OpenAI e Microsoft, trattative "ad alto rischio": in ballo c'è l'accesso alle tecnologie, la raccolta di capitali e la possibile quotazione in borsa

OpenAI e Microsoft rinegoziano un’intesa plurimiliardaria per consentire una futura IPO, definire il pacchetto azionario di Microsoft, l’accesso ai modelli AI dopo il 2030 e la governance del nuovo assetto societario
di Andrea Bai pubblicata il 12 Maggio 2025, alle 15:01 nel canale MercatoOpenAIMicrosoft
OpenAI e Microsoft stanno riformulando i termini della loro partnership in una trattativa che il Financial Times definisce "ad alto rischio", con l'obiettivo di consentire alla società co-fondata da Sam Altman di arrivare a lanciare un'offerta pubblica iniziale (IPO) ma al contempo di proteggere l'accesso di Microsoft alle tecnologie di OpenAI.
Il passaggio si sta rendendo necessario poiché, come abbiamo già raccontato nei giorni scorsi, OpenAI ha deciso di abbandonare i piani di ristrutturazione in società a scopo di lucro, ma modificando la controllata commerciale da entità a profitto limitato in una public benefit corporation.
La posizione di Microsoft, che di fatto è il più grande sostenitore finanziario di OpenAI, è particolarmente delicata: al centro dell'attenzione c'è la quantità di pacchetto azionario che l'azienda di Redmond riceverà a valle della ristrutturazione dopo aver iniettato, nel complesso, oltre 13 miliardi di dollari nella società di Sam Altman.

Questi confronti si inserirebbero inoltre nella revisione di un contratto di più ampia portata, che era stato sottoscritto nel 2019, quando Microsoft investì per la prima volta un miliardo di dollari in OpenAI, e che regola l'accesso alla proprietà intellettuale di quest'ultima da parte della società di Redmond, compresi i modelli IA, i prodotti e la ripartizione degli utili. Il contratto attualmente in essere scadrà nel 2030.
Il Financial Times riferisce, secondo le usuali fonti anonime ma "con conoscenze dirette" delle trattative che Microsoft sta proponendo di cedere parte della sua partecipazione azionaria nella nuova realtà commerciale ma chiedendo come contropartita l'accesso alle tecnologie di OpenAI sviluppate dopo la scadenza del 2030.La trattativa, già delicata di suo com'è facile immaginare, è ulteriormente complicata da un cambiamento nei rapporti tra le due società, che nel corso degli ultimi mesi si sarebbero raffreddati per via di atteggiamenti più vicini alla concorrenza che alla collaborazione.
"Le tensioni nascono in parte dallo stile. OpenAI dice a Microsoft ‘dacci soldi e potenza di calcolo e stai alla larga: accontentati di salire a bordo con noi.’ Naturalmente questo porta a tensioni. A essere onesti, è un atteggiamento da cattivo partner, dimostra arroganza" riferisce il Financial Times citando un anonimo "dirigente senior" di Microsoft. Il quotidiano finanziario britannico cita anche l'altra l'altra parte in causa raccogliendo la dichiarazione di una non meglio definita "persona vicina a OpenAI": "Microsoft vuole ancora che questa trasformazione abbia successo. Non è che sia tutto andato a monte e ci sia una guerra aperta. Si tratta di una trattativa difficile, ma siamo fiduciosi di riuscire a portarla a termine".
Per OpenAI la possibilità di convertire la propria divisione commerciale in una public benefit corporation (o, almeno, di lasciare alle spalle la forma a "profitto limitato") è fondamentale e funzionale al consentire agli investitori di poter possedere quote di partecipazione, oltre a garantire la possibilità di percorrere la strada dell'offerta pubblica iniziale - cioè della quotazione in borsa - qualora la società lo ritenesse strategico per i propri scopi.
Del resto dal 2019 il clima è mutato, complice anche la dirompenza dell'IA nel quotidiano. Allora, quando OpenAI aveva istituito la divisione commerciale a profitto limitato, in cui i finanziatori potevano decidere in investire fondi in cambio di una quota dei profitti futuri, entro un tetto massimo, era stato comunicato agli investitori (tra cui la stessa Microsoft) di considerare i finanziamenti "come fossero una donazione", sottolineando che la missione della società (creare un'intelligenza artificiale a beneficio dell'umanità) avrebbe avuto la precedenza sui profitti.
I più recenti investitori in OpenAI, però, non considerano più le iniezioni di capitale come una donazione a fondo perso: lo scorso ottobre la società ha raccolto 6,6 miliardi di dollari da SoftBank, ancora Microsoft e fondi di venture capital tra cui Thrive Capital e Altimeter Capital, mentre a marzo ha ottenuto ulteriori 40 miliardi in un round guidato da SoftBank.

Negli accordi di investimento con queste realtà è stato previsto che gli investitori riceveranno un pacchetto azionario quando OpenAI concluderà la sua conversione, ma che potranno anche recuperare una parte o l'intero capitale nel caso in cui la conversione non si dovesse completare entro un tempo prestabilito.
Con questi presupposti è chiaro che un'eventuale fallimento del piano di fare della divisione commerciale una public benefit corporation potrebbe rappresentare un grave problema per OpenAI, in modo particolare minando la capacità di raccogliere fondi, aprirsi ad una quotazione in borsa e quindi avere difficoltà nel reperire le risorse necessarie per competere con le altre grandi e consolidate realtà del settore.
L'accordo con Microsoft rappresenta al momento solo uno degli ostacoli più rilevanti sul percorso di trasformazione di OpenAI: anche se i confronti tra le due realtà dovessero giungere ad una stretta di mano e alla firma di nuove condizioni, la strada di OpenAI non sarà comunque in discesa. La startup dovrà riuscire anzitutto a convincere le autorità di California e Delaware che il suo piano di trasformazione rispetterà la missione del gruppo di servire il bene pubblico.
In questo contesto il procuratore generale del Delaware Kathy Jennings ha dichiarato che esaminerà il nuovo piano di OpenAI "per verificarne la conformità con la legge del Delaware assicurandosi che sia allineato allo scopo filantropico di OpenAI e che l'ente non profit mantenga un adeguato controllo sulla divisione commerciale".
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