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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 9.11
ELEZIONI, SECONDO TURNO PRESIDENZIALI FISSATO IL 29 OTTOBRE L’eventuale secondo turno delle elezioni presidenziali – nel caso in cui nessun candidato ottenga il 50% dei voti più uno nel voto di ieri – è stato fissato per il prossimo 29 ottobre: lo ha annunciato nella capitale Kinshasa il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei) Apollinaire Malu Malu, precisando inoltre che i risultati del primo turno saranno annunciati il 20 agosto e - dopo dieci giorni per eventuali ricorsi - proclamati ufficialmente il 31 agosto. Nella tornata del 29 ottobre, gli elettori saranno chiamati anche a votare i rappresentanti provinciali, i quali dovranno poi eleggere i governatori delle province e 120 senatori; questi ultimi, affiancando i 500 deputati eletti con il voto di ieri, formeranno il nuovo parlamento congolese. A parte pochi isolati incidenti minori, la giornata di ieri è stata considerata – nelle parole del vice rappresentante dell’Onu in Congo Ross Mountain – “un piccolo miracolo”: l’affluenza, non ancora ufficializzata, è stata comunque molto elevata. Malu Malu ha poi aggiunto che il nuovo presidente (erano 32 i candidati in lizza) entrerà in carica il 10 settembre se eletto al primo turno oppure il 10 dicembre se eletto al ballottaggio. L’articolato processo elettorale dovrebbe chiudere la lunga transizione avviata nel 2003 dopo il conflitto iniziato nel 1996 e poi ripreso nel 1998.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 9.50
ELEZIONI: DA KISANTU, LA SPERANZA E LA VOGLIA DI UN FUTURO DIVERSO dopo le tante occasioni in cui leggiamo le tue notizie, siamo lieti questa volta di potere essere annoverati tra i tuoi “corrispondenti dal fronte “congolese. La nostra Congregazione, le Suore Somasche Figlie di San Girolamo Emiliani, dal 2001 è presente nei quartieri periferici di Kinshasa, e nella diocesi di Kisantu, nel Basso Congo, cercando di dare un po’ di aiuto ai bambini, ed alla gioventù nel bisogno. Vivendo a stretto contatto con la popolazione più misera, con loro abbiamo condiviso, giorno dopo giorno, questa estenuante attesa delle elezioni libere, democratiche, e trasparenti. E rinvio dopo rinvio, manifestazione dopo manifestazione, scontro dopo scontro, notti insonni, per i colpi di mitraglia o le camionette più o meno amiche, siamo finalmente arrivati ad una scadenza in cui, all’inizio, ben pochi credevano. Ancora fino all’ultimo giorno moltissimi sono stati i tentativi di destabilizzare la situazione, di fare saltare tutto, di rinviare ancora: ma la popolazione, ormai, era stremata. Ed il solo accenno ad un nuovo rinvio veniva interpretato epidermicamente come la volontà di ricacciare in un limbo infernale senza storia e senza speranza di futuro generazioni intere. CON STANCHEZZA INFINITA, ma con un’incredibile forza d’animo, le mamans dei quartieri più degradati hanno continuato a montare banchetti sgangherati vicino a scoli d’acqua, ed altro, a cielo aperto. Anche questa mattina, seppure con qualche attenzione in più a rumori improvvisi, od a scoppi di grida da lontano, sono rispuntati alcuni piccoli commerci, seppure più radi. Ma da alcuni giorni, ormai, la paura aveva chiaramente lasciato il passo alla tensione inarrestabile del voto: finalmente si vota, tutti ne stavano prendendo coscienza, quasi con sorpresa. Era arrivato il giorno: e la gente da ieri sera già diceva dove sarebbe andata a votare, come a pregustare un momento storico per loro, e per questo enorme Paese. Moltissimi giovani ci rendevano compartecipi, in questi ultimi giorni, di questa esperienza che li attendeva, condividendo con noi l’attesa del voto, quasi a stemperarne la tensione. PER NOI, È STATA UNA ESPERIENZA QUASI COMMOVENTE: vedevano rinascere, nei volti, e nelle parole, la fiducia nel futuro, in cui nessuno più osava credere. E questa mattina, quando abbiamo accompagnato le giovani ai seggi, con un po’ di titubanza mista a paura, con pochissime auto in circolazione sulla nostra pista, abbiamo visto file continue di persone che si recavano a votare, a piedi, ed ordinatamente attendevano il loro turno, inquadrati tra le corde apprestate prima dell’accesso ai seggi. Sappiamo che moltissimi della nostra zona, anche giovani, hanno avuto problemi con il loro analfabetismo. Ma quando sono rientrati, sembravano diversi. Adesso credono. E noi preghiamo, affinché la loro speranza, nella pace, e nella rinascita, possa realmente concretizzarsi. Adesso, incomincia il momento più difficile, e più delicato.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 10.47
