È indietro e deve reagire: il CEO di DeepMind 'benedice' la campagna acquisti milionaria nell'IA di Meta

È indietro e deve reagire: il CEO di DeepMind 'benedice' la campagna acquisti milionaria nell'IA di Meta

Meta sta investendo somme ingenti per reclutare esperti di intelligenza artificiale da aziende rivali come OpenAI e Google DeepMind. Secondo il CEO di DeepMind, Demis Hassabis, la strategia è comprensibile: Meta è in ritardo e deve reagire.

di pubblicata il , alle 12:01 nel canale Web
Intelligenza ArtificialeGoogleMeta
 

La competizione tra giganti tecnologici nel campo dell'intelligenza artificiale si è trasformata di recente in una vera e propria "guerra dei talenti", soprattutto per l'azione di Mark Zuckerberg e della sua Meta, che hanno avanzato offerte milionarie agli esperti e talenti del settore con l'obiettivo di rafforzare la propria divisione dedicata alla superintelligenza e colmare il divario dai principali concorrenti.

Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, ha commentato la situazione durante un episodio del podcast di Lex Fridman (via Business Insider). Secondo Hassabis, il comportamento di Meta è razionale: "In questo momento non sono in prima linea, ma forse riusciranno a tornarci. Dal loro punto di vista ha senso: sono indietro e devono agire".

Le cifre in gioco parlano da sole. Secondo recenti indiscrezioni, Meta avrebbe messo sul piatto pacchetti retributivi fino a 200 milioni di dollari per convincere ricercatori di punta a cambiare azienda.

Nonostante la logica economica dietro a queste scelte, Hassabis ha voluto sottolineare come, nel campo dell'IA, molti professionisti siano spinti anche da motivazioni ideologiche e di responsabilità. "Ci sono cose più importanti del denaro", ha dichiarato, sottolineando che molti ricercatori danno priorità alla missione di sviluppare l'IA in modo sicuro e responsabile. Questo aspetto è stato ribadito anche da Benjamin Mann, cofondatore di Anthropic, secondo cui molti dipendenti hanno scelto di restare proprio per il forte senso di missione.

Le offerte da capogiro stanno però contribuendo ad aumentare la pressione sui costi per tutte le aziende del settore. Business Insider ha recentemente riportato, sulla base di documenti relativi ai visti lavorativi, che OpenAI paga in media circa 292.000 dollari ai suoi tecnici, con punte fino a 530.000. Anthropic si spinge ancora oltre, con una media di 387.500 dollari e stipendi che arrivano fino a 690.000. Anche Thinking Machines Lab, la nuova startup fondata da Mira Murati (ex OpenAI), ha già scattato assegni tra i 450.000 e i 500.000 dollari.

Il panorama attuale segna un forte contrasto con i primi anni di DeepMind. Hassabis ha ricordato come nel 2010 non ci fossero fondi sufficienti neppure per pagarsi uno stipendio. "Oggi, alcuni stagisti guadagnano quanto l'intero seed round con cui abbiamo avviato l'azienda", ha commentato.

Nel frattempo, le aziende cercano anche strumenti alternativi per trattenere i propri talenti. Secondo quanto riportato, alcuni dipendenti di DeepMind nel Regno Unito sarebbero vincolati da clausole di non concorrenza fino a 12 mesi. Google, da parte sua, ha dichiarato di monitorare attentamente i propri indicatori di fidelizzazione del personale. Sundar Pichai, CEO di Alphabet, ha affermato che "i numeri sono sani" e che l'azienda ha già affrontato situazioni simili in passato.

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