|
|
|
![]() |
|
Strumenti |
![]() |
#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Gas, nel 2007 la rete italiana di distribuzione in mano ai russi ?
LA BATTAGLIA EUROPEA DELL’ENERGIA
Gas, la rete Snam a “rischio” Russia L’Eni teme le ambizioni della Gazprom, decisa a fare acquisizioni all’estero di BARBARA CORRAO ROMA - Italia 2007: la rete di distribuzione del gas passa in mano ai russi. Scenario di fantaeconomia? Mica tanto perché la battaglia del gas, come la battaglia dell’elettricità che si sta giocando sullo scacchiere europeo, è già in pieno svolgimento. Solo che, questa volta, il terreno di conquista è qui da noi e si tratta dei tubi di Snam rete gas, già quotata in Borsa ma ancora controllata dall’Eni che però dovrà, per legge, liberarsi di una quota del 30% del capitale (entro il 2007), rendendo così la società contendibile. Appena in tempo perché Gazprom, il colosso russo primo al mondo nel settore del gas naturale, se la mangi in un sol boccone. Uno scenario che preoccupa il Cane a sei zampe che sta cercando, ai massimi livelli, di sensibilizzare il governo sulla posta in gioco. I passaggi di questo ipotetico (ma non troppo) processo passano attraverso due-tre mosse essenziali. La prima l’hanno fatta giovedì scorso Vladimir Putin e Gerhard Schroeder firmando il preliminare d’intesa per la costruzione del gasdotto nordeuropeo che consentirà, entro il 2010, la fornitura diretta di gas russo da San Pietroburgo alle rive tedesche del Baltico. E’ un’operazione da 4 miliardi (o anche 5 secondo alcuni) ma soprattutto segna definitivamente la nascita di un asse russo-tedesco che, sul versante del gas, ha per protagonisti Gazprom da un lato, Eon e Basf dall’altri. Lo stesso giorno, la compagnia petrolifera di Stato Rosneft ha concluso con Abn Amro, Dresdner Kleinwort Wasserstein, Jp Morgan e Morgan Stanley un accordo per un mega finanziamento di 7,5 miliardi di dollari con il quale comprerà una quota del 10,7% di Gazprom, consegnando il controllo saldamente in mano al governo russo che sbarra, in questo modo, l’accesso al capitale da parte di gruppi esteri e crea un gigante modello Exxon. Terzo tassello è la sentenza dell’Antitrust russo: d’ora in poi Gazprom (che ha appena comprato la Northgas) non potrà effettuare acquisizioni in patria nel settore del gas. E Gazprom ha già annunciato che mira a crescere nella distribuzione del gas all’estero. In sostanza, il governo Putin ha blindato la sua società di gas e petrolio e cerca di espandersi all’estero. In Italia Gazprom ha già sottoscritto a maggio con l’Eni un contratto che le consentirà di distribuire 2 miliardi di metri cubi in Italia. Potrebbe così diventare fornitore e proprietario della rete. Nell’ultimo incontro con Silvio Berlusconi in Russia, questa estate, Putin non ha nascosto gli obiettivi espansionistici di Gazprom in Europa, Italia in testa. La questione è strategica e proprio due giorni fa, l’ex presidente dell’Antitrust Tesauro, ha rilanciato la proposta di una proprietà pubblica delle reti nei servizi di pubblica utilità, tanto più se vi sono ragioni di sicurezza nazionale. E’ proprio il caso del gas. (IL Messaggero.it)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor |
![]() |
![]() |
![]() |
#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
|
Gazprom effettivamente si sta muovendo molto, e bene, a quanto pare. Ha appena stipulato succosi contratti con il Venezuela per lo sfruttamento delle risosrse di gas e petrolio nel golfo del Messico, ha concluso vantaggiosi contratti con Iran e la politica energetica russa si sta muovendo con sempre maggior decisione verso la Cina. Non mi stupirei se adesso puntassero al mercato della distribuzione energetica occidentale, segnatamente quella europea. In questo settore si sanno muovere bene, hanno le conoscenze tecniche e le risosrse economiche (gazprom è il più grande operatore al mondo nel settore del gas) per operare con successo. Vedremo. Certo il settore energetico è strategico, e francamente l'idea che sia una società "straniera", a detenere il controllo della rete di distribuzione domestica di gas, potrebbe non essere una cosa molto vantaggiosa per noi, specie nel lungo periodo. Vedremo.
|
![]() |
![]() |
![]() |
#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2000
Città: Loreggia--Padova
Messaggi: 4850
|
Se il passato è di monito per il futuro allora bisogna essere crtitici verso questa cosa .
