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Old 30-08-2005, 06:07   #1
Adric
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Colombia, la guerra senza fine

Colombia, scontri tra Esercito e guerriglieri in tutto il paese

Inviato da Marzia Coronati
lunedì, 29 agosto 2005 14:51

I quotidiani colombiani continuano a riportare elenchi di morti e feriti, vittime degli scontri tra guerriglieri e Esercito che pervadono l’ intero paese ormai da troppo tempo. Il quotidiano El Tempo nella sezione dedicata ai conflitti armati, oggi riporta un susseguirsi di tragedie.

Nella zona rurale di El Corono, a nord di Bolìvar, un paramilitare è morto in uno scontro tra l’ Esercito e una fazione del gruppo di estrema destra Auc (Autodefensas Unidas de Colombia). Un guerrigliero dell’Eln (Esercito de Liberacion Nacional) nel frattempo moriva a Saracena in un altro combattimento. Poco dopo, nel dipartimento di Norte de Santander, due ribelli delle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombias) perdevano la vita combattendo; altri otto morivano lottando contro l’Esercito a Puerto Inìrida. Ad Antioquia, dove recentemente uno scontro tra Farc e contadini ha lasciato una dozzina di morti più un numero imprecisato di feriti, è stato assassinato un combattente delle Farc.

In tutti gli scontri, l’Esercito ha sequestrato armi, munizioni ed esplosivi. In prossimità delle elezioni presidenziali, il leader colombiano Alvaro Uribe sembra avere rafforzato la politica di lotta alla guerriglia e al narcotraffico. Lotta alla guerriglia con la guerriglia.

E’ ancora presto per raccogliere gli eventuali frutti positivi di questa nuova linea politica. Non è presto però per raccogliere i cadaveri delle vittime degli scontri. Tra le vittime anche civili colpevoli solo di essere nati nel paese dell’orrore, in una delle nazioni considerata più pericolosa al mondo. Ieri un conducente è morto per l’esplosione di una mina antiuomo, sull’autostrada Medellìn-Bogotà. Secondo le autorità, le mine sono state posizionate dai guerriglieri delle Farc. Gli incidenti provocati da questi dispositivi sono ormai di routine in Colombia. L’anno scorso si riportavano due incidenti al giorno, e, secondo le statistiche della Campagna Colombiana Contro le Mine, nell’ultimo semestre ci sono state quasi tre vittime al giorno.

Tutto sembra essere marcio e corrotto. Alcuni membri del Congresso, coloro che le leggi dovrebbero produrle e non violarle, sono oggi sotto inchiesta perché in possesso di grandi quantità di cocaina: “Venditori di biscotti, venditori di scarpe, astrologi e spacciatori di marijuana e cocaina: tutti entrano in Congresso”, ha dichiarato in un intervista rilasciata alla BBC il vice-presidente del Senato Edgar Artunduaga.

Domani il nuovo segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, José Miguel Insulza, arriverà per una visita il cui tema principale sarà la pace. Gli incontri previsti in agenda con il presidente Uribe, il commissario per la pace Luis Carlos Restrepo e il ministro degli Interni e della Giustizia Sabas Pretelt de la Vega avranno tra gli scopi quello di capire come sta funzionando la tanto discussa nuova legge di Pace e Giustizia, per giudicare i delitti dei paramilitari. Il rappresentante della Camera Gustavo Petro, in un’intervista rilasciata al quotidiano locale Vanguardia Liberal, ha spiegato che la legge, che oggi compie un mese, non sta funzionando “ perché tutti gli strumenti che crea, come l’adeguamento della Fiscalìa, la rappresentanza delle vittime e gli avvocati speciali, non si stanno formando”.

Marzia Coronati (WarNews.it)
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Old 30-08-2005, 08:50   #2
sid_yanar
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certamente della colombia nei telegiornali non se ne parla (non è un caso)eppure è un paese violentissimo, probabilmente un laboratorio sul campo dove provare determinati tipi di definiamola, politica...
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"...tutti ci amano, e tutti ci odiano."
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Old 07-09-2005, 17:28   #3
Adric
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Colombia: la guerra senza fine

Scritto da Marzia Coronati
domenica, 04 settembre 2005 17:31

A pochi mesi dalle prossime elezioni, si tirano le somme dei risultati raggiunti dal governo del presidente colombiano Alvaro Urìbe. Nel 2002, in occasione della festa per l'insediamento del nuovo presidente, un attentato del gruppo di rivoluzionari delle Fuerzas Armadas Revolucionarias (FARC) ha provocato decine di morti e feriti. La rielezione del presidente oggi provocherebbe la stessa reazione?

La Colombia è da quaranta anni in guerra. Quaranta. La quantità di scempi, omicidi, sequestri di cui il paese è stato ed è tuttora testimone è così ampia da renderne impossibile una stima certa. Il numero delle vittime dovrebbe aggirarsi attorno ai 300.000.

In base all'ultimo rapporto di Amnesty International, negli ultimi 20 anni di conflitto sono morte almeno 70.000 persone, di cui la maggior parte civili. Quasi tre milioni di persone sono state costrette a rifugiarsi (solo 280.000 nel 2004). Decine di migliaia di civili sono stati torturati e sequestrati. Lo stesso rapporto sostiene che la maggior parte degli omicidi e dei sequestri è opera dei paramilitari appoggiati dall'esercito.

All'origine di questo conflitto, praticamente l'ultimo in una America Latina quasi del tutto pacificata, vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione, che aveva già provocato gravissime violenze diversi anni prima dell'inizio "ufficiale" delle ostilità.

Alla base del conflitto ci sono gli scontri tra Esercito, milizie paramilitari (come le Autodifese Unite della Colombia - AUC) e gruppi armati di opposizione, esistenti sin dal 1950, quando durante una cruenta guerra civile tra conservatori e liberali si sono creati i due maggiori gruppi di guerriglia tuttora attivi: le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), che si calcola contino circa 20.000 combattenti, e l'Ejercito de Liberacion Nacional (ELN), con circa 4.000 combattenti. Anche i gruppi guerriglieri, cosi come esercito e paramilitari, sono responsabili di gravi infrazioni del diritto internazionale umanitario, colpevoli di abusi, omicidi di civili e sequestri.


Armamento di civili

Il governo ha reagito ai gruppi di guerriglieri promulgando un decreto (il 3.398 del 1965, convertito nella Legge 48 tre anni dopo) che permetteva all'esercito di creare gruppi di civili armati per perpetuare operazioni congiunte di "contro-insurrezione". Le forze armate che si sono create a seguito di questo provvedimento, le suddette milizie paramilitari, hanno portato avanti una serie di operazioni in violazione con i diritti dei civili in nome di una millantata lotta contro la guerriglia.

Il Presidente Alvaro Uribe alle Nazioni Unite (Foto UN)

Molti membri delle elitès politiche ed economiche, soprattutto i possidenti terrieri e gli impresari agro-industriali, tollerano e a volte appoggiano la formazione di questi gruppi armati per parte dell'esercito perché necessari per impedire che la guerriglia sequestri le loro imprese e i loro terreni.


La smobilitazione

Da due anni il governo Urìbe ha intrapreso più attentamente un dialogo con le diverse forze paramilitari, prevedendo la loro smobilitazione entro la fine del 2005. Alla fine del 2004 cinque blocchi paramilitari hanno consegnato le armi. Ma la guerra è lontana dalla tregua: "il serpente è ancora vivo", detto con le parole del presidente.

Il rapporto di Amnesty International diffuso il 01/09/2005 dal titolo "Paramilitari a Medellìn: smobilitazione o legalizzazione?", mostra come la strategia di smobilitazione decisa dal governo della Colombia minacci di consolidare il paramilitarismo e tutto ciò che ne consegue: omicidi, sequestri e torture continuano ad essere compiute in quasi totale impunità. Dei quasi 6.000 paramilitari smobilitati dal 2003, solo 25 sono detenuti per le atrocità commesse.

A Medellìn il Bloque Cacique Nutibara (BCN), uno dei gruppi militari smobilitati, continua ad agire come una forza militare, uccidendo e minacciando difensori dei diritti umani. Più che operare in gruppi ampi, i paramilitari di oggi si presentano come informatori dell'esercito o agenzie di sicurezza private. Secondo il rapporto, il principale difetto del processo di smobilitazione è costituito dalla "legge di giustizia e pace", varata da poco più di un mese, che intende regolare la smobilitazione, garantendo ai membri dei gruppi illegali che "smobilitano" significative riduzioni di pena. Dalla legge hanno già tratto beneficio migliaia di sospettati autori di violazioni dei diritti umani.

Nel paese si è aperta la strada al riciclaggio dei paramilitari. Non prevedendo nessuna politica contro il reclutamento dei paramilitari, la legge non impedisce che alla smobilitazione segua un nuovo reclutamento da parte dei migliori offerenti. Con il rapporto, Amnesty International si rivolge alla comunità internazionale affinché non fornisca sostegno politico ed economico al processo di smobilitazione fino a quando il governo colombiano non introdurrà un apparato legale per la smobilitazione dei gruppi armati illegali conforme agli standard del diritto internazionale in materia di verità, giustizia e riparazione.


