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Old 19-07-2025, 08:01   #1
Redazione di Hardware Upg
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Link alla notizia: https://www.hwupgrade.it/news/cpu/gi...an_141303.html

Rapidus Corporation ha annunciato l’inizio della prototipazione dei suoi transistor a 2 nanometri con architettura gate-all-around presso l’impianto IIM-1. Supportata dal governo giapponese e da grandi aziende locali, l'iniziativa mira a riportare il Giappone tra i leader mondiali nella produzione di semiconduttori entro il 2027

Click sul link per visualizzare la notizia.
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Old 19-07-2025, 09:27   #2
the_joe
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Originariamente inviato da Redazione di Hardware Upgrade Guarda i messaggi
Link alla notizia: https://www.hwupgrade.it/news/cpu/gi...an_141303.html

Rapidus Corporation ha annunciato l’inizio della prototipazione dei suoi transistor a 2 nanometri con architettura gate-all-around presso l’impianto IIM-1. Supportata dal governo giapponese e da grandi aziende locali, l'iniziativa mira a riportare il Giappone tra i leader mondiali nella produzione di semiconduttori entro il 2027

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In tutto questo, quello che spaventa è l'immobilismo dell'Europa.

Tutti cercano di raggiungere un certo grado di autonomia nella produzione di chip e in Europa si spera sempre nel traino della mamma USA sotto forma di Intel (che non è nemmeno più tanto in gamba)
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焦爾焦
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Old 19-07-2025, 09:45   #3
Ripper89
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L'UE non sa prodursi manco un Televisore o uno smartphone da sola.

Cerca sempre la dipendenza.
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Old 19-07-2025, 09:52   #4
the_joe
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Originariamente inviato da Ripper89 Guarda i messaggi
L'UE non sa prodursi manco un Televisore o uno smartphone da sola.

Cerca sempre la dipendenza.
Infatti i nostri (im)prenditori e governanti, hanno per decenni sfruttato e approfittato dei paesi in cui la produzione costava poco e dove si sviluppava la tecnologia per poi comprarne i diritti, facendo nella maggior parte dei casi, solo da intermediari garantendosi guadagni ingenti a fronte di investimenti quasi nulli, oggi piangono perchè sia chi sviluppava tecnologia che chi produceva a basso costo, stà alzando la testa e produce col proprio marchio e vende direttamente i prodotti finiti, la frase "è finita la pacchia" purtroppo riguarda tutti noi che abbiamo solo in parte beneficiato della situazione precedente e dovremo sopportare tutti i disagi della nuova, abbiamo beneficiato nell'avere a prezzi relativamente bassi beni che se prodotti in Europa sarebbero costati di più (ma gran parte dei guadagni li hanno fatti gli (im)prenditori) e oggi subiamo la concorrenza di chi quei prodotti li fabbrica realmente e non si limita a mettere il proprio timbro sopra di essi.
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焦爾焦
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Old 19-07-2025, 10:33   #5
supertigrotto
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"per arrivare a questo punto nessuno di noi ha dormito"
Cit
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Old 19-07-2025, 10:46   #6
the_joe
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"per arrivare a questo punto nessuno di noi ha dormito"
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Purtroppo anche se si è svegli, dal basso non abbiamo alcuna capacità di intervenire in processi che partono decisamente dai piani più alti, un semplice cittadino può fare ben poco per arginare processi mondiali come la globalizzazione selvaggia che ci hanno imposto negli ultimi decenni, anche perchè i "grandi" ci hanno fatto guadagni stellari.
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Old 19-07-2025, 10:50   #7
zoomx
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”L'azienda ha inoltre completato con successo l'esposizione EUV (litografia a ultravioletti estremi) in soli tre mesi dalla ricezione dell'equipaggiamento da ASML, stabilendo un primato nel settore, secondo quanto dichiarato dal presidente Atsuyoshi Koike”


