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Old 04-01-2009, 09:10   #1
EarendilSI
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La morale del moralista

Quote:
Il «caso Di Pietro», come tutti i «casi», sta scatenando innocentisti e colpevolisti. Tutti dicono la loro - giornalisti, politici, magistrati - e ci mancherebbe altro: ciascuno ha diritto di parola. Ci pare però che non sia stata ancora colta l’essenza profonda della questione. Cerchiamo di metterla a fuoco. Cominciando, naturalmente, con il ricapitolare i fatti.
A Di Pietro vengono contestate essenzialmente due cose.
La prima. Nel corso di un’inchiesta della Procura di Napoli, suo figlio Cristiano è stato intercettato mentre - secondo un costume magari non illecito ma molto italiano - «raccomandava» alcuni professionisti all’ex provveditore delle Opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone, poi finito agli arresti domiciliari. Mautone era un uomo di fiducia di Di Pietro senior, che gli aveva dato un incarico al ministero, salvo poi rimuoverlo non appena ha avuto notizia dell’indagine in corso. E qui c’è il primo giallo. Da chi Di Pietro ha saputo che Mautone era nel mirino dei magistrati? «Dalle agenzie di stampa», ha risposto Di Pietro. Ma al momento della rimozione dall’incarico nessuna agenzia - né tantomeno nessun giornale - aveva scritto mezza riga.
Seconda cosa. Un’inchiesta dei nostri Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica ha reso nota una singolare procedura adottata da Di Pietro nella gestione dei rimborsi elettorali che lo Stato concede a tutti i partiti. Invece che dall’Italia dei Valori, i quaranta milioni di euro di denaro pubblico sono stati incassati da un’associazione di cui fanno parte Di Pietro medesimo, sua moglie Susanna Mazzoleni e il deputato Silvana Mura.
Sono un reato, la prima e la seconda cosa? Non lo sappiamo. Può benissimo darsi che non lo siano. Di Pietro sostiene che l’atteggiamento di suo figlio Cristiano «è stato assolutamente non corretto», un atteggiamento «che noi dell’Italia dei Valori non condividiamo». «Però», ha aggiunto, Cristiano «non ha commesso nulla di penalmente rilevante» (intervista a Guido Ruotolo, La Stampa, 24 dicembre). Quanto alla gestione dei rimborsi elettorali, l’ex pm sostiene che la magistratura e la Camera sul punto gli hanno già dato ragione, e sarà senz’altro vero.
Ma proprio qui veniamo a quell’essenza profonda di cui parlavamo. Di Pietro, in politica, porta avanti un solo valore: l’onestà al mille per cento, una diversità antropologica rispetto all’Italia dei furbetti, il disinteresse assoluto verso qualsiasi potere o privilegio, una luterana concezione del denaro come sterco del demonio, un’immacolata concezione. Non c’è altro, nel pensiero di Di Pietro. Non un’ideologia, non una strategia economica, non una visione sulla politica internazionale, sulla scuola, sulla cultura, su qualsiasi questione etica che non attenga al settimo comandamento. Onestà, onestà, onestà, ripete quest’uomo, per onestà intendendo appunto solo il non prendere tangenti, il non interferire sugli appalti. Un’onestà di cui egli stesso si dice paladino, se non addirittura incarnazione. «Noi», ama ripetere, «siamo l’Italia dalle mani pulite».
E dunque. Quando un uomo - anzi, un politico - esige la purezza assoluta dagli altri, non può sottrarsi a che la sua condotta sia passata al setaccio con la più severa intransigenza. Ma lui pretende che no, su di lui non si avanzino dubbi, addirittura che di lui non si parli; dice che noi del Giornale lo attacchiamo per spirito servile nei confronti di Berlusconi, però anche i media non berlusconiani danno spazio alle inchieste su suo figlio, e allora lui risponde stizzito che invece non se ne dovrebbe scrivere, perché sono «una non notizia» (La Stampa, 24 dicembre).
«Una non notizia». Non bisogna parlarne. «C’è il sospetto», gli ha chiesto Ruotolo della Stampa, «che lei fu avvisato sulle indagini in corso e per questo impose a Cristiano di troncare i rapporti con Mautone». Risposta di Di Pietro: «È una puttanata mostruosa». Così, senza aggiungere altro. Lo stesso quesito glielo ha poi rivolto Francesco Bei di Repubblica (giornale berlusconiano?) il 28 dicembre, e lui: «È una stupidaggine mostruosa sostenere che qualcuno mi abbia rivelato segreti d’ufficio. Chi ha fatto il mio mestiere annusa l’aria».