Leggi e ragiona ->>> http://punto-informatico.it/p.asp?i=54456
__________________
I love FireFox 0.8 ......bye bye Internet Explorer. Lo so bene che è uscita l'ultima versione ! ![]() ![]() ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
#4 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Messaggi: 6045
|
Quote:
|
|
![]() |
![]() |
![]() |
#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Che non ci siano post di risposta sui thread che ho aperto su Africa Occidentale, Rwanda, Mozambico, Thailandia, Nepal e Colombia (ma del resto mica si puo' parlare sempre di Berlusconi, Ulivo, Usa, Israele e nazioni Arabe) lo capisco pure (RAI, Mediaset e LA7 di queste nazioni ne parlano solo quando ci scappa il morto italiano) ma che ci siano cosi' pochi post su un argomento economico di interesse nazionale (visto che il gas a casa lo hanno la maggioranza degli italiani) lo trovo sconcertante.
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor Ultima modifica di Adric : 13-09-2005 alle 23:29. |
![]() |
![]() |
![]() |
#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Privatizzazioni, si riapre la grande corsa
Domenica 16 Ottobre 2005
Privatizzazioni, si riapre la grande corsa La posta in gioco è la perdita del controllo su Eni ed Enel. I russi sono interessati anche a Italgas di BARBARA CORRAO ROMA - Riparte il carro delle privatizzazioni ma, questa volta, la posta in gioco è molto più alta che in passato. Lo Stato, così ha detto di voler fare, scenderà sotto la quota di salvaguardia; renderà, cioè, contendibili società che oggi sono saldamente sotto controllo con una partecipazione blindata in mano al Tesoro e alla Cassa depositi e prestiti. In ballo ci sono Eni ed Enel, in primis, come ha annunciato il premier Berlusconi pochi giorni fa. Stando alle voci che circolano, il ministero dell’Economia sta valutando la messa in vendita di un 10% del colosso petrolifero nazionale il che ridurrebbe la sua quota al 20%, considerata da sempre una soglia a rischio di scalata ostile. Per proteggere le nostre società strategiche, nel loro statuto è stata introdotta la golden share ovvero un insieme di diritti speciali per il Tesoro (anche di veto) che però la Ue per ben due volte ha proclamato contrario al Trattato e alla libera circolazione dei capitali. L’ultimo verdetto è di due giorni fa e l’Italia ha due mesi di tempo per eseguirlo. Cosa potrebbe succedere? Un primo è più immediato banco di prova è quello del gas. La liberalizzazione impone all’Eni di scendere dal 50 al 20% in Snam rete gas, la società quotata proprietaria dello scheletro di tubi nazionale. Intanto Gazprom, il colosso russo del gas e primo produttore mondiale, ha già manifestato all’Eni il suo interesse ad entrare in Snam rete gas. Vladimir Putin non lo ha nascosto a Berlusconi questa estate. E secondo alcune fonti di mercato, interpellate dal Messaggero, l’interesse dei russi ultimamente riguarda anche l’Italgas. La società, dopo un riassetto interno all’Eni, è rimasta proprietaria dei tubi che portano il gas in 1500 Comuni italiani. Nulla di formale, per carità, ma i russi stanno in sostanza alzando il tiro. E’ chiaro che l’Italgas è al 100% in mano all’Eni e quindi nessuno può metterci le mani sopra senza una trattativa con il proprietario. Ma è altrettanto chiaro che la pressione comincia a salire sul gas e i russi hanno un forte potere contrattuale in mano essendo il nostro primo fornitore di metano, seguiti da Algeria e Libia. Non è detto inoltre che il tetto del 20% al possesso azionario, nei confronti di operatori e fornitori di gas italiani o stranieri, “salvi” Rete gas dall’avanzata russa. Non solo perché potrebbero aggirarla con patti o accordi ma perché la stessa Ue è in agguato contro diritti speciali, tetti al possesso o qualunque altro strumento che limiti le