Governo, senti Intel: "Vogliamo diventare il secondo player nei semiconduttori entro al 2030"

Governo, senti Intel: "Vogliamo diventare il secondo player nei semiconduttori entro al 2030"

La divisione Intel Foundry Services del colosso dei microprocessori si è fissata un obiettivo più che ambizioso: diventare il secondo player nella produzione per conto terzi entro il 2030. Ed è proprio su queste mire che l'Italia deve giocare per chiudere la partita dello stabilimento di backend il prima possibile.

di pubblicata il , alle 08:51 nel canale Mercato
Intel
 

Da mesi si sta giocando una partita tra alcune regioni per ospitare uno stabilimento di Intel, un sito per il backend e il packaging dei chip (qui spieghiamo cosa significa) che dovrebbe portare 5000 posti di lavoro complessivi e importanti ricadute sul territorio. Verrebbe da dire che si sta consumando uno scontro quasi fratricida, perché il tempo scorre e Intel va di fretta: finalizzare l'intesa, rapidamente, è essenziale.

Nelle scorse settimane abbiamo appreso che proprio quando sembrava tutto fatto, così forse non è, ma in questi giorni Intel ha ribadito di avere ambizioni davvero importanti nella produzione per conto terzi, direzione in cui il CEO Pat Gelsinger ha messo l'azienda fiutando il bisogno dell'industria europea e statunitense di svincolarsi dalla filiera asiatica in tempi di forti tensioni geopolitiche e altre dinamiche sfavorevoli come la pandemia.

"La nostra ambizione è diventare la fonderia numero 2 al mondo entro la fine del decennio, e ci aspettiamo di generare margini importanti", ha dichiarato Randhir Thakur, presidente di Intel Foundry Services, intervistato da Nikkei Asia.

Intel vuole "andare alla guerra" con TSMC, Samsung e le altre realtà del comparto della produzione dei semiconduttori, un'aspirazione senza dubbio "titanica" vista la complessità del mercato, gli investimenti richiesti e il cosiddetto "status quo" che vede TSMC al vertice del settore con una quota superiore al 50%, ampiamente davanti a Samsung con il 16,3% secondo i dati sul primo trimestre 2022 di TrendForce.

Diventare la seconda forza del mercato richiederà a Intel di superare il colosso sudcoreano, che dalla produzione per conto terzi registra un fatturato di oltre 20 miliardi di dollari l'anno. A seguire, sempre stando a quei numeri, UMC (6,9%) e GlobalFoundries (5,9%).

Intel, al momento, ha registrato nei primi nove mesi del 2022 un fatturato di 576 milioni di dollari: nel 2023 la società si aspetta di incrementare quel valore non solo attraverso commesse dirette, ma anche chiudendo nel Q1 2023 l'acquisizione di Tower Semiconductor, grazie alla quale aggiungerà oltre 1,5 miliardi di dollari di fatturato l'anno alla divisione IFS. Secondo TrendForce, nel Q1 2022 Tower ha raccolto una quota dell'1,3% nel mercato dei semiconduttori.

Con l'aggiunta di Tower, Intel potrebbe scalare importanti posizioni e toccare un fatturato annuo di circa 2 miliardi, ben lontani però dai 20 miliardi di Samsung, i cui investimenti in produzione e nuove tecnologie non sono certo inferiori a quelli di Intel. Insomma, aspettative importanti, ma Intel con Gelsinger ha alzato l'asticella promettendo un'aggressiva roadmap che prevede l'arrivo di cinque processi produttivi in quattro anni non solo per recuperare il gap con la concorrenza, accumulato dopo anni di stagnazione sui 14 nanometri, ma se possibile superarla.

Va da sé che Intel necessita di espandere velocemente la sua rete di Fab e questo significa che il colosso non aspetterà all'infinito le lungaggini della politica nostrana, soprattutto perché lo stabilimento italiano rappresenta un elemento cruciale per supportare il lavoro che Intel svolgerà in quel Magdeburgo, dove si prevede la costruzione di un mega-sito produttivo.

Capacità produttiva e filiera più vicine alle aziende statunitensi ed europee a parte, Intel avrà comunque altri problemi da risolvere per raggiungere l'obiettivo: da una parte dovrà assicurare lo stesso livello di qualità, produzione e servizi delle rivali asiatiche, dall'altra dovrà anche garantire prezzi concorrenziali ai clienti, cosa non facile visto che notoriamente il costo del lavoro è superiore rispetto all'Oriente.

Randhir Thakur ritiene che la filiera geograficamente slegata dall'Asia metterà in secondo piano gli altri aspetti. "Da quando abbiamo preso contatto con i clienti dopo il lancio di IFS, è diventato assolutamente chiaro che molte di queste aziende vedono la necessità di una catena di fornitura di semiconduttori più resiliente e geograficamente equilibrata", ha detto il dirigente a Nikkei Asia.

Che la società riesca o no a centrare le aspettative è quindi tutto da vedere, ma ci proverà con convinzione: sarebbe un peccato non essere protagonisti di un piano paneuropeo che potrebbe rappresentare per l'Italia e le generazioni future un'incredibile occasione di sviluppo in anni in cui gli scenari sono destinati a mutare rapidamente e drasticamente.  

2 Commenti
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alexfri07 Novembre 2022, 16:21 #1
É meglio se accelerano un pochino, che da qua al 2030 la cina si é gia pappata TW con tutto il cucuzzaro. Penso che il governo americano se ne sia reso conto e abbia messo sul piatto “segretamente” un fraccata di miliardi per sistemare la cosa.
calabar09 Novembre 2022, 13:29 #2
I Taiwanesi hanno già detto che piuttosto che dare tutto il "cucuzzaro" in mano alla Cina fanno saltare tutto.
Inoltre TSMC ha forti legami con le tecnologie occidentali, non basta impadronirsi degli stabilimenti perchè la filiera è altrettanto importante.

La Cina sicuramente intende papparsi Taiwan e probabilmente lo farà entro il 2050, ma bisogna vedere in che modo verrà gestita la questione semiconduttori.

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