciplina storica e non tramite tribunali vari (su tutti gli aspetti, in particolare sulla questione disputata della premeditazione);
- sono d'accordo che la Francia da questo punto di vista si distingue spesso in negativo (e probabilmente, per alcuni o per molti, la questione è usata strumentalmente)
- e che quindi il mio precedente intervento era più in polemica con l'ostruzionismo turco che a favore della posizione francese (tanto che qualche giorno fa ho postato un articolo di Panebianco in proposito sul quale, perlopiù, sono d'accordo... avrei solo qualche obiezione su altre questioni),
leggendo l'articolo si nota che:
"il n'est pas question, disons-le d'emblée, de "nier" ou d'ignorer les terribles malheurs et les affreuses persécutions qui se sont abattues, au cours du siècle passé, sur les Arméniens vivant dans l'Empire ottoman, devenu vers 1922 la Turquie
Il fatto poi che si faceva "genocidio" di tutto ciò che alzava la testa non sembra un grosso argomento per sminuire quanto sia avvenuto contro gli armeni (Louis XIV, envoyait ses régiments hessois massacrer les villageois, normands, bretons ou autres, qui refusaient de payer l'impôt, parce qu'ils ne le pouvaient pas. On brûlait tout et on tuait tout. On génocidait facilement tout ce qui levait la tête).
Per quanto ci si igegni (giustamente) nel ricercare le cause prossime o remote, mi pare non sia in discussione che "Des violences ont dégénéré en massacres à grande échelle."
La disquisizione storica-etimologica sul termine "genicidio" per quanto interessante rischia poi di fare il noto errore di portare l'attenzione su aspetti secondari. Sti armeni sono stati deportati e massacrati? Si o no? Diciamo che ogni volta una qualche popolazione/etnia si è trovata senza un territorio, facilmente ha subito situazioni del genere: sempre a riguardo della turchia non è che i curdi (con tutti i loro difetti) se la passino bene (come non se la sono passata bene sul versante iraqeno), così è stato per gli ebrei e così per molti altri privi di territorio: in questo senso una rivendicazione territoriale non è certo qualcosa da condannare a priori. A parte la questione nel nazismo e degli ebrei (che ha caratteristiche del tutto particolari) per atrocità di questo tipo si puo' (e si deve... a patto che non serva per giustificare) cercare cause storiche, politiche ed economiche etc: ma così come si è fatto per altri nel riconoscere l'errore (kosovo, rwanda) non vedo perchè non debba valere per gli armeni.
Sulla questione del comportamento yugoslava nei confronti del kosovo abbiamo meno dubbi: c'è tanta differenza? La tesi turca sulle cifre non è che sposti qualitativamente la questione (La thèse turque propose quant à elle un bilan de 300 à 600.000 morts sur une population de départ de 1,3 million de personnes).
Se Hitler, Stalin, situazione rwandese, yugoslava o altre ancora hanno fatto così o di peggio, non sembrano grosse argomenti per giustificare l'ostruzionismo turco.
Sull'ostruzionismo turco non dubita neppure l'articolo visto che : "reste à attendre que la totalité des archives ottomanes soit accessible aux chercheurs des deux camps". In questo senso è giusto cmq rilevare nuovamente che non sono certo di aiuto sentenze dei tribunali: è giusto pero' rilevare che i turchi non sono da meno: "Oltraggio alla turchità, alla Repubblica, al Parlamento, al governo, ai ministeri, ai membri delle forze armate e di pubblica sicurezza, ai membri della magistratura" http://www.osservatoriobalcani.org/a...ew/4820/1/167/ Senza contare che certe accuse non le portano solo gli armeni ma pure molti turchi, come il recente nobel (lasciamo perdere il valore del nobel ) Orhan Pamuk (per quanto abbia criticato l'atteggiamento francese), accusato di offesa alla turchità per aver dichiarato ad una rivista svizzera: "Non lo dice nessuno, lo dico io: i turchi hanno ucciso 1.000.000 di armeni e 30.000 curdi". "Sempre dagli ambienti giudiziari, questa volta da un tribunale amministrativo attivatosi a seguito della denuncia di un pool di avvocati vicini al MHP (Movimento di Azione Nazionale), è arrivata la terza sorpresa: la richiesta di annullamento della conferenza "Gli armeni ottomani nel periodo della dissoluzione dell'Impero: responsabilità scientifica e questioni democratiche", organizzata dall'Università del Bosforo per il 24-25 settembre e già rinviata nel maggio scorso. La motivazione: "La mancanza di trasparenza nei criteri adottati per la scelta degli oratori". Wow! Per fortuna nell'articolo si parla di una parte che è disposta a "confrontarsi con la propria storia" che pero' è pur sempre rivolta a quelli che sono definiti "i tabù e le reticenze dell'ideologia ufficiale". Giustamente l'articolo termina col sottolineare che questi ostruzionismi hanno a che fare più col presente che col passato: "In realtà quello di cui stiamo discutendo qui non è il passato ma il futuro della Turchia" che poi è quello che avevo detto precedentemente. Esattamente come fa notare Panebianco, che le sentenze dei tribunali francesi riguardano una attuale concezione di libertà a rischio in Europa (e ancor di più in Francia).
In relazione alla questione "Le problème juridique", sono d'accordo: del resto lo avevo già detto in altro modo nel mio primo post.