Le libertà stroncate

Le forze di sicurezza colombiane hanno adottato una strategia di "contro-insurrezione" che tende a considerare le vittime delle zone di conflitto non come vittime dei gruppi di guerriglia bensì come parte del nemico, simpatizzanti della guerriglia; difensori dei diritti umani, sindacalisti, giornalisti e attivisti sociali vengono continuamente perseguitati, così come le comunità civili colpevoli solo di abitare in zone considerate di importanza militare o economica. Parte integrante di questa strategia è ancora una volta l'uso di civili armati come forze ausiliari.

Per proteggersi da queste violente e ingiuste persecuzioni gruppi di civili si sono uniti dando vita a delle comunità, chiamate "comunità di pace", che non appoggiano nessuna fazione: né con i paramilitari, né con la guerriglia, né con l'esercito: solamente difesa del diritto alla neutralità. La Comunità di pace di S. Josè di Apartado, in Urabà, ne è un esempio. Quando è stata fondata, nel 1997, i leader avevano richiesto al governo protezione affinché nessuna formazione armata entrasse nel loro territorio. E' un eufemismo dire che l'impegno del governo è stato scarso.

Bambini della comunità di San Josè de Apartado (Fonte: www.selvas.org)

Dal 1997 ad oggi sono state assassinate circa 160 persone appartenenti alla comunità. 160 in otto anni. L'ultimo scabroso fatto risale al 21 febbraio scorso, quando una fazione armata, identificata come la Brigata XVII dell'Esercito Governativo, si è insediata nella comunità e ha assassinato otto persone, tra cui tre bambini. Tra le vittime, il leader di S. Josè, Luis Eduardo Guerra, che nel Luglio 2004, durante il Foro Sociale delle Americhe a Quito, aveva affermato: "che senso hanno gli hotel di lusso, gli esperti delle Ong e tanti intellettuali, che senso ha tutto ciò per noi che abbiamo così bisogno che ci aiutiate a non morire?!". L'appello è caduto nel vuoto.

Cristiano Morsolin, in un articolo riportato da Narcomafie di Giugno del 2005, racconta come i familiari hanno dovuto cercare i corpi delle vittime, massacrate e abbandonate nei boschi, seguendo i voli concentrici degli avvoltoi. Morsolin si è affrettato a rendere noto il fatto alla Comunità europea, dal momento che la stampa colombiana taceva sull'accaduto. Un documento firmato da 60 europarlamentari della 'sinistra unita europea' è stato stilato per denunciare il triste evento. Il giornalista italiano, a seguito della denuncia, è stato costretto ad abbandonare in fretta il paese, perché il rischio di un attentato nei suoi confronti era altissimo. Il Comitato per la protezione dei Giornalisti rivela che la Colombia è il secondo paese più pericoloso al mondo (dopo l'Algeria) per chi si occupa di informazione. Il lavoro del giornalista in Colombia è da tempo nella mira di gruppi criminali, guerriglieri, paramilitari, narcotrafficanti e politici corrotti. La libertà di stampa è sotto minaccia costante. Più di 120 sono i giornalisti uccisi negli ultimi 10 anni.


Narcotraffico

Primo produttore al mondo di cocaina, seguito con notevole distacco dal Perù e dalla Bolivia, la Colombia è responsabile della maggior parte della somministrazione mondiale di questa sostanza, di cui Statunitensi ed Europei sono i maggiori acquirenti. Il commercio di cocaina è sorto tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. In quegli anni la maggior parte del traffico di cocaina stava in mano a due cartelli: quello di Medellìn e quello di Calì. I cartelli si servivano di bande di pistoleri pagati dai leaders del traffico per proteggere i propri loschi affari.

Questi gruppi di sicari furono i precursori di molti dei gruppi paramilitari sorti negli anni '90; spesso i motivi delle stragi di civili si mescolavano in un'ingarbugliata, sordida matassa: civili uccisi perché sospetti di possedere coltivazioni utili o, perché no, sospetti di aiutare la guerriglia. Ecco che narcotraffico e guerra si intrecciano per irrobustire le violenze colombiane.

Partita di pasta di coca grezza sequestrata (Fonte: archivio www.latinamericanstudies.org)

Sebbene il narcotraffico abbia aiutato ad alimentare il conflitto, non si può dire che sia la causa principale di quest'ultimo. Eppure aerei dell'esercito ogni giorno spargono erbicidi sulle piantagioni di coca: nell'ultimo anno 135.000 ettari di terreno sono stati resi inutilizzabili; 148 tonnellate di cocaina e quasi 2.000 laboratori sono stati scoperti e distrutti. I danni purtroppo si estendono anche a polli, mucche e altre piante, irrimediabilmente danneggiati dai veleni.

Nonostante gli ingenti avvelenamenti, il prezzo di un grammo di coca non è aumentato né a New York, né a Londra, né a Barcellona. Perché? Sembra che i coltivatori abbiano escogitato un metodo per produrre la stessa quantità di sostanza su superfici più piccole, è bastato selezionare piante più alte e metterle più vicine le une alle altre.


Rapporti internazionali

La posizione strategica della Colombia, confinante con il Venezuela, l'Ecuador, il Brasile ed unico sbocco verso Panama, rende il paese una delle mete più ambite per gli investimenti delle compagnie petrolifere internazionali. Non pochi sono stati i sostegni economici per incentivare le esportazioni colombiane.

Urìbe ha ereditato dal suo predecessore Andrès Pastrana la strategia denominata Plan Colombia, adottata per la prima volta nel 2001. Questo programma persegue diversi obiettivi: la lotta al narcotraffico e alla guerriglia, il finanziamento della politica nazionale, la difesa dei diritti umani e l'incentivazione allo sviluppo economico. Washington ha da sempre finanziato il programma e sino ad oggi sono stati investiti più di tre miliardi di dollari statunitensi.

Il Plan Colombia, che si concluderà entro la fine del 2005, è ora affiancato da una nuova strategia (iniziata nell'Aprile del 2004) che lo andrà a sostituire all'inizio del prossimo anno: il Plan Patriota. Quest'ultimo programma si concentra soprattutto sulla lotta alla guerriglia e contro le Farc. Grazie anche agli stanziamenti americani, Urìbe ha inasprito la sua politica di lotta alla guerriglia ed ha trasformato il suo esercito demoralizzato in una macchina da guerra, ricacciando i guerriglieri nelle foreste vergini. Il piano, seguendo i precetti della statunitense Dottrina della Sicurezza Nazionale, per sconfiggere il nemico irregolare sta eliminando le basi sociali di appoggio e consenso alla guerriglia.



Conclusioni

Nonostante la maggior parte dei problemi non siano stati risolti, alcuni obiettivi prefissati dalla presidenza Urìbe sono stati in parte raggiunti: la smobilitazione dei paramilitari, nonostante le numerose carenze legislative, è stata avviata; l'economia è in crescita.

A tre anni dall'insediamento, il presidente gode, secondo i sondaggi, di una popolarità che sfiora il 70%. "E' un circolo vizioso: Uribe é molto popolare perché i media sono con lui e i media sono con lui perché é molto popolare", ha affermato in un'intervista al quotidiano locale El Tiempo Daniel Coronel, uno dei tanti giornalisti costretti a lasciare il paese per le continue minacce ricevute.

Comunque andrà: che sia rieletto Urìbe o che vinca qualcun'altro, il nuovo governo si troverà di fronte a una situazione comunque catastrofica. Mai furono più profetiche le parole di Gabriel Garcìa Màrquez, che nel 1989 - ben sedici anni fa - scrisse: "Tutto fa pensare che la guerra sarà lunga, disastrosa e senza avvenire. E, la cosa peggiore, senza alternative. A meno che non se ne presenti una imprevista e felice: una di quelle stravaganze illuminate che tante volte hanno salvato l'America Latina dalla dissoluzione finale. Se non è il dialogo, potrebbe essere qualsiasi altra cosa, purchè non costi la vita a nessuno. Speriamo solo che, prima che termini questa guerra senza fine, non sia il paese stesso a finire."

Marzia Coronati (WarNews.it)
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Paras e ribelli si scontrano a Putamayo; due bambine tra le vittime

Inviato da Marzia Coronati
martedì, 13 settembre 2005 12:57

Ancora incerto il bilancio delle vittime e dei feriti degli scontri tra paramilitari e guerriglieri delle Farc, Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia, avvenuti la scorsa settimana a Putamayo. Diverse fonti riportano notizie contrastanti. Secondo l’Esercito 26 sarebbero i feriti e 15 i morti. Tra questi, due bambine e un contadino della valle del Guamuez, zona ai confini con l’Ecuador.

