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#1 |
Bannato
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Tibet: ciò che i mass-media occidentali nascondono (di proposito)
Gli inglesi tornano ad usare ancora una volta la “Carta tibetana” contro la Cina, innescando e orchestrando scontri a Lhasa e diffondendo menzogne e isteria anti-cinese attraverso il loro poderoso impero massmediale globale. Un’operazione simile fu condotta nel 1932, quando il mondo stava scivolando verso la seconda guerra mondiale: mentre il Giappone lanciava un’invasione della Cina, i britannici tirarono i loro fili in Tibet per aprire un secondo fronte ad occidente.
Per sovrastare l’enorme propaganda di oggi occorre farsi un’idea storica della regione. Il Tibet è da tempo una fonte di profonda ammirazione per i fanatici dell’occultismo e della mistica ai vertici dell’impero britannico. Come patria dei “veri ariani” chiusa al mondo, il centro del buddismo esoterico e “il cuore” geopolitico dell’Eurasia, il Tibet fu usato dagli inglesi come stato cuscinetto per dividere l’India dalla Cina. Fu inoltre coccolato in egual misura dagli inglesi e dai nazisti. Negli anni Trenta vi comandava un alto ufficiale del Raj britannico in India, Hugh Richardson, il quale rimase sul campo anche nel dopoguerra. Nel 1939 vi si recò in visita una delegazione delle Waffen SS naziste di Heinrich Himmler alla ricerca delle vere radice ariane. Nella delegazione c’era anche Bruno Berger, criminale di Norimberga, che s’intrattenne con il Reggente dell’attuale Dalai Lama (il 14°), e strinse con quest’ultimo un’amicizia durata tutta la vita. Un altro amico nazista del Dalai Lama è l’ufficiale delle SS Heinrich Harrer, reso famoso da un film di Hollywood intitolato “Sette anni in Tibet”. Su YouTube c’è il filmato di una loro conversazione. Non meraviglierà quindi che i disordini esplosi a Lhasa il 14 marzo hanno l’impronta della violenza nazista. La versione di Pechino è stata confermata da James Miles dell’Economist, che si trovava sul luogo. “Ciò che ho visto è la violenza mirata e calcolata contro un gruppo etnico, o meglio, due gruppi etnici, soprattutto i cinesi Han che vivono a Lhasa, ma anche contro la minoranza Hui musulmana”. I rivoltosi, spiega Miles, hanno lasciato illese le attività di proprietà dei tibetani mentre ogni altro negozio “è stato bruciato, o saccheggiato, distrutto, forzato e i beni portati in strada, ammucchiati e bruciati. Si è trattato di uno scoppio straordinario di violenza ... che ha sorpreso alcuni dei tibetani che vi assistevano”. La risposta della polizia è stata molto limitata, ha aggiunto. Tutt’altro che limitata invece è stata la reazione delle grancasse massmediali e politiche occidentali, che hanno sparato a zero sulla “oppressione cinese” della cultura tibetana. Nel caso migliore si tratta di una cultura feudalista. Fino al 1950 la maggior parte dei tibetani erano servi della gleba che lavoravano la terra dei monasteri nei quali abitava circa il 25% della popolazione, mentre il resto erano contadini analfabeti. L’unica strada del Tibet era quella riservata all’auto personale del Dalai Lama. Non c’era nemmeno un sistema giudiziario e la gerarchia religiosa decideva tutto. Negli anni seguenti i cinesi vi costruirono strade, ospedali, scuole e una ferrovia, senza limitare la libertà di religione. Hugh Richardson, che assisteva a questi sviluppi, commentava: “Gli apologeti possono indicare il progresso materiale e meccanico ma ... questi non sono desiderati dalla popolazione tibetana e rappresentano una negazione completa della civiltà e della cultura tibetane”. Negli anni Settanta l’operazione tibetana fu “delocalizzata” negli USA, sotto l’egida del National Endowment for Democracy e poi quella dell’attore Richard Gere e del prof. Robert Thurman, che allestirono la International Campaign for Tibet (ICT). L’ICT rastrella circa cinque milioni di dollari l’anno e va a braccetto con il WWF, fondato dalle famiglie reali britannica e olandese. Nella stessa cerchia opera anche Amnesty International. Per quanto riguarda i disordini di Lhasa c’è da notare che all’inizio degli anni Novanta Mark Handelman, dell’ICT, fece avere il visto per gli USA ad un migliaio di giovani adepti del Dalai Lama in India. Tra questi Tsewang Rigzin, che ha trascorso 12 anni negli USA, dove ha preso anche la cittadinanza, ed ha coordinato le sue attività con l’ICT. Rigzin è tornato a Dharamsala, in India, nell’agosto 2007 per essere eletto a capo del Congresso Giovanile ed ha lanciato l’attuale campagna della Tibet People’s Uprising Organization. Si tratta di un’attività politica espressamente vietata dagli accordi raggiunti tra il governo indiano e il Dalai Lama, ed è lesiva per i rapporti tra i due paesi. I cinesi hanno presentato le prove che il Congresso Giovanile, che a parole prende le distanze dal Dalai Lama, ha organizzato gran parte delle dimostrazioni e dei disordini verificatisi in Tibet, in Cina, e in altri posti dal 10 marzo in poi. |