Puo' darsi che dell'articolo mi sia sfuggito qualcosa di essenziale, ma era lungo e l'ho letto di corsa.
__________________
http://www.cipoo.net Musica corale di pubblico dominio - spartiti-MID-MP3
Chi cerca conferme le trova sempre. (Popper)
Bet è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 18-10-2006, 23:57   #18
von Clausewitz
Bannato
 
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
Quote:
Originariamente inviato da Bet
Ammazza che lungo

Scusa Von se mi permetto , ma che i turchi abbiano (in sostanza o nella forma) tutte ste ragione, ho dei dubbi
....
magari ho esagerato
più che scrivere che i turchi hanno ragione avrei dovuto invece scrivere che i francesi hanno torto e basta
questo fatto almeno mi sembra indubbio, assodato e non più oggetto di discussione
tuttavia forse l'intento del mio post, "a controbordo" direbbero i marinai, non è stato ben compreso
a parte la disquisizione sui numeri più o meno congrui, a cui rimando con i link agli storici che ho citato, non mi pare di aver negato che i turchi direttamente o indirettamente sono stati responsabili di massacri che vista l'esiguità come numero degli armeni, ha assunto i connotati di un genocidio solo parzialmente riuscito (per furtuna poi la nazione armena e il suo popolo è sopravissuto)
cosa intendo per direttamente e indirettamente?
la prima locuzione è abbastanza chiara, l'uso sproporzionato e indiscriminato della forza con la quale i turchi credettero di rintuzzare un nemico vero o supposto tale ai suoi confini ma anche all'interno dei suoi confini
mentre per la seconda intendo le conseguenze degli eventi bellici e delle politiche dell'occupante sulla popolazione civile (danni alle infrastrutture civili e abitative, condizioni igieniche precarie e scarsa assistenza sanitaria, penuria di cibo e difficoltà distributive, deportazioni ecc. le cui conseguenze sono inevitabilmente epidemie, carestie, difficoltà che si riveleranno fatali per i soggetti più deboli, ecc. ) sorpattutto tennedo conto che si parla(va) delle regioni più povere, sperdute e irragiungibili dell'anatolia di quel periodo
stando così le cose è indubbio che i turchi si sono resi responsabili, direttamente o indirettamente, di massacri spaventosi ai danno degli armeni i cui primi episodi si possono riscontrare già alla fine del XIX secolo e in seguito furono rinfocolati dal nazionalismo dei "giovani turchi" nella guerra mondiale
ma se la soluzione del "problema" armeno, problema per i turchi col loro malinteso senso nazionale, si risolse nel bienno 1915-17 nella distruzione dell'armeno in quanto tale, tuttavia sia il quantum, sia soprattutto le modalità con cui esso avvenne sono ancor oggi oggetto di dibattito, in particolare per quanto riguarda l'aspetto della sua "pianificazione", che poi mi pare sia quello più discusso, infatti molti degli storici che ho citato lo negano, attribuendo questa tragedia alla brutalità della guerra mondiale cioè al contesto e alle circostanze in cui esso avvenne, così come per diversi massacri che si ebbero in altre tristi tragedie raffrontabili in ambedue le guerre mondiali con protagonisti altri popoli in altri luoghi geografici
fermo restando che nessuno degli storici da me citati e come anche tu rilevi il documento in francese da me postato, nega che massacri spaventosi ai danni degli armeni ci furono e le responsabilità turche su questi
poi esiste ancora un inaccettabile resistenza turca all'ammissione di queste responsabilità se non minimizzandole drasticamente, ma anche questo mi pare di averlo scritto
ma come ho rilevato io, anche la commissione europea ha definito questo intervento a gamba tesa dell'assemblea nazionale francese come un errore controproducente
dall'archivio del corriere