A voi paiono spiegazioni esaurienti? Una puttanata. Una stupidaggine. Un’annusata all’aria. Chiuso il discorso, per Di Pietro. E invece no, c’è qualcuno che da un uomo pubblico - per giunta con l’autopatente di integerrimo - pretenderebbe risposte un po’ più articolate. La rivelazione di segreti d’ufficio è «penalmente rilevante», per usare l’unico metro di giudizio caro a Di Pietro. Non ha commesso alcun reato? Nessuno dalla Procura gli ha spifferato nulla? Benissimo. Gli crediamo. Ma non se si limita a dire che è una puttanata o una stupidaggine. Soprattutto perché la prima risposta che aveva dato («L’ho saputo dalle agenzie») non è risultata vera. Vuole chiarire, per favore, senatore Di Pietro? È stato lei, e non altri, a dire che aveva saputo delle indagini in corso. Come lo ha saputo?
Ieri Libero ha pubblicato un’ampia intervista nella quale Di Pietro ha replicato alla nostra inchiesta sui rimborsi elettorali. Come mai quei rimborsi non finiscono al partito ma a un’associazione sua, di sua moglie e di una persona di loro fiducia? «O benedetto Signore», ha risposto Di Pietro, «ma sono la stessa cosa! Che lo chiami associazione o movimento sempre quelli siamo». Ne è sicuro, senatore Di Pietro? Facciamo un esempio. I rimborsi elettorali del Pd vanno al Pd. Il cui segretario è Walter Veltroni. Ammettiamo che al prossimo congresso Veltroni finisca in minoranza e al suo posto venga eletto, che so, D’Alema o Bersani. La cassa rimane al Pd o a un’associazione di cui fanno parte l’ormai ex segretario Veltroni, sua moglie e un altro deputato?
Caro senatore Di Pietro, non la stiamo accusando di aver rubato quei soldi, o di farne un uso che non sia il finanziamento del partito. Ma ammetterà che la procedura è singolare, tanto che alcuni suoi ex compagni di avventura le hanno fatto causa. Lei non ha commesso nulla di «penalmente rilevante»? Meglio per tutti. Ma il giudizio degli italiani, grazie al cielo, non si fonda solo sul «penalmente rilevante», e a qualcuno può far specie che un politico metta al riparo la cassa da un’eventuale messa in minoranza nel partito. Anche questo non lo diciamo noi, l’ha fatto intendere lei: «Noi ci siamo garantiti così e ci sentiamo tranquilli dalle rivendicazioni di qualche guastafeste», ha detto a Libero, facendo l’esempio dei «litigi dentro il Pd tra ex Margherita ed ex Ds sul patrimonio» e a quelli possibili, fra breve, tra Forza Italia e An. «Voglio stare tranquillo e voglio vederci sempre chiaro, io», ha aggiunto.
«I quattrini destinati dallo Stato alla politica in generale sono troppi e ingiustificati: non soltanto quelli incamerati dall’Italia dei Valori e dal suo fondatore», ha scritto ieri su Libero Vittorio Feltri. Che ha aggiunto: «La scorpacciata di Di Pietro stupisce, ma occorre precisare che lui ha chiesto l’eliminazione del finanziamento, non sappiamo dire con quanta convinzione». Così fan tutti, insomma. Vero. Ma Di Pietro vive e prospera proprio perché dai «tutti» ha sempre preso indignate distanze. E allora. Chi chiede l’abolizione del finanziamento pubblico già è un po’ contraddittorio se il finanziamento lo incassa; se poi lo incassa con un’associazione di famiglia, lo è ancor di più. Per lo stesso metro di giudizio, chi si fa paladino dell’autonomia della magistratura rispetto alla politica deve chiarire meglio come ha saputo di un’inchiesta che riguarda (anche) suo figlio.
Di Pietro, si dice, ricorda i giacobini. Non sappiamo se sia al corrente che anche Robespierre finì sulla ghigliottina, e che da quei tempi ogni moralista ha sempre trovato qualcuno più moralista di lui. Non sappiamo neppure se sappia che, per finire sul patibolo, durante il Terrore bastava non mostrare sufficiente entusiasmo per la Rivoluzione. Il che non è «penalmente rilevante».
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318420
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Old 04-01-2009, 09:12   #2
EarendilSI
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Conti correnti autogestiti e finanziamenti Le 10 domande a cui Tonino non risponde