Le altre vittime non sarebbero ancora state ancora identificate; probabilmente sono tutti combattenti, ma ancora è sconosciuto il movimento illegale di appartenenza.



Dall’ ospedale Sagrado Corazòn de Jesùs de La Horminga si conferma la notizia delle due bambine morte; inoltre i medici confermano che altre 27 persone, tra cui 10 bambini, sono state ricoverate a seguito di ferite di armi da fuoco provocate durante gli scontri. I disordini a Putamayo sono iniziati dopo un assalto delle Farc all’infrastruttura elettrica nel sud del paese, che razionalizza il servizio nei municipi di Putamayo. Sibundoy, Colòn, San Francisco e Santiago sono senza luce.

Gli analisti qualificano queste azioni offensive come un campanello d’allerta per il Governo, potrebbe infatti trattarsi di un modello di attacco regionale che potrebbe riverificarsi.



Mentre paras e Farc continuano a spararsi, Urìbe incalza con manovre di pacificazione e proposte di dialogo. Nell’ultimo annuncio, il presidente ha chiarito che la discussa legge di pace e giustizia, per la smobilitazione dei combattenti, non è rivolta solamente ai paramilitari, ma anche ai guerriglieri delle Farc. Condannati a 40 anni di carcere potrebbero scontare pene di otto anni nel momento in cui confessassero tutti i loro crimini. Tra i guerriglieri in lista per una riduzione della pena, ci sono sequestratori, assassini e terroristi.



Tra due settimane cominceranno i lavori di una commissione speciale a cui il governo ha affidato il compito di occuparsi della riparazione delle vittime per azioni di gruppi illegali. “ La scelta di ‘sgovernizzare’ il processo in questa delicata fase di applicazione della legge di pace e giustizia è dettata dalla necessità di dare maggiore fiducia a questo strumento legale così tanto criticato”, ha dichiarato il vicepresidente Francisco Santos in un’intervista al quotidiano locale El tiempo.



Eduardo Pizarro, sociologo e professore presso l’istituto di studi politici e relazioni internazionali dell’Universidad Nacional, sarà uno dei membri di questa speciale commissione di riparazione e riconciliazione di vittime della violenza. “ La prima cosa da fare è creare un fondo di riparazione delle vittime con i finanziamenti degli assassini, le finanze nazionali e gli aiuti della comunità internazionale.” spiega Pizarro “Che Giappone, Stati uniti e Unione europea donino al fondo per la riparazione delle vittime parte del debito colombiano”.



Intanto nel municipio di Sopetran, ad Antioquia, 222 membri del blocco nord-occidentale delle Auc si smobilizzano, consegnando 105 fucili, munizioni e strumenti di comunicazione. Il blocco era presente da nove anni in 22 municipi di Antioquia.



C’è quindi chi decide di consegnare gli strumenti di guerriglia e chi invece è costretto. Nel municipio di Puerto Rico, a Meta, l’esercito ha scoperto un ospedale dipinto di verde e mimetizzato in una zona boscosa del municipio, capace di ricoverare per lo meno 60 pazienti allo stesso tempo. L’accessoriata struttura, dotata di potenti strumenti medici, è stata smantellata ieri dall’esercito; nello scontro con i ribelli delle Farc, proprietari del complesso ospedaliero, due guerriglieri hanno perso la vita e un altro è stato sequestrato.



La legge di pace e giustizia è sempre più discussa. La smobilitazione di assassini e criminali preoccupa l’opinione pubblica; il rischio di ‘riciclaggio’ dei guerriglieri smobilitati spaventa i civili. Del resto, è difficile che l’apparato legislativo di una nazione in guerra da cinquanta anni possa funzionare bene.



Ieri Profirio Ramirez Albana, un uomo di 42 anni, ha sequestrato un aereo partito da Florencia, per richiedere il risarcimento negatogli dal Consiglio di Stato nel 1991. L’uomo, che ora è costretto alla sedia a rotelle, rimase ferito durante un’operazione antinarcotici della polizia a Caquetà. La procura, per un errore commesso nel 1996, aveva archiviato il caso negando a Ramirèz un indennizzo di invalidità. Il sequestro si è concluso senza vittime; l’uomo sarà processato per sequestro e possesso illegale d’armi.

Marzia Coronati (WarNews.it)
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Old 15-09-2005, 09:12   #5
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Molto interessante, grazie.

Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi

Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
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Old 15-09-2005, 09:44   #6
parax
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Anch'io voglio dire ad Adric che leggo sempre questi articoli di Geopolitca e crisi estere, che posta, anche se la maggior parte delle volte non scrivo nulla.
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Old 19-09-2005, 22:01   #7
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La Colombia e l’estradizione di tre uomini dell’Ira: storia di scambi, complotti e compromessi

Scritto da Clara Capelli
domenica, 18 settembre 2005 18:47

La Colombia ha formalmente richiesto all’Irlanda l’estradizione di tre uomini ritenuti essere affiliati all’IRA e condannati a 17 anni di prigione per avere preso parte all’addestramento dei guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC). È il nuovo capitolo di una storia iniziata quattro anni fa e ancora ben lontana dalla conclusione.

I tre furono arrestati l’11 agosto 2001 all’aeroporto di Bogotà mentre cercavano di lasciare il Paese con passaporti falsi; tracce di esplosivo vennero rilevate sui loro indumenti. Ben presto emersero i loro legami con l’IRA: due di essi – James Monaghan e Martin McCauley – erano esperti di esplosivi del gruppo indipendentista irlandese; il terzo - Niall Connolly – era stato rappresentante a Cuba dello Sinn Fein (il braccio politico dell’IRA) e figurava essere presente sul libro paga del partito comunista cubano. In seguito alla testimonianza di un ex combattente delle FARC le autorità colombiane li accusarono di avere addestrato guerriglieri nel Caguan – allora zona di distensione tra gruppi ribelli e governo - sull’uso di esplosivi e sulle tecniche di terrorismo urbano.

L’IRA e le FARC

Era la prima volta che la rete di relazioni tra IRA e narcoterroristi colombiani veniva alla luce, anche se un’inchiesta precedentemente condotta dal Comitato per le Relazioni Internazionali della Camera dei Rappresentanti statunitense aveva attestato l’esistenza di tale rete già dal 1998. In cambio del supporto ricevuto le FARC avrebbero pagato l’IRA con il denaro ricavato dal traffico illegale di droga – la loro principale attività – oltre ad offrire ai "colleghi" irlandesi la possibilità di testare nuove armi e strategie in un luogo al riparo da occhi indiscreti.

Stando a varie indagini effettuate a riguardo, le competenze che le FARC hanno in materia di esplosivi non provengono soltanto dall’IRA, ma anche da Cuba e Iran nonché dal gruppo peruviano Sendero Luminoso e dall’ETA; sarebbe stato proprio quest’ultimo – che in passato aveva avuto rapporti con l’IRA - a mettere in contatto le FARC con i terroristi irlandesi, forse con l’aiuto di Connolly.

L’apporto decisivo è stato però quello dell’IRA, dato che il significativo "salto di qualità" nelle tecniche impiegate dalle FARC è stato registrato proprio a partire dal 2001. Da allora in poi gli attacchi hanno mostrato un netto spostamento verso obiettivi urbani oltre che il decisivo aumento dell’uso di autobomba.


Le reazioni

I tre negarono di avere preso parte all’addestramento delle FARC e giustificarono la loro presenza nel Caguan dicendo di essere osservatori di pace interessati alle trattative allora in corso fra il governo del presidente Pastrana e i narcoterroristi.

La campagna contro l’arresto dei "tre della Colombia", come vennero presto designati, fu accesa. La Colombia fu accusata di non avere prove a carico dei tre uomini (il testimone che li aveva identificati come suoi ex addestratori era sparito nel nulla…), tanto da detenerli in prigione solo per possesso di documenti falsi. Altro grande accusato fu il Regno Unito, che avrebbe approfittato della situazione per indebolire la fazione repubblicana durante i negoziati di pace, dopo che l’IRA aveva ritirato l’offerta di disarmo avanzata il 31 maggio 2001; i tre dichiararono addirittura che i servizi segreti britannici avevano fabbricato prove a loro carico per incastrarli.

Ma se queste persone erano in Colombia come osservatori perché viaggiavano con documenti falsi? E perché erano stati mandati loro, esperti di esplosivi, anziché professionisti competenti in materia di negoziati?


Dal processo alla richiesta di estradizione. E ora?

Nel 2004, dopo tre anni di prigione, essi furono prosciolti dalle accuse e rilasciati in regime di libertà condizionata. La corte di appello li dichiarò poi colpevoli nel dicembre dello stesso anno, ma la sentenza fu emessa in contumacia poiché i tre erano nel frattempo fuggiti.

Se ne sono ritrovate le tracce in Irlanda il mese scorso; interrogati dalle autorità del Paese, sono però stati rilasciati senza accuse di sorta.