Sezione: politica estera - Pagina: 015
(14 ottobre, 2006) Corriere della Sera


Dopo il voto sulla legge contro la negazione del genocidio armeno

L' Ue non segue la Francia: errore lo schiaffo ai turchi
Anche il Nobel Pamuk disapprova Parigi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - La Ue prende le distanze dalla legge sul «genocidio armeno», approvata ieri in prima lettura (quindi non in modo definitivo) dall' Assemblea nazionale francese. Ma la reazione della Turchia, oltre a investire Parigi, chiama in causa le istituzioni europee e, con tutta probabilità peserà sul negoziato per l' ingresso di Ankara nel club dei 25. Per tutta la giornata di ieri i vertici di Bruxelles si sono prodotti in dichiarazioni distensive nel tentativo di circoscrivere la crisi. Ha cominciato il presidente della Commissione, José Manuel Durao Barroso, intervenendo da Helsinki, e definendo «inopportuna» la norma che vieta in territorio francese la negazione della strage degli armeni (un milione e mezzo di morti tra il 1915 e il 1917). «Questa decisione del Parlamento francese - ha detto Barroso - non è opportuna nel contesto delle relazioni della Ue con la Turchia». A Bruxelles sono in aumento i «turcoscettici», cioè coloro che vorrebbero lasciare il Paese della mezzaluna fuori dalla porta dell' Unione. Ma nessuno, a destra come a sinistra, vuole aprire una crisi con il governo di Ankara. Ecco allora affrettarsi il Commissario all' Allargamento Olli Rehn: «E' una legge controproducente». Poi la titolare delle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner: «La norma francese non avrà alcun impatto sul processo di adesione della Turchia all' Europa». Anche il presidente dell' Europarlamento, Josep Borrell, dà una mano: «Stiamo parlando di un provvedimento che deve essere ancora approvato. In ogni caso sarebbe una legge francese e non europea e la Francia da sola non può stabilire nuovi criteri di adesione». Da segnalare il commento di Daniel Cohn-Bendit, co-presidente dei Verdi all' Europarlamento: «L' effetto perverso è totale. Questi ignoranti non sapevano neanche che esistessero gruppi di lavoro di storici armeni e turchi che, per la prima volta, lavoravano insieme». La mano tesa di Bruxelles certamente non basta a placare la rabbia del governo turco. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan spunta in tv e travolge tutto, mettendo insieme Assemblea nazionale francese e Ue. Prima, beninteso, la Francia: «Stiamo studiando misure di ritorsione. L' interscambio commerciale della Turchia con la Francia è pari a dieci miliardi di euro e rappresenta l' 1,5% dell' intero commercio estero francese. Faremo i calcoli appropriati e poi compiremo i passi necessari». Subito dopo, però, tocca all' Ue: «L' Unione Europea non può permettersi di darci lezioni in materia di diritti dell' uomo, dato che la Francia, che è un Paese fondatore, calpesta la libertà di espressione con progetti di legge come quello sul genocidio armeno». L' equazione di Erdogan è chiara: se a un turco viene negata la libertà di espressione a Parigi, visto che non «si potrà neanche discutere del genocidio», con quale autorità gli europei ci verranno a chiedere di abolire l' articolo 301 del nostro codice penale che vieta «le offese alla patria»? Il nervosismo del governo di Ankara è al massimo dopo quella che viene considerata la «settimana nera». Prima il Nobel per la letteratura attribuito allo scrittore Orhan Pamuk, messo sotto accusa da un Tribunale di Istanbul proprio per aver evocato «il genocidio armeno» (processo poi annullato) e, subito dopo, «l' affronto» dell' Assemblea nazionale. Le diplomazie occidentali sono al lavoro per cercare di smorzare la crisi. Ma nell' immediato la tensione è destinata ancora a salire, anche se, almeno per ora, l' esecutivo turco non sembra intenzionato a richiamare il suo ambasciatore a Parigi. Martedì prossimo il Parlamento di Ankara si riunirà in seduta straordinaria per decidere «come rispondere alla Francia». Nel Paese prevale il sentimento di aver subito un torto, se non addirittura un' offesa. Per altro lo stesso premio Nobel Pamuk dice: «I francesi hanno fatto un errore». Sul versante Ue-Turchia, la conta dei danni è aggiornata a lunedì, quando il ministro degli Esteri Abdullah Gul incontrerà il Commissario Rehn, l' Alto rappresentante Javier Solana e i colleghi di Finlandia e Germania (attuale e prossima presidenza Ue). Giuseppe Sarcina LEGGE FRANCESE Approvata in prima lettura prevede fino a un anno di carcere e un' ammenda di 45 mila euro per chi nega il genocidio armeno *** IN TURCHIA Proteste, boicottaggio dei prodotti francesi, a rischio le esportazioni del Paese in Turchia