L'articolo da dove è partita l'inchiesta:

Quote:
Di Pietro, è giallo sui rimborsi elettorali
Ma cosa diavolo combina Antonio Di Pietro con i rimborsi elettorali? Perché tante persone, formazioni politiche, partiti più o meno grandi, dopo essersi alleati con lui per il voto amministrativo, politico o europeo, alla fine lo trascinano in tribunale accusandolo di non aver diviso equamente i soldi? È normale che vecchi e nuovi amici, compagni d’armi, gente che l’ha seguito ovunque e comunque, siano tutti in malafede? Proviamo a scoprirlo andando a leggere le ultimissime carte processuali rese pubbliche con l’accesso agli atti del ministero dell’Interno e delle Corti d’appello di Roma, Bologna e Perugia, depositate nel procedimento contro Tonino. Processo intentato nella capitale, seconda sezione tribunale civile, per l’appunto, dal movimento politico del «Cantiere» ideato dall’ex amico Elio Veltri per ottenere legittimamente parte dei rimborsi incassati, come risarcimento delle elezioni europee del 2004, dalla formazione denominata «Lista Di Pietro-Occhetto».

A scanso di equivoci va rammentato subito che i «rimborsi elettorali» altro non sono che fondi pubblici che hanno assolutamente uno scopo pubblico, un vincolo di destinazione ben preciso: quello - per dirla con un insigne costituzionalista - di consentire lo sviluppo della dialettica democratica. Ne consegue che sono «naturalmente» destinati ai partiti, solo ed esclusivamente a quelli. Eppure la documentazione processuale visionata dal Giornale sembra andare in una direzione drammaticamente opposta. Vediamo perché: Antonio Di Pietro, oltre al partito che lui chiama Movimento politico, ha costituito un’Associazione composta da lui stesso, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dall’onorevole Silvana Mura, tenuta celata sino a poco tempo fa. Il 26 luglio 2004, un giorno prima dell’approvazione del piano di ripartizione dei rimborsi da parte della Camera, questa Associazione nomina quale rappresentante legale la stessa Mura. La particolarità di questo soggetto associativo è che, nella sua intestazione, ricalca alla lettera il nome del partito-movimento: c’è dunque l’«Associazione Italia dei valori» e c’è il «Movimento Italia dei valori».

I due soggetti sulla carta hanno organi sociali e rappresentanti legali diversi: la Mura rappresenta legalmente l’Associazione, il presidente Tonino rappresenta legalmente il Movimento (tant’è che è proprio l’ex pm a depositare simbolo e liste). A forza di spulciare tra gli incartamenti del processo civile si scopre un suggestivo gioco degli specchi, che in mancanza di controlli da parte della Camera dei deputati, sembrerebbe far confluire i risarcimenti elettorali in conti correnti che con lo sviluppo della dialettica democratica sembrano «azzeccarci» davvero poco. A richiedere, incassare e gestire i rimborsi del «Movimento politico» (e sostituendosi a esso) sarebbe in via di fatto l’«Associazione» di famiglia, attraverso la deputata-rappresentante legale Silvana Mura. Il che trova un riscontro persino nello Statuto laddove si specifica - caso mai qualcuno nutrisse dubbi - che gli organi sociali dell’Associazione sono diversi dagli «organi» e dalle «strutture nazionali del partito», i quali «non limitano in alcun modo i diritti dei soci dell’Associazione».

La patente di «socio» - sentenzia all’articolo 7 comma 4 - è subordinata ad accettazione notarile da parte del presidente fondatore (Di Pietro) nel mentre, al contrario, «l’adesione al partito (…) non comporta l’assunzione della qualità di soci dell’Associazione». Ma adesso viene il bello. Il «tesoriere» dell’associazione di famiglia, sempre per statuto, richiede i rimborsi elettorali e «li introita (…) per conto dell’Associazione» e cura la tenuta dei registri contabili «dell’Associazione e del Partito». Un rompicapo, all’apparenza. Un gioco delle tre carte, in realtà.
Avendo a disposizione i documenti dell’Ufficio tesoreria della Camera si possono ricostruire i diversi passaggi, non solo di denaro. Ai primi di agosto del 2004, pochi giorni dopo la «delibera» del 26 luglio stesso anno, Antonio e Silvana depositano una dichiarazione congiunta con la quale precisano che «la rappresentanza legale del Movimento è rivestita, ai senso di statuto di detto Movimento, nella persona di Silvana Mura», dunque non più nella persona legale di Tonino. Sulla base di questa autodichiarazione, la Mura chiede alla Camera che si proceda al pagamento dei rimborsi elettorali su un conto corrente intestato «Italia dei Valori-Lista di Pietro» acceso preso il Credito Bergamasco, filiale di Bergamo Porta Nuova.

Che documenti allega Silvana Mura per comprovare la sua qualità di rappresentante legale del Partito? Nessuno. E la Camera, che non effettua il benché minimo controllo, nemmeno se lo pone il problema. Paga senza batter ciglio. Quello che emerge dalle carte processuali è invece che la Mura è «solo» la rappresentante legale e il tesoriere dell’associazione di famiglia di Antonio Di Pietro, avendo ottenuto un plebiscito: il voto di Tonino e il voto della moglie. Non esiste alcun verbale di assemblea del Partito-Movimento che nomini quale proprio rappresentante legale Silvana Mura. Né esiste alcuna delibera dell’esecutivo nazionale del Partito-Movimento che Di Pietro definisce «il massimo organo assembleare» dello stesso.