Con la richiesta di estradizione l’Irlanda viene a trovarsi ora in una situazione molto delicata. La Colombia l’ha accusata di avere permesso il rientro dei tre uomini in patria come concessione all’IRA, che lo scorso luglio ha finalmente acconsentito ad abbandonare la lotta armata contro il governo inglese. Le accuse sono state smentite, ma il Paese resta comunque fra due fuochi: autorizzare l’estradizione rischierebbe di provocare una dura reazione da parte dei nazionalisti repubblicani e di chi ancora grida al complotto contro i "tre della Colombia"; non farlo irriterebbe gli unionisti e il governo britannico. A ciò si aggiunga che fra Colombia e Irlanda non esistono accordi per l’estradizione, cosa che rende il clima ancora più teso e confuso.

Il governo dell’Irlanda ha manifestato la propria disponibilità a studiare la questione per trovare una soluzione "conforme alla legge irlandese". Nel frattempo il vicepresidente della Colombia Francisco Santos ha annunciato che il mese prossimo si recherà in Irlanda in compagnia di alcune vittime di attacchi guerriglieri. Già, le vittime…la storia continua, ma quando sarà fatta loro giustizia?

Clara Capelli (WarNews.it)

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Spari e granate in pieno centro

Inviato da Marzia Coronati
lunedì, 19 settembre 2005 11:48

Una ragazza di 18 anni è morta, un uomo è stato ferito e un altro sequestrato durante l’attacco di giovedì 16 settembre portato avanti da decine di guerriglieri delle Fuerzas Armadas Revolucionarias Colombianas (Farc), a Mutatà

Secondo le autorità locali, i sovversivi sono entrati nel quartiere Obrero, in pieno centro urbano, lanciando granate e sparando contro una casa. "E’ stata un’incursione ben precisa contro un obiettivo chiaro", assicura il governatore di Antioquia Anìbal Gaviria. Mentre alcuni guerriglieri attaccavano la villetta, altri sparavano indiscriminatamente contro i civili, per deviare l’attenzione della Forza Pubblica.

Il segretario del Governo di Antioquia, Jorge Mejìa, ha rivelato che secondo alcune fonti la causa dell’attacco risiede nella presunta relazione delle vittime con il blocco dei paramilitari ‘Elmer Cardenas’, che la settimana passata aveva deciso di smobilizzarsi.

Il governatore ha ammesso l’inefficacia della difesa della Forza Pubblica, la zona infatti era già da tempo sotto minaccia ma poco o niente è stato fatto per rafforzare i sistemi di sicurezza.

A tre anni dalla presidenza Urìbe e in prossimità delle prossime elezioni, il bilancio del conflitto è negativo. Attacchi, scontri e sequestri sono ancora all’ordine del giorno. La settimana scorsa la quarta brigata dell’esercito ha informato che il sacerdote Cèsar Darìo Pena, sequestrato lo scorso anno dalle Farc, è stato assassinato. La notizia è stata diffusa a seguito della cattura di Martìn Francisco Puerta, presunto capo del fronte 36 delle Farc. Nonostante il corpo non sia ancora stato restituito, è la prima volta che un’autorità militare riconosce la morte del sacerdote, il cui caso giunse sino al Vaticano.

Il sequestro del sacerdote non è stato l’unico caso colombiano ad avere risonanza anche in Europa. Il massacro del marzo passato nella comunità di pace di s.Josè de Apartado è stato denunciato dal giornalista italiano Cristiano Morsolìn e in seguito presentato alla comunità europea. Quella volta tra la dozzina di vittime dell’attacco alla pacifica comunità c’erano anche tre bambini di neanche quattro anni.

L’atrocità dell’evento ha finalmente scosso l’opinione pubblica italiana, da decenni inerte davanti al conflitto colombiano. Il 16 e 17 Settembre a Cascina, in occasione del forum internazionale “Colombia vive!” si è discusso delle problematiche e delle possibili soluzioni relative alle comunità di pace, realtà di vita alternativa che si sono create negli ultimi anni del conflitto, non allineate né con i militari né con i guerriglieri ma predicanti solamente la pace.

Marzia Coronati (WarNews.it)
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Il dramma dimenticato dei rifugiati colombiani

Scritto da Clara Capelli
sabato, 08 ottobre 2005 20:07

Il 27 settembre è stata inaugurata dall’Agenzia ONU per i rifugiati la Casa dei Diritti di Altos de Cazucá, quartiere della periferia di Bogotà. Qui qualcosa come 20000 rifugiati interni – profughi nel loro stesso Paese – potranno finalmente trovare protezione e assistenza.

Queste persone, rappresentanti il 40% circa della popolazione di Altos de Cazucá, sono infatti giunte nella zona per sottrarsi alla violenza del conflitto tra gruppi ribelli, esercito nazionale e milizie paramilitari, di cui erano le principali vittime.

L’evento porta inevitabilmente alla luce un’emergenza umanitaria tanto grave quanto ignorata: secondo un’inchiesta pubblicata da AlertNet lo scorso marzo, infatti, la questione dei rifugiati colombiani sarebbe al sesto posto nella classifica delle crisi “dimenticate”, nonostante questi ultimi siano quasi tre milioni (il Comitato USA per i Rifugiati e gli Immigrati ne stima 2,73 milioni), un ammontare spaventoso, superato solo da Angola e Sudan.



La situazione attuale
Questo è come si è detto il risultato di una guerra intestina al Paese che si protrae da quarant’anni. Diverse zone sono sotto il controllo di vari gruppi armati (fra questi, le FARC e l’ELN), ciascuno dei quali cerca di imporsi sugli abitanti dei villaggi, esponendoli però agli attacchi delle fazioni nemiche: cacciati dalle loro terre, reclutati forzatamente - bambini compresi -, sfruttati per la coltivazione di coca, derubati di beni e risorse necessarie alla loro sopravvivenza. E la forza pubblica reagisce ostacolando ulteriormente spostamenti e approvvigionamenti con blocchi economici o altre restrizioni.

Violenze, insicurezza, privazioni; l’unica alternativa è abbandonare tutto e cercare asilo nelle Nazioni confinanti, quali Ecuador, Panama e Venezuela, oppure rifugiarsi nelle baraccopoli delle città colombiane. Ma la condizione di queste persone non migliora.

Disoccupazione e malnutrizione sono fenomeni diffusi: secondo stime dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR), il 50% non ha un impiego ed il 43% non ha pressoché nulla da mangiare.

Altra piaga è lo sfruttamento sessuale delle donne e soprattutto delle ragazze, il 30% delle quali ha almeno un figlio prima dei vent’anni -contro il 19% della popolazione femminile non rifugiata.

Anche per i profughi nei Paesi vicini la situazione rimane drammatica: condizioni igieniche pessime, niente acqua corrente, continuo pericolo di epidemie, discriminazione da parte della popolazione autoctona e totale disinteresse da parte delle autorità, troppo impegnate a fronteggiare situazioni già di per sé critiche per curarsi di individui da cui non potrebbero neanche ricavare voti elettorali.



Cosa è stato fatto e cosa si dovrebbe fare
Come ha sottolineato il rappresentante dell’UNHCR in Colombia Roberto Meier, la Casa dei Diritti di Altos de Cazucá è un’iniziativa di grande importanza per la vita dei rifugiati, non soltanto dal punto di vista “simbolico” (i profughi non sono stati dimenticati), ma anche e soprattutto da quello pratico dei benefici concreti che essi ne potranno trarre: assistenza sanitaria, istruzione e qualificazione professionale, alloggi, tutela dei diritti.

Ciò è evidente e tutti, a cominciare dallo stesso UNHCR, si augurano che questo progetto sia il primo di una lunga serie, ma è altrettanto evidente che il problema debba essere affrontato alla radice.

La Consulta per i Diritti Umani ed i Rifugiati ha rilevato 288.000 nuovi profughi all’interno del Paese (il 39% in più dell’anno scorso), aumento imputato alla linea dura del presidente Uribe contro i gruppi ribelli, la quale ne ha reso più violenta l’azione, soprattutto nella zona meridionale. Si aggrava lo stato della popolazione, si intensifica il flusso di profughi verso i Paesi vicini – e quindi la tensione tra questi e la Colombia -, aumentano attacchi e minacce nei confronti di religiosi e associazioni umanitarie che cercano di aiutare i più poveri e indifesi, mentre il governo si limita a promuovere il ritorno delle famiglie rifugiate, senza però assicurare loro adeguate condizioni, anche solo semplicemente tutelando le proprietà che queste erano state costrette ad abbandonare.

L’UNHCR ha affermato che i profughi dipendono per il 60% dei loro bisogni primari da aiuti internazionali; gli scarsi aiuti statali (l’assistenza sanitaria per esempio copre solo le malattie legate allo stato di profugo) sono destinati solo ai rifugiati certificati come tali, circa 1,23 milioni: la maggior parte infatti non ha fiducia nel governo e preferisce non farsi registrare. Invece molti responsabili del loro dramma non solo non vengono adeguatamente perseguiti (per la legge di Giustizia e Pace infatti molti ex paramilitari hanno ricevuto l’amnistia nonostante le atrocità commesse), ma spesso ricevono dallo Stato più aiuti e benefici delle loro vittime.