operazioni transfrontaliere. E non solo nei confronti dell’Italia. La golden share è stata bocciata, ma lo è stato anche il tetto al 2% in Edison a danno della francese Edf. E domani potrebbero entrare nel mirino il tetto al 5% in Terna o la poison pill che il governo ha messo in Finanziaria per preparare la discesa in Eni. Le privatizzazioni sono state fondamentali per l’economia italiana. Lo Stato ha incassato 120 miliardi dal ’94 ad oggi, il rapporto tra Pil e capitalizzazione di Borsa è passato dal 18% di allora al 43% di oggi e 4 milioni di persone hanno chiesto titoli Enel. Sono i dati positivi ricordati proprio ieri, in un convegno, da Dario Scannapieco, il direttore generale del Tesoro in charge delle dismissioni pubbliche. Ora il ministero dell’Economia si trova di fronte ad una svolta. Da un lato, «ad aprile l’Ocse ha sancito un modello ha detto Scannapieco per la concentrazione di tutte le partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in un’unica società. E questo è un modello al quale dovremo uniformarci». Potrebbe essere la Cassa depositi a svolgere questo ruolo oppure una holding ad hoc, la questione è oggetto di studio. D’altro lato, conta soprattuto quel che ci finirà dentro. Vendere il 10% dell’Eni significa incassare potenzialmente 9 miliardi, stando alla capitalizzazione di Borsa, quasi un punto di Pil. Il 10% dell’Enel, analogamente, vale poco più di 4 miliardi. La tentazione, quindi è forte. Ma rendere contendibili l’Eni o l’Enel si presta a dei rischi. E al di là degli annunci, il ministero dell’Economia sembra considerarlo un asso da gettare sul tavolo solo in extremis. (Il Messaggero)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor Ultima modifica di Adric : 17-10-2005 alle 00:28. |
![]() |
![]() |
![]() |
#7 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 1520
|
__________________
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
Messaggi: 2723
|
Quote:
![]()
__________________
LIAN LI SUP01|NZXT C850 GOLD|GIGABYTE B650M Gaming X AX|AMD RYZEN7 7700X|ARCTIC LIQUID FREEZER III 360|GIGABYTE 4080 SUPER OC|TEAMGROUP 32GB DDR5 6000MHz|KINGSTON FURY RENEGADE 2TB|NOCTUA NF-P12 REDUX |
|
![]() |
![]() |
![]() |
#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11726
|
Io dico di vendere a Gazprom il 100% delle tubature .
E' inutile tenersi il sistema di distribuzione del gas se poi il gas stesso é in mano a un monopolista , per di più una azienda di stato russa . Senza Gazprom l' infrastruttura ha valore zero , tanto vale vendergliela , così si accollano anche questa parte di investimento .
__________________
Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn |
![]() |
![]() |
![]() |
#10 |
Member
Iscritto dal: Jun 2004
Città: Cogliate (Mi)
Messaggi: 168
|
Non mi sembra un ottima idea avere la Gazprom in casa: così come per la EDF nel settore della elettricità abbiamo privatizzato i colossi statali per poi vederceli comprare da società pubbliche monopoliste straniere??? A questo punto era meglio che rimanessero al 100% italiane anche in considerazione della loro importanza stategica.
__________________
"Non importa quanto numerose sono le anse di un fiume, al termine del giusto scorrere ogni acqua arriva al suo mare" "Se cerchi una mano disposta ad aiutarti la trovi alla fine del tuo braccio" (Anonimo) |
![]() |
![]() |
![]() |
#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
|
Quote:
__________________
Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
|
![]() |
![]() |
![]() |
#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11726
|
Quote:
__________________
Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn |
|
![]() |
![]() |
![]() |
#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14060
|
ma la rete distributiva del gas è (o quantomeno è stato) un monopolio naturale o no?
