Tensione ai massimi livelli tra OpenAI e Microsoft: in gioco c'è il futuro dell'intelligenza artificiale

Al centro dello scontro ci sono l'accesso alle risorse computazionali, la gestione della proprietà intellettuale e la transizione di OpenAI verso un modello societario a scopo di lucro. L'ipotesi di un'azione antitrust scuote una delle alleanze più emblematiche del settore tecnologico
di Rosario Grasso pubblicata il 18 Giugno 2025, alle 08:01 nel canale WebOpenAIMicrosoft
Le fondamenta dell'intesa tra OpenAI e Microsoft stanno scricchiolando, stando alle ultime informazioni che provengono dal Wall Street Journal, che in un articolo ha fatto un chiaro riassunto delle vicende che hanno riguardato i due colossi tecnologici nell'ultimo periodo. Sei anni dopo il primo investimento da un miliardo di dollari da parte della società guidata da Satya Nadella, i due partner si ritrovano su posizioni sempre più distanti. Il nodo principale riguarda l'equilibrio di potere attorno alla gestione delle tecnologie sviluppate da OpenAI, ma anche la trasformazione stessa della startup in una public-benefit corporation, passaggio che deve concludersi entro la fine dell'anno per non compromettere un finanziamento da 20 miliardi di dollari.
OpenAI, oggi strutturata come azienda a scopo limitato di profitto, punta a una maggiore indipendenza operativa. Vorrebbe allentare il controllo di Microsoft sui propri strumenti software e sulle risorse computazionali e cercare al contempo l'approvazione del partner per completare la trasformazione societaria. Microsoft, dal canto suo, pretende una quota più ampia nella nuova entità rispetto a quanto OpenAI è disposta a cedere. La trattativa si è talmente irrigidita che, secondo fonti vicine alle discussioni riportate dal Wsj, i vertici della startup hanno preso in considerazione l'ipotesi estrema di accusare Microsoft di comportamenti anticoncorrenziali. Un'eventuale denuncia agli enti regolatori potrebbe richiedere l'apertura di un'indagine sul contratto attuale.
Sul tavolo anche la questione Windsurf, startup da 3 miliardi di dollari appena acquisita da OpenAI. Il contratto esistente dà a Microsoft accesso alla proprietà intellettuale della partner, ma OpenAI vuole escludere Windsurf da questo perimetro e proteggerne il know-how. Il contenzioso rischia di impattare su altri fronti: tra le altre cose, infatti, Microsoft propone sempre più ai partner Copilot, una soluzione per la programmazione che compete direttamente con i prodotti AI generativi di OpenAI.
A rendere ancora più complessa la situazione è il fatto che le due aziende non sono più solo alleate, ma anche concorrenti dirette. Microsoft, pur rimanendo l'unico fornitore ufficiale di calcolo per OpenAI attraverso la sua piattaforma Azure, ha consentito la nascita del progetto Stargate, un data center sviluppato dalla stessa OpenAI. Inoltre, secondo alcune ricostruzioni, Nadella avrebbe ingaggiato un ex rivale di Altman per costruire internamente modelli concorrenti.
In parallelo, continua il dibattito su una possibile soglia critica nello sviluppo dell'intelligenza artificiale: quella dell'AGI, intelligenza artificiale generale. Con questo termine si indica un tipo di intelligenza artificiale capace di svolgere qualsiasi compito cognitivo che un essere umano è in grado di affrontare e di adattarsi a contesti nuovi senza bisogno di addestramenti specifici per ogni singolo compito. In altre parole, un'AGI non è specializzata in una sola attività (come, per esempio, riconoscere immagini o scrivere testi), ma possiede flessibilità e comprensione trasversale, simili a quelle della mente umana.
OpenAI vorrebbe limitare l'accesso di Microsoft ai propri modelli una volta superato tale traguardo. Microsoft, al contrario, punta a garantirsi continuità nell'uso di queste tecnologie, anche in presenza di avanzamenti di quel livello.
Le trattative, pur ancora aperte, si svolgono in un clima di crescente diffidenza. Entrambe le aziende hanno finora rilasciato dichiarazioni in cui parlano di "partnership produttiva" e affermano di voler "continuare a costruire insieme". Dietro queste parole, però, si nasconde una frattura sempre più evidente, che potrebbe presto cambiare gli equilibri dell'intero panorama dell'intelligenza artificiale.
3 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info"Sei anni dopo il primo investimento da un miliardo di dollari da parte della società guidata da Satya Nadella"
Sei anni fa TU avresti messo 1 miliardo di dollari su OpenAI? Ovviamente NO.
Ecco, MS lo ha fatto ed è giusto che colga una parte dei frutti di quell'investimento rischioso.
Sei anni fa TU avresti messo 1 miliardo di dollari su OpenAI? Ovviamente NO.
Ecco, MS lo ha fatto ed è giusto che colga una parte dei frutti di quell'investimento rischioso.
Probabilmente gli conviene vendere prima che sia troppo tardi. La stessa Microsoft ha detto: Microsoft CEO Admits That AI Is Generating Basically No Value
Silicon Valley Is All In on AI
[I]Venture capital (VC) funds, drunk on a decade of “growth at all costs,” have poured about $200 billion into generative AI. In 2023, 71 percent of the total gains in the S&P 500 were attributable to the “Magnificent Seven”—Apple, Nvidia, Tesla, Alphabet, Meta, Amazon, and Microsoft—all of which are among the biggest spenders on AI. Just four—Microsoft, Alphabet, Amazon, and Meta—combined for $246 billion of capital expenditure in 2024 to support the AI build-out. Goldman Sachs expects Big Tech to spend over $1 trillion on chips and data centers to power AI over the next five years. Yet OpenAI, the current market leader, expects to lose $5 billion this year, and its annual losses to swell to $11 billion by 2026. If the AI bubble bursts, it not only threatens to wipe out VC firms in the Valley but also blow a gaping hole in the public markets and cause an economy-wide meltdown.
According to its own numbers, OpenAI loses $2 for every $1 it makes, a red flag for the sustainability of any business.
Further, OpenAI sees $100 billion in annual revenue—a number that would rival Nestlé and Target’s returns—as the point at which it will finally break even. For comparison, Google’s parent company, Alphabet, only cleared $100 billion in sales in 2021, 23 years after its founding, yet boasted a portfolio of money-making products, including Google Search, the Android operating system, Gmail, and cloud computing.
OpenAI has set $100 billion as its break-even point, which would require it to increase its revenue by a factor of 25 in just five years, an incredible feat of scale that its current business model does not justify.[/I]
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