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Old 19-02-2007, 16:58   #1
~ZeRO sTrEsS~
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<<Sinistra anti usa come gli integralisti>> indovinate la perla di chi é?

Ma certo se non la sua Il nostro caro Mr. B.!!!

Leggete con attenzione il testo vedrete quante belle contraddizioni ci sono del tipo che in uno stato laico la chiesa ha il "diritto" di dire la sua... anche se lo stato deve garantire un uguale trattamento alle persone di diversa religione (e i gay non sono persone no?)

ve lo posto per rallegrarvi il morale

Quote:
CLAUDIO SARDO Roma. È stata una manifestazione «contro gli Stati Uniti», non contro l’ampliamento della base militare. «C’è qualcuno disposto a credere davvero che si tratti solo di un problema urbanistico o ambientale?» Da Arcore, ventiquattr’ore dopo il corteo vicentino, Silvio Berlusconi rilancia e rafforza il suo j’accuse ai dimostranti e a Romano Prodi. «Le tendenze antiamericane ormai dettano la linea del governo». Del resto, insiste il leader di Forza Italia, «in qualche modo la sinistra è coerente: l’America, patria della democrazia occidentale e del libero mercato, è storicamente il nemico da battere per i marxisti così come oggi lo è per gli integralisti islamici». Ma Berlusconi sfida anche i «moderati del centrosinistra»: «È possibile che siano disposti a cedere all’infinito?». La sfida si estende dalla politica estera alla legge sui Dico: «Credo che dovrà fare i conti con i propri elettori chi, nella maggioranza, si era presentato agli italiani come fervente cattolico e poi invece per ”ragion di governo” calpesta le proprie annunciate e sbandierate convinzioni». Quali conseguenze avrà la manifestazione di Vicenza sulle sorti del governo Prodi? «A Vicenza in prima fila abbiamo visto i segretari e i massimi dirigenti di ben tre partiti che fanno parte del governo, Rifondazione comunista, Comunisti Italiani e Verdi. Questi tre partiti si oppongono a una decisione molto importante di politica estera. Contestano l’alleanza con gli Usa e gli impegni internazionali dell’Italia. Non stiamo parlando di dissensi individuali, né di aspetti marginali della politica estera del governo. Adesso la sinistra cerca di giustificarsi dicendo che è stata una manifestazione pacifica, senza incidenti: ci sarebbe mancato anche questo! Mi chiedo: è possibile che i moderati del centro sinistra siano disposti a cedere all’infinito? Ma purtroppo sono convinto che anche in questa occasione prevarrà l’attaccamento al potere della sinistra. E a farne le spese sarà ancora una volta l’Italia e il suo prestigio internazionale, ormai ridotto ai minimi termini». Sabato è scesa in piazza la sinistra radicale, ma lo hanno fatto anche tanti cittadini di Vicenza contrari all’allargamento della base. Non è un problema pure per il centrodestra, che governa Vicenza e il Veneto e che, da Palazzo Chigi, non ha proposto agli americani un sito più idoneo ad ospitare i militari? «Non è giusto scaricare sulle amministrazioni locali una questione che, per logica e anche per legge, è di esclusiva competenza del governo nazionale. E poi sull’ampliamento della base americana a Vicenza è troppo comodo giocare con le parole: c’è qualcuno disposto a credere davvero che si tratti solo di un problema urbanistico o ambientale e che per questo si siano mobilitate decine di migliaia di persone da tutta Italia? Vicenza è un sito più che idoneo ad ospitare i soldati Usa e mai sono venute dalla città contestazioni alla presenza della base militare. La verità è che il no alla base di Vicenza è il no all’alleanza e all’amicizia con gli Stati Uniti, che per una parte della sinistra sono da sempre un avversario». Sta lanciando accuse pesanti alla politica estera di Prodi e D’Alema. Ma fino a poco tempo fa non rivendicavate una sostanziale continuità con le scelte del vostro governo? «Abbiamo parlato di continuità per alcune decisioni, come il rifinanziamento della missione in Afghanistan, al