![]()
__________________
We are the flame and darkness fears us ! |
![]() |
![]() |
![]() |
#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Venerdì 14 Ottobre 2005
Rete gas, separare proprietà e fornitore non accresce l’efficienza di GIANLUIGI TOSATO* LA liberalizzazione in Europa del mercato del gas ripropone la vexata quaestio delle asimmetrie legislative. La ragione è presto detta: nell’attuare la direttiva comunitaria (n. 55/03/CE), gli Stati membri hanno disciplinato in modo diverso i rapporti fra fornitori del gas e gestori dei gasdotti. Alcuni esigono un regime di separazione proprietaria (fra questi l’Italia), altri richiedono una separazione solo societaria (Francia, Germania, Austria) o si accontentano di una mera separazione contabile (Svezia). Il risultato è che il controllo proprietario di reti di trasporto del gas da parte di chi lo fornisce è consentito in alcuni Paesi (Francia, ad esempio), precluso in altri (è il caso dell’Italia). Così, pur in presenza di un mercato sempre più integrato, le imprese del settore sono poste in situazioni concorrenziali disuguali, che penalizzano alcune e avvantaggiano altre. La legittimità comunitaria delle divergenti normative è tutt’altro che sicura. Quelle che si ispirano a soluzioni più soft , potrebbero essere attaccate per essere rimaste al di sotto di quanto richiede la direttiva; quelle che viceversa sono orientate in modo più rigoroso, si prestano alla critica opposta, per avere introdotto vincoli eccessivi rispetto all’obiettivo da perseguire. Elementi a sostegno di contestazioni del genere non mancano nella giurisprudenza comunitaria e nella prassi della Commissione. In Italia, si potrebbe anche porre una questione di legittimità costituzionale. Gli operatori italiani si trovano esposti ad un regime deteriore rispetto a quello di altri Paesi comunitari. Si delinea in tal modo un’ipotesi di discriminazione alla rovescia, che chiama in causa i principi costituzionalmente garantiti di uguaglianza e di libertà di impresa (Corte Cost., sent. 443/97). A parte i dubbi di legittimità (comunitaria e interna) ingenerati dalla normativa italiana, resta il problema politico sottostante. Se il Governo ritiene che la soluzione più drastica adottata il Italia sia necessaria e opportuna, allora dovrebbe adoperarsi senza indugio a Bruxelles per chiedere che venga estesa a tutta la Comunità. Alla Commissione non manca lo strumento normativo per intervenire (art. 86.3 CE), se si convince della bontà della richiesta. Se viceversa il nostro Governo dovesse accorgersi di avere optato per un regime inutilmente restrittivo, dovrebbe subito attivarsi per modificarlo o quantomeno dilazionarne o sospenderne l’attuazione, allineandosi alle scelte effettuate in altri Paesi. La seconda via appare solo praticabile. Non sarebbe facile convincere altri Paesi comunitari a rivedere la loro disciplina in senso più restrittivo quando effetti equivalenti si possono conseguire con regole appropriate sulla gestione della rete o (anche solo) con un’applicazione attenta alle norme di conco rrenza. E poi, come insegnano gli economisti, non è dimostrato che la separazione proprietaria porti a risultati ottimali in termini di efficienza e sviluppo delle infrastrutture. Si apre a questo punto un discorso più generale. E’ illusorio pensare che bastino regole di mercato a risolvere i problemi energetici in Europa. Ci vuole una vera politica di settore, la cui latitanza aggiunge un altro motivo di critica alle contestazioni correnti delle istituzioni europee: ce lo ha ricordato di recente un europeista autorevole, Giuliano Amato, in un intervento su il Sole 24 Ore. * Professore Diritto dell’Unione Europea Università La Sapienza di Roma (Il Messaggero)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor |
![]() |
![]() |
![]() |
#15 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Gas, Eni rivedrà l’intesa con Gazprom
Venerdì 21 Ottobre 2005
