5G e salute: facciamo il punto fra fake news e ricerche reali

Si sente di tutto, parlando di 5G e potenziali conseguenze sulla salute. Abbiamo chiesto il parere di un esperto con grande esperienza e preparazione, che trovate in questo articolo non certo breve ma sicuramente ben argomentato e con un solo punto di riferimento: la scienza
di Redazione pubblicato il 29 Luglio 2019 nel canale Telefonia5G
La legge
Le leggi e le normative in tutto questo discorso giocano un ruolo chiave sotto numerosi aspetti. Il primo, fondamentale, ci dice che non si può parlare con valenza planetaria della pericolosità del 5G, perché le leggi sono molto diverse da paese a paese.
Prima di tutto parliamo dell’unità di misura per determinare l’esposizione alle onde elettromagnetiche, ovvero il Volt al metro (V/m). La presenza di più unità di misura spesso confonde e ho visto più volte, nei video e in alcuni siti, confondere il Watt al metro quadrato (W/m²) con questa misura. 6 Watt al metro quadrato sono circa 47,5 Volt al metro, e anche se il rapporto non è lineare, da un’idea del rapporto tra le grandezze. Vediamo un po’ cosa dicono le norme nei vari paesi del mondo.
Paese |
Limite di esposizione |
Stati Uniti |
10 W/m² ovvero circa 61,5 V/m |
Germania |
61 V/m |
Francia |
61 V/m |
Brasile |
61 V/m |
Regno Unito |
61 V/m |
Spagna |
61 V/m |
Belgio |
31 V/m |
Russia |
0,2 W/m² ovvero circa 8 V/m |
Italia¹ |
6 -20 V/m |
1. Legge quadro n. 36/2001 - D.Lgs. 259/2003 (Codice delle Comunicazione Elettriche), DCPM del 08/07/2003 -D.L. 179/2012 convertito, con modificazioni, nella Legge 221/2012
Sorprendentemente l’Italia ha (forse seconda solo alla Lituania) il valore più basso! Quel 6 o 20 V/m va spiegato perché, come al solito, noi amiamo complicarci un po’ la vita. 6 V/m è per i luoghi in cui la permanenza delle persone è, in media, maggiore di 4 ore. 20 V/m è per tutti gli altri. Nelle città il limite che viene considerato è quello più restrittivo, cioè 6 V/m.
Appare evidente che l’Italia è, numeri alla mano, uno scenario molto diverso rispetto a tutto il resto della comunità europea avendo valori 10 volte inferiori. Ma i numeri restano numeri se non è chiaro cosa rappresentano, facciamo quindi un esempio. Supponiamo di avere un cellulare con una potenza di 1W (è un picco, di solito è 0,25W). A 10 cm genererà un campo di 60 V/m, che diventa 6 V/m a 1 metro.
Non va tenuto in considerazione solo il valore assoluto ma anche il tempo di esposizione.
Ricordatevi che il segnale ce l’avete in tasca non è solo nelle antenne… A metro di paragone, il forno a microonde non è 1 W ma 1500 W… (e la fuga di microonde tollerata è circa 137 V/m). Il forno a microonde raramente supera i 10 min di attività e, come potete vedere, non va tenuto in considerazione solo il valore assoluto ma anche il tempo di esposizione, ed è il motivo del distinguo della legge. In tutto questo nessuno ha parlato di frequenza o tipo di onda, perché quel valore è indipendente da questi parametri e vale per tutto lo spettro. Quindi cos’ha di diverso il 5G rispetto ad altre tecnologie per destare tante preoccupazioni? Ricordate il concetto di “internet delle cose”? Quando abbiamo parlato di tanti sensori che si connettono alla stessa rete? In uno scenario reale, il valore imposto per legge (6V/m) è da considerarsi un limite che non può essere superato nemmeno nei momenti di picco di traffico, significa che in condizioni di normalità il livello di esposizione deve essere più basso. Ma con sempre più device che emettono un segnale per parlare tra loro, il limite si può raggiungere facilmente. Un conto però se il limite è 6 V/m, un altro se il limite è 61 V/m.