Il conto corrente su cui affluiscono i fondi pubblici dei rimborsi, poi, è formalmente intestato all’associazione di famiglia «Italia dei valori» con sede legale a Milano, in via Felice Casati 1b e al codice fiscale di questa. È perciò nella esclusiva disponibilità dell’Associazione di famiglia e non del Partito-movimento. Se sono vere tali premesse, e se non vi è alcuna delibera da parte del partito, persino Tonino ai tempi in cui indossava la toga sarebbe stato autorizzato a pensare a una falsa dichiarazione depositata alla Camera preordinata a «introitare» i fondi «per conto dell’associazione». Limitarsi a chiamare il conto corrente Lista Di Pietro-Italia dei valori non è ovviamente sufficiente - così scrivono in una memoria depositata in tribunale gli avvocati Paolo De Caterini e Francesco Paola, difensori del Cantiere - per mutarne la natura o per dimostrarne la gestione da parte del Movimento politico».

Di Pietro, da parte sua, si difende sostenendo che la «rappresentante legale è Silvana Mura, non io». Purtroppo però un altro documento processuale attesta che Di Pietro, quale presidente e rappresentante legale del partito, «assume» sin dal 2002 Silvana Mura per «la gestione contabile e per l’amministrazione del personale, rapporti con fornitori, acquisto e stoccaggio materiale propagandistico, tesoreria Idv, marketing e pubbliche relazioni» eccetera. Insomma, lungi dall’essere rappresentante legale del partito, Silvana Mura è una sua dipendente, che Di Pietro fa eleggere parlamentare. E insieme, quale persona di fiducia, rappresentante legale dell’associazione di famiglia, che riscuote i fondi.

Altro capitolo dolente, collegato ai rimborsi elettorali, quello dei rendiconti e dei bilanci dell’Idv. Per Tonino, checché se ne dica, è tutto pulito e regolare: «Ho pubblicato su internet il rendiconto del partito che è stato ratificato dal mio esecutivo nazionale» si legge nelle memorie consegnate ai giudici dal suo avvocato, Sergio Scicchitano. In realtà se si va un po’ più a fondo si scopre che ad approvare il rendiconto relativo alle elezioni del 2004 è stato il solo Antonio Di Pietro, il 31.3.2005, quale presidente dell’Associazione, e non del Partito. Non esiste alcun verbale di approvazione da parte dell’assemblea del Partito, né per il 2004 né per gli altri anni, precedenti e successivi. Una simile situazione, se confermata dai giudici, sarebbe contabilmente inquietante.

«Questi rendiconti - osservano i difensori del Cantiere in un nuovo atto depositato - sarebbero perciò giuridicamente inesistenti e del tutto inidonei a conseguire fondi pubblici elettorali di scopo». Quanto poi all’Esecutivo nazionale - prosegue la nota - se le cose stanno così come si leggono «lungi dal configurare un atto di ratifica, quanto accaduto potrebbe solo comprovare la consapevolezza da parte dei componenti l’Esecutivo e dell’Ufficio di presidenza della evidente illiceità di tali condotte in danno degli associati al Partito (migliaia di militanti) e dei creditori, e porre le premesse per eventuali azioni di danni».

Sembrerebbe, dunque, che i controlli sui fondi elettorali in Italia non esistano. La Camera paga su semplici autodichiarazioni, la Corte dei conti non ha il potere di effettuare controlli di merito, il Collegio dei revisori di Montecitorio effettua una verifica meramente formale sui rendiconti dei partiti senza pensare di acquisire la delibera assembleare di approvazione degli stessi per sapere se vengono da un partito o da un altro soggetto, magari con lo stesso nome, che si sostituisce ad esso. Per tornare all’Idv, dalla contabilità del 2004, si scopre che Di Pietro si è autoaccreditato la modica cifra di 432mila euro col generico titolo di «rimborsi spese», decine di migliaia di euro risulta essersi autoaccreditata Silvana Mura, e questo senza contare il milione e passa di euro che i partiti (e non le associazioni di famiglia che si sostituiscono) possono indicare in modo forfettario pari al 30 per cento delle spese supportate da documenti. Tutto senza nessun controllo sostanziale. E così, anche dalla lettura dei rendiconti «Italia dei valori» dal 2001 in avanti qualche legittimo interrogativo è impossibile non sollevarlo. Spiegazioni, ad esempio, sulle centinaia di migliaia di euro destinate a vari «comitati regionali»? Nessuna. Così come per altre spese, inclusi i 600mila euro formalmente iscritti come fondi per le pari opportunità, e che proprio la responsabile delle donne dell’Idv afferma non avere mai visto. In ballo ci sono non meno di 40 milioni di euro di fondi elettorali. Il problema vero è capire perché, giocando tra Movimento e Associazione, tra equivoci e omonimie, tra encomiabili dichiarazioni d’intenti e comportamenti contrari, il paladino della trasparenza rende tutto così opaco.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317990

Quote:
«Il Giornale, se non voleva essere fazioso o omissivo, avrebbe dovuto raccontare anche l’altra metà della mela», parola di Antonio Di Pietro (intervistato ieri da Libero). Accontentato.