La decisione ufficializzata ieri a Mosca dopo un vertice fra la società italiana e quella russa. A fine ottobre nuovo incontro Gas, Eni rivedrà l’intesa con Gazprom Dopo i dubbi Antitrust sulla cessione di 2 miliardi di metri cubi, senza gara, alla Cei di BARBARA CORRAO ROMA Cambiano gli accordi tra Eni e Gazprom. E, in sostanza, salta l’intesa definita a maggio 2005 con la quale il Cane a sei zampe cedeva ai russi capacità di trasporto per circa 2 miliardi di metri cubi di gas da loro stessi esportato in Italia con la possibilità di rivenderlo direttamente ai clienti finali. In cambio l’Eni si vedeva prolungare dal 2017 al 2027 i suoi contratti di fornitura con il gigante sovietico, primo produttore al mondo di metano. La decisione è stata ufficializzata ieri a Mosca dove Paolo Scaroni è volato con il numero uno del gas Eni, Luciano Sgubini, e con il direttore generale della divisione petrolifera, Stefano Cao. All’incontro di Mosca era schierato il top management di Gazprom: il presidente Alexey Miller e il responsabile dei rapporti con l’estero Sergei Tsygankov. I due gruppi hanno così «concordato di promuovere nuovi accordi nelle attività di esplorazione di idrocarburi in Russia, della vendita di prodotti petroliferi fuori dalla Russia e nella commercializzazione di gas in Europa».L’obiettivo del viaggio era infatti di «valutare nuove opportunità di cooperazione e sviluppo nei settori del gas e del petrolio, anche alla luce del rafforzamento nell’upstream conquistato da Gazprom con l’acquisizione di Sibneft», il gigante del petrolio russo. E’ l’Eni stessa, nel suo comunicato, a spiegare che la nuova intesa rende ormai «superato l’ accordo siglato il 10 maggio 2005» e che l’intenzione ora è di «procedere alla definizione di un nuovo e più ampio accordo» da sottoporre poi agli Antitrust competenti». L’intesa che oggi viene rimessa in discussione è stata nei giorni scorsi al centro di forti polemiche. Anche l’Antitrsut italiano aveva sollevato più d’un rilievo, in particolare sul fatto che l’accordo non accresceva l’import complessivo e che quindi non era in grado di aumentare la concorrenza sui prezzi, già alti in Italia. Proprio il presidente, Antonio Catricalà, aveva chiarito che così com’era stato articolato, difficilmente avrebbe potuto ottenere il consenso dell’Antitrust. Perché? All’intesa Eni Gazprom Vittorio Mincato era arrivato in maggio dopo una lunga trattativa. La questione era stata al centro di colloqui tra i due premier, Berlusconi e Putin, che l’avevano caldeggiata pubblicamente. Era poi stato Paolo Scaroni, il 16 giugno, a ratificare le intese. In pratica con l'accordo l'Eni concedeva una capacità di trasporto di gas sul nostro territorio nazionale (il 10% dei circa 25 miliardi di metri cubi complessivi) ad uno dei suoi fornitori che diventavae così anche un suo concorrente, in base ad un accordo diretto, senza fare alcuna gara. Il fatto è che, in base alle intese, Gazprom avrebbe venduto il suo 10% in Italia tramite la Central Energy Italia (Cei) controllata dalla stessa Gazprom e dall'imprenditore italiano Bruno Mentasti Granelli, considerato vicino all’entourage del premier Berlusconi. In ballo c’è un business di proporzioni enormi, la questione è finita in Parlamento dove è stata apertamente criticata da Pierluigi Bersani (Ds) e Gianni Letta (Margherita). Bruno Tabacci, presidente della commissione Attività produttive, che aveva annunciato di inserirla nell’indagine conoscitiva su gas e petrolio. Ora l’Eni fa un passo indietro, si vedrà nei prossimi mesi in quale direzione. ................ Scaroni ha fatto la prima mossa, resta il nodo dell’aumento dell’import di gas ROMA La decisione presa ieri dall’Eni apre nuovi scenari. «Dopo i rilievi mossi dall’Antitrust aveva detto nei giorni scorsi il diessino Pierluigi Bersani l’Eni dovrà assumersi delle responsabilità e scoprire le sue carte». Se decidere, cioè, di portare avanti comunque l’intesa con Gazprom che l’Antitrust giudicava inidonea a modificare in senso più concorrenziale la posizione del Cane a sei zampe (sotto osservazione per gli accordi con l’Algeria) e, quindi, rischiare concretamente una megamulta. O se cambiare rotta, rivedere gli accordi, trovare nuove soluzioni. Paolo Scaroni sembra avere scelto questa seconda strada, forse anche spinto dalle critiche piovute da più parti su un accordo nato male e