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#2 |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
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Dagli aiuti della Cia ai monaci buddisti alle bugie di Pechino
Quando gli elefanti combattono, dice un proverbio africano, a rimetterci è l'erba. Nel caso poi in cui gli elefanti sono pesi massimi come Cina e Stati Uniti, entrambi molto abili nell'utilizzare il circo mediatico, il destino dell'erba (i tibetani) sembra segnato. A noi spettatori dell'ennesima tragedia, ormai consapevoli che le cose peggiori sono quelle che nessuno racconta, non resta che scegliere a caso fra una valanga di informazioni impossibili da verificare. Pochi, fra i giornalisti e i simpatizzanti dei monaci arancioni, amano ricordare il ruolo recitato dalla Cia in questa regione da cinquant'anni, un ruolo importante per la sopravvivenza della leadership tibetana in esilio ma decisamente controproducente per quelli che sono restati nel territorio occupato dai cinesi. La Cia ha cominciato a condurre operazioni su vasta scala in Tibet fin dal 1956, cosa che ha condotto alla disastrosa sollevazione del '59, con decine di migliaia di morti e la fuga del Dalai Lama e dei suoi seguaci in India e in Nepal. Quel primo insuccesso non portò il Dipartimento di Stato a più miti consigli, al contrario: venne allestito un campo di addestramento per la guerriglia tibetana a Leadville, in Colorado, che continuerà a funzionare fino al 1966. La Tibetan Task Force della Cia, invece, continuerà a operare fino al 1974 - presumibilmente la fine di questo programma fu una delle promesse che Nixon fece nel suo storico incontro con la leadership cinese a Pechino. Secondo un reportage dedicato a questa storia dal Washington Post nel 1999, gli insuccessi della Cia furono dovuti ad alcune circostanze decisamente sottostimate dagli analisti, come ad esempio il risentimento della popolazione verso il passato regime. I tibetani avevano paura del ritorno degli aristocratici fuggiti con il Dalai Lama perchè, «soprattutto i contadini, temevano di dover restituire ai nobili la terra che era stata loro assegnata con la riforma agraria». Insomma, nemmeno i più ferventi buddisti volevano tornare a fare i servi della gleba per i potenti latifondisti che erano la spina dorsale della teocrazia di Lhasa. Con l'apertura al capitalismo voluta da Deng Xiaoping, però, i tibetani finiscono col perdere i pochi benefici conquistati sotto i cinesi e la Cia, approfittando dello scontento, ci riprova. Il suo contributo alla rivolta del 1987 non è documentato come i precedenti ma è abbastanza certo, così com'è certo che andò a finire male: la repressione cinese fu durissima e continuò fino al 1993, con il risultato che le timide aperture verso una maggiore autonomia del Tibet vennero soffocate nel sangue. La Cia comunque continuò attivamente a lavorare secondo la strategia utilizzata in Afghanistan e, più tardi, in Kosovo: tanta propaganda e tante armi leggere, contrabbandate nel paese da ogni luogo del mondo. Oggi, con la vetrina delle Olimpiadi già aperta, l'occasione di dare una spallata al gigante, già in precario equilibrio per le rivendicazioni della minoranza musulmana, è troppo ghiotta per non approfittarne. Se gli occidentali tacciono queste informazioni importanti, anche i cinesi non scherzano. Nessuno ha detto, per esempio, che Pechino ha inviato in zona l'esercito - la 149° divisione di fanteria meccanizzata - e ha allestito un Centro di comando a Lhasa affidato a Zhang Qingli, segretario del Partito tibetano vicinissimo al presidente Hu Jintao. Inutile dire che, se si fosse trattato di semplici disordini provocati da elementi criminali, come sostiene Pechino, sarebbe stata mandata la polizia, non certo reggimenti dotati dei più moderni mezzi corazzati. Con questa decisione il governo centrale dimostra di temere la sollevazione su larga scala, un'ingerenza diretta di Washington oppure le due cose insieme. Molto probabilmente Pechino è consapevole che stavolta lo scontento è ben più ampio proprio per via delle riforme turbo-capitaliste con cui si è cercato di modernizzare il paese. E qui veniamo all'ultimo punto di cui nessuno scrive: la sollevazione tibetana, che con il suo carico di violenza ha messo in imbarazzo perfino il Dalai Lama, è causata soprattutto dall'inasprimento delle condizioni di vita degli abitanti autoctoni, prevalentemente contadini, cui è stato riservato lo stesso trattamento che provoca ogni anno decine di migliaia