1 Dice Tonino: «Per quanto riguarda i rimborsi da parte del Cantiere (Occhetto-Veltri) per le elezioni europee del 2004, cinque volte su cinque la Camera ci ha dato ragione respingendo le richieste del Cantiere e altrettanto ha fatto la magistratura».
Inesatto. La Camera non ha dato ragione a Di Pietro, si è sempre dichiarata incompetente dicendo «che il profilo dell’inesistenza del rendiconto di Idv e ogni altra controversia attiene all’autorità giudiziaria». Ed è ciò che sta avvenendo. A dirla tutta, una prima valutazione (sfavorevole a Di Pietro) c’è stata: il Tribunale di Milano il 19 ottobre 2007 ha dato atto della «gravità dei fatti denunciati dal Cantiere» consistenti tra l’altro nell’auto approvazione «di rendiconti preventivi e consuntivi per milioni di euro» lamentando anche i mancati controlli della Camera.

2 Dice Tonino: «Il Cantiere è nato nel 2005 e perciò non può richiedere il rimborso di un’elezione avvenuta nel 2004».
Seconda inesattezza. Il Cantiere ha già chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo da parte del Tribunale di Roma nei confronti della Camera, quale successore della componente politica che dette vita alla Lista Di Pietro-Occhetto. La Camera ha proposto opposizione. Il 15 luglio 2008 il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di provvisoria esecuzione stabilendo i termini per l’esibizione delle prove ai fini della decisione: vuole vederci più chiaro. Nel frattempo, però, ha affermato che «l’Associazione Italia dei Valori è soggetto diverso dal Movimento politico Italia dei Valori».

3 Dice Tonino: l’Associazione Idv e il Partito-Movimento Idv sono la stesso identico soggetto: «O benedetto Signore. Ma è una sola cosa. Che lo chiami movimento o associazione è la stessa cosa».
Vedi sopra, risposta numero 2.

4 Dice Tonino: essendo il Movimento e l’Associazione la stessa cosa, anche gli organi sono gli stessi.
Inesattezza numero 4. Che gli organi siano diversi lo scrive lo stesso Di Pietro nello Statuto e nella Delibera di associazione tenuta occulta fino a poco tempo fa. Leggiamo insieme: «Organi dell’Associazione Italia dei Valori sono l’Assemblea dei soci, il presidente e il tesoriere» (articolo 4 comma 3), mentre «gli organi e le strutture nazionali del Partito sono: l’Assemblea nazionale (o congresso), l’Esecutivo nazionale, il Presidente e l’Ufficio di presidenza, l’Assemblea nazionale degli eletti (articolo 7 comma 1)». Non solo: «Gli organi e le strutture del Partito – è scritto - non limitano in alcun modo i diritti dei soci dell’associazione (articolo 7 comma 4)». Tutto ciò a dimostrazione che si tratta di soggetti giuridici diversi con sfere separate.

5 Dice Tonino. C’è solo un conto corrente dove si prelevano soldi esclusivamente per le attività del Movimento.
Questa asserzione è l’ennesima riprova che il famoso conto corrente Idv, intestato all’Associazione (che è cosa diversa dal Movimento, dice il Tribunale di Roma) viene gestito esclusivamente dai tre soci dell’associazione familiare: Di Pietro, la moglie, l’onorevole Mura. Il tutto, evidentemente, avviene nel silenzio degli organi direttivi del partito.

5 Quel che non dice Tonino.
Di Pietro non dice una parola sui rendiconti e i bilanci del partito. In una memoria depositata diceva che il rendiconto dell’Idv «è stato ratificato dal mio esecutivo nazionale». In realtà s’è scoperto che ad approvare il rendiconto fu il solo Di Pietro, nemmeno quale presidente del partito, ma dell’Associazione familiare. Non esistono verbali di approvazione da parte dell’assemblea del partito, né per il 2004 né per gli altri anni. Non a caso il Tribunale di Milano ha evidenziato la gravità di tali condotte. La legge numero 2/97 considera condizione necessaria per il conseguimento dei fondi elettorali la regolare approvazione dei rendiconti, che per legge possono essere approvati esclusivamente dal Partito e non certo da un’associazione che si sostituisca ad esso.

7 Dice Tonino: «Il rimborso viene dato al partito che ne fa richiesta, non ai candidati. Non si è mai vista una divisione pro quota».
Inesatto. Tonino sa bene che il Cantiere ha già ottenuto un decreto ingiuntivo dal Tribunale civile di Roma (1 milione 800mila euro) proprio sul presupposto che laddove la Camera prosegua a pagare i rimborsi al solo soggetto che deposita il simbolo e le liste anche dopo lo scioglimento di un’alleanza politico-elettorale, ciò «determina una violazione manifesta dei diritti politici fondamentali alla cui realizzazione i rimborsi sono esclusivamente preordinati». Naturalmente è in corso il giudizio di opposizione.