ELEZIONI: SPOGLIO SCHEDE REGOLARE, AFFLUENZA OLTRE IL 70% Superebbe in media il 70% - con punte di oltre l’80% - l’affluenza alle elezioni presidenziali e legislative di ieri nella Repubblica democratica del Congo, nel primo voto multipartitico dal 1960: è la stima indicata in queste ore dai responsabili elettorali a Kinshasa, mentre le spoglio sta procedendo in modo regolare in tutto il paese, confermando – almeno finora – l’esito positivo della lunga e “storica” giornata elettorale. Radio Okapi, emittente della missione di pace dell’Onu Monuc – ha fornito oggi aggiornamenti da tutto il paese: a Kisangani, seconda città del Congo e principale centro del nord, i seggi hanno chiuso in modo regolare e lo spoglio prosegue senza complicazioni mentre in molti seggi è già stato terminato; l’affluenza in questa città – un tempo principale porto commerciale sul fiume Congo – è stata del 70%. Atmosfera serena anche a Beni, nell’est – teatro di scontri durante il conflitto del 1998-2003 – dove in una dozzina di ‘bureau de vote’ visitati dal corrispondente di radio Okapi l’affluenza è stata tra il 60 e il 75%. Voto nella calma anche a Isiro, città del centro-nord non lontana dalla grande foresta pluviale che ricopre gran parte delle zone settentrionali dell’ex-Zaire; qui sono già stati affissi i risultati ufficiosi del voto all’esterno di alcuni seggi, anche se saranno ufficializzati a livello nazionale soltanto il 20 agosto; anche gli osservatori – erano oltre 47.000 quelli locali e circa 2.000 quelli internazionali – hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto dagli scrutatori. Tutto regolare anche a Goma, capitale del Nord Kivu, una delle aree più instabili del Congo, si registra per ora uno dei più alti tassi di affluenza alle urne con l’80-85%. Si sta svolgendo senza problemi lo spoglio delle schede anche in Suk Kivu; a Shabunda è stata segnalata la presenza di uomini armati ‘interahamwe’ – ex-ribelli hutu ruandesi accusati del genocidio del 1994, da 12 anni nascosti nelle foresti congolesi – avrebbe “garantito” sicurezza ai seggi, provocando le reazioni dei rappresentanti della “Rcd”, l’ex-gruppo ribelle oggi partito politico. Lo stesso presidente della Commissione elettorale, abbé Apollinaire Malu Malu, ha ammesso che in alcune località non è stato possibile inviare poliziotti ed è stato chiesto alla popolazione locale di garantire la sicurezza del voto.
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SUDAN 31/7/2006 12.17
KHARTOUM: SLOGAN DI PACE PER 1° ANNIVERSARIO MORTE JOHN GARANG Decine di migliaia di persone – addirittura 50.000 secondo la stampa locale – si sono radunate ieri sera a Khartoum, per celebrare il primo anniversario della morte dell’ex-capo ribelle indipendentista John Garang, morto in un incidente d’elicottero tre settimane dopo aver assunto la carica di vicepresidente in base all’accordo che pose fine a 21 anni di guerra civile tra il nord e il sud. Migliaia di candele sono state accese nello stadio al-Merikh di Omdurman (la città-gemella di Khartoum, sull’altra sponda del Nilo) per ricordare quello che un giornale sudanese del nord ha definito “profeta della pace”, mentre slogan sulla convivenza pacifica e sulla tolleranza venivano intonati dal pubblico. “Lavoreremo insieme per realizzare ciò per cui Garang si è battuto e ha vissuto (…). Un nuovo Sudan, giustizia, pace, tolleranza” ha scandito dal microfono il vicepresidente Ali Osma Taha, l’uomo che – in rappresentanza del governo islamico di Khartoum – ha raggiunto l’intesa con i ribelli separatisti del Sud guidati da Garang. Lo stesso Garang il 9 agosto di un anno fa divenne vicepresidente del Sudan accanto a Taha, per suggellare a livello istituzionale la partecipazione del Movimento di liberazione popolare del Sudan (Splm, l’ex-ribellione del Sud) al governo di unità nazionale. Dopo una lotta armata ultraventennale, Garang è morto nel momento in cui le armi avevano iniziato a tacere: in veste di vicepresidente si era recato in Uganda, ma la sera del 30 luglio dell’anno scorso l’elicottero presidenziale ugandese che lo stava riportando in Sud Sudan si schiantò pochi minuti prima dall’atterraggio. L’episodio provocò immediate e violente proteste da parte degli abitanti del sud (a Khartoum ci sono oltre 2 milioni di sfollati per la guerra), provocando oltre 100 vittime. Una commissione internazionale di inchiesta, con la partecipazione dell’Onu, ha invece stabilito in via definitiva che si trattò di un tragico incidente. A Juba, la capitale del Sud dove Garang è sepolto, si è svolta una cerimonia di commemorazione alla presenza della vedova Rebecca e di Salva Kiir, l’ex-comandante dei ribelli chiamato a sostituire il leader politico scomparso. Entro cinque anni, in base all’accordo di pace, il Sud Sudan potrà decidere se dichiarare l’indipendenza da Khartoum.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 12.49
