Korg iM1, un altro synth storico entra nell'iPad
Si arricchisce la disponibilità di synth ufficiali in formato app per iPad, con la disponibilità dello storico Korg M1 che ha reso celebri le sonorità di moltissimi gruppi fra cui Depeche Mode, Cure, Pet Shop Boys e tanti altri
di Alessandro Bordin pubblicata il 28 Maggio 2015, alle 08:31 nel canale MultimediaSono innumerevoli i campi in cui la tecnologia ha portato un vero e proprio vento di tempesta, nel bene e nel male, scardinando certezze che sembravano consolidate e impresse nella pietra. Una di queste è la fotografia, ma forse l'esempio dove l'impatto è stato maggiore è quello del mondo della musica, coinvolgendo sia l'atto dell'ascolto che quello della creazione.
Strumentazioni costosissime del passato sono ora riproducibili su computer e tablet attraverso plugin e app, mettendo a disposizione dei musicisti e degli appassionati in genere tutta una serie di suoni, per qualsiasi strumento, che solo 20 anni fa avrebbero comportato un esborso di decine di migliaia di euro. Un mondo che cambia, con pro e contro, ma che non conosce battute di arresto e ha reso il processo di creazione musicale davvero alla portata di chiunque sia in grado di metterci tempo e fantasia.
Particolarmente apprezzato da musicisti e appassionati è il ricco catalogo di synth messo a disposizione specialmente su App Store di Apple; la scelta di questa piattaforma non è la superiorità o meno dell'apparecchio (tablet concorrenti anche meno costosi non hanno nulla da invidiare sotto ogni punto di vista), quanto la maggiore propensione alla spesa della clientela fedele alla Mela, che spinge gli sviluppatori di molte aziende a prediligere la distribuzione dei propri prodotti attraverso questo canale, spesso in via esclusiva.
In questi giorni l'offerta si arricchisce di un pezzo da novanta, ovvero il celebre synth - music workstation - MIDI sequencer Korg iM1, ovviamente sotto forma di app per iPad e realizzato da Korg stessa. Di base, gli ingegneri hanno riprodotto fedelmente tutte le funzionalità messe a disposizione dall'originale, escludendo ovviamente la tastiera fisica (collegabile come accessorio da acquistare a parte scegliendo fra numerose proposte di molti brand).
In realtà la app aggiunge funzionalità rispetto alla Korg M1 originale: gli effetti disponibili salgono a 18 e soprattutto è da segnalare l'integrazione del Kaoss pad, per la modifica e l'aggiunta di effetti in tempo reale tramite swipe, ovvero passaggio delle dita nell'apposito riquadro via touch. Korg M1 "originale" è stato protagonista di moltissimi brani celebri ed utilizzato da una lista innumerevole di artisti e band. Per fare qualche nome si possono citare Queen, Depeche Mode, Cure, Aerosmith, Cramberries, Enigma, Jean-Michel Jarre, Madonna, Mike Oldfield, Rick Wakeman, Vangelis ma la lista è davvero lunghissima.
Superando nelle vendite le altrettanto famose Yamaha DX7 e Roland D-50, Korg M1 divenne un vero e proprio best-seller, nonostante i ben 2200,00 Dollari necessari ad acquistarlo. Non avrà lo stesso fascino, non sarà certo la stessa cosa, ma per molti sarà una soddisfazione e anche un vero piacere poter disporre di quei suoni, spendendo 19,99 Euro. Tanto per una app, ma in linea con prodotti simili. Nulla, per chi ha passato anni a sognare di possedere una Korg M1.
12 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoChi caccia sti soldi mi sa che gli pesano proprio tanto in tasca.
Ma dai, ho appena visto che c'è anche Kurzweil. Unbelievable.
Hermes
Ed ancora di più come i produttori di piani digitali si ostinino ad inserirle, di default, in vari loro sistemi.
Un'app te la metti o meno, mentre lo spazio sprecato, nelle soluzioni integrate, rimane perso.
Piuttosto mi piacerebbe che venisse reso disponibile Pianoteq su tablet, cosa che ancora non avviene per due motivi:
- limiti hardware: si tratta uno dei pochi casi in cui il processore disponibili in queste soluzioni non è sufficiente
- conversione software x86 in arm: ma questa cosa potrebbe non risultare necessaria in futuro se la piattaforma Intel riuscirà a diffondersi maggiormente e se le due realtà principale, iOS ed Android, decideranno di avvalersene
I primi modelli di CMI della Fairlight (nella fattispecie il Series I), avendo una frequenza di campionamento massima di soli 24 kHz con solo 8 bit di risoluzione, generavano un output nel quale la massima frequenza era di 12 kHz (cfr.: Teorema del campionamento di Nyquist-Shannon), quindi ancora in pieno campo udibile. Da qui ne consegue la necessità di implmentare un sistema di filtri passa-basso per mitigare in parte gli inevitabili fenomeni di aliasing generati in banda audio. Fenomeni che, assieme alle rotazioni di fase indotte dalla elevata pendenza del filtro, sono diventati una sorta di "marchio di fabbrica" del CMI.