La questione dei rifugiati colombiani non è solo dimenticata dal resto del mondo, ma anche dalla loro stessa patria e finché la condizione del Paese resterà tale non si arriverà ad una soluzione. Bisognerà attendere l’inaugurazione della Casa dei Diritti non di Altos de Cazucá, ma della Colombia intera.

Clara Capelli (warnews.it)
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Colombia: commercio libero in un paese in catene

Scritto da Marzia Coronati
domenica, 30 ottobre 2005 11:18

Il presidente colombiano Alvaro Uribe (Foto: Sne)Nella terra minata da una guerra civile che sembra interminabile si tirano le somme del bilancio dell’attuale governo, in vista delle prossime presidenziali previste per l’ aprile del 2006. La Colombia ha già compiuto quaranta anni di conflitto, scontri tra esercito, paramilitari e guerriglieri rivoluzionari, sequestri e violazioni degli elementari diritti umani sono all’ordine del giorno.

Secondo le ultime stime di Amnesty International, solo negli ultimi venti anni sono morte più di 70mila persone. Nonostante la gravità della situazione, la nazione sta assistendo a una discreta crescita economica.

L’inizio di un decollo o un fuoco di paglia?

Il 19 ottobre è stata una data importante per il Paese: la Corte Costituzionale ha infatti approvato l’atto legislativo che permette la rielezione del presidente della Repubblica. La Corte ha però deciso di limitare i poteri del Congresso, che non potrà promulgare la legge che regolerà la rielezione. La svolta storica di questa decisione ha sollevato consensi e critiche; tangibile la preoccupazione dell’opposizione, che sottolinea la necessità di un rafforzamento degli organismi di controllo, per stabilire un necessario equilibrio tra i candidati. Ora il paese aspetta il verdetto sulla legge di garanzia, per sapere se l’attuale presidente Alvaro Urìbe potrà ricandidarsi nel 2006.

In caso positivo, la vittoria del presidente non da tutti è vista come scontata; il 56% di voti a suo favore che hanno previsto gli ultimi sondaggi sono una buona prospettiva, ma se l’opposizione è fortunata e riesce a porlo sotto il 50%, obbligandolo al ballottaggio, il panorama si potrebbe complicare. La carica di capo di Stato investe Urìbe di vantaggi non trascurabili: alta esposizione nei media, informazione di Stato privilegiata, una enorme quantità di risorse a sua disposizione e l’appoggio dei settori più ricchi della società. La sua attuale posizione insomma potrebbe aiutarlo.

Il particolare momento storico per la Colombia, necessita di uno sguardo attento alle cause della crescita economica. L’aumento dei tassi di occupazione e dell’indicatore del Prodotto Interno Lordo sono il risultato di buone pratiche di governo? Alla crescita corrisponde un effettivo miglioramento delle condizioni della società civile? Questo ci si chiede in vista delle prossime elezioni, che con alta probabilità vedranno tra i candidati l’attuale presidente.

E’ difficile trovare risposte assolute a questi interrogativi, soprattutto quando si parla della Colombia, patria delle contraddizioni, lo stato dove narcotrafficanti in costose scarpe italiane e rolex d’oro nascondono sacchi d’oro nei giardini delle proprie suntuose ville, non sapendo più che fare del loro denaro, mentre contadini assistono inermi alle fumigazioni dei loro campi o vivono sotto le minacce di qualche fazione guerrigliera. L’instabilità economica e sociale non permette previsioni attendibili, ma parte degli analisti imputa la causa di questo nuovo dinamismo ad un innalzamento dei margini di intermediazione del sistema finanziario, dovuti agli alti livelli di inefficienza delle banche - ad esempio attraverso l’aumento delle commissioni, così alte che i commercianti hanno diverse volte minacciato di non volere più accettare carte di credito - piuttosto che ad un effettivo aumento della produzione di beni e servizi.

A riguardo, il dato relativo alla crescita dell’agricoltura, minore rispetto a quello di tutti gli altri settori, è indicativo. Se questa analisi è esatta, l’economia tracollerà presto, e l’attuale espansione è solamente una fugace conseguenza del malfunzionamento del sistema finanziario.

I dati

Dalle ultime valutazioni del Dane, Departemento Administrativo Nacional de Estadistica, relative al secondo trimestre del 2005, risulta che l’economia colombiana è cresciuta del 5,30% rispetto allo stesso trimestre del 2004 e del 2,36% rispetto al trimestre precedente. Scomponendo il risultato del Pil, rispetto allo stesso trimestre del 2004 si osserva un aumento soprattutto nel settore del commercio e della ristorazione -10,23%- seguito dal settore finanziario, delle assicurazioni, immobili e servizi alle imprese, aumentato del 9,81%; l’agricoltura, la caccia e la pesca sono invece aumentate in misura inferiore - del 2,84%.

Anche il tasso di occupazione è aumentato del 2,1% rispetto all’anno scorso, con una crescita soprattutto di giornalieri e braccianti, facendo scendere il tasso di disoccupazione al 14,7%; la disoccupazione è sempre stato uno dei maggiori problemi strutturali colombiani, uno degli aspetti che più preoccupa la Cepal - Commissione economica per l’America Latina - è l’assenza di protezione in materia di sicurezza sociale di migliaia di lavoratori, il 32% dei salariati lavorano senza contratto, non hanno quindi diritto al sistema di sicurezza sociale e non hanno nessuna stabilità lavorativa. Infine le esportazioni sono drasticamente aumentate rispetto al 2004, soprattutto quelle verso gli altri paesi dell’America Latina e l’Unione europea.

Anche le importazioni sono aumentate; in un articolo pubblicato sul quotidiano El tiempo del 13 ottobre risulta che ammontavano a 13.602 milioni di dollari tra gennaio e agosto, la metà delle quali provenienti da Usa, Cina e Brasile; le importazioni dagli Usa sono aumentate del 28,2%, dal Brasile del 51,5% e dalla Cina del 57,5%.

Il dilemma sul libero commercio

Il 17 ottobre a Washington è iniziato il tredicesimo incontro sul TLC, Trattato di libero commercio, a cui la Colombia dovrebbe aderire entro il 2006, secondo quanto dichiarato da Urìbe. L’accordo commerciale tra gli Stati Uniti e l’America centrale mira a migliorare la competitività economica attraverso una ristrutturazione dell’apparato produttivo, e ad accelerare l’integrazione di economie e globalizzazione, basandosi sulle esperienze delle politiche neoliberali globalizzate. Le critiche al trattato non mancano, la maggiore paura è che l'imprenditore non preparato ad affrontare la competenza esterna necessaria all'apertura economica sottesa al trattato scomparirà e le imprese colombiane potrebbero essere soppiantate da imprese straniere.

Gran parte della produzione potrebbe poi essere sostituita con prodotti di migliore qualità e prezzo importati dai paesi vicini.
Contrariamente alle teorie che sostengono che il TLC non costituirà un miglioramento economico, Anooph Singh, direttore del dipartimento dell’emisfero occidentale del FMI, Fondo Monetario Internazionale, in una intervista rilasciata al quotidiano colombiano El espectador, segnala che il trattato potrebbe migliorare la situazione economica dei paesi sudamericani, da sempre troppo ostili all’apertura economica; assicura poi che l’aggiustamento fiscale e le riforme degli ultimi anni permettono al paese di mantenere una certa tranquillità riguardo al futuro economico.

Singh è preoccupato per il fatto che nei prossimi 18 mesi 19 paesi dell’America latina affronteranno processi elettorali, e i nuovi mandatari potrebbero non continuare le attuali politiche di riforme fiscali che hanno favorito l’aumento dell’investimento privato. Per il caso della Colombia, il direttore sembra essere più tranquillo, perché il processo di aggiustamento fiscale del paese, ha dichiarato, avanza molto velocemente, anche se il clima imprenditoriale deve ancora migliorare per stimolare l’investimento, soprattutto rinforzando il rispetto dei contratti e il rafforzamento di una politica di competenza. Singh riporta dati rassicuranti riguardo ai risultati delle riforme economiche in Colombia, come una drastica riduzione dell’inflazione, che è passata dal 6,5% al 5% negli ultimi due anni. E’ importante, ha concluso il direttore, che durante il prossimo mandato presidenziale si mantenga l’inflazione bassa e si continuino le riforme istituzionali e politiche per la riduzione del debito pubblico.

I più critici vedono l’accordo non solo come un accordo commerciale, ma come un progetto che risponde alle attuali esigenze dell’economia statunitense; gli Usa stanno vivendo una crisi finanziaria e di produzione dei beni, e per questo necessitano di nuovi centri egemonici per creare nuova accumulazione di ricchezza. Del resto lo stesso segretario di stato Usa Colin Powell ha affermato che “l’obiettivo del trattato è garantire alle imprese nordamericane il controllo di un territorio che va dal polo artico sino all’Antartide, senza nessun ostacolo o difficoltà, per i nostri prodotti, servizi, tecnologia e capitale in tutto l’emisfero”.