conclusosi ancor peggio. Di sicuro, in tutta la partita, c’è che l’intesa Eni-Gazprom è stata a lungo caldeggiata dal premier Berlusconi. I russi, e Putin non lo ha mai nascosto, cercano nuove strade per espandersi in Europa e l’Italia con i suoi prezzi alti è un mercato molto interessante. L’Antitrust, dal canto suo, ha spiegato che considererebbe positivamente intese che facciano entrare più gas in Italia, per ridurre i prezzi; e che le gare sono lo strumento più adatto per le assegnazioni. Questi sono i paletti che Paolo Scaroni si trova ora di fronte. Il primo passo, lo ha compiuto; resta da vedere ora quale sarà il risultato finale. B.C. (Il Messaggero)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor Ultima modifica di Adric : 24-10-2005 alle 10:22. |
![]() |
![]() |
![]() |
#16 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Ortis: «Metteremo il naso nell’intesa Eni-Gazprom
Sabato 22 Ottobre 2005
L’Autorità per l’Energia Ortis: «Metteremo il naso nell’intesa Eni-Gazprom Gas e luce in Italia sono i più cari d’Europa» ROMA «Gli accordi tra Gazprom ed Eni sono contratti segreti sui quali pian piano, con l'aiuto dell'Antitrust europeo e insieme all'Antitrust cercheremo di mettere il naso». Il giorno dopo l’annuncio dell’Eni sulla rinegoziazione degli accordi per l’import di gas dalla Russia, il presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis, scende in campo e chiarisce che «il prodotto viaggia e arriva sul gasdotto Tag che è controllato da Eni e ci sono le giuste tariffe di transito sulle quali andremo a guardare più a fondo. Il 27 ottobre abbiamo un incontro a Bruxelles con la direzione generale della Concorrenza Ue e con il regolatore austriaco sulla concorrenza nel gas». Non è questo l’unico aspetto che interessa l’Authority. Nel gas, dice Ortis, servirebbe l’ingresso di nuovi operatori sul mercato, caratterizzato dalla forte concentrazione in mano all’Eni. E i prezzi restano «tra i più alti d’Europa» nel gas come nell’elettricità, ha concluso ortis. Si apre un nuovo capitolo nella vicenda del gas e il responsabile economico dei Ds, Pierluigi Bersani, valuta positivamente la posizione di Ortis, augurandosi che «Eni e gazprom nelle prossime mosse siano all’altezza del loro ruolo sui mercati internazionali, il che vuol dire condurre pratiche trasparenti». Bersani è stato il primo, quando era al ministero dell’Industria, a fissare le regole per la liberalizzazione del mercato del gas. Il tema è più che mai aperto ora che si tratta di definire il passaggio che porterà l’Eni a scendere dal 50% al 20% in Snam Rete Gas. Il Tesoro sembra abbia pronto il decreto che introduce un tetto massimo del 5% al possesso delle azioni, sul modello di Terna. Ma ieri il responsabile energia di An, Stefano Saglia, ha detto che della questione si potrebbe occupare la Finanziaria, spostando l’introduzione del tetto al 2012. (Il Messaggero)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor |
![]() |
![]() |
![]() |
#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Gazprom: Putin apre le porte dell'energia russa agli investitori stranieri
Lunedì, 26 dicembre Redazione Il presidente Putin ha abolito un decreto del '99 che limitava al 20% le azioni del gigante energetico Gazprom cedibili a investitori stranieri. Mosca si e' gia' assicurata il pacchetto di controllo di Gazprom, con il 50% piu' uno delle azioni per legge in mano allo stato. In novembre, la capitalizzazione di Gazprom e' passata da 90 miliardi a oltre 160 miliardi di dollari. Ora gli investitori stranieri avranno accesso almeno al 35% del pacchetto azionario. Anche l'italiana Eni in affari con i russi Eni deve crescere "anche per linee esterne" e con il colosso russo Gazprom verrà steso un accordo ancora più ampio di quello tramontato, non limitato al solo settore del gas. Lo afferma il presidente Roberto Poli. "La società russa - dice - è il maggior produttore di idrocarburi al mondo, grosso modo quanto quanto producono Exxon, Bp e Shell assieme. E' normale che l'Eni voglia avere rapporti più importanti di quelli che ha avuto sinora, essendo già oggi il cliente/partner più importante che Gazprom ha. Non si