Il Giappone fu buttato fuori dal mercato delle CPU dagli USA negli anni 90 negando l'accesso alla tecnologia ultravioletta di cui detenevano dei brevetti che immagino saranno scaduti.
Gli USA temevano l'ascesa del Giappone come oggi temono la Cina.
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Old 19-07-2025, 10:53   #8
azi_muth
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Infatti i nostri (im)prenditori e governanti, hanno per decenni sfruttato e approfittato dei paesi in cui la produzione costava poco e dove si sviluppava la tecnologia per poi comprarne i diritti, facendo nella maggior parte dei casi, solo da intermediari garantendosi guadagni ingenti a fronte di investimenti quasi nulli, oggi piangono perchè sia chi sviluppava tecnologia che chi produceva a basso costo, stà alzando la testa e produce col proprio marchio e vende direttamente i prodotti finiti, la frase "è finita la pacchia" purtroppo riguarda tutti noi che abbiamo solo in parte beneficiato della situazione precedente e dovremo sopportare tutti i disagi della nuova, abbiamo beneficiato nell'avere a prezzi relativamente bassi beni che se prodotti in Europa sarebbero costati di più (ma gran parte dei guadagni li hanno fatti gli (im)prenditori) e oggi subiamo la concorrenza di chi quei prodotti li fabbrica realmente e non si limita a mettere il proprio timbro sopra di essi.
La situazione che descrivi, ossia la delocalizzazione produttiva e il ruolo degli “intermediari”, è una conseguenza diretta di una dinamica prevista e ampiamente studiata nella teoria economica: quella dei vantaggi comparati. Ogni paese si specializza in ciò che sa fare meglio o a minor costo, e attraverso lo scambio internazionale, l’output complessivo e il benessere globale aumentano.

Non è una truffa o una scorciatoia immorale: è la logica stessa del commercio globale, ed è grazie a questa che come tu stesso dici abbiamo avuto per anni accesso a beni a prezzi contenuti e se, nel complesso, i redditi reali in Europa sono cresciuti.

L’Italia, semmai, è un’anomalia: è uno dei pochi paesi sviluppati dove i salari reali sono rimasti stagnanti dagli anni ‘90. Ma questo non è colpa della globalizzazione in sé, bensì di fattori interni: bassa produttività, scarsa innovazione, inefficienze nel sistema educativo e amministrativo, mancanza di politiche industriali serie.

Inoltre, spesso ci si dimentica di un dato fondamentale: centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta proprio grazie a questo modello. La Cina è l’esempio più eclatante: in pochi decenni ha trasformato un’economia rurale e arretrata nella seconda potenza mondiale, con un miglioramento concreto delle condizioni di vita di gran parte della popolazione. Anche in India e nel Sud-est asiatico si osservano miglioramenti simili, benché più graduali.

Se oggi quei paesi non vogliono più solo produrre su commissione ma anche innovare e vendere col proprio marchio, è un segnale positivo: dimostra che la globalizzazione ha funzionato.

La “pacchia” non era tale. Era una fase di transizione, da cui abbiamo tratto vantaggi (seppur distribuiti male), e ora viviamo il normale risultato di un riequilibrio globale. La risposta non può essere il rimpianto o il protezionismo, ma più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria.
__________________
Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui [cit.]
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Old 19-07-2025, 11:01   #9
the_joe
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La situazione che descrivi, ossia la delocalizzazione produttiva e il ruolo degli “intermediari”, è una conseguenza diretta di una dinamica prevista e ampiamente studiata nella teoria economica: quella dei vantaggi comparati. Ogni paese si specializza in ciò che sa fare meglio o a minor costo, e attraverso lo scambio internazionale, l’output complessivo e il benessere globale aumentano.

Non è una truffa o una scorciatoia immorale: è la logica stessa del commercio globale, ed è grazie a questa che come tu stesso dici abbiamo avuto per anni accesso a beni a prezzi contenuti e se, nel complesso, i redditi reali in Europa sono cresciuti.

L’Italia, semmai, è un’anomalia: è uno dei pochi paesi sviluppati dove i salari reali sono rimasti stagnanti dagli anni ‘90. Ma questo non è colpa della globalizzazione in sé, bensì di fattori interni: bassa produttività, scarsa innovazione, inefficienze nel sistema educativo e amministrativo, mancanza di politiche industriali serie.

Inoltre, spesso ci si dimentica di un dato fondamentale: centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta proprio grazie a questo modello. La Cina è l’esempio più eclatante: in pochi decenni ha trasformato un’economia rurale e arretrata nella seconda potenza mondiale, con un miglioramento concreto delle condizioni di vita di gran parte della popolazione. Anche in India e nel Sud-est asiatico si osservano miglioramenti simili, benché più graduali.