di rivolte nell'intero paese. Gli effetti deleteri delle riforme che hanno cancellato importanti conquiste - come ad esempio il sistema sanitario generalizzato - mentre la marcia devastante delle fabbriche a basso costo inquina i fiumi e sottrae terra coltivabile agli agricoltori, si somma in Tibet con il risentimento causato da una colonizzazione che mira a cancellare le specificità culturali e a mettere il guinzaglio alla religione. A tutto ciò si aggiunge l'effetto Kosovo: la disinvoltura con cui Washington e alcuni paesi europei (fra cui l'Italia) hanno violato l'integrità territoriale di una nazione sovrana, induce Pechino ad avere la mano particolarmente pesante. E, come al solito, a rimetterci è l'erba. |
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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ALtyro esempio di merda vivente e parlante
secondo i mangiasterco, questa sarbbe una foto che coglie in flagrante dei militari cinesi pronti avestirsi da terroristi arancioni...[ che e l'unica cosa vera, dico che i gonzi siano terroristi, e di conseguenza chi li difende] ![]() sostenendo che sia stata scattata da un satellite....
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#5 | |
Senior Member
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#6 |
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Un satellite in fase di atterraggio evidentemente
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焦爾焦 |
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
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leggiti "La crociata di Himmler" di C. Hale.........
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Addio Pierpo, motociclista. Se il cameriere di un locale per me è un idiota, non conosce le regole del locale, tratta bene solo i suoi leccaculo ma va bene al proprietario...cambio locale. |
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#8 | |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
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Siccome i monaci non vollero partecipare come figuranti, la polizia cinese locale prese il loro posto. Ma ci rendiamo conto in che mondo di false informazioni, di falsi tg, di falsi giornali, viviamo?!?!?....pure tg1 e tg2 hanno spacciato questa foto come fatta durante la criminosa rivolta tibetana....e la gente ignara e senza la minima voglia di ragionare con la propria testa si beve le cazzate dei media di regime!! Tutti servi dei poteri anglo-americani! |
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#9 |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
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Tra un pò diranno che è stato il Tibet ad invadere la Cina...
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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Oh ma lo sai che hai rotto il cazzo co sti thread?
E, sì, lo so che mi sospenderanno per questo.
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#12 |
Bannato
Iscritto dal: Jul 2004
Città: Firenze
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Demonarch, il tuo post è talmente tanto ridicolo che non trovo parole: è possibile che vi sia stata un'eccessiva mediatizzazione della vicenda, ma si tratta di una cosa naturale vista la continua violazione dei diritti umani perpetrata dal regime cinese contro tutta la popolazione, tibetana e non.
PS: sei cinese? |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
Città: prov. di Alessandria
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se almeno servisse a qualcosa................ci faremmo sospendere tutti!
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#14 | ||
Bannato
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#15 |
Bannato
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#16 |
Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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Messaggi: 1521
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no, ma che siano terroristi e sovversivi e eveidente
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#18 |
Senior Member
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dai francesi fatti raccontare l'algeria
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#19 |
Bannato
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#20 |
Bannato
Iscritto dal: Jul 2004
Città: Firenze
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Eh si, tanto se devo andare nel 12ème o nel 13ème tipo verso Place d'Italie per risparmiare 100€ di affitto al mese, preferisco Sorbonne, e mi evito i trasporti
![]() E poi ora valuto se prendere in affitto o comprare qualcosa, che a me la locazione dispiace perchè sono sildi buttati ![]() |
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