8 Dice Tonino: «Ogni partito, nel suo statuto, adotta tutele di garanzia nella gestione di tesoreria. Lo statuto può non piacerti, ma io mica vado a mettere il naso nello statuto degli altri».
Strana concezione della democrazia e della trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, quella di Di Pietro. Che di fronte all’ipotesi della «gestione solitaria» di fondi per milioni di euro, ritiene di non dover dare conto a nessuno.

9 Dice Tonino (nella memoria depositata al Tribunale di Roma) che l’Idv nel 2004 era solo agli inizi della sua attività politica, e per questo costituì la sua associazione di famiglia: «Perché io, mia moglie e la Mura eravamo i fondatori».
Strana affermazione, visto che nel 2004 l’Idv non era all’inizio dell’attività politica avendo partecipato a diverse tornate elettorali sin dal 2001. È certamente un caso che l’Associazione venga fondata il 26 luglio 2004, il giorno prima del piano di pagamento dei rimborsi elettorali europei.

10 Dice il Giornale: ci fa vedere le pezze d’appoggio?
Fino ad ora non l’ha fatto. Ma proprio per fare chiarezza sarebbe il caso che l’ex pm rendesse pubblici gli estratti del conto corrente dell’Idv su cui ha fatto affluire i soldi pubblici per dimostrarne, al centesimo, l’utilizzo. Visto che sono in tanti, a cominciare dalla presidente delle donne del suo partito, a lamentare una distrazione. Per non dire poi dei fondi erogati ad alcuni comitati regionali dal 2001 al 2006.
Dottor Di Pietro, ci fa sapere qualcosa?
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318424

Ultima modifica di EarendilSI : 04-01-2009 alle 09:14.
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Old 04-01-2009, 09:18   #3
EarendilSI
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Così Di Pietro sistema le mogli e i parenti nel partito-famiglia

