Scoppierà la bolla AI? Gli economisti spiegano perché il rischio è altissimo

Gli economisti mettono in guardia: il boom dell’AI rischia di superare la bolla tecnologica anni ’90, con le prime dieci società dell’S&P 500 più sopravvalutate che mai. Crescita dei ricavi ancora inferiore rispetto ai giganteschi investimenti messi in campo
di Andrea Bai pubblicata il 22 Luglio 2025, alle 15:41 nel canale MercatoNel mondo finanziario continuano a crescere le voci che mettono in guardia sul rischio di una “bolla” dell’Intelligenza Artificiale, con paragoni sempre più frequenti tra il clima attuale dei mercati e quello della crisi dot-com degli anni ’90. Il parere più autorevole emerso nelle ultime settimane è quello di Torsten Slok, capo economista di Apollo Global Management, che definisce la bolla AI “ancora peggiore” rispetto a quella delle aziende internet alla vigilia dell’esplosione del 2000. Slok sottolinea come i primi dieci titoli dell’S&P 500 siano oggi più sopravvalutati rispetto al periodo pre-crisi dot-com, mettendo in evidenza una dinamica di mercato guidata da hype e aspettative spesso ben oltre i risultati concreti.
In una recente nota resa pubblica, Slok ha evidenziato un dato chiave: il rapporto prezzo/utili (P/E ratio) dei dieci maggiori titoli dell’S&P 500 — quasi tutti colossi che guidano la rivoluzione AI — continua a salire ininterrottamente da cinque anni, stabilendosi ben sopra i livelli degli anni ’90. In termini semplici, queste aziende si scambiano a prezzi estremamente elevati rispetto agli utili effettivamente generati, esattamente ciò che aveva segnato il preludio al crollo tecnologico di oltre vent’anni fa.
Oggi il peso sull’S&P 500 delle “magnifiche dieci” dell’AI — Nvidia, Microsoft, Apple, Amazon, Meta, Alphabet (Google), Broadcom, Qualcomm, AMD, Applied Materials e Micron — è impressionante: insieme rappresentano circa il 28% del valore totale dell’indice, contro il 14% di appena due anni fa. L’ascesa di Nvidia è particolarmente significativa, in quanto da sola conta per una quota rilevante degli aumenti dell’S&P 500 nell’ultimo anno.

La fiducia degli investitori, quindi, sembra riposta quasi esclusivamente sulla capacità di queste aziende di concretizzare le promesse dell’AI: Microsoft, Amazon e Meta hanno annunciato investimenti miliardari, spingendo verso enormi spese in infrastrutture e nuovi data center. Tuttavia, come fa notare Slok, gli utili realizzati sono ben lontani dai ritmi record delle spese, creando un gap che alimenta dubbi sulla sostenibilità di questo boom.
Il clima di entusiasmo, forse eccessivo, che circonda oggi l’AI ricorda da vicino le speculazioni degli anni Novanta sulle aziende internet, quando le aspettative sui possibili guadagni superarono di molto la realtà dei bilanci. La storia ha già dimostrato quanto sia rischioso scommettere su promesse non supportate da risultati: la crisi del 2000 portò al fallimento di numerose società e a una perdita di valore di migliaia di miliardi di dollari nei mercati finanziari mondiali. E qualcuno ha già paragonato la situazione attuale anche alla bolla dei mutui subprime del 2007: investimenti eccessivi in tecnologie non ancora mature rischiano di trascinare i mercati verso brusche correzioni quando emergono i limiti o la concorrenza si fa più aggressiva.
A inizio anno, il “test di realtà” è arrivato quando DeepSeek ha presentato un chatbot paragonabile ai modelli di OpenAI, Google e Meta, ma con costi di sviluppo molto più bassi. La notizia ha scatenato un sell-off da oltre 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, a riprova della volatilità che caratterizza il settore e di quanto piccoli scossoni tecnici possano innescare turbolenze gigantesche tra gli investitori.

Nel frattempo, gli investimenti sulle infrastrutture AI superano i ricavi generati: solo Meta ha previsto oltre 60 miliardi di dollari di spese in conto capitale quest’anno per sostenere la propria strategia sull’intelligenza artificiale. Pur in presenza di una crescita prevista rapidissima (secondo S&P Global, entro il 2029 il solo mercato del generative AI dovrebbe raggiungere ricavi annuali aggregati di circa 85 miliardi di dollari) la sproporzione tra costi e fatturati rimane veramente ampia, sollevando nuove domande sulla reale sostenibilità di questa corsa.
Nonostante l’adozione massiccia di strumenti come ChatGPT e Gemini abbia acceso i riflettori sulle potenzialità della nuova intelligenza artificiale, gli analisti sono sempre più cauti. Il nodo centrale resta la sostenibilità di valutazioni così elevate e la necessità che i profitti crescano all’altezza degli investimenti. E se questo non dovesse accadere, il passato si potrebbe ripresentare. Forse ancor più duramente.
22 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoE' pur vero che consuma al di la' dell'eccessivo, e che tutti stanno esagerando.
Boh vedremo, semmai ci sara' un mega ridimensionamento e resteranno al top come forniture di servizi in pochi o quasi nessuno, forse questo si intende per bolla che scoppia?
abbiamo oggi un caso analogo?
non mi sembra...
questi analisti non capiscono un cazzo di niente
Ce ne sono in giro una decina buone...
Non sarà facile monetizzare gli enormi sforzi, sicuramente alcune AI gratuite o alimentate dalla pubblicità rimaranno sempre.
Sono due eventi che secondo me non hanno nella in comune.
un conto è la speculazione su una tecnologia. Dopo lo scoppio della bolla (anche se la mia speranza è uno sgonfiamento controllato), la tecnologia rimane. Come le società dotcom rimaste hanno prosperate, lo stesso accadrà per le AI generative solide, che passata la tempesta prospereranno.
Un altro conto sono le speculazioni finanziarie al limite della frode.
la bolla scoppierà
Quando non si sa
ma di certo scoppierà
E' successo quando sono nati i PC (ricordate quanti processori e aziende diverse c'erano?), e' successo con le dotcom, e' avvenuto in altri ambiti ed adesso capitera' con la IA. A me sembra il solito corso e ricorso storico.
un conto è la speculazione su una tecnologia. Dopo lo scoppio della bolla (anche se la mia speranza è uno sgonfiamento controllato), la tecnologia rimane. Come le società dotcom rimaste hanno prosperate, lo stesso accadrà per le AI generative solide, che passata la tempesta prospereranno.
Un altro conto sono le speculazioni finanziarie al limite della frode.
E chi ti dice che non ci siano già prodotti derivati sui debiti fatti dalle società IT per l'IA? Le spese sono altissime ed i ricavi sono molto inferiori ed i capitali investiti sono tutti a debito. Solamente Meta ha intenzione di investire più di 200 MLD di USD per la sua IA globale. Parliamo solamente di un attore che al momento sta monetizzando molto poco dall'IA.
La dinamica di fondo è la stessa della crisi dei mutui subprime: fare soldi sui debiti!
Tanto per dirti: Lehman Brothers, con i suoi derivati sui subprime, è fallita lasciando un buco di quasi 640 MLD di Dollari, su una esposizione iniziale di un centinaio!!
IMHO
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