ELEZIONI: MBUJI MAYI, RIPRENDONO OPERAZIONI DI VOTO IN 170 SEGGI Sono riprese oggi le operazioni elettorali in 170 seggi di Mbuji Mayi, la capitale del Kasai – roccaforte dell’opposizione - dove ieri si sono registrate tensioni e incidenti minori che hanno però ostacolato il normale svolgimento del voto: lo ha annunciato oggi il rappresentante locale della Commissione elettorale indipendente (Cei). “Le operazioni di voto sono state disturbate da alcuni giovani manifestanti che lanciavano pietre, mentre alcuni ‘bureau de vote’ sono stati incendiati” ha spigato all’agenzia ‘Afp’ Hubert Tissuaka, delegato della Cei, confermando che nel resto della provincia del Kasai “le operazioni si sono chiuse ieri sera”. Mbuji Mayi – dove sabato un camion che trasportava materiale elettorale era stato bruciato – è la città-feudo dell’Udps (Union pur la democrazie et le progrés social), guidata dallo storico oppositore Etienne Tshisekedi, che ha boicottato il voto affermando che queste elezioni sono truccate per garantire la vittoria del presidente uscente Joseph Kabila. Ieri – secondo testimonianze raccolte dalla MISNA sul posto – nelle prime ore del mattino gli elettori di alcuni quartieri della città si erano tenuti distanti dai seggi nel timore di violenze, ma poi con il trascorrere delle ore la situazione si era normalizzata.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 14.33
ELEZIONI: PRIMI “EXIT POLL” INFORMALI DA UN SEGGIO ALLA PERIFERIA DI KINSHASA… Sulle pareti un po’ scalcinate del ‘Collége Saint Raphael’ nel popoloso quartiere di Limete, periferia orientale di Kinshasa, è affisso un foglio azzurrino che attira l’attenzione di qualche curioso: una copia-carbone del verbale del seggio ‘E’ del bureau de vote 1357. Ieri lì si sono recati alle urne 242 congolesi su 346 iscritti; alla fine dello spoglio si contano 21 schede nulle e 7 bianche. I voti validi sono stati così assegnati: “Jean-Pierre Bemba…” - è scritto sul modulo-prestampato….- “114”, ha aggiunto a penna lo scrutatore con grafia diligente. Kabila, presidente uscente e considerato favorito anche grazie all’appoggio internazionale, “51”. Terzo – in questo mini-exit poll appuntato sul taccuino dalla cronista della MISNA – Oscar Kashala, con 33 preferenze. Un voto a testa per Anatole Matusila, esponente della società civile, e per Eugene Diomi Ndongala, ex-ministro delle miniere e presidente della Democratie Chretienne. “Siamo davvero contenti ma anche un po’ stremati” si lascia sfuggire il presidente di uno dei 20 seggi ospitati dentro il complesso scolastico, non lontano dal fiume Congo. “È da sabato che siamo dentro qui: a questo punto la stanchezza si fa sentire perché praticamente non abbiamo mangiato né bevuto”, aggiunge. Poco distante, un suo ‘collega’ si è appena sentito male e gli stanno prestando le prime cure. Per regolamento agli scrutatori è stato impedito di allontanarsi dai seggi sino al termine dello spoglio. Ora che la maratona elettorale sta per finire, qualcuno tira i primi sospiri di sollievo: “le schede già scrutinate verranno messe in appositi sacchi e inviate alla Commissione elettorale indipendente di Kinshasa” spiega ancora il presidente del seggio. Da qui – da uno dei quartieri più popolosi della capitale – il tragitto è breve. Ma dai villaggi della regione orientale dell’Ituri sono oltre 2.000 chilometri. Il lungo viaggio della democrazia è già iniziato.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 15.27
ELEZIONI: IL PLAUSO UNANIME DELLA STAMPA LOCALE “Gli elettori congolesi hanno offerto ieri una lezione di disciplina e di maturità al mondo intero” scrive – non senza una punta di legittimo orgoglio – il giornale ’La Reference Plus’ di Kinshasa all’indomani dello ‘storico’ e pacifico voto per il nuovo presidente e il Parlamento. “L’esito positivo delle operazioni elettorali – si legge inoltre – è merito innanzitutto dei congolesi che hanno saputo dar prova di pazienza”. Tutta la stampa nazionale oggi esprime unanime apprezzamento per le modalità con cui i 24 milioni di elettori si sono comportati ieri, anche se non sono mancati disagi e isolati problemi. ‘Le Potentiel’ sottolinea “la dignità con cui i congolesi si sono recati alle urne”, aggiungendo che l’affluenza massiccia ai seggi “costituisce un messaggio indirizzato a tutti coloro che ancora si ostinano a mantenere il Congo in ostaggio per perpetuare il vecchio potere”. Secondo ‘L’Observateur’i congolesi hanno preso parte alle elezioni “in un clima di comprensione e tolleranza patriottica, gli uni a fianco degli altri”. Altri, come L’Avenir’ azzardano previsioni: il presidente uscente Joseph Kabila avrebbe “raccolto la quasi totalità dei voti nell’est” (suo padre Laurent Desiré Kabila venne appoggiato dai banyamulenge dell’est e dal Rwanda per rovesciare Mobutu nel 1996, ndr), ma per ’La Tempête des Tropiques’, un altro quotidiano di Kinshasa, l’attuale capo di Stato “non otterrà il 50% dei voti al primo turno” e quindi sarà necessario il ballottaggio, già fissato per il 29 ottobre. Alcuni giornali riportano anche gli isolati episodi di violenza, in particolare nella città di Mbuj Mayi e le difficoltà di molti aventi diritto al voto per errori o in completezze sugli elenchi elettorali.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 31/7/2006 19.05