Quote:
Le persone fidate Antonio Di Pietro se le è scelte oculatamente: i suoi parenti. Più fidati di così. Diretti o acquisiti, i congiunti del leader-fondatore hanno trovato una corsia preferenziale per accedere alle cariche nei consigli dei vari enti, in Parlamento o nelle strutture del partito. Se la cura parentale è fenomeno ampiamente diffuso tra i nostri politici, l’attenzione di Di Pietro per consorti, figli, cognati e affini batte tutti. Tonino è a memoria d’uomo l’unico leader dell’arco costituzionale che è riuscito a sistemare nel suo partito due mogli, l’attuale e la prima. Quest’ultima, Isabella Ferrara, madre di Cristiano Di Pietro, figura nell’organico dell’Idv in Lombardia, regione in cui il molisano Di Pietro abita dal 1974, quando ci si trasferì con lei e il figlio dopo aver vinto un concorso. Isabella Ferrara, da cui Di Pietro divorziò dopo qualche anno per sposare Susanna Mazzoleni, non ha un posto qualsiasi nell’Idv lombardo. È la tesoriera regionale, in sostanza la figura che amministra e rendiconta i trasferimenti (i soldi) in arrivo dalla struttura centrale e che nel 2007 - si evince dal bilancio pubblicato dall’Idv - sono stati di circa 60mila euro. Occupa quel posto da tre anni, quando nel primo congresso regionale del partito dipietrista, a novembre 2005, si votò il coordinamento regionale dell’Idv anche in Lombardia.
Si dice non siano buoni i suoi rapporti con la Mazzoleni, avvocato figlia d’arte, conosciuta a Bergamo dall’allora giovane magistrato Di Pietro che la portò all’altare nel 1994, dopo 9 anni di convivenza. Attualmente la Mazzoleni, oltre allo studio legale e alla cattedra all’Università Bicocca di Milano (dove tra l’altro studia uno dei due figli avuti con Tonino), è una dei tre unici soci dell’Associazione Italia dei Valori, struttura parallela al partito e a cui vengono versati i milioni del rimborso elettorale. Di Pietro è il presidente dell’associazione, la Mazzoleni socia e tesoriera è invece Silvana Mura, amica di vecchia data di Di Pietro. La Dynasty di Montenero di Bisaccia però procede e si dirama nell’Idv. Anche per vie traverse. La prima moglie di Di Pietro ha per compagno Armando Guaiana. Mai sentito? Controllate i nomi del coordinamento regionale dell’Idv Lombardia e ce lo troverete.
La Mazzoleni risulta anche intestataria del dominio a cui è registrato www.italiadeivalori.it, il sito ufficiale del partito, pur non avendo lei - formalmente - nessuna carica nel partito, bensì una seggiola nell’Associazione Idv. Internet è peraltro un’attività su cui l’Idv investe molto. Nel bilancio si legge che «nel 2007 sono stati sostenuti investimenti per sviluppare la relazione e la comunicazione via Internet pari a 469.173,36 euro». Parte di questi nel sito del partito. Perché è intestato alla moglie? Mistero.
Nella famiglia (allargata) Di Pietro, è tutto un incrocio di sentimenti e di poltrone, di affetti e cariche. Che si moltiplicano a seconda di matrimoni e dei nuovi congiunti. La Mazzoleni, per esempio, ha una sorella. È successo che la Mazzoleni sorella in quel di Bergamo abbia conosciuto Gabriele Cimadoro e che si siano sposati. Ne risulta che Cimadoro è cognato di Antonio Di Pietro. Sarà allora un caso se Cimadoro è diventato in questa legislatura deputato e membro della commissione Industria di Montecitorio?
Cimadoro, a sua volta, si dà il caso abbia una sorella. E che sorella Cimadoro abbia incontrato sulla sua strada, sempre a Bergamo, Ivan Rota, apprezzato imprenditore e golfista. Ebbene Ivan Rota ha sposato la sorella di Cimadoro, da cui ne viene che Rota è cognato di Cimadoro, che è cognato di Di Pietro. Ora, Ivan Rota è deputato dell’Idv e anche responsabile organizzativo nazionale del partito, un posto di grande rilievo che soprintende a tutta l’attività dell’Idv sul territorio.
Cristiano Di Pietro, 35 anni, primogenito di Antonio, è consigliere provinciale a Campobasso, non più nell’Idv (dopo le dimissioni dal partito per l’affaire Mautone) ma nel gruppo misto, di cui al momento è unico rappresentante. Ma Di Pietro jr è anche consigliere comunale a Montenero di Bisaccia, il piccolo comune molisano che ha dato i natali a Tonino e dove Cristiano è tornato ad abitare dopo la parentesi di poliziotto a Bergamo. Del suo matrimonio nel 1998 con Lara, insegnante di educazione fisica di Montenero di Bisaccia (e che di cognome, destino, fa Di Pietro), le cronache di allora ricordano la presenza della mamma Isabella e della seconda moglie Susanna Mazzoleni. L’esclusiva delle foto fu venduta ad un noto settimanale, mentre fotografi e giornalisti furono respinti da Tonino in malo modo, «e lasciateci in pace!», riportano le agenzie di quel giorno.
In Molise Di Pietro è come De Mita ad Avellino, comanda lui, forte di percentuali che lo hanno portato al 31%. Strano che non ci siano parenti ai vertici dell’Idv molisano. Bè, a dire il vero per un certo periodo la regola valeva anche lì. La responsabile provinciale dell’Idv a Campobasso è stata fino a poco tempo fa Valentina Bozzelli, giovane avvocato. Chi è? È la figlia di una delle due sorelle di Antonio Di Pietro. Amore di zio.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318429
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Old 04-01-2009, 09:23   #4
lowenz
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L'ultimo articolo sostiene una tesi fasulla dato che conosco di persona il candidato di IdV per la presidenza della Lombardia per le elezioni del 2005 e non c'entra una ceppa con la famiglia di Di Pietro.

Conoscendo la persona però sarà scappato appena ha sentito "scie chimiche" qualche tempo fa
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Old 04-01-2009, 09:31   #5
giorno
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chiudere chiudere

andale andale riba riba riba
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''Se tu vieni,per esempio,tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice.''
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Old 04-01-2009, 09:36   #6
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L'ultimo articolo sostiene una tesi fasulla dato che conosco di persona il candidato di IdV per la presidenza della Lombardia per le elezioni del 2005 e non c'entra una ceppa con la famiglia di Di Pietro.

Conoscendo la persona però sarà scappato appena ha sentito "scie chimiche" qualche tempo fa
Ma nel 2005, il candidato alla presidenza della regione Lombardia sostenuto dall'IdV non era Riccardo Sarfatti?
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Old 04-01-2009, 09:38   #7
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chiudere chiudere

andale andale riba riba riba
Nel caso lo ritenessi opportuno segnala il thread ai moderatori che decideranno se è da chiudere oppure no...
Intanto potresti astenerti dal postare thread utili solo nello sprecare qualche byte (sprecato pure in modo gran poco intelligente) della tua connessione e nei server di HWUpgrade...
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Old 04-01-2009, 09:38   #8
whistler
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il giornale , proprietà della famiglia berlusconi.....
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Old 04-01-2009, 09:42   #9
wlog
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Nel caso lo ritenessi opportuno segnala il thread ai moderatori che decideranno se è da chiudere oppure no...
da chiudere è il giornale proprio, non questo thread.

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Intanto potresti astenerti dal postare thread utili solo nello sprecare qualche byte (sprecato pure in modo gran poco intelligente) della tua connessione e nei server di HWUpgrade...
meno male che ci sei tu a decidere cosa è degno e cosa no!