E’ proprio da questo presupposto, cioè l’imposizione di compromessi uguali senza considerare le differenze strutturali tra le economie dei vari paesi che è nata l’idea di portare avanti una Campagna contro il TLC, per articolare forze e azionie proporre la costruzione di nuovi cammini di integrazione basati sulla democrazia, l’uguaglianza, la solidarietà e il rispetto dei diritti umani. Il deficit della bilancia dei pagamenti, gli alti tassi di interesse, il contrabbando, l’evasione e il deficit fiscale sono solo parte dei problemi che aggravano la situazione economica e sociale della maggior parte dei lavoratori, dei contadini e dei settori popolari del paese.

L’attuale aumento delle multinazionali finanziarie e commerciali nordamericane permette di prevedere le gravi conseguenze che l’applicazione del TLC provocherebbe nel Paese, se non saranno creati rafforzamenti di impresa. L’errore maggiore è considerare il mercato dell’emisfero come una sola cosa, mentre entrare a partecipare dovrebbe implicare una differenziazione delle regole, imposta dagli squilibri economici che ciascun paese vive e dal diverso sviluppo tra paese e paese.

L’aspetto emerso nell’ultimo incontro sul Tlc che più preoccupa l’opinione pubblica colombiana riguarda le norme che dovrebbero disciplinare l’industria culturale. Sul tema, la posizione statunitense è distante anni luce da quella colombiana; primi vorrebbero che nella televisione digitale multicanale non solo le trasmissioni autoctone siano ridotte del 35%, ma anche che non esista un minimo di produzione nazionale a partire dal terzo canale. Per i programmatori privati colombiani invece – come la Commissione Nazionale della televisione e la Coalizione Colombiana per la diversità culturale – la quota attuale di trasmissioni è fondamentale per preservare l’identità culturale, oltre ad essere l’unica finestra di entrata per sostenere il prodotto di creatori e artisti nazionali.

L’alternativa al governo Urìbe

Nel suo programma di governo Antonio Navarro Wolf, candidato presidenziale del Pdi - Polo Democrático Independiente - sostiene che la crisi sociale va presto affrontata stabilendo un sistema integrale e generale di salute e alloggio che copra la popolazione sprovvista di questi diritti.
In un lungo documento, Navarro propone 55 soluzioni per un governo disposto a pagare il debito sociale.

Il politico divide gli argomenti in tre grandi temi: la crisi storica e politica dello stato e delle sue istituzioni, il conflitto armato e infine la crisi socioeconomica che vive la maggior parte della popolazione. In pratica, il programma di governo prevede sussidi alimentari per i poveri e gli indigenti di dieci milioni in un lasso di tempo di sette anni, la costruzione di 500 mila alloggi di interesse sociale, la creazione di 2 milioni di impieghi in 4 anni e l’ideazione di una assicurazione sul lavoro che copra 2 milioni di persone entro il 2010. E’proposta anche una ristrutturazione del sistema sanitario che potrà coprire entro il 2010 il 95,2% della popolazione esclusa, stabilire un sistema di pensioni universale che fissi per lo meno un salario minimo e garantire un tetto per i servizi pubblici alla popolazione con redditi bassi.

Il programma mira a stabilire un potere alternativo di sinistra di ampia base sociale che riscatti la sovranità nazionale, faccia cadere il modello neoliberale portando avanti una politica economica che stimoli la produzione e il mercato interno, sospenda il pagamento del debito estero fino a livellare la distribuzione della ricchezza, interrompa le fumigazioni e convochi un referendum su questo tema.

E’ importante analizzare l’attuale situazione economica, il cui miglioramento potrebbe essere imputato solamente alla proverbiale instabilità del paese. La mancanza di basi solide al sistema potrebbe avere generato solo una fase di apparente crescita, destinata a breve a un triste declino. Per una bizzarra coincidenza, tutto ciò accade a pochi mesi dalle prossime elezioni presidenziali. Ancora più curioso, fatalità del destino, grazie alle recenti disposizioni della Corte, è probabile che l’attuale presidente sarà nuovamente candidato. La speranza è in una presa di coscienza dell’opinione pubblica colombiana.

Marzia Coronati
(Ultimo aggiornamento lunedì, 31 ottobre 2005 09:15 )
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Old 08-11-2005, 08:35   #10
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...aggiornamento solo di parte......

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Originariamente inviato da FuGu
Molto interessante, grazie.

Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi

Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
ciao a tutti; ciao a Fugo; mi permetto di quotarti,solo per aggiungere un commento;mi viene da ridere sulla legge della ri-elezione e sui candidati alla presidenza;
1)c'era una candidata con la probabilita' di diventare la prima presidentessa della colombia; C'ERA;INGRID BETANCOURT:e sequestrata da 2/3 anni circa;e viva; e morta; non si sa' bene;sicuramente sarebbe passata all'80% della elezione di quell'anno;aveva fondato un partito:oxigen;molti membri si sono ritirati o sono spariti;Orlando, e altri politici italiani,francesi e tedeschi, sono andati in colombia;per cercare di farla liberare;per mediare tra i paramilitari delle farc , etc etc etc ;sono dovuti SCAPPARE;l'elicottero che ospitava Orlando,politico siciliano,che precedeva quello di uribe, e stato investito da raffiche di mitraglia ed inseguito da alcuni razzi(rpg o similari); non scherzavano; volevano proprio buttarlo giu'; che faccia hanno i giornalisti a scrivere sulle nuove elezioni,quando ancora continuano a scomparire giornalisti, poliziotti non corrotti ed magistrati fedeli alla legge?mi risulta, chiaramente dai giornali, che da quando quel brigante di escobar e morto; altri 200/300 giornalisti o presunti tali sono stati uccisi; e non parliamo dei sindacalisti, di chi cerca di migliorare la vita dei coltivatori delle piantagioni alternative;scusate se scrivo qui ma non vedo altre discussioni qui che parla della colombia;la N'DRANGHETA calabrese e la prima referente per l'europa per la colombia dopo i turchi ;questo dopo il 92/94;ma non si puo' piu' fare niente; ciao a tutti;
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gruezi! allo' mann!!
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Old 15-11-2005, 18:34   #11
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Attentatoin colombia:tre dispesi e una decina di feriti

COLOMBIA 15/11/2005 17.47
MOTOSCAFO-BOMBA ESPLODE NEL PORTO DI BUENAVENTURA, DISPERSI E FERITI


Sono almeno tre i dispersi e una decina i feriti provocati dall’esplosione di un motoscafo alla deriva nel porto di Buenaventura, il principale scalo marittimo del litorale pacifico colombiano: il comandante della polizia del dipartimento di Valle, colonnello Uriel Toro, ha riferito che l’imbarcazione, priva di equipaggio è stata intercettata nelle prime ore di oggi dalla guardia costiera e dagli agenti della squadra anti-narcotici, e stava per essere rimorchiata quando è saltata in aria. Al momento sono ancora in corso le operazioni di ricerca dei dispersi, due militari e una guardia privata al servizio delle autorità portuali. Secondo Toro potrebbe trattarsi di un’azione di rappresaglia da parte dei boss del narcotraffico locale per gli ultimi sequestri di stupefacenti effettuati nella zona; non è esclusa la responsabilità dei guerriglieri o dei paramilitari attivi nella regione. Nei giorni scorsi a Buenaventura sono state confiscate tre tonnellate di cocaina purissima, del valore stimato di 100 milioni di dollari, pronte per essere inviate al porto messicano di Manzanillo. Solo nel 2004 nelle selve del litorale del Pacifico sono state sequestrate 140 tonnellate di cocaina, una cifra che secondo gli inquirenti dovrebbe essere abbondantemente superata nel 2005.(Misna)
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Old 16-11-2005, 18:24   #12
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Colombia:nessuna intesa tra governo e paramilitari

COLOMBIA 16/11/2005 16.36
NEGOZIATO GOVERNO-PARAMILITARI, NESSUNA INTESA SU RIPRESA DISARMO


(Misna)Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro di Santa Fe de Ralito tra l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo e i vertici delle Autodifese unite della Colombia (Auc), decise a prorogare il ‘blocco’ del processo di disarmo dei loro combattenti nell’ambito dei colloqui di pace. A nome del governo, Restrepo ha rinnovato l’offerta di un’area destinata alla smobilitazione dei 10.000 paramilitari ancora in armi, ma non è bastato a convincere le Auc che non accettano la possibile estradizione di alcuni comandanti accusati per narcotraffico negli Usa. Anche la proposta avanzata dal vescovo di Monteria, monsignor Julio César Vidal, ‘facilitatore’ dei colloqui, non avrebbe raccolto per il momento l’adesione delle Auc; il presule aveva ipotizzato il prolungamento dell’agenda prevista per la resa delle Auc, che scadrà il 31 dicembre, a patto che i ‘paras’ accettassero di non interferire con le prossime elezioni. Nelle prossime ore è atteso a Santa Fe de Ralito il ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, nel tentativo di sbloccare lo stallo iniziato ad ottobre dopo il trasferimento in un carcere di massima sicurezza del comandante paramilitare Diego Murillo, accusato di narcotraffico e dell’omicidio di un deputato locale avvenuto lo scorso aprile.
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Old 17-11-2005, 19:55   #13
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COLOMBIA 17/11/2005 16.22
GOVERNO ACCETTA PROROGA PER DISARMO PARAMILITARI