Se oggi quei paesi non vogliono più solo produrre su commissione ma anche innovare e vendere col proprio marchio, è un segnale positivo: dimostra che la globalizzazione ha funzionato.

La “pacchia” non era tale. Era una fase di transizione, da cui abbiamo tratto vantaggi (seppur distribuiti male), e ora viviamo il normale risultato di un riequilibrio globale. La risposta non può essere il rimpianto o il protezionismo, ma più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria.
Sono pienamente d'accordo con te, solo che questo modello di sviluppo stà mostrando i suoi limiti, o meglio, il pianeta che ci ospita li stà mostrando, non è minimamente pensabile che 8 miliardi di persone, cifra in aumento costante, possano avere un tenore di vita nemmeno lontanamente paragonabile a quello che teniamo noi occidentali e questa cosa dovrà essere affrontata prima o poi.
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Old 19-07-2025, 11:09   #10
Max Power
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Il peccato originale, è stato di un certo politico, che negli anni 60 ha letteralmente fermato Olivetti...
Ormai è storia
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Old 19-07-2025, 11:18   #11
the_joe
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Il peccato originale, è stato di un certo politico, che negli anni 60 ha letteralmente fermato Olivetti...
Ormai è storia
Uno dei peccati originali, grave, ma non certo l'unico e col senno di poi viste le capacità italiche non sapremo mai nemmeno se la storia sarebbe cambiata realmente poichè oltre alle buone idee serve anche sapersi imporre sul mercato.

Ma inutile piangere sul latte versato, bisognerebbe iniziare a cercare di produrre altro latte invece di accontentarsi sempre di quello che ci passano gli altri.
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Old 19-07-2025, 11:22   #12
berson
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La situazione che descrivi, ossia la delocalizzazione produttiva e il ruolo degli “intermediari”, è una conseguenza diretta di una dinamica prevista e ampiamente studiata nella teoria economica: quella dei vantaggi comparati. Ogni paese si specializza in ciò che sa fare meglio o a minor costo, e attraverso lo scambio internazionale, l’output complessivo e il benessere globale aumentano.

Non è una truffa o una scorciatoia immorale: è la logica stessa del commercio globale, ed è grazie a questa che come tu stesso dici abbiamo avuto per anni accesso a beni a prezzi contenuti e se, nel complesso, i redditi reali in Europa sono cresciuti.

L’Italia, semmai, è un’anomalia: è uno dei pochi paesi sviluppati dove i salari reali sono rimasti stagnanti dagli anni ‘90. Ma questo non è colpa della globalizzazione in sé, bensì di fattori interni: bassa produttività, scarsa innovazione, inefficienze nel sistema educativo e amministrativo, mancanza di politiche industriali serie.

Inoltre, spesso ci si dimentica di un dato fondamentale: centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta proprio grazie a questo modello. La Cina è l’esempio più eclatante: in pochi decenni ha trasformato un’economia rurale e arretrata nella seconda potenza mondiale, con un miglioramento concreto delle condizioni di vita di gran parte della popolazione. Anche in India e nel Sud-est asiatico si osservano miglioramenti simili, benché più graduali.

Se oggi quei paesi non vogliono più solo produrre su commissione ma anche innovare e vendere col proprio marchio, è un segnale positivo: dimostra che la globalizzazione ha funzionato.