ELEZIONI: OLTRE IL 60% DEI VOTI SCRUTINATI, URNE APERTE ANCHE IN KASAI OCCIDENTALE Prosegue abbastanza rapidamente lo spoglio delle schede delle elezioni generali tenute domenica in Repubblica democratica del Congo, cominciato già ieri sera poco dopo la chiusura dei seggi e in alcuni casi proseguito per tutta la notte. Il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei), Apollinaire Malu Malu, parlando con la stampa ha precisato che oltre il 60% dei seggi sparsi per il paese ha terminato il computo e affisso pubblicamente i risultati all’esterno delle circoscrizioni. Le operazioni di scrutinio sono ferme solo in 226 seggi nelle due regioni del Kasai (centro del Congo). Sia a Mbuji Mayi (Kasai Orientale) che a Mweka ( 170 chilometri a nord est di Kananga, capitale del Kasai occidentale), infatti, sono tornati alle urne oggi gli elettori dei seggi le cui operazioni sono state disturbate ieri da sabotaggi o da ritardi logistici: un attacco ad alcuni seggi in un caso e la distruzione di un camion che conteneva oltre un centinaio di kit elettorali in un altro, ma anche ritardi nella consegna dei materiali elettorali. A Mbuji Mayi le operazioni di voto sono riprese in mattinata, mentre a Mweka solo nel primo pomeriggio. Informazioni ancora tutte da confermare, riferiscono che in una delle due località si sarebbero verificati incidenti anche oggi.
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#329 |
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UGANDA – Al confine tra il Sudan e la Repubblica democratica del Congo, dove 40 rappresentanti della società civile del Nord Uganda – guidati dal vice-presidente sudanese e mediatore Riek Machar – ieri attendevano il capo dell’Esercito di liberazione del Signore (Lra), Joseph Kony, si è presentato invece il figlio quattordicenne, Salim Saleh Kony, accompagnato da 20 ribelli. L’incontro con Kony sarebbe stato rinviato, forse solo di ore, a causa della pioggia secondo un portavoce dell’Lra, per dare il tempo ai ribelli di formulare una posizione comune secondo Machar. L’obiettivo della delegazione è convincere Kony – ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità – ad accettare il piano di pace che rappresentanti dell’Lra e il governo ugandese stanno negoziando a Juba, in Sud Sudan.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/8/2006 0.27
ELEZIONI: REAZIONI INTERNAZIONALI E APPELLI AD ACCETTARE I RISULTATI Dall’Unione Africana (Ua) a quella Europea (Ue), passando per i governi di Italia, Germania, Stati Uniti, è un coro unanime di congratulazioni espresse dalle cancellerie di mezzo mondo ai congolesi per l’andamento delle delicatissime elezioni di domenica. “ Mi congratulo con i congolesi per la loro pazienza, il coraggio e la fede nel futuro che hanno dimostrato durante i tanti anni di guerra che la Repubblica democratica del Congo ha dovuto vivere e anche durante questi 3 anni di transizione” ha detto il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Alpha Oumar Konare, il quale ha poi invitato i candidati (soprattutto alle presidenziali) a non rovinare questo clima e a riconoscere i risultati che verranno dalle urne. “Chiedo a tutti coloro che hanno partecipato alle elezioni di rispettare il verdetto delle urne e, qualora fosse necessario, di far valere le proprie ragioni solo attraverso le vie legali previste in caso di ricorso” ha sottolineato Konaré. Per l’Unione Europea hanno parlato sia Louis Michel, Commissario Ue per lo Sviluppo e gli aiuti umanitari, che l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana. Se il primo si è congratulato "con il popolo congolese per la maturità e il desiderio di democrazia dimostrate" sottolineando che le operazioni di voto "si sono svolte senza grossi incidenti nell'insieme del paese", Solana ha assicurato che "l'Unione europea resta al fianco della popolazione in questo momento storico e testimonia, anche con la presenza della missione Eufor, il suo impegno perché le elezioni rappresentino un momento di riconciliazione nazionale". Soddisfazione è stata espressa anche dai rappresentanti di alcuni governi. Per l’Italia ha parlato la Vice Ministra degli Esteri con delega alla cooperazione, Patrizia Sentinelli, che ha definito le elezioni un indubbio successo. “La significativa affluenza alle urne – ha detto il sottosegretario agli Esteri - dimostra la voglia di democrazia che proviene dalla popolazione e rappresenta l' occasione per incoraggiare un processo di progressiva inclusività e partecipazione democratica di tutte le forze politiche e istanze della società civile del Paese". Leggermente più fredda la soddisfazione del governo tedesco. L'andamento pacifico del voto e l'alta affluenza alle urne sono la "conferma del corso seguito dalla comunità internazionale" ha detto ai giornalisti a Berlino il portavoce governativo Ulrich Wilhelm, il quale ha comunque precisato che le elezioni sono state solo "un passo fra i tanti". “La situazione è calma, ma non stabile” ha ribadito un portavoce del ministero della difesa, presente all’incontro coi giornalisti a causa del dispiegamento di militari tedeschi in Congo nell’ambito missione militare inviata dall’Unione Europea proprio in vista del voto di domenica. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha invece invitato “tutte le parti a mantenere la calma e ad accettare il risultato dello scrutinio". “Nonostante le enormi difficoltà logistiche, le minacce d’intimidazione in alcune zone del paese, i primi rapporti indicano che il voto si è svolto in maniera pacifica e senza incidenti di rilievo. La partecipazione è più alta di quella del referendum del 18 dicembre 2005. Tutto questo prova la volontà dei congolesi di sviluppare le proprie istituzioni democratiche” si legge in una nota con cui il ministero degli Estri Usa si complimenta per il voto congolese.
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UGANDA 1/8/2006 1.14
RECLUTAMENTO DI POLIZIOTTI PER IL NORD La polizia ugandese ha annunciato l’avvio di una campagna di reclutamento nel nord dell’Uganda, dove le operazioni di sicurezza sono affidate all’esercito; lo si apprende dalla testata ‘New Vision’, vicina al governo di Kampala. La polizia conta di arruolare 2000 nuovi agenti attraverso 20 stazioni di polizia nei distretti orientali dei Teso e dei Lango e in quelli settentrionali degli Acholi, tutti territori segnati dalle azioni dei ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra). La presenza della polizia si fa più necessaria mentre lentamente procede il rientro nei villaggi delle molte decine di migliaia di sfollati causati da 20 anni di conflitto. “Avevamo pianificato di arruolare 4.000 poliziotti, ma finora è stato possibile averne solo 1.600” ha detto il capo della polizia Kale Kayihura, spiegando che il ritardo è dovuto alla mancanza di fondi. Dei 20 miliardi di scellini (8 milioni di euro) richiesti, ne sono stati messi a disposizione soltanto 1; in mancanza di donatori, il capo della polizia ha detto che si rivolgerà all’esercito per cercare altri fondi. Per due decenni le popolazioni civili del nord Uganda sono state massacrate dai ribelli del Lra (con il quale il governo ha in corso negoziati in Sud Sudan); fonti missionarie e della società civile hanno più volte denunciato l’incapacità o la mancanza di volontà delle forze governative di proteggere i civili.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/8/2006 7.14
DOPO ELEZIONI, KIGALI E KINSHASA RIAPRIRANNO LE PROPRIE AMBASCIATE Repubblica democratica del Congo e Rwanda riapriranno presto le rispettive ambasciate, riallacciando definitivamente le loro relazioni, interrottesi nel 1994 quando le truppe armate ruandesi entrarono nell’est del Congo a caccia di milizie Interhamwe, considerate tra le principali responsabili del genocidio ruandese. L’annuncio è stato fatto dal ministro degli Esteri di Kigali, Charles Murigande, la scorsa settimana di fronte alla camera bassa del parlamento ruandese, ma se ne è avuta notizia solo nelle ultime ore grazie al quotidiano ufficiale ruandese New Times. “Le nostre due ambasciate riapriranno subito dopo le elezioni presidenziali e parlamentari di domenica. Entrambi questi appuntamenti sono sviluppi positivi che dobbiamo sostenere” ha detto Murigande, il quale ha aggiunto che “le ferite tra i due paesi si stanno ormai risanando ed è giusto che i due paesi lavorino per arrivare a una pace totale”, come ha scritto il New Times. In precedenza, Kigali aveva già annunciato la nomina di un incaricato d’affari a Kinshasa, Munyakazi Juru, ma la decisione del Congo di non fare altrettanto aveva bloccato la creazione delle ambasciate. Iniziate nel ’94, le frizioni tra Congo e Ruanda non si sono in realtà mai interrotte a causa del controllo militare (prima diretto poi garantito attraverso una serie di milizie controllate da Kigali) che il piccolo - ma potente,sia da un punto di vista militare che diplomatico - vicino ha avuto su una parte cospicua dei territori orientali congolesi (soprattutto il Kivu), dove si trovano concentrate molte delle risorse minerarie del gigantesco ex-Zaire.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/8/2006 9.11
ESTESO DI UN ANNO EMBARGO ONU SU ARMI PER MILIZIE NELL’EST È stato prolungato di un altro anno – fino a luglio 2007 – l’embargo dell’Onu sulle armi rivolto a milizie locali e straniere attive dell’est della Repubblica democratica del Congo: lo ha deciso all’unanimità il Consiglio di sicurezza. In una risoluzione adottata poche ore fa, si esprime condanna per il continuo flusso di materiale bellico, che permette a diversi gruppi armati lo sfruttamento delle enormi ricchezze minerarie dell’ex-Zaire. Il bando sulle armi – introdotto solo nel 2003 al termine del conflitto iniziato nel 1998 - prevede il blocco dei beni economici e limitazioni di movimento per coloro che lo infrangono; la circolazione di armi riguarda soprattutto le province dell’Ituri, del Nord e Sud Kivu, le più instabili del paese. Nella