tratta di accordi facili. Anche perché è interesse dell'Eni allargarli anche ad altri settori, non solo a quelli del gas". "Attorno all'intesa precedente con Gazprom - sottolinea l'intervistatore - erano sorti anche dubbi di interessi politici, c'era chi parlava di ambienti vicini al premier". "Questo lo escludo - replica Poli - ma quell'accordo è stato superato per stilarne un altro più ampio nei tempi che saranno necessari in trattative complesse". "Vogliamo crescere - continua il presidente Eni - anche per linee esterne, Eni guarda con attenzione il mercato, da qui a indicare gli obiettivi ce ne passa". Quanto al rischio che Eni possa essere scalata, conclude: "Il processo di crescita deve evitare che Eni si indebolisca e che si creino le condizioni per cui possa essere dominata da altri: Eni è un'impresa chiave per l'Italia e così dovrebbe restare, sostanzialmente e non solo formalmente". (canisciolti.info)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor |
![]() |
![]() |
![]() |
#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
La russa Gazprom minaccia di tagliare le forniture di gas all'Italia
Sabato, 31 dicembre Redazione Sono a rischio le forniture di gas all'Italia. Il braccio di ferro tra la Russia e l'Ucraina rischia di avere conseguenze anche sull'Italia. In una lettera all'Eni, il colosso statale russo Gazprom avverte che potrebbero esserci problemi nelle forniture di gas russo all'Italia. Nel nostro Paese, comunque, la situazione appare sotto controllo: anche in caso di interruzione, assicurano tecnici del settore, l'Italia - che importa dalla Russia quantità di gas pari a circa il 30% dei consumi totali - dispone di riserve strategiche pensate per fronteggiare uno stop della più grande importazione nei sei mesi più freddi. La maggiore quantità di gas all'Italia arriva dall'Algeria, non di molto superiore, tuttavia, ai 22 miliardi di metri cubi in arrivo da Mosca. Il mercato europeo potrebbe richiedere un aiuto al Paese nordafricano, ipotizzano gli specialisti del settore. A livello europeo, il commissario all'Energia, Andris Piebalgs, ha convocato il 'Gruppo di coordinamento del gas' il prossimo 4 gennaio per adottare possibili contromisure all'eventuale interruzione delle forniture dalla Russia. Ma allo stesso tempo Bruxelles rassicura: anche se una parte limitata delle forniture all'Europa fosse interrotta, visto il livello di riserve di gas e di forniture da altri Paesi, in Europa non ci sarà alcuna crisi energetica nel breve e medio periodo". Nessun rischio di rimanere senza gas anche se nel medio-lungo periodo l'Italia non puo' fare a meno del gas russo convogliato da Gazprom. Ad affermarlo ai microfoni del Gr1 e' l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni commentando l'attuale situazione di crisi tra la Russia e l'Ucraina che , appunto,potrebbe avere ripercussioni nel medio-lungo periodo per quanto riguarda la fornitura di gas da parte di Gazprom. ''Speriamo'' che in futuro non ci siano ripercussioni negative per l'Italia ha detto Scaroni ''anche se questa volta la crisi tra la Russia e l'Ucraina sembra piu' grave che nel passato''. (canisciolti.info)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor |
![]() |
![]() |
![]() |
#19 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
|
Crisi del gas tra Mosca e Kiev, sale la tensione, Europa preoccupata
Crisi del gas tra Mosca e Kiev, sale la tensione
- di ROBERTO FABBRI - L’Ucraina reagisce al tentativo di strangolamento economico minacciando di rivedere gli accordi sulle basi militari in Crimea Dicono che sia una questione di prezzi del gas «da riadeguare a livelli di mercato». Ma il contrasto tra Russia e Ucraina è molto più che economico: è soprattutto politico, ed è nato con la «rivoluzione arancione», la vittoria del fronte filo-occidentale che ha portato alla presidenza a Kiev Viktor Yushchenko, l'uomo che vuole condurre l'Ucraina nell'Unione Europea e nella Nato. Cioè lontano, lontanissimo da Mosca e dalle sue pretese egemoniche. Non è dunque un caso che la crisi del gas sia scoppiata a pochi mesi dalle elezioni politiche in Ucraina. Mosca gioca pesante pur di riportare