La “pacchia” non era tale. Era una fase di transizione, da cui abbiamo tratto vantaggi (seppur distribuiti male), e ora viviamo il normale risultato di un riequilibrio globale. La risposta non può essere il rimpianto o il protezionismo, ma più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria.
Però ti smentisci da solo, dici che abbiamo tratto vantaggi ma poi dici che la risposta deve essere "più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria", cioè l'esatto contrario della strategia economica che ci avrebbe portato vantaggi. E te lo dico io cosa non torna; che gli economisti sono l'espressione di un sistema capitalistico miope e avido, e quando parlano di vantaggi intendono vantaggi per gli (im)prenditori, non per la comunità. Gli eventuali vantaggi a breve termine per la comunità sono inutili se poi a lungo termine c'è un disastro totale, come si profila a breve a causa del nostro arretramento in tutte le tecnologie e filiere chiave del futuro prossimo; non solo microprocessori ma anche di fotovoltaico, eolico, sistemi di accumulo (batterie, indispensabili anche per la mobilità elettrica), intelligenza artificiale, cloud, ecc.
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Old 19-07-2025, 11:29   #13
the_joe
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E un'altra cosa che penalizza l'economia italiana è il nanismo delle nostre imprese che in un sistema globale sono destinate a soccombere o ad essere acquisite dai gruppi internazionali, come del resto è avvenuto con la maggior parte delle imprese della mia zona dove è raro trovare ancora industrie appartenenti a proprietari italiani, eppure secondo i nostri economisti degli anni passati, questo sarebbe stato un grosso vantaggio che sventolavano a destra e a manca perchè le nostre piccole imprese sarebbero state in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti contrariamente a quello che non avrebbero potuto fare le grosse compagnie, la storia però come al solito ha dato il suo verdetto ed è ben poco clemente con noi.
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Old 19-07-2025, 12:07   #14
Ago72
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E un'altra cosa che penalizza l'economia italiana è il nanismo delle nostre imprese
Per non cadere nella politica… Non faccio i nomi dei partiti che bisogna ringraziare per questo…
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Old 19-07-2025, 12:08   #15
AlexSwitch
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Sono pienamente d'accordo con te, solo che questo modello di sviluppo stà mostrando i suoi limiti, o meglio, il pianeta che ci ospita li stà mostrando, non è minimamente pensabile che 8 miliardi di persone, cifra in aumento costante, possano avere un tenore di vita nemmeno lontanamente paragonabile a quello che teniamo noi occidentali e questa cosa dovrà essere affrontata prima o poi.
E finalmente si sta scoprendo la natura delle relazioni economico/internazionali che ha dominato da sempre la storia del mondo: concorrenza e conflittualità!
Siamo noi occidentali che, dopo la nostre rivoluzioni economiche, tecnologiche ed industriali, dopo due conflitti mondiali contornati da altri regionali, abbiamo esportato determinati modelli credendo di metterci al centro dell'universo.
Abbiamo tentato di barattare il nostro modello di benessere con la pace e la libertà ( da chi? da cosa? ), ponendoci al centro di tutto ed invece il resto del mondo ci sta dicendo che vogliono il nostro potere. Vogliono prendere il posto dell'occidente nelle gerarchia di potere ed usare il loro apparato economico/industriale ( e militare ) per sovvertire le posizioni e garantirsi la loro prosperità nella loro visione di società e del mondo.
Cina, India il Sud Est Asiatico vogliono le loro rispettive sfere d'influenza, soprattutto la Cina che ha una proiezione a livello globale della sua potenza.
Di temi come il controllo delle emissioni e cambiamento climatico gli importa solamente nella misura in cui possono competere e controllare l'occidente.
Noi europei ( EU ) abbiamo deciso di imporre il ban dei veicoli termici entro il 2035, praticamente dopodomani, mettendo ulteriormente in crisi le nostre industrie automotive con tutta le filiere, senza avere un minimo d'influenza e controllo sulle tecnologie chiave ( batterie ed elettronica di gestione, alias chip ), bruciando miliardi in sovvenzioni, aiuti e studi.
Altri come il Giappone, per tornare in topic, hanno fatto una scelta pragmatica sull'industria auto, la loro industria auto, ed hanno investito sul futuro strategico: i semiconduttori, certi che, nel prossimo futuro, potranno averne una riserva strategica per la loro industria e ricerca e diventare un fornitore alternativo ai soliti big.