Sarcina Giuseppe

con questo spero di averti chiarito meglio il mio pensiero, che non coincide esattamente con quello di un nazionalista turco
von Clausewitz è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 19-10-2006, 08:26   #19
Bet
Senior Member
 
L'Avatar di Bet
 
Iscritto dal: Apr 2000
Messaggi: 433
Quote:
Originariamente inviato da von Clausewitz
magari ho esagerato
più che scrivere che i turchi hanno ragione avrei dovuto invece scrivere che i francesi hanno torto e basta
questo fatto almeno mi sembra indubbio, assodato e non più oggetto di discussione
basta questo, siamo d'accordo


Per il resto non era mia intenzione attribuire l'intero contenuto dell'articolo, che comunque rimane interessante, alle tue intenzioni.

Premesso come ho già detto che l'iniziativa francese ha poco a che fare con le libertà di espressione, devo pero' solo dire che mi ha lasciato perplesse le motivazioni della UE che non paiono meno strumentali sia pure in direzione opposta: «Questa decisione del Parlamento francese - ha detto Barroso - non è opportuna nel contesto delle relazioni della Ue con la Turchia». «E' una legge controproducente»

Boh, per me i motivi addotti avrebbero dovuto essere quelli esplicitati da Panebianco. In questo senso la logica di Erdogan non fa una grinza: "se a un turco viene negata la libertà di espressione a Parigi, visto che non «si potrà neanche discutere del genocidio», con quale autorità gli europei ci verranno a chiedere di abolire l' articolo 301 del nostro codice penale che vieta «le offese alla patria»?"



Quote:
Originariamente inviato da von Clausewitz
con questo spero di averti chiarito meglio il mio pensiero, che non coincide esattamente con quello di un nazionalista turco
Tranquillo, su questo non avevo dubbi
__________________
http://www.cipoo.net Musica corale di pubblico dominio - spartiti-MID-MP3
Chi cerca conferme le trova sempre. (Popper)
Bet è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 23-10-2006, 21:27   #20
Adric
Senior Member
 
L'Avatar di Adric
 
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
Mamma li turchi, Italia attaccata

Hacker contro Francia: siti bloccati

Italia sotto attacco hacker. Il gruppo turco che si firma P4R4DOX n SyncHacker ha messo in scacco alcuni siti Internet, tra cui riformatoriliberali.it, areapress.it e quello dell'Ordine dei giornalisti (odg.it). Aprendo la home page si veniva rimandati ad un sito turco (htpp://makara.kayyo.com) con una pagina in inglese e turco, in polemica con la Francia per la recente legge contro i negazionisti del genocidio armeno.