Da un punto di vista prettamente tecnologico sono, oggettivamente, dei limiti, ma non li classificherei come difetti, anzi. Gli amanti (come me) del pop/rock elettronico degli anni '80 li considerano un preciso segno distintivo, come se si trattasse del timbro di un pregiato strumento acustico. Basta ascoltare gli album dell'epoca di Peter Gabriel, Kate Bush, Stevie Wonder, Jean Michel Jarre, The Art Of Noise, ecc... per rendersi conto di cosa siano riusciti a tirare fuori da questo storico sampler australiano i succitati musicisti ed i loro ingengeri del suono...
Gli amanti (come me) del pop/rock elettronico degli anni '80 li considerano un preciso segno distintivo, come se si trattasse del timbro di un pregiato strumento acustico.
Apprezzare qualcosa primariamente a causa di ricordi o nostalgie anziché perché effettivamente piace, una certa musicalità, mi pare parecchio limitante.
Strumenti usati per motivi pratici e per ottenere soronità diverse e, non potendo disporre di niente di meglio, lavorandoci, li hanno spremuti come meglio potevano.
Sebbene, perfino gli artisti, si affezionino ad alcuni strumenti, ma per motivi molto più prosaici, tipo ricordi di successi.
Per non parlare poi della qualità tecnica, anch'essa scesa ai minimi livelli: per sincerarsene basta ascoltare una qualsivoglia recente produzione commerciale odierna. Suoni innaturalmente compressi e gamma dinamica ridottissima, alla faccia dei 96 dB di dinamica che, sulla carta, sarebbero raggiungibili grazie al sampling a 16-bit dei formati come il PCM dei Compact Discs...
Ricordo ancora i tempi in cui un mio amico aveva (beato lui) in casa un roland, un kurtzweil, due piatti pioneer, un mixer stanton (credo) e poi non ricordo che altro, forse un altro multipista o un altro synth. Il tutto per cazzeggio, per quello beato lui (o scemo a buttare via soldi così. Ma pensare di ottenere da un'app la stessa qualità mi sembra esageratamente ottimistica come prospettiva, e spendere soldi solo per avere un qualcosa di simile ma di qualità pessima, boh. Nonsense.
Hermes
Simili programmi su uno smartphone o su un tablet hanno poco senso, se non quello di intrattenere l'utente facendolo giochicchiare un po', e nulla di più.
Ad esempio, manca del tutto il vero feedback, ottenibile solo usando una tastiera fisica.
Del resto, per chi vuol fare le cose sul serio ci sono dei software appositi per PC, come quelli del catalogo di Native Instruments.
Perché quelle timbriche sono strettamente legate ai brani con cui sono stati eseguiti e, specie per chi fa musica a livello professionale (ma non solo), fa piacere ritrovarsele come preset senza impazzire a cercare di ricostruirle.
Brani come "Impressioni di settembre" o "Jump" (Van halen) non sono nemmeno immaginabili senza un ben preciso suono di synth, e se vuoi ci sarebbe anche la complicazione aggiuntiva che si tratta di synth analogici ma vabbé, penso che ci siamo capiti.
Addirittura, in qualche caso, il preset prende in nome dalla canzone che lo ha reso celebre, tanto sono strettamente legati.
Il fatto di poterli poi impiegare anche ai giorni nostri in brani inediti sta tutto alla creatività e all'estro del musicista.
Concordo che usare fiati sintetizzati anni ottanta in una canzone moderna farebbe ridere, se volessi pretendere di spacciarli per una vera orchestra, ma l'intenzione potrebbe essere completamente diversa e l'effetto "finto" assolutamente voluto.
Pensa all'intro di Mellotron di "Watcher of the skies" dei Genesis. Quel suono, teoricamente, dovrebbero essere archi. Non potrebbero esserlo nemmeno sotto allucinogeni , ma quell'introduzione è passata alla storia.
Se in un synth moderno trovassi un buon campione di quel suono lo gradirei molto, e non solo per interpretare quel brano.
Per non parlare poi della qualità tecnica, anch'essa scesa ai minimi livelli
Purtroppo si tratta di un fenomeno che colpisce tutti i settori, al miglioramento degli strumenti, non corrisponde quasi mai un'incremento tangibile nella varietà dell'offerta senza rinuncinare alla qualità, sia per la grande influenza che il reparto commerciale detiene sul mercato ed anche perché competenze e creatività degli stessi artisti hanno comunque dei limiti che non possono essere aggirati semplicemente disponendo di strumenti migliori.
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