Attenta però: potrebbe venirti mal di testa se lavori troppo...
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Old 04-01-2009, 09:45   #10
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da chiudere è il giornale proprio, non questo thread.
Meno male che ci siete voi difensori della democrazia in Italia...


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meno male che ci sei tu a decidere cosa è degno e cosa no!

Attenta però: potrebbe venirti mal di testa se lavori troppo...
Io non ho deciso assolutamente cosa è degno e cosa no...
Ho solo suggerito cosa fare all'utente giorno per far chiudere il thread se lo ritiene opportuno e il fatto che un commento come quello, credo, non possa essere considerato utile per una discussione...
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Old 04-01-2009, 09:46   #11
giorno
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Nel caso lo ritenessi opportuno segnala il thread ai moderatori che decideranno se è da chiudere oppure no...
Intanto potresti astenerti dal postare thread utili solo nello sprecare qualche byte (sprecato pure in modo gran poco intelligente) della tua connessione e nei server di HWUpgrade...
no mi dispiace,sei tu che sprechi tempo citando il rotolo,chiaramente fazista,chiaramente falso.
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''Se tu vieni,per esempio,tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice.''
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Old 04-01-2009, 09:49   #12
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democrazia non significa conflitto d interessi.

il giornlae è un altro esempio di conflitto d interessi unico e vergognoso.

Ultima modifica di whistler : 04-01-2009 alle 09:52.
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Old 04-01-2009, 09:51   #13
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no mi dispiace,sei tu che sprechi tempo citando il rotolo,chiaramente fazista,chiaramente falso.
Che sia fazioso (con fazista intendevi fazioso? Ho pure cercato nel DeMauro ma il termine fazista non esiste) nessuno lo nega che sia falso è tutto da dimostrare...
Mi sembra che i fatti riportati siano documentati, tu hai dei dati che possono smentire questi articoli? Come fai a dire che è chiaramente falso se non porti alcun dato a prova di ciò che dici?
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Old 04-01-2009, 09:52   #14
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Meno male che ci siete voi difensori della democrazia in Italia...
voi chi?

io l'unico gruppo a cui appartengo è quello delle persone che vogliono fare sesso con earendsil


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Io non ho deciso assolutamente cosa è degno e cosa no...

[...]

Intanto potresti astenerti dal postare thread utili solo nello sprecare qualche byte
com'è che aveva detto il tuo sensei? ah si: "ribaltatore di verità"

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Ho solo suggerito cosa fare all'utente giorno per far chiudere il thread se lo ritiene opportuno e il fatto che un commento come quello, credo, non possa essere considerato utile per una discussione...
ma secondo te il giornale è utile alla discussione?
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Old 04-01-2009, 09:54   #15
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che sia falso è tutto da dimostrare...
guarda prendo un esempio infimo, degno dello spessore della pubblicazione di cui stiamo parlando:

http://libertadistampa.myblog.it/arc...la-realta.html
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Old 04-01-2009, 09:55   #16
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democrazia non significa conflitto d interessi.

il giornlae è un altro esempio di conflitto d interessi unico e vergognoso.
Quindi dal tuo punto di vista chiudere un quotidiano è democrazia?
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Old 04-01-2009, 09:55   #17
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Che sia fazioso (con fazista intendevi fazioso? Ho pure cercato nel DeMauro ma il termine fazista non esiste) nessuno lo nega che sia falso è tutto da dimostrare...
Mi sembra che i fatti riportati siano documentati, tu hai dei dati che possono smentire questi articoli? Come fai a dire che è chiaramente falso se non porti alcun dato a prova di ciò che dici?
si fazioso,lapsus.
e' falso dai,ti sarai domandato perche' nessun utente cita mai liberazione,perche' e' fazioso.
il rotolo e' pure falso,pura demagogia,non sprecare il tuo tempo cosi
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Old 04-01-2009, 09:57   #18
whistler
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si. un quotidiano del presidente del consiglio!! e gli chiuderei anche le tv.
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Old 04-01-2009, 09:59   #19
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ma secondo te il giornale è utile alla discussione?
Infatti qui non si sta discutendo de il Giornale ma di alcuni fatti riportati da il Giornale che è una cosa diversa...
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Old 04-01-2009, 10:03   #20
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si fazioso,lapsus.
e' falso dai,ti sarai domandato perche' nessun utente cita mai liberazione,perche' e' fazioso.
il rotolo e' pure falso,pura demagogia,non sprecare il tuo tempo cosi
Direi che Liberazione è un organo di partito cosa che non è il Giornale, che dopo sia schierato è innegabile...
Cosa uguale però lo si può dire di Repubblica...

Per quanto riguarda la falsità, ti chiedo ancora: hai qualcosa che indichi che l'associazione non intaschi i soldi del movimento?
Hai prove che possono confutare i fatti riportati nell'articolo?
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