risoluzione si chiede inoltre il prolungamento di un altro anno anche della missione di cinque esperti dell’Onu, incaricati di monitorare il rispetto dell’embargo. Nei loro precedenti rapporti – il prossimo è atteso per il 20 dicembre – hanno più volte indicato il diretto coinvolgimento di governi della regione (in particolare Uganda e Rwanda), ma anche di responsabili governativi e di società straniere, tutti impegnati da anni a saccheggiare in modo sistematico e illegale le risorse naturali del Congo. Proprio ieri, il Consiglio di sicurezza si era aggiunto al coro di voci che ha espresso apprezzamento per il modo con cui i congolesi sono andati alle urne domenica, per eleggere il nuovo presidente e 500 deputati, ma anche chiudere un decennio di conflitti e riappropriarsi delle proprie ricchezze ponendo fine a un ingiusto sfruttamento.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/8/2006 15.38
UNIVERSITÀ DI KINSHASA, SPERANZE E ATTESE DELLE NUOVE MENTI DEL PAESE “VOTARE? CON IL BIGLIETTO D’AEREO CHE COSTA 300 DOLLARI, come avrei potuto andare a votare? Non ho tutti quei soldi”: Mukenghi Kapena, uno studente universitario originario del Kasai Orientale, è deluso di non aver potuto partecipare al grande appuntamento elettorale del 30 luglio scorso. Frequenta il primo anno di giurisprudenza e discute delle elezioni con una decina di compagni di studi nell’aula principale dell’Università di Kinshasa. Basta un breve scambio di parole per capire che la maggioranza dei ragazzi presenti non ha potuto votare per le stesse ragioni di Mukenghi. Nell’Università la vita degli studenti, ma anche quella degli insegnati e del personale amministrativo, è condizionata dalle difficoltà economiche. “La nostra biblioteca è insufficiente. Abbiamo bisogno di più testi, di computer e altro materiale didattico. Noi siamo gli intellettuali del paese, gli esperti obiettivi ed affidabili su cui lo Stato deve contare per migliorare i suoi programmi di azione, ma siamo del tutto abbandonati. I libri su cui lavoriamo sono fotocopie” dice mostrando delle dispense alla giornalista della MISNA, Hortense Shidi, una delle prime a frequentare la scuola di specializzazione post laurea in economia e gestione universitaria. La maggioranza dei circa 35.000 studenti dell’Unikin, come viene comunemente chiamato l’ateneo di Kinshasa, sono in realtà dei privilegiati, rispetto a molti coetanei, che hanno potuto continuare gli studi grazie ai risparmi delle famiglie. L’ISCRIZIONE AL PRIMO ANNO COSTA CIRCA 150 DOLLARI (600 per la scuola di specializzazione) a cui si deve aggiungere, tra il mangiare e libri, una spesa di 60 dollari al mese. I più fortunati hanno un alloggio gratuito nei dormitori universitari, ma gli altri devono cercare una sistemazione altrove. Anche gli insegnanti hanno problemi simili: “Fino a due anni fa eravamo pagati 30 dollari al mese” dice il professore d’economia Laurent Mabiala Umba. “Poi abbiamo ottenuto il diritto a un aumento tra i 300 e i 500 dollari, secondo il grado. Ma anche così non basta e i professori devono trovare un secondo lavoro per mantenere le loro famiglie; il che si traduce in un forte tasso di assenteismo”. La Unikin fu costruita nel 1954 dalla Chiesa cattolica in cima a una collina nella zona sudorientale di Kinshasa. L’università - come anche quelle di Kisangani e di Lubumbashi- è passata sotto la gestione statale con la cosiddetta ‘Zairianisation’, come era chiamata la nazionalizzazione voluta dal governo di Mobutu Sese Seko. In un’aula, attrezzata con una trentina di banchi, tavoli di legno e una lavagna verde con dei gessetti, tre studenti attendono l’inizio della lezione in scienze politiche. Tutti e tre hanno votato e sperano che la situazione del paese migliori nel prossimo futuro, ma non credono ai miracoli. “STUDIAMO, CERTO, MA USCITI DA QUI NON TROVEREMO LAVORO. Ho molti amici che sono emigrati, alcuni clandestinamente, rischiando la loro vita. A chiunque vincerà queste elezioni, noi chiediamo come prima cosa di favorire la creazione di posti di lavoro” dice con voce calma e misurata Gabriel Ngoy, laureando in scienze politiche. Insieme ad altri studenti Gabriel ha fondato un’associazione giovanile, il “Collettivo Salute e Sport” con lo scopo di finanziare piccoli progetti sanitari attraverso le attività sportive. Finire gli studi in Congo può essere una vera maratona per gli studenti, sia giovani che meno giovani: il dottore di ricerca Mukende Mulumba ha 62 anni ed ha potuto discutere la sua tesi di dottorato solo il 24 giugno scorso. La sua ricerca in economia dello sviluppo è durata 15 anni. Sfortunatamente tre dei suoi relatori sono morti prima della sua dissertazione finale; più volte Mukende ha pensato di abbandonare ma ha resistito. Ora, dopo il giorno delle elezioni che definisce “memorabile” , spera di poter partecipare - malgrado il personale, sfortunato ritardo - alla formazione dell’elite culturale che accompagnerà la costruzione del nuovo Congo.
