Novell Linux guarda la Cina

Novell ha dichiarato di essere particolarmente interessata al mercato cinese in cui vuole conquistare una considerevole fetta di market share in ambito Linux
di Fabio Boneschi pubblicata il 10 Maggio 2005, alle 17:30 nel canale ProgrammiNovell ha dichiarato di essere particolarmente interessata al mercato cinese in cui vuole conquistare una considerevole fetta di market share in ambito Linux
Il mercato cinese si sa è un mercato molto particolare; in tale realtà lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche passa spesso per le mani delle aistituzioni di governo e in un certo senso alcune leggi di mercato non sono valide.
Succede ad esempio che Microsoft in tale realtà non riesca ad affermarsi mentre altre soluzioni linux-based siano capaci di conquistare il mercato.
Novell non vuole perdere questa preziosa opportunità di business ed ha annunciato un programma di collaborazione con organizzazioni governative e non in terra cinese.
Ricordiamo che Novell è orientata esclusivamente al mercato aziendale per il quale ha sviluppato la distribuzione Novell Linux Desktop 9 basata sulle tecnologie SuSE. A questo indirizzo è disponibile un approfondimento.
14 Commenti
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E noi invece lo saremo sempre meno.
Quindo Novell si è "buttata a pesce" su questa realtà, e IMHO ha fatto bene.
Se si spingesse un po' seriamente sull open source, magari nascerebbe qualche impresa italiana e questo sarebbe un bene per l'economia, specie per il fatto che nel futuro dei mercati c'è linux.
cut
Ehm, forse ti è sfuggito che quello che viene importato dalla Cina costa (all'importatore o all'azienda europea che ha la fabbrica laggiù
E questo "probabilmente" perchè un operaio lì costa 10 cent all'ora invece che 10 euro o più (e lavora 12-16 ore al giorno senza ferie e riposi, e senza sciperi...)... senza contare che qui ci si deve adeguare a leggi, leggine regolamenti e quant'altro (vedi la 626 per citarne una, che in Cina manco sanno cos'è...).
Secondo te, come convinci un'azienda a mantenere l'unità produttiva in Europa a queste condizioni?
E non sperare nelle spese di spedizione...
Far viaggiare un container via nave costa sui 2000 euro; una vera sciocchezza!
Gli USA hanno imposto i dazi per l'acciaio importato da oltre confine... guarda caso il settore della produzione acciaifera interno si è rilanciato immediatamente.
L'Europa (e non l'Italia da sola...) deve fare altrettanto, altrimenti prima o poi tutte le grosse realtà produttive si sposteranno in quelle zone, con tutte le ovvie ripercussioni sull'indotto e quindi sull'occupazione.
E' inevitabile quanto lapalissiano...
Non mi pare auspicabile voler essere presenti sul mercato asiatico pagando il prezzo di un crollo dell'occupazione qui da noi.
Meglio cercare di "equilibrare" la situazione, anche forzando la mano attraverso dazi e balzelli vari sull'importazione di beni prodotti laggiù (anche perchè poi vengono venduti allo stesso prezzo che se fossero prodotti qui!).
Ciauz
Sciocchezze. Come la storia insegna il protezionismo a lungo andare ha sempre peggiorato le cose.
Per quanto riguarda imp/exp cinese: guardate che la loro moneta (legatissima al dollaro) è svalutata del 60%. Anche questo è uno dei motivi del basso costo della loro produzione...
Ehm, forse ti è sfuggito che quello che viene importato dalla Cina costa (all'importatore o all'azienda europea che ha la fabbrica laggiù
E questo "probabilmente" perchè un operaio lì costa 10 cent all'ora invece che 10 euro o più (e lavora 12-16 ore al giorno senza ferie e riposi, e senza sciperi...)... senza contare che qui ci si deve adeguare a leggi, leggine regolamenti e quant'altro (vedi la 626 per citarne una, che in Cina manco sanno cos'è...).
Secondo te, come convinci un'azienda a mantenere l'unità produttiva in Europa a queste condizioni?
E non sperare nelle spese di spedizione...
Far viaggiare un container via nave costa sui 2000 euro; una vera sciocchezza!
Gli USA hanno imposto i dazi per l'acciaio importato da oltre confine... guarda caso il settore della produzione acciaifera interno si è rilanciato immediatamente.
L'Europa (e non l'Italia da sola...) deve fare altrettanto, altrimenti prima o poi tutte le grosse realtà produttive si sposteranno in quelle zone, con tutte le ovvie ripercussioni sull'indotto e quindi sull'occupazione.
E' inevitabile quanto lapalissiano...
Non mi pare auspicabile voler essere presenti sul mercato asiatico pagando il prezzo di un crollo dell'occupazione qui da noi.
Meglio cercare di "equilibrare" la situazione, anche forzando la mano attraverso dazi e balzelli vari sull'importazione di beni prodotti laggiù (anche perchè poi vengono venduti allo stesso prezzo che se fossero prodotti qui!).
Ciauz
Quoto e concordo pienamente.
Ah già, infatti l'aver lasciato campo libero ai produttori di zone con manodopera a basso costo ha portato all'attuale boom economico non solo europeo, ma addirittura planetario...
Cos'è, vivi fuori dalla reatà?
Per fortuna la mia azienda non ha subito la recessione, ma i clienti eccome...
Attuare politiche protettive in questo momento è necessario, altrimenti sì che le cose non faranno altro che peggiorare!
A meno che tu non sia dell'idea di ridurre diciamo del 99% il salario dei dipendenti, di innalzare l'orario di lavoro da 40 a 80-100 ore settimanali, di ridurre le ferie a 1-2 giorni l'anno, di eliminare le contribuzioni previdenziali e antinfortunistiche, di evitare l'adeguamento dei posti di lavoro alle minime regole sulla sicurezza, ecc. ecc. ecc.
Ultima alternativa, chiuduamo tutte le sedi produttive europee e ci spostiamo tutti in Cina a lavorare.
Mah, difficile scegliere, eh?
Ciauz
soprattutto se come scrivono bene nella notizia
[QUOTE]succede ad esempio che Microsoft in tale realtà non riesca ad affermarsi mentre altre soluzioni linux-based siano capaci di conquistare il mercato.
questo perchè 1) Linux si propone come un SO modellabile in base alle esigenze dei consumatori cinesi ( e le recenti alleanze strette con la Sun e il JDE ne sono un esempio)
2) la Microsoft con la sua politica di imposizione dei prezzi e la sua ingombrante presenza sul mercato appare agli occhi dei cinesi come una sorta di nuovo impero colonialista, anche se commerciale.
Di conseguenza sn +ttosto malvisti agli occhi dei cinesi, intesi come consumatori, i quali è bene ricordare hanno un fortissimo spirito nazionalista.
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