Nota: pensare che fino agli '80 l'Europa era pienamente in corsa nell'industria elettronica ed attore rilevante sui mercati mondiali; poi il lento declino che ci ha portato quasi all'irrilevanza.
La storia di Olivetti è tragicamente illuminante!
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Old 19-07-2025, 12:13   #16
AlexSwitch
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E un'altra cosa che penalizza l'economia italiana è il nanismo delle nostre imprese che in un sistema globale sono destinate a soccombere o ad essere acquisite dai gruppi internazionali, come del resto è avvenuto con la maggior parte delle imprese della mia zona dove è raro trovare ancora industrie appartenenti a proprietari italiani, eppure secondo i nostri economisti degli anni passati, questo sarebbe stato un grosso vantaggio che sventolavano a destra e a manca perchè le nostre piccole imprese sarebbero state in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti contrariamente a quello che non avrebbero potuto fare le grosse compagnie, la storia però come al solito ha dato il suo verdetto ed è ben poco clemente con noi.
Hai ragione... Purtroppo per noi, a parte qualche eccezione, è questione culturale di come si fa impresa e di come si conduce una impresa in competizione.
Diversi " cumenda " quando gli hanno sventolato sotto il naso i miliardi di vecchie Lire o i milioni di Euro, hanno preferito incassare e passare alla rendita finanziaria ed immobiliare. Hanno preferito non rischiare!!
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Old 19-07-2025, 12:53   #17
azi_muth
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Però ti smentisci da solo, dici che abbiamo tratto vantaggi ma poi dici che la risposta deve essere "più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria", cioè l'esatto contrario della strategia economica che ci avrebbe portato vantaggi.
Ah perchè secondo te durante le prime fasi diglobalizzazione non ci sarebbero stati investimenti, innovazione e politiche industriali seri?

Su siamo seri...

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E te lo dico io cosa non torna; che gli economisti sono l'espressione di un sistema capitalistico miope e avido, e quando parlano di vantaggi intendono vantaggi per gli (im)prenditori, non per la comunità.
Il capitalismo è un sistema economico e sociale, l'economia è una disciplina che studia anche il capitalismo.


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Gli eventuali vantaggi a breve termine per la comunità sono inutili se poi a lungo termine c'è un disastro totale, come si profila a breve a causa del nostro arretramento in tutte le tecnologie e filiere chiave del futuro prossimo; non solo microprocessori ma anche di fotovoltaico, eolico, sistemi di accumulo (batterie, indispensabili anche per la mobilità elettrica), intelligenza artificiale, cloud, ecc.
Se grazie al commercio internazionale puoi acquistare una maglietta a 3 euro invece che a 10, il tuo reddito reale (cioè il potere d'acquisto del tuo stipendio) aumenta, anche se il tuo stipendio nominale resta invariato.

Se vuoi continuare a beneficiare dei prodotti a basso costo, non puoi restare fermo devi salire nella catena del valore.

Il commercio globale, basato sui vantaggi comparati, non è una garanzia eterna di benessere. Funziona solo se ogni Paese continua a spostarsi verso attività più complesse e ad alto valore aggiunto. Questo vale in particolare per i Paesi avanzati come l’Italia, che non possono competere sui costi, ma devono competere su qualità, innovazione, design, tecnologia, know-how.

Quindi muoviamo il culo e non piangiamoci addosso.
Il dramma dell'Italia è questa mentalità ingessata da vecchi che vogliono vivere di rendita.
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Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui [cit.]
azi_muth è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 19-07-2025, 12:57   #18
azi_muth
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E un'altra cosa che penalizza l'economia italiana è il nanismo delle nostre imprese che in un sistema globale sono destinate a soccombere o ad essere acquisite dai gruppi internazionali, come del resto è avvenuto con la maggior parte delle imprese della mia zona dove è raro trovare ancora industrie appartenenti a proprietari italiani, eppure secondo i nostri economisti degli anni passati, questo sarebbe stato un grosso vantaggio che sventolavano a destra e a manca perchè le nostre piccole imprese sarebbero state in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti contrariamente a quello che non avrebbero potuto fare le grosse compagnie, la storia però come al solito ha dato il suo verdetto ed è ben poco clemente con noi.
Si ma prima della globalizzazione dove l' Italia faceva la Cina dell'Europa grazie alle svalutazioni competitive. Ora serve la dimensione per competere a livello mondiale e sporatutto per innovare e creare valore aggiunto.
Le PMI offrono ambienti di lavoro "tossici" perchè mal gestite e puntano tutto a strategie di costo perchè non riescono a competere sull'innovazione e l'internazionalizzazione. In questo la pressione fiscale non aiuta.
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Old 19-07-2025, 17:08   #19
sbaffo
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Infatti i nostri (im)prenditori e governanti, hanno per decenni sfruttato e approfittato dei paesi in cui la produzione costava poco e dove si sviluppava la tecnologia per poi comprarne i diritti, facendo nella maggior parte dei casi, solo da intermediari garantendosi guadagni ingenti a fronte di investimenti quasi nulli, oggi piangono perchè sia chi sviluppava tecnologia che chi produceva a basso costo, stà alzando la testa e produce col proprio marchio e vende direttamente i prodotti finiti, la frase "è finita la pacchia" purtroppo riguarda tutti noi che abbiamo solo in parte beneficiato della situazione precedente e dovremo sopportare tutti i disagi della nuova, abbiamo beneficiato nell'avere a prezzi relativamente bassi beni che se prodotti in Europa sarebbero costati di più (ma gran parte dei guadagni li hanno fatti gli (im)prenditori) e oggi subiamo la concorrenza di chi quei prodotti li fabbrica realmente e non si limita a mettere il proprio timbro sopra di essi.


