Social media e salute mentale: l'impatto nei giovani varia a seconda delle fasce d'età

L'uso dei social media tra i giovani utenti ha un impatto sulla salute mentale che varia a seconda delle fasce d'età. Uno studio preliminare prova a tratteggiare i contorni del fenomeno
di Andrea Bai pubblicata il 30 Marzo 2022, alle 16:31 nel canale WebL'uso dei social media può avere conseguenze sulla salute mentale dei giovani, ma uno studio recente sembra evidenziare che questo impatto può essere positivo o negativo a seconda di precise fasce d'età.
Amy Orben, psicologa che dirige il programma Digital Mental Health presso l'Unviersità di Cambridge e autrice dello studio, commenta: "L'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti cognitivi, biologici e sociali. Questi cambiamenti si interfacciano con i social media in modi molto interessanti. Probabilmente esiste una grande variabilità nei modi in cui diversi individui usano i social media e il modo in cui la loro vita influenza il loro utilizzo".
Lo studio ha cercato di fare luce su quali siano i momenti in cui è più probabile che i giovani e gli adolescenti vengano condizionati in maniera negativa dai social media, così da poter definire e sviluppare strategie di supporto. Si tratta di un'indagine piuttosto particolare perché, come spiega Orben, "la previsione della salute mentale avrà sempre un impatto molto piccolo, poiché si tratta di un aspetto complesso. Ogni comportamento sarà solo una fetta molto molto piccola di quella torta".

Il gruppo di ricercatori coordinati da Orben ha proposto un sondaggio ad oltre 72 mila persone di età compresa tra i 10 e gli 80 anni e residenti nel Regno Unito. Si è trattato di uno studio prolungato nel tempo: queste persone sono state intervistate infatti fino a sette volte in un arco temporale dal 2011 al 2018. I ricercatori hanno cercato di raccogliere in questo modo informazioni sul grado di soddisfazione di ciascuno per la vita e sul tempo trascorso quotidianamente sui social media.
Da questo sondaggio è emerso che gli individui nella fascia d'età tra i 16 e i 21 anni esprimevano una minor soddisfazione nei confronti della vita, senza particolari differenze tra chi dichiarava un uso intenso dei social e chi invece ne faceva uso in maniera più marginale. Anche nella fascia tra i 10 e i 15 anni non si sono rilevate differenze sostanziali, ma in questo gruppo le ragazze con un uso più elevato dei social media esprimevano un grado di soddisfazione nei confronti della vita inferiore rispetto a quello dei ragazzi.
Sono stati analizzati anche i risultati di un altro sondaggio, questa volta indirizzato ad oltre 17 mila ragazzi tra i 10 e i 21 anni, che hanno permesso di identificare alcune fasce differenti per ragazzi e ragazze in cui un maggior utilizzo dei social media si collegava ad un minor grado di soddisfazione della vita dopo un anno, e in particolare dai 14 ai 15 anni per i ragazzi e dagli 11 ai 13 anni per le ragazze. Lo stesso tipo di correlazione si è manifestata per entrambi i sessi all'età di 19 anni. Queste due fasce paiono coincidere con due momenti importanti della vita dei giovani: l'inizio della pubertà e il momento in cui molti giovani adulti escono di casa imboccando la strada verso la loro indipendenza.

Orben osserva che altri tipi di indagine potrebbero aiutare a capire le ragioni di quelle precise fasce d'età, indagando ad esempio su aspetti quali la sensibilità al rifiuto sociale o il controllo degli impulsi. In questo modo si potrebbe costruire un quadro che aiuti a comprendere come mai vi sia la probabilità di sviluppare esperienze negative in precise età a seguito dell'uso dei social media.
La psicologa ha comunque sottolineato i limiti dello studio, primo fra tutti l'impossibilità di dimostrare che l'uso dei social media possa aver causato cambiamenti nel grado di soddisfazione della vita, ma di poter delineare solamente una relazione. I sondaggi effettuati si basano inoltre sulle risposte degli intervistati per quanto riguarda il tempo trascorso sui social media, fornendo quindi dati che potrebbero essere imprecisi. Del resto sarebbe possibile riuscire a delineare un quadro più accurato se le realtà social come Meta fornissero questi dati, come il tempo di utilizzo e le interazioni. Dati che, per ovvie ragioni, vengono mantenuti riservati e al riparo da sguardi esterni.
Il lavoro di Orben potrebbe però essere preparatorio ad una ulteriore ricerca che possa aiutare a identificare i gruppi di giovani che potrebbero fare esperienza dell'impatto più negativo dai social media. "Capire chi è stato colpito, in che misura, come e perché aiuta a creare un ambiente migliore per mitigare questi rischi" afferma Orben, spiegando che una più profonda compresione di determinati fenomeni potrebbe innescare anche un dibattito produttivo a livello sanitario e politico.
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPrima era la musica rock, poi i film violenti, poi i videogiochi... Serve sempre un capro espiatorio cui additare tutti i mali del mondo.
Quando la gente si ammazzava e violentava nel medioevo di chi era la colpa? Delle pergamene?
Quando la gente si ammazzava e violentava nel medioevo di chi era la colpa? Delle pergamene?
ho parenti che lavorano nella sanità, con minorenni, mi riferiscono di aumenti esponenaziali di ricoveri di minorenni per problemi psicologici (aggressività, depressione, autolesionismo e altri disturbi della socialità
direi che quealcosa è cambiato no?
il problema dei social è che si insinuano nei meccanismi di costruzione dell'io, non è una questione "di gusti" ma proprio di percezione di sè e dei meccanismi di appagamento.
oltre i noti problemi di "dipendenza" che creano anche a noi adulti, figuramoci ai minorenni
non dovrebbe esserci nessun minore di 16 anni sui social, questo è il punto
tanto che Meta se ne guarda bene di dare dati, mi fa ridere "con la scusa della privacy" (che loro puntualmente stuprano), quando per la ricerca -dei danni che loro creano per soldi- potrebbero benissimo passare i dati epurati da riferiemnti personali
Quando la gente si ammazzava e violentava nel medioevo di chi era la colpa? Delle pergamene?
La gente si violentava nel Medioevo?
direi che quealcosa è cambiato no?
il problema dei social è che si insinuano nei meccanismi di costruzione dell'io, non è una questione "di gusti" ma proprio di percezione di sè e dei meccanismi di appagamento.
oltre i noti problemi di "dipendenza" che creano anche a noi adulti, figuramoci ai minorenni
non dovrebbe esserci nessun minore di 16 anni sui social, questo è il punto
tanto che Meta se ne guarda bene di dare dati, mi fa ridere "con la scusa della privacy" (che loro puntualmente stuprano), quando per la ricerca -dei danni che loro creano per soldi- potrebbero benissimo passare i dati epurati da riferiemnti personali
come no, il proibizionismo ha sempre funzionato vero?
in %, molto più di oggi
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