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#335 |
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SUDAN 1/8/2006 17.11
DARFUR: PROSEGUONO SCONTRI NEL NORD Intensi scontri tra forze sudanesi (appoggiate da milizie arabe filo-governative janjaweed) ed elementi del ‘Fronte di salvezza nazionale’ (Nrf), la nuova alleanza in cui si sono riunite le formazioni combattenti del Darfur che non hanno sottoscritto il piano di pace presentato dall’Unione Africana (Ua), stanno proseguendo nell’area di Kulkul, 35 chilometri a nord dalla principale città del Nord Darfur, el-Fasher. La MISNA lo ha appreso da fonti Onu, le quali hanno precisato che i combattimenti, iniziati venerdì scorso, sono proseguiti anche nei 3 giorni successivi, provocando una nuova ondata di sfollati interni verso El Fasher. Clima di insicurezza anche nel Darfur occidentale, dove un convoglio di circa 30 camion del Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam) è stato assalito nel fine settimana da un gruppo di non meglio precisati uomini armati, mentre era di ritorno da una distribuzione di cibo ad Habila. Intanto ieri il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha inviato un nuovo rapporto sul Darfur al Consiglio di Sicurezza. Secondo le anticipazioni pubblicate da alcuni organi di informazione internazionale, che sostengono di aver visionato il documento, Annan avrebbe chiesto il dispiegamento di una forza di almeno 24.000 uomini nella regione occidentale del Sudan per sostituire l’esigua forza di osservazione dispiegata sul territorio dall’Unione Africana. Il governo sudanese continua a essere contrario alla possibilità dell’invio di una forza internazionale nel suo territorio.
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#336 |
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UGANDA 1/8/2006 17.50
CAPO RIBELLE KONY DICHIARA “CESSATE-IL-FUOCO” UNILATERALE Il comandante dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra), Joseph Kony “ha dichiarato un cessate-il-fuoco unilaterale”: lo ha detto poco fa alla MISNA Walter Ochola, responsabile amministrativo del distretto di Gulu, appena rientrato nella città del nord Uganda dopo aver incontrato ieri il capo ribelle al confine tra Sudan e Repubblica democratica del Congo insieme a una delegazione ugandese. “Ho incontrato Kony – ha detto ancora Ochola – e ho dormito nel suo accampamento. Si è impegnato a una tregua unilaterale immediata nei confronti del governo ugandese”. Kony, insieme ad altri quattro comandanti della Lra, è ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale
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#337 |
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UGANDA 1/8/2006 19.04
CAPO RIBELLI KONY DICHIARA CESSATE-IL-FUOCO, CONFERMA GOVERNO “Confermo che Joseph Kony ha offerto una tregua unilaterale e immediata al governo durante l’incontro di ieri al confine tra Sudan e Uganda con una delegazione ugandese”: lo ha detto alla MISNA Henry Oryem Okello, viceministro degli Esteri dell’Uganda, contattato poco fa per telefono nella capitale Kampala. “Prima di essere accettata questa proposta deve essere inclusa nei colloqui di pace a Juba, in Sud Sudan, dove in questi giorni riprenderanno gli incontri tra una delegazione del governo e una dei ribelli” dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra).