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La situazione che descrivi, ossia la delocalizzazione produttiva e il ruolo degli “intermediari”, è una conseguenza diretta di una dinamica prevista e ampiamente studiata nella teoria economica: quella dei vantaggi comparati. Ogni paese si specializza in ciò che sa fare meglio o a minor costo, e attraverso lo scambio internazionale, l’output complessivo e il benessere globale aumentano.

Non è una truffa o una scorciatoia immorale: è la logica stessa del commercio globale, ed è grazie a questa che come tu stesso dici abbiamo avuto per anni accesso a beni a prezzi contenuti e se, nel complesso, i redditi reali in Europa sono cresciuti.

L’Italia, semmai, è un’anomalia: è uno dei pochi paesi sviluppati dove i salari reali sono rimasti stagnanti dagli anni ‘90. Ma questo non è colpa della globalizzazione in sé, bensì di fattori interni: bassa produttività, scarsa innovazione, inefficienze nel sistema educativo e amministrativo, mancanza di politiche industriali serie.

Inoltre, spesso ci si dimentica di un dato fondamentale: centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta proprio grazie a questo modello. La Cina è l’esempio più eclatante: in pochi decenni ha trasformato un’economia rurale e arretrata nella seconda potenza mondiale, con un miglioramento concreto delle condizioni di vita di gran parte della popolazione. Anche in India e nel Sud-est asiatico si osservano miglioramenti simili, benché più graduali.

Se oggi quei paesi non vogliono più solo produrre su commissione ma anche innovare e vendere col proprio marchio, è un segnale positivo: dimostra che la globalizzazione ha funzionato.

La “pacchia” non era tale. Era una fase di transizione, da cui abbiamo tratto vantaggi (seppur distribuiti male), e ora viviamo il normale risultato di un riequilibrio globale. La risposta non può essere il rimpianto o il protezionismo, ma più investimenti, più innovazione e una politica industriale seria.
Tutto giusto in teoria, ma coma sempre tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: il sistema funziona se c'è un certo equilibrio e se tutti giocano con le stesse regole, se qualcuno è nettamente più forte o bara (e sappiamo tutti chi bara...) il tavolo è truccato e vince uno solo alla fine.

L'italia è una anomalia in europa, vero, ma l'europa tutta è una anomalia rispetto agli usa e cina? (crescita sì ma una frazione di quella Usa, avevo messo un grafico poco tempo fa).
Semplicemente è il vaso di coccio tra vasi di ferro, destinata a perdere fin dall'inizio, senza materie prime e con costi del lavoro e sociali (tassazione, welfare) alti, oltre al frazionamento (27 stati con lingue e gusti diversi) con tutte le sua conseguenze, e tante altre cose...

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...cut...
Se vuoi continuare a beneficiare dei prodotti a basso costo, non puoi restare fermo devi salire nella catena del valore.

Il commercio globale, basato sui vantaggi comparati, non è una garanzia eterna di benessere. Funziona solo se ogni Paese continua a spostarsi verso attività più complesse e ad alto valore aggiunto. Questo vale in particolare per i Paesi avanzati come l’Italia, che non possono competere sui costi, ma devono competere su qualità, innovazione, design, tecnologia, know-how.