Dopo due giorni di intensi colloqui a Santa Fe de Ralito, con la partecipazione del ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, il governo e le Autodifese unite della Colombia (Auc) si sono accordati per sbloccare il processo di disarmo, in stallo dalla fine di settembre. “È stata ristabilita la fiducia tra le parti” ha detto Pretelt annunciando che la prossima settimana sarà fissata una nuova agenda per le smobilitazioni dei ‘paras’, come aveva proposto, in qualità di ‘facilitatore’ il vescovo di Monteria, monsignor Julio César Vidal. Il ministro non ha precisato di quanto verrà prorogata la data-limite del 31 dicembre per la resa dei circa 10.000 ‘paras’ ancora in armi; in cambio le Auc dovrebbero impegnarsi a non interferire con le prossime elezioni generali del 2006. Sulla possibile estradizione di alcuni comandanti paramilitari accusati di narcotraffico negli Usa, motivo della sospensione del disarmo da parte delle Auc, Pretelt ha dichiarato che “nessun esponente del gruppo armato correrà rischi se non violerà il cessate il fuoco”. Non sono mancate critiche verso quello che alcuni hanno interpretato come un “cedimento” da parte del governo: secondo l’ex-presidente Guillermo León Valencia “le Auc hanno vinto ancora una volta”; per l’ex-segretario alla Difesa Andrés Villamizar, “tutti gli ultimatum pronunciati dal presidente Uribe sono rimasti solo sulla carta”.
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Old 21-11-2005, 22:48   #14
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COLOMBIA 21/11/2005 9.53
GUERRIGLIA ELN ACCETTA “RIUNIONE PRELIMINARE” DI PACE COL GOVERNO

L’Esercito di liberazione nazionale (Eln) si è detto pronto a un incontro “esplorativo” con delegati del governo per tentare di avviare un processo di pace tra le parti: lo ha annunciato in una conferenza stampa a Medellín il portavoce del gruppo armato ‘Francisco Galán’, esprimendo a nome dell’Eln “la volontà di trovare una soluzione politica al conflitto sociale e armato che colpisce la Colombia”. La decisione di riunirsi con le autorità - non è ancora chiaro se entro i confini nazionali o all’estero - sarebbe stata presa di comune accordo dopo un vertice tra il Comando centrale e i capi dei ‘fronti’ urbani e rurali del secondo movimento guerrigliero del Paese, su sollecitazione dell’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo. Il pronunciamento dell’Eln è stato reso noto in concomitanza con la notizia che il governo starebbe lavorando al fianco di una commissione di osservatori internazionali per trovare un accordo umanitario con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) che consenta il rilascio di 59 ostaggi nelle loro mani, tra cui l’ex-candidata presidenziale Ingrid Betancourt. A più riprese negli ultimi giorni, la madre di Betancourt, Yolanda Pulecio, aveva esortato le autorità di Bogotá a scartare l’ipotesi di un’operazione militare il riscatto dei prigionieri, per “evitare un bagno di sangue”.
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Old 22-11-2005, 01:31   #15
emanuelle
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....rimangono solo pallottole di carta(diciamola alla Ruini...)...

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Molto interessante, grazie.

Leggo molto volentieri articoli di questo genere, sul sudamerica e sulla Colombia, anche se sono lunghi

Non pensavo proprio che fossero rimasti così disastrati anche a distanza di diversi anni dalla morte di Escobar. Evidentemente il problema non era primariamente lui...
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ciao Fugu, consentimi di quotarti ancora, cosicche' trovo la inspiratio...
il fatto che il problema non era solo escaviria alias pablo escobar,,lo sta' a significare dal fatto, che i rapimenti sono aumentati come gli omicidi; ma gli omicidi ora sono piu' selezionati di prima; meno auto-bombe;infatti le auto-bombe si ritorsero contro escobar stesso;l'inizio della fine di escobar, fu l'atto terroristico,di fare esplodere per aria un aereo della AVIANCA, con oltre 150 persone a bordo, tra cui magistrati ed alti ufficiali dell'esercito e non solo, anche operai ed turisti; a questo pablo, non fu mai perdonato dal suo popolo;(popolo..., diciamo la massa delinquenziale non la massa operaia, ci mancherebbe..);il motivo trascinante dell'intervento americano ed inglese(delta force e sas ),nascosto per molto tempo alla stampa e parte politica avversa di questi paesi,fu anche il coinvolgimento del panama e di noriega; nonche alcune trame insurezzionali del nicaragua e salvador;il traffico dello stretto di panama, e la morte di cittadini americani, troppo pubblicizzata, spinse l'america a richiedere con fermezza la estradizione di tutti i narcotrafficanti;quando il governo si oppose(uribe ne sa qualche cosa....),,si creo' un gruppo paramilitare di alternanza(...alternanza my ass...),che si chiamarono LOS PEPES;erano semplicemente truppe scelte colombiane INCORRUTIBILI,strano ma era cosi', i delta boy americani e la elite britannica SAS,con inseriti elementi tra i paracadutisti che avevano come esperienza oltre 5/8 anni di irlanda del nord(...mica niente...da ridere in confronto a bogota' e cartagena...).questi paracadutisti svolgevano il servizio in borghese e il gruppo si chiamava DET;PRATICAMENTE LE SQUADRE DELLA MORTE INGLESIcome i LOS PEPES,alias delta force;
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ora leggo questi stralci di notizie, i quali riportati acutamente e gentilmente da Ewingen; lo ringrazio come favore personale; il favore e quello di affermare personalmente che mai si riuscira' a risolvere il problema dei paramilitari in colombia; innanzitutto lo si potra' vedere dal movimento e dalla continua produzione di derivati da oppio; secondariamente,basta cercare su rai.it, la versione in banda larga,della vostra tivu' italiana, e cercare una intervista a procuratore DIA con sede a reggio calabria;a meta' trasmissione vengono riportati alcuni grafici sul movimento degli oppiacei e del movimento di valuta; tutto risale ad 1 mese fa e forse anche meno;ee' assolutamente incredibile la massa di tonellate di oppiacei e i miliardi di dollari trasferiti in oltre 10 anni di segnalazione bancaria ufficiale; QUELLA NON UFFICIALE SPAVENTA A SAPERLO);Ora leggo ancora di questi nuovi accordi tra truppe para e governo;un altro candidato alla presidenza;ma per favore...direbbe Greggio; non ci sono chance;basta vedere a reggio calabria o alla locride; hanno anche paura a dire che orae', se un turista si ferma a chiederlo;la gente a paura;il sistema della 'ndrangheta come gli uddari siciliani, permette in assoluto la mancanza di collaboratori della giustizia, siccome e tutto fatto come nelle triadi cinesi; sono tutti parenti;un collaboratore potrebbe denunciare 100/200/300 persone?e' impensabile; grazie della ospitalita' al forum e grazie a Fugu per la inspiratio;gruezi
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il guardian e un giornale serio e non troppo di parte;meta' staff dirigenziale e' stato estromesso dalla dirigenza, quando pubblicarono alcuni articoli;
xomunque basta andare in google.com, e scrivere ad esempio:
SAS PARA killer squadron in bogota'....
SAS training LOS PEPES...
mi6 and sas secret force to help colombia... etc etc etc
82 airborne training colombia....
delta boy los pepes....
http://cocaine.org/colombia/
http://www.terra.com.co/actualidad/n.../nota8388.html
http://www.timesonline.co.uk/article...715192,00.html
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gruezi! allo' mann!!

Ultima modifica di emanuelle : 22-11-2005 alle 02:22.
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Old 22-11-2005, 19:58   #16
Ewigen
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COLOMBIA 22/11/2005 20.03
CHIESA PRONTA A SOSTENERE DIALOGO GOVERNO-ELN

(MISNA)“La Chiesa cattolica è pronta” a sostenere l’avvio del processo di pace tra l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e il governo di Bogotá: lo ha detto il cardinale Dario Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione del clero colombiano, rispondendo all’annuncio diramato ieri dall’Eln su un “incontro esplorativo formale” con l’esecutivo guidato dal presidente Alvaro Uribe per avviare un processo di pace. “La cosa più importante è che ci sia onestà nelle motivazioni e che le parti sappiano riconoscere quali danni provochi un conflitto armato” ha detto il porporato, aggiungendo che “un dialogo in Colombia non può essere indipendente dalla realtà bellica che abbiamo vissuto negli ultimi 60 anni”.