quale infatti non faremo mancare il nostro voto. Abbiamo lavorato duramente cinque anni per dare all’Italia un ruolo internazionale serio e attivo, credibile e prestigioso, al servizio della pace, della solidarietà fra i popoli, della democrazia, della lotta al terrorismo. I nostri soldati hanno partecipato con impegno, sacrifici e anche gravi lutti a missioni di pace, non di guerra, in Iraq come in Afghanistan». C’è consenso bipartisan nel riconoscere i meriti dei nostri militari. «Sì, ma il frettoloso disimpegno dall’Iraq, i tentennamenti sull’Afghanistan, l’atteggiamento ondivago e contraddittorio sul conflitto israelo-palestinese ci riportano alla peggiore tradizione della politica estera italiana: quella di un Paese inaffidabile, marginale, che vede nell’Europa o nelle Nazioni Unite soprattutto un pretesto per non assumere responsabilità in prima persona. Un Paese, che svilisce la politica estera fino a farne materia di continuo mercanteggiamento per aggiustare gli equilibri politici della maggioranza, è un Paese destinato a non essere un interlocutore affidabile per nessuno». Il disegno di legge sui Dico arriva in Parlamento. Lei ha detto che nessuno nel centrodestra darà una mano al governo: ma non è questo esattamente il modo pregiudiziale di fare opposizione che ha sempre contestato? «Al contrario: non votare una legge che è frutto di un mediocre compromesso, funzionale ancora una volta solo a tenere assieme anime diverse e contraddittorie della maggioranza, è politicamente e moralmente doveroso. È nostro costume anteporre sempre l’interesse del Paese e la libertà dei cittadini alle considerazioni di parte. L’abbiamo dimostrato molte volte, non solo sulla politica estera: per esempio votando proprio nei giorni scorsi alla Camera la riforma dei servizi segreti. Ma le occasioni di convergenza, che in un bipolarismo maturo dovrebbero essere numerose, con questa sinistra sono rarissime. E i Dico non sono certo fra queste. Siamo di fronte a una parodia del matrimonio che in realtà non allarga i diritti di nessuno, ma che pone gravemente in discussione, con un atto dal forte impatto simbolico, il ruolo stesso della famiglia. Noi, da liberali, siamo rispettosissimi di ogni scelta individuale. Gli stili di vita di ciascuno non riguardano lo Stato e per questo lo Stato non deve occuparsene dal punto di vista normativo. Se nel nostro ordinamento esiste qualche lacuna, qualche diritto non garantito, vi si pone rimedio modificando il codice civile. Per questo sono convinto che tutti i parlamentari dell’opposizione, di formazione laica o cattolica, non voteranno questa legge». Secondo lei, la Cei può spingersi fino a chiedere ai parlamentari cattolici una specifica disciplina nel voto su una legge dello Stato? «In una democrazia liberale, la Chiesa ha il pieno diritto (e dal suo punto di vista anche il dovere) di indicare ai credenti ciò che ritiene giusto. Sta poi alla coerenza di chi si dice cattolico seguirne o meno l’insegnamento. Su tutt’altro piano va intesa la difesa della laicità dello Stato, che è un principio giusto e irrinunciabile, e consiste nel dovere di garantire pari rispetto e pari diritti per tutte le scelte religiose». La crescita del 2006 e l'incremento delle entrate sono stati superiori alle stime del vostro governo. Lei ha rivendicato a sè tutto il merito. Non le pare sia più giusto attribuire meriti anche all'azione di Prodi? «Nessuno capisce quali meriti possa rivendicare Prodi per quanto è avvenuto nel 2006. Gli effetti di una politica economica si vedono sul medio periodo e, in particolare, ogni legge finanziaria dispiega i suoi effetti nell’anno successivo alla sua promulgazione. Nello scorso anno, quindi, si è applicata la legge finanziaria per il 2006, l’ultima realizzata dal mio governo. La ripresa economica del Paese - è questione di buon senso - non può essere il prodotto di chi è arrivato dopo. È figlia della nostra ultima Finanziaria, che la sinistra - fra l’altro - aveva bollato come