Quindi muoviamo il culo e non piangiamoci addosso.
Il dramma dell'Italia è questa mentalità ingessata da vecchi che vogliono vivere di rendita.
Lo riconosci anche tu che non funziona in automatico, anzi.
Spostarsi in continuazione non è facile nè è sempre possibile, soprattutto se hai competitor ormai più avanzati tecnologicamente di te, con gap irrecuperabili o con altri vantaggi meno evidenti ma anche peggiori (aiuti pubblici nascosti - vedi dazi ue su auto cinesi, lavoratori schiavizzati, norme ambientali inesistenti, copyright inesistente, ecc.). E' quello che si è cercato di fare negli ultimi 30 anni, ma ormai la cina ci ha superati in tecnologia, know-how, ecc.
A noi italiani cosa resta su cui puntare, il design (che viene ricopiato selvaggiamente in Cina), e poi?
Spostarsi se sei costretto vuol dire scappare, ma non si può fuggire per sempre...

Ultima modifica di sbaffo : 19-07-2025 alle 17:23.
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Old 19-07-2025, 18:17   #20
azi_muth
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Tutto giusto in teoria, ma coma sempre tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: il sistema funziona se c'è un certo equilibrio e se tutti giocano con le stesse regole, se qualcuno è nettamente più forte o bara (e sappiamo tutti chi bara...) il tavolo è truccato e vince uno solo alla fine.
Si detto questo, non ti puoi mettere a frignare in un angolo o prendere il pallone e andartene.
Non è un opzione, devi giocare meglio, devi essere più forte.
Per questo è importante far valere economicamente l'unione, per questo se andiamo da soli siamo perduti.

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L'italia è una anomalia in europa, vero, ma l'europa tutta è una anomalia rispetto agli usa e cina? (crescita sì ma una frazione di quella Usa, avevo messo un grafico poco tempo fa).
Semplicemente è il vaso di coccio tra vasi di ferro, destinata a perdere fin dall'inizio, senza materie prime e con costi del lavoro e sociali (tassazione, welfare) alti, oltre al frazionamento (27 stati con lingue e gusti diversi) con tutte le sua conseguenze, e tante altre cose...
Non è possibile paragonare l'Europa alla Cina perchè si tratta di economie in fasi diverse con sistemi politici differenti.
Il paragone tra Usa ed Europa ha più senso ma anche qui vale sicuramente il discorso demografico, la più scarsa propensione all'innovazione, l'elevata regolamentazione, elevata tassazione, mercato del lavoro più flessibile, mercato dei capitali più sviluppato etc.
Ma detto questo ognuno deve giocare con le carte che ha. Ci sono paesi che anche in Europa hanno fortemente capitalizzato l'opportunità derivante dalla globalizzazione. Paesi come la Germania o i Paesi Bassi, ad esempio, hanno costruito un sistema economico altamente competitivo, focalizzandosi su settori avanzati come la tecnologia, l'industria 4.0 e l'automotive, riuscendo ad emergere come leader globali in alcuni settori.
Ma persino paesi come la Polonia o la Spagna hanno saputo capitalizzare meglio dell'Italia.

L'automotive va in crisi? Trovi qualcos'altro, nessun settore è eterno, per questo serve la ricerca l'innovazione.

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Lo riconosci anche tu che non funziona in automatico, anzi.
Spostarsi in continuazione non è facile nè è sempre possibile, soprattutto se hai competitor ormai più avanzati tecnologicamente di te, con gap irrecuperabili o con altri vantaggi meno evidenti ma anche peggiori (aiuti pubblici nascosti - vedi dazi ue su auto cinesi, lavoratori schiavizzati, norme ambientali inesistenti, copyright inesistente, ecc.). E' quello che si è cercato di fare negli ultimi 30 anni, ma ormai la cina ci ha superati in tecnologia, know-how, ecc.
A noi italiani cosa resta su cui puntare, il design (che viene ricopiato selvaggiamente in Cina), e poi?
Spostarsi se sei costretto vuol dire scappare, ma non si può fuggire per sempre...
Infatti bisogna essere dinamici.
Il problema dell'Italia inizia dalla mentalità di rendita che rischia di bloccare l’Italia in un circolo vizioso.
Possiamo puntare il dito quanto vuoi alle scorrettezze degli altri, ma l'assoluto immobilismo italiano che sta rendendo sempre più difficile le cose.
Siamo passati dall'essere un paese che innovava a uno che pretende di vivere di rendita su glorie passate o sul turismo e si occupa più di come pensare a redistribuire la ricchezza piuttosto di come crearla.
__________________
Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui [cit.]

Ultima modifica di azi_muth : 19-07-2025 alle 18:20.
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