''Attenti a voi, francesi! Come potete dimenticare il vostro genocidio contro l'Algeria e accusare invece la Turchia con le vostre bugie. Voi siete fra quelli che vogliono la guerra. Ecco la guerra... Noi saremo la vostra maledizione nel cyber-world''. Sul sito dell'Ordine dei giornalisti, che ha avvisato la Digos dell'incursione degli hacker, era scritto anche: ''Owened Your System'' (ci siamo appropriati del vostro sistema) con la firma dei ''Guardiani della Turchia e dell'Islam''.

In calce, una nota per spiegare: ''Non siete voi i nostri nemici. E non ce l'abbiamo con voi. Ma questa e' la Cyber-War!''. Alla fine una firma: ''we are: P4R4DOX n SyncHacker''.

L'obiettivo è evidentemente il recente progetto di legge francese che vieta di negare il genocidio degli armeni del 1915, condannato anche ufficialmente dal Parlamento turco il 17 ottobre.

E' stato un attacco informatico in piena regola, simile a quello che si è avuto una decina di giorni fa contro ministeri e università danesi. Secondo le autorità scandinave, che hanno effettuate indagini dopo l'attacco subito recentemente, P4R4DOX avrebbe sede nella Turchia e nel Medioriente.
(TGCom)
__________________

Guida CDR
- SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts -
Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue

non rispondo a msg privati sui monitor
Adric è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
 Rispondi


Intel Panther Lake: i processori per i notebook del 2026 Intel Panther Lake: i processori per i notebook ...
Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Forest Intel Xeon 6+: è tempo di Clearwater Fore...
4K a 160Hz o Full HD a 320Hz? Titan Army P2712V, a un prezzo molto basso 4K a 160Hz o Full HD a 320Hz? Titan Army P2712V,...
Recensione Google Pixel Watch 4: basta sollevarlo e si ha Gemini sempre al polso Recensione Google Pixel Watch 4: basta sollevarl...
OPPO Watch X2 Mini, lo smartwatch compatto a cui non manca nulla OPPO Watch X2 Mini, lo smartwatch compatto a cui...
New York porta in tribunale TikTok, Meta...
L'intelligenza artificiale canceller&agr...
Battlefield 6: analisi grafica e DLSS
Gauss Fusion presenta GIGA: l'Europa acc...
Lo sapete che anche le auto elettriche d...
Oltre un miliardo di dati sensibili sott...
iPhone 17, segni sui modelli in esposizi...
Sviluppatore Microsoft confessa: la cele...
Sfrutta l'IA per migliorare a lavoro, l'...
iPhone 18 Fold: un leak indica i materia...
Instagram testa nuove opzioni per contro...
Elon Musk raggiunge un accordo con l'ex ...
Meta Quest 3S da 256 GB in offerta su Am...
L'energia solare è la più ...
I furgoni elettrici sono già pi&u...
Chromium
GPU-Z
OCCT
LibreOffice Portable
Opera One Portable
Opera One 106
CCleaner Portable
CCleaner Standard
Cpu-Z
Driver NVIDIA GeForce 546.65 WHQL
SmartFTP
Trillian
Google Chrome Portable
Google Chrome 120
VirtualBox
Tutti gli articoli Tutte le news Tutti i download

Strumenti

Regole
Non Puoi aprire nuove discussioni
Non Puoi rispondere ai messaggi
Non Puoi allegare file
Non Puoi modificare i tuoi messaggi

Il codice vB è On
Le Faccine sono On
Il codice [IMG] è On
Il codice HTML è Off
Vai al Forum


Tutti gli orari sono GMT +1. Ora sono le: 19:18.


Powered by vBulletin® Version 3.6.4
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Served by www3v