'Un costoso esercizio di futilità': il fondatore di TSMC stronca le ambizioni USA nella produzione di chip
Secondo il fondatore di TSMC gli sforzi degli Stati Uniti per produrre localmente un maggior numero di chip sono "un dispendioso e costoso esercizio di futilità". La mancanza di professionalità nel settore nonché i costi rappresentano scogli insormontabili.
di Manolo De Agostini pubblicata il 22 Aprile 2022, alle 09:01 nel canale MercatoTSMC
"Un dispendioso e costoso esercizio di futilità": così il fondatore di TSMC, Morris Chang, ha dipinto il tentativo degli Stati Uniti di incrementare la propria produzione nazionale di chip. Secondo il patron della società taiwanese, gli Stati Uniti hanno intrapreso negli anni '70-80 una strada che ha portato le persone più qualificate nella produzione di chip a riqualificarsi per lavori più retribuiti.
Di conseguenza si è creato un vuoto di professionalità che oggi impedisce agli Stati Uniti di poter rispondere all'ecosistema asiatico. A detta di Chang, mentre negli Stati Uniti e in altri Paesi i talenti del settore manifatturiero prendevano altre strade, Taiwan ha costruito un "pool" di professionalità che oggi la rendono il principale polo per la produzione di semiconduttori per conto terzi.
Il fondatore di TSMC riconosce agli Stati Uniti una migliore capacità nella progettazione dei semiconduttori, definendola "la migliore al mondo". "Taiwan ha poco talento nella progettazione, e TSMC non ne ha assolutamente nessuno". Quanto alla produzione, oltre alla carenza di professionalità gli Stati Uniti hanno anche un problema: i costi.
Chang ha affermato che i costi per produrre negli Stati Uniti sono semplicemente proibitivi e TSMC ha i dati per dimostrarlo grazie a 25 anni di produzione nel suo stabilimento in Oregon che, seppur redditizio, probabilmente non sarà ampliato. "Siamo stati estremamente ingenui", ha detto Chang, "nell'aspettarci costi comparabili, ma la produzione di chip negli Stati Uniti è il 50% più costosa rispetto a Taiwan".
Naturale quindi chiedersi perché TSMC abbia deciso di investire 12 miliardi dollari in una fabbrica in Arizona. Seppur ormai un ex dal 2018, Chang ha spiegato che l'operazione è stata fatta "su sollecitazione del governo degli Stati Uniti", all'epoca guidato da Donald Trump. L'ex dirigente ritiene che i miliardi di sussidi messi in campo degli USA siano ancora molto al di sotto dell'importo necessario per stimolare una crescita dell'industria produttiva locale. "Ci sarà un elevato aumento dei costi unitari e sarà difficile per gli Stati Uniti competere a livello internazionale". Chissà cosa ne pensa Intel.
Un discorso che potrebbe valere anche per l'Europa e il suo freschissimo "European Chips Act", e che potrebbe tuttavia perdere di significato a fronte di un cambiamento dello status quo. Il cosiddetto "elefante nella stanza" riguarda una possibile guerra tra Cina e Taiwan. Secondo Chang, se non ci sarà un conflitto gli Stati Uniti si saranno impegnati in un'impresa costosa, ma se ci sarà una guerra "gli Stati Uniti avranno molto di più di cui preoccuparsi della produzione di chip".
31 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon credo proprio, Taiwan ha già dichiarato che in caso di invasione è pronta a distruggere tutti gli impianti. Ovviamente sarebbe una catastrofe planetaria in materia di chip.
Urca, mi era sfuggita questa notizia, grazie.
Sarebbe veramente un disastro....
Inoltre ci sarebbe da considerare la demografia di Taiwan che è semplicemente orribile e fra le peggiori al mondo: con un fertility rate di 0,9 la popolazione di Taiwan si dimezzerà in meno di 50 anni. Resta da vedere quanto talento ci sarà in futuro in una popolazione di 15 e poi 10 milioni di abitanti vs i 23 milioni attuali.
Sud Corea e Cina vanno incontro ad un destino simile.
La produzione domestica di chip, anche dato l'attuale contesto socio-politico, ha ormai assunto per tutti un'importanza STRATEGICA.
E' quindi preferibile poterli produrre in casa, anche a costi più elevati, che dipendere da una produzione che potrebbe venire meno in qualsiasi momento per i più svariati motivi.
Inoltre la carenze di professionalità specifiche non costituisce certo un baluardo insuperabile: i gap di know how si possono sempre recuperare.
Le professionalità si pagano, basta offrire sufficienti soldi
Ecco, allora meglio che USA/EU si sbrighino a fare gli impianti. In caso d'invasione meglio accogliere la professionalità che emigrerà da Taiwan, piuttosto che infognarsi in uno scontro bellico
ed è per questo che ci si sta rendendo conto che fare affidamento su un solo paese produttore è un suicidio e a maggior ragione se questo paese è a rischio invasione. per come la leggo io, questo signore (anche ex di tmsc mi è parso di capire) cerca di fare la voce grossa per spaventare il leone: se gli usa riusciranno (anzi, riuscirebbero) a diventare più o meno indipendenti da taiwan, quest'ultimo verrà invaso dai cinesi in tempo zero e non potranno contare, o almeno non più di tanto sull'aiuto americano. chi ha più da perdere in questo scenario è taiwan stessa
L'Unione Europea dovrebbe fare altrettanto, ma do per scontato che l'European Chip Act finira' con il solito fail.
Ma non è solo questione di professionalità da accogliere, ma anche di impianti altamente specializzati. Quelli restano lì, c'è poco da fare. E non sono cose che ricostruisci in pochi mesi. Per non parlare di tutto l'indotto.
Se hai la manodopera ma non hai gli "attrezzi" sei bloccato comunque. Insomma, è un bel casino in ogni caso.
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