sbagliata, e dei nostri cinque anni di governo. Anni di crisi e di stagnazione economica, durante i quali abbiamo tenuto i conti in ordine e creato le condizioni per agganciare la ripresa economica, una volta che fosse arrivata. Questa è l’eccellente eredità che abbiamo lasciato al governo della sinistra e che temo sarà rapidamente dilapidata. Quel treno che con noi era partito bene rischia ora di finire su un binario morto, se non si cambia chi lo guida». Dopo la scelta di autonomia dell'Udc di Casini, anche la Lega si è detta contraria al partito unitario del centrodestra. Il progetto è accantonato? Oppure intendete andare avanti soltanto voi di Forza Italia e An? «È sbagliato pensare al partito della Libertà come a una semplice somma dei partiti esistenti. Si tratta di un grande progetto politico che, senza annullare le specificità di ciascuno, completi e consolidi il bipolarismo in Italia. Il partito unitario esiste già, nella coscienza e nella volontà di milioni di cittadini che ci hanno votato in questi anni e di quei due milioni di italiani che a dicembre hanno manifestato a Roma a piazza San Giovanni. Noi, a differenza della sinistra, condividiamo valori profondi, un preciso modello sociale ed economico, un chiaro sistema di diritti. Poi, ogni movimento politico ha la sua storia, le sue specificità, la sua identità, anche territoriale, di cui è giustamente orgoglioso. Le forme organizzative si vedranno: un primo passo sarà la Federazione, alla quale la Lega potrebbe essere collegata con un rapporto simile a quello che unisce Cdu e Csu in Germania. Intanto stanno nascendo in tutta Italia migliaia di Circoli della libertà, che rappresentano il primo nucleo costituente di qualcosa di nuovo, che non sostituisce i partiti esistenti e non è in competizione con loro, ma li integra proprio in una prospettiva unitaria». Se Prodi cadesse, lei sarebbe ancora disponibile ad un governo di grande coalizione? Lo farebbe anche a costo di una rottura con Bossi e la Lega? «Dopo la caduta di Prodi si aprono diversi scenari: quello che è certo è che decideremo insieme agli alleati del centrodestra, a tutti gli alleati, le scelte da fare in quel momento. È il metodo che seguiamo sempre. Non prenderemmo neppure in considerazione ipotesi che prevedano una spaccatura della Casa delle libertà. Oggi le condizioni per un governo di unità nazionale obbiettivamente non le vedo: voglio ricordare che fui io a proporlo dopo le elezioni, di fronte a un sostanziale pareggio, frutto di circostanze ancora tutte da chiarire. In quel momento, con il Paese spaccato in due, mi pareva responsabile trovare una soluzione condivisa, per un periodo di tempo limitato, per poi ridare la parola agli italiani. Quella proposta venne respinta con arroganza. In prospettiva, guardiamo a nuove elezioni, e tutti i sondaggi, anche quelli effettuati dalla sinistra, danno alla Cdl un vantaggio da 8 a 15 punti percentuali rispetto alla sinistra. Con le prossime elezioni sono certo che torneremo al governo per riprendere e completare il lavoro interrotto».
http://ilmattino.caltanet.it/mattino...&type=STANDARD
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Old 19-02-2007, 17:15   #2
dantes76
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Ultima modifica di dantes76 : 19-02-2007 alle 21:00.
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Old 19-02-2007, 19:14   #3
lowenz
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Old 19-02-2007, 20:54   #4
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a parte il mattino faziosissimo... ma io non riesco a capire come la gente possa bersi tutte queste corbellerie....
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Old 19-02-2007, 21:01   #5
Fabiaccio
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uso un'altra citazione (che è quasi diventata un mio modo di dire, mi auguro solo che l'autore non mi chieda il copyright ):

BERLUSCONI MI FA SCHIFO
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