Italia aperta a investimento di Intel, ma anche di altri produttori di chip

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha detto che l'Italia rimane "aperta a un possibile investimento da parte di Intel nel Paese e accoglierebbe con favore anche altri produttori di chip".
di Manolo De Agostini pubblicata il 20 Ottobre 2023, alle 08:01 nel canale MercatoIntel
Da mesi non sappiamo più nulla del potenziale impianto produttivo di Intel in Italia. La società non ha più parlato, dal governo bocche cucite. L'ultima dichiarazione la fece il governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale lasciò aperto uno spiraglio per il prosieguo della trattativa.
D'altronde, stando alle ultime indiscrezioni, l'area identificata per far sorgere l'impianto di Intel sarebbe quella di Vigasio, in provincia di Verona. Intel, nel marzo 2022, parlò di un "potenziale investimento fino a 4,5 miliardi di euro" in Italia, per una fabbrica in grado di creare "circa 1500 posti di lavoro in Intel e altri 3500 posti di lavoro fra fornitori e partner". Al centro dell'impianto le ultime tecnologie di packaging (Foveros, EMIB, ecc.) messe a punto dagli ingegneri di Intel.
Adesso arriva finalmente una dichiarazione anche dal governo Meloni, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha spiegato come l'Italia resti "aperta a un possibile investimento da parte di Intel nel Paese e accoglierebbe con favore anche altri produttori di chip", scrive Reuters.
"Il ministro ha detto che l'Italia ha offerto contributi di stato per facilitare gli investimenti di Intel e la società non ha chiesto altro", conclude l'agenzia di stampa. Non ci sono quindi sostanziali cambiamenti, sembra che tutto rimanga nel limbo, con il governo che rimanda la palla nel campo di Intel.
Il solito scaricabarile direte voi, ma pensando all'accordo ci è sovvenuto - premettiamo, è solo un pensiero - che a complicare l'intesa possa esserci anche una questione di natura logistica, ovvero il noto contenzioso tra Austria e Italia sul Brennero.
L'Austria, adducendo a motivazioni di natura ambientale, ha imposto limitazioni alla circolazione dei camion su un tratto di autostrada a nord del passo del Brennero. Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato che il governo italiano presenterà un ricorso alla Corte di Giustizia europea.
Ed è proprio quell'arteria che dovrebbe collegare le Fab future di Magdeburgo, dove Intel realizzerà i chip con processi produttivi avanzati, con il potenziale impianto italiano dove quei chip dovrebbero essere posti su package innovativi per arrivare a ottenere il prodotto finale.
È vero che al momento non sembra esserci un divieto per un "camion che trasporta wafer di semiconduttori", ma di certo il contenzioso in essere non aiuta: le società, prima di investire miliardi, valutano ogni rischio e lo soppesano, anche quelli più improbabili.
Fermo restando che siamo più portati a credere che a bloccare la trattativa sia semplicemente il peso degli incentivi italiani, potrebbe esserci anche questo problema sullo sfondo. Non nascondiamo di provare un certo scetticismo sul buon andamento della trattativa, ma come sempre la speranza è l'ultima a morire.
Ricordiamo che, intervistato dal Corriere della Sera, il CEO di Intel Pat Gelsinger disse: "In origine abbiamo annunciato un impianto di packaging nell'Unione europea, e anche questo progetto resta. Adesso dobbiamo vedere dove far atterrare questo progetto, in quale Paese. L'Italia è ancora in gioco, ma anche altri Paesi candidati. Stiamo cercando di vedere dove. Decideremo entro l'anno". Le lancette dell'orologio corrono, vedremo se arriverà un annuncio nel corso dei prossimi due mesi.
25 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoda ultimo, intel foundry ancora non ha clienti, intel vende meno suoi chip di quelli che può produrre e sta costruendo impoanti in arizona,israele e irlanda. immagina la voglia che hanno di costruirne altri immensi senza prospettive di domanda
Il vero problema è però stabilire quanto durerà questo momento di richiesta estrema e se è destinato a morire oppure ad aumentare.
a differenza di chi odia il proprio paese...
da ultimo, intel foundry ancora non ha clienti, intel vende meno suoi chip di quelli che può produrre e sta costruendo impoanti in arizona,israele e irlanda. immagina la voglia che hanno di costruirne altri immensi senza prospettive di domanda
L'articolo non l'ha scritto topolino, visto che la logistica è una variabile importante quando si pianifica l'apertura di uno stabilimento produttivo legato ad una supply chain articolata come quella dei semiconduttori.
L'autostrada del Brennero è un budello infernale a due corsie per carreggiata, sottoposta ad un intenso traffico pesante tutto l'anno, e con forti impennate di traffico stagionale. Inoltre l'Austria è da decenni che tenta di scoraggiare il traffico pesante su gomma che dal Brennero prosegue verso nord e a est, tanto che si è convinta di scavare, assieme all'Italia, il tunnel ferroviario basale del Brennero per tagliare via tutto il tratto più tortuoso ed in pendenza della ferrovia.
Tedeschi ed austriaci hanno già una logistica incentrata sulla rotaia, noialtri caproni no, perchè abbiamo tra gli zebedei la lobbie dei padroncini.
Con il trasporto su rotaia gli vai bellamente in tasca agli austriaci e gli fai anche un danno visto che non gli paghi i pedaggi autostradali e del ponte Europa.
Il vero problema è però stabilire quanto durerà questo momento di richiesta estrema e se è destinato a morire oppure ad aumentare.
Ho sentito da telegiornale e forse anche articolo x Torino che stanno investendo anche in quello (non produrli), tardi, ma meglio tardi che mai, speriamo bene.
Non c'e' bissogno di andare cosi' lontanto x quello che dici, quando sono andato in Trentino certi commercianti facevano apposta a parlare in tedesco e facevano finta di non capire Italiano, alla fine ho dovuto chiamare responsabile e parlare Inglese.
Non che abbia da ridire su Trentino per carita', posto favoloso e ci tornerei volentieri, quello che volevo dire e' che se gia' facciamo cosi' nel Ns. paese, fuori poi e' normale, non siamo uniti, ciascuno per se'.
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