Basta con queste ingerenze
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Old 23-12-2005, 12:11   #17
Adric
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Colombia: 1.400 giorni sono passati dal sequestro di Ingrid Betancourt

Colombia: 1.400 giorni sono passati dal sequestro di Ingrid Betancourt

Venerdì, 23 dicembre
Appunti
Sabato saranno 1.400 i giorni di sequestro della ex candidata presidenziale colombiana Ingrid Betancourt: i quotidiani e le Tv francesi segnaleranno la scadenza esponendo il logo del Comitato di Sostegno per Betancourt in Francia per tutto il giorno. Il giorno di Natale la Betancourt compira' 44 anni: la donna, esponente dei Verdi, fu sequestrata il 23 di febbraio del 2002 dalle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie delle Colombia), il maggior gruppo della guerriglia colombiana.

Una campagna dello stesso tipo era stata organizzata in Francia per chiedere la liberazione della giornalista Florence Aubenas, ostaggio in Iraq. Tra i media che hanno aderito all'iniziativa ci sono le reti Tv TF1, France2, Canal+, Arte', M6, I-Tele, AB1, LC1, BFMTV, e i quotidiano "Courrier International", "La Croix", "Le Figaro", L'Umanite'", "Liberation", Metro" e "Temoignage Chretien".
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Old 01-04-2006, 12:26   #18
Ewigen
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COLOMBIA 1/4/2006 3.03
AUMENTA IL NUMERO DI ‘DESAPARECIDOS’ E BAMBINI-SOLDATO

Rapimenti e ‘desapariciones forzosas’ (‘sparizione forzate’) continuano ad essere all’ordine del giorno in Colombia, nonostante un processo di pace in corso tra governo e paramilitari e colloqui preliminari che potrebbero aprire nuove trattative con l’Esercito di liberazione nazionale (Eln): lo si legge in un rapporto del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), presentato a Bogotá, che documenta dal 2004 a oggi oltre 1.000 violazioni dei diritti umani, tra cui 198 esecuzioni sommarie, 72 sequestri e 280 morti a causa delle mine anti-persona. “Le cifre degli ultimi due anni parlano di 600 nuovi ‘desaparecidos’, ma i gruppi armati hanno ammesso la loro responsabilità per appena una decina di casi. Di fatto, le ‘sparizioni forzate’ sono pratiche sottovalutate, ma dovrebbero essere un tema centrale per la Commissione di riconciliazione creata nell’ambito del negoziato con le Autodifese unite della Colombia (Auc)” ha detto Juan Pedro Schaerer, direttore uscente del Cicr in Colombia. Anche il reclutamento di bambini-soldato da parte di guerriglia paramilitari ha registrato nuove vittime: secondo la Procura generale colombiana, negli ultimi cinque anni almeno un migliaio di minori - ma la cifra potrebbe essere più alta - è stato costretto ad imbracciare un fucile e combattere al fianco di cinque gruppi ‘paras’; altrettanti sarebbero stati costretti ad ‘arruolarasi’ nelle file delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). In totale, secondo cifre dell’Unicef, sono ancora 18.000 i bambini-soldato in Colombia
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Old 17-04-2006, 13:37   #19
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Le FARC fanno sentire la loro voce dopo le elezioni
Colombia
Clara Capelli
sabato, 08 aprile 2006 19:29

La guerriglia è tornata a colpire in questa settimana. Mercoledì 5 aprile almeno 15 soldati dell’esercito colombiano sono morti in due distinti attacchi nelle province di Meta e Valle del Cauca; il giorno seguente, due autobus nella zona meridionale di Bogotà sono stati colpiti da alcune bombe.

Secondo gli analisti interpellati da Associated Press, queste azioni farebbero parte di un piano ben preciso per screditare il presidente Uribe, acerrimo nemico delle FARC, in vista delle elezioni presidenziali del 28 maggio.

Mercoledì l’esercito ha subito un durissimo colpo; era dallo scorso dicembre, quando in un attacco delle FARC nei pressi della Sierra Macarena furono uccisi 29 soldati, che le forze armate non perdevano così tanti uomini.



Il primo scontro è avvenuto vicino a Puerto Rico, nella provincia di Meta. Questa zona è notoriamente sotto il controllo delle FARC, che vi gestiscono le piantagioni di coca; contemporaneamente, l’esercito è stato posto a protezione dell’attività di sradicamento delle coltivazioni promosse in questa e altre aree dal governo Uribe. Di un gruppo di pattuglia di tredici uomini, solo uno è sopravvissuto, Juan Carlos Lombo Reyes, il quale ha raccontato al quotidiano El Tiempo dell’attacco da parte di circa 70 uomini del fronte 44, una delle divisioni delle FARC.



La seconda azione armata è stata vicino a Buga, cittadina fra le montagne delle provincia del Cauca. Sempre El Tiempo riporta la notizia: 3 soldati sono morti e sedici sono rimasti feriti per l’esplosione di una bomba attivata a distanza mentre questi erano in marcia per un’operazione contro due unità del blocco occidentale delle FARC.



Gli attacchi ai due autobus nella capitale del Paese hanno fatto una dozzina di feriti. Tre di questi sono bambini e due, di nove e undici anni, sono ora ricoverati in condizioni molto critiche con ustioni fra il 50 e il 90% del corpo. AP riporta le dichiarazioni delle autorità intervenute sul posto, le quali hanno constatato che entrambe le azioni portano la firma delle FARC per come sono state condotte.



“Un attacco contro l’intera società”, ha definito l’accaduto Luis Eduardo Garzon, sindaco di Bogotà. La vicenda ha infatti giustamente sollevato una fortissima indignazione, acuita dalle descrizioni di diversi testimoni, i quali hanno descritto i passeggeri, alcuni dei quali avvolti dalle fiamme, precipitarsi fuori dai due mezzi.



Anche se non mancano le eccezioni (come l’esplosione nel 2003 di un’autobomba nel Club El Nogal che provocò 36 morti e oltre 160 feriti), gli obiettivi tradizionali delle guerriglia sono nelle zone rurali, non nelle città, e la possibilità che quanto avvenuto a Bogotà sia l’inizio di una nuova strategia spaventa molti.



Come già detto, infatti, le FARC vogliono indebolire Uribe per evitarne le rielezione a maggio, rielezione che dopo gli esiti del 12 marzo pare sempre più probabile. E per raggiungere il loro obiettivo, come ha dichiarato ad AP Roman Ortiz, esperto di terrorismo, “cercheranno sicuramente di ripetere questi atti – o di commetterne di peggiori – nelle settimane a venire”.
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Old 18-04-2006, 17:54   #20
Ewigen
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COLOMBIA 18/4/2006 17.28
SOLO 600 PARAMILITARI SMOBILITATI SU 30.000 DAVANTI A TRIBUNALE

Sono esattamente 30.150 i paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc) smobilitati negli ultimi 3 anni, ma solo 604 saranno portati di fronte al ‘Tribunal de Justicia y Paz’, la corte che prende il nome della controversa legge per stabilire benefici legali e pene massime per i reati di cui sono imputati: lo ha detto l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo, confermando che il disarmo del principale gruppo paramilitare colombiano “è terminato”, come già anticipato nei giorni scorsi. Restrepo ha precisato che gli ex-combattenti hanno consegnato 17.000 armi da fuoco, 117 veicoli, tre elicotteri, 59 immobili e 24.000 ettari di terre confiscate alle loro vittime. Il funzionario ha quindi riferito che consegnerà oggi la lista dei ‘paras’ smobilitati al ministero dell’Interno che la trasferirà alla Procura generale: entro un tempo massimo di 60 giorni si procederà a convocare i processi i cui solo coloro che si sono detti disponibili a presentarsi di fronte alla magistratura rischiano condanne massime fino a otto anni per crimini come lo spostamento forzato e i massacri di civili. “Tra i comandanti ‘paras’ che hanno deciso di rispondere di fronte al tribunale sono inclusi i rappresentanti nel negoziato di pace Salvatore Mancuso, Vicente Castaño – co-fondatore delle Auc con il fratello Carlos - Ernesto Báez e Hernán Giraldo” ha precisato Restrepo. “La legge – ha aggiunto – garantirà i principi della verità e della giustizia, oltre al risarcimento nei confronti delle vittime”. Sono, tuttavia, ancora molti i punti ancora oscuri della cosiddetta “fine delle Auc”: non è stata infatti confermata la resa del temuto ‘Bloque Hélmer Cárdenas’, attivo nel nordovest del paese, mentre è segnalata in altre regioni la persistenza di gruppi paramilitari, alcuni di recente fondazione. Resta inoltre ancora ignota la sorte di Carlos Castaño dato per “scomparso” dopo un fallito attentato nei suoi confronti risalente al 16 aprile 2004.
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