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#338 |
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UGANDA 1/8/2006 19.22
“L’offerta di tregua avanzata da Kony è un gesto importante ma non risolutivo: dovrà essere inclusa nell’accordo di pace complessivo che il governo sta discutendo con delegati dei ribelli” a Juba, in Sud Sudan, ha detto ancora alla MISNA Henry Oryem Okello, viceministro degli Esteri dell’Uganda. All’incontro con Kony, nella foresta al confine tra Repubblica democratica del Congo e Sudan per il governo di Kampala era presente l’ambasciatore Ndinyenka Busho: “Mi ha confermato l’offerta di tregua ma non mi ha riferito che Kony abbia chiesto perdono per le violenze commesse in tutti questi anni” ha aggiunto. Oryem Okello ha inoltre confermato che il governo ugandese intende per ora garantire l’immunità di Kony e degli altri 4 comandanti della ribellione ricercati dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja per crimini contro di guerra e contro l’umanità: “Non arresteremo né Kony né il suo vice, Vincent Otti, che potrebbe partecipare al negoziato a Juba. Il governo ugandese ha sospeso per il momento la questione dei mandati di cattura internazionali perché si vuole concentrare sulla questione più importante, quella della pace” ha detto ancora il viceministro degli Esteri alla MISNA. “Ribadisco che la proposta di amnistia vale al 100%. Vogliamo ora che la proposta di tregua sia discussa ai colloqui di pace. Il cessate-il-fuoco proposto dai ribelli – che per 20 anni hanno seminato morte e distruzione nei distretti dell’Uganda del nord e dopo essersi ritirati in Sudan sono ora stabiliti nel Parco della Garamba, nell’estremità settentrionale del Congo – “è stato apprezzato anche dal presidente Yoweri Museveni, che si dice contento per come sta procedendo il processo di pace.”
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#339 |
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 1/8/2006 20.07
ELEZIONI, OSSERVATORI SOCIETÀ CIVILE: “NO A RISULTATI PARZIALI, NESSUNA MANIPOLAZIONE” Di fronte a ripetute dichiarazioni sui risultati parziali nel voto di domenica e alla rivendicazione di vittoria da parte di un candidato che afferma di essere in netto vantaggio nello spoglio per le presidenziali di domenica, la società civile congolese denuncia il rischio di “pericolose manipolazioni della volontà popolare”. “Qualsiasi risultato annunciato in questo momento è solo un maldestro tentativo di creare tensioni” ha detto alla MISNA un rappresentante del ‘Cadre de concertation de la société civile pour l’observation des elections’ (Cdce), il coordinamento di osservatori elettorali che riunisce 24 reti della società civile di tutto il Congo. “Stiamo assistendo a pericolose manipolazioni: in queste ore diffonderemo un comunicato per fare il punto della situazione, invitando tutti gli esponenti politici alla moderazione e a evitare dichiarazioni su presunti risultati parziali” dice ancora al telefono da Kinshasa l’interlocutore, che chiede l’anonimato. “Su che base qualcuno dichiara di essere in vantaggio? Come si fa a denunciare brogli se si stanno ancora raccogliendo le schede, che nelle zone rurali vengono trasportate in bicicletta verso le città?” si chiede l’esponente della società civile. Il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei), padre Apollinaire Malu Malu, in questi giorni ha ripetutamente esortato ad attendere l’annuncio ufficiale dei risultati, previsto entro una ventina di giorni. Oggi intanto il candidato del Rdc Azarias Ruberwa - uno dei 4 attuali vicepresidenti – ha affermato oggi di non riconoscere il voto a causa di “brogli massicci” a vantaggio del presidente uscente Joseph Kabila. Inviti ad accettare il risultato delle urne sono stati rivolti ai politici congolesi da più parti, dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan al ‘comitato di saggi’ africani per il Congo guidato dall’ex-presidente del Mozambico Joaquim Chissano.
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#340 |
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SUDAN 2/8/2006 2.04
ANNIVERSARIO MORTE GARANG, VEDOVA CHIEDE NUOVE INDAGINI Nuove indagini sull’incidente d’elicottero che un anno fa costò la vita all’ex-capo ribelle indipendentista John Garang, appena tre settimane dopo che egli aveva assunto la carica di vicepresidente: le ha chieste la vedova Rebecca nel corso delle celebrazioni del primo anniversario della morte dell’ultimo leader del Movimento di liberazione popolare del Sudan (Splm). Dopo lo schianto dell’elicottero presidenziale che la sera del 30 luglio stava riportando Garang in Sud Sudan, molti denunciarono una probabile cospirazione. Per stabilire le cause dell’incidente, fu perciò istituita una commissione d’inchiesta internazionale presieduta dall’ex-vicepresidente sudanese Abel Alier, mentre le scatole nere furono analizzate in Russia. Secondo il rapporto finale rilasciato lo scorso 18 aprile, si trattò solo di un incidente causato da un errore del pilota. “Ciononostante, in quanto famiglia del generale Garang, ciò che vogliamo è che siano necessarie indagini estese” ha detto Rebecca Garang, precisando di aver già chiesto ai governi di Uganda e Sud Sudan di sostenere la sua richiesta di ulteriori indagini sulla controversa morte del marito.
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