Kiev nel «cortile di casa». Ma l'attuale dirigenza ucraina non accetta prepotenze ed è pronta a giocare a sua volta carte delicate per salvaguardare i propri interessi nazionali. Ricostruiamo. Il gas naturale è una delle principali fonti di reddito della Russia. Gli immensi giacimenti del nord del Paese, collegati ai Paesi europei da numerosi lunghissimi gasdotti, soddisfano già da tempo quote significative dei loro consumi: circa un quinto della vecchia Europa dei Quindici, ma quasi i tre quarti nei nuovi Paesi membri dell'Ue ex vassalli di Mosca (Polonia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacca, Paesi Baltici) e in Ucraina e Bielorussia. A questi ultimi, Mosca ha fin qui praticato un prezzo di favore: 50 dollari per mille metri cubi di gas. Prezzo che verrà confermato agli amicissimi di Minsk, ma che da quando Kiev flirta con l'Occidente Vladimir Putin non è più disposto a concedere all'Ucraina. «Kiev ha appena ottenuto dall'Unione europea lo status di economia di mercato - ha detto di recente il rappresentante di Mosca a Bruxelles, Serghei Yastrzhembsld -: paghi dunque tariffe di mercato». Peccato che questo significherebbe uno strangolamento di fatto della debole economia dell'Ucraina. Mosca pretende ora 230 dollari per mille metri cubi di gas, e ha finora respinto le richieste di Kiev di applicare un aumento graduale, cominciando da 160 dollari. I toni usati da Gazprom, il colosso energetico che monopolizza il gas russo, sono rudi: gli ucraini paghino il nuovo prezzo, o dalle 10 del mattino del primo gennaio chiuderemo i rubinetti e non c'importa se così facendo li lasceremo a gelare. Yushchenko sa bene che la posta di questa partita è lui, e intende giocarsela fino in fondo, come fece quando riempì le piazze di Kiev per ottenere la ripetizione delle elezioni presidenziali truccate per far vincere il candidato gradito al Cremlino. Le carte non gli mancano, ma sono tutte pericolose. Con la prima, l'Ucraina minaccia di più che raddoppiare i diritti di transito dei gasdotti che portano l'«oro blu» russo nell'Europa Occidentale. Mossa a rischio, perché metterebbe a disagio proprio gli amici occidentali. Con la seconda, Yushchenko cerca di svincolarsi dal ricatto di Putin rivolgendosi ad altri fornitori, in primo luogo al Turkmenistan: ma anche quel gas dovrebbe passare su suolo russo. Con la terza, disperata, se dal primo gennaio i rubinetti russi venissero chiusi, Kiev tenterebbe di garantirsi le forniture prelevando gas diretto in Occidente o ricattando Mosca con il blocco totale del transito su suolo ucraino. Con la quarta, la più delicata, Yushchenko potrebbe rimettere in discussione gli accordi sull'affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dov'è ancorata la flotta russa del Mar Nero. Il ministro della Difesa russo Serghei Ivanov ha però chiarito che una tale mossa «sarebbe fatale per gli accordi territoriali raggiunti tra i due Paesi nel 1997». Chiara allusione al fatto che Mosca potrebbe tornare a rivendicare la Crimea, regalata motu proprio all'Ucraina nel 1954 da Nikita Krusciov. Ieri fonti ucraine hanno annunciato che un accordo sul gas russo era stato raggiunto, ma Gazprom ha smentito seccamente. Oggi il ministro ucraino dell'Energia Ivan Plachkov sarà a Mosca per non facili colloqui. --------------------------------- Guerra del gas, ora Putin propone un prestito a Kiev - di ROBERTO FABBRI - Colpo di scena nel braccio di ferro che contrappone Russia e Ucraina per la delicata questione dei prezzi del gas naturale, dietro la quale sono evidenti le pressioni di Mosca sul presidente filo-occidentale ucraino Viktor Yushchenko in vista delle elezioni di marzo. Il leader del Cremlino Vladimir Putin è intervenuto direttamente nella questione offrendo a Kiev un credito di 3,6 miliardi di dollari «a un tasso d'interesse di favore» per permettere all'Ucraina di pagare il gas russo al nuovo prezzo imposto da Gazprom, il colosso energetico che monopolizza l'«oro blu» di Mosca. Gli ucraini non sono tuttavia disposti ad accettare quella che considerano una falsa concessione. Ieri sera Yushchenko ha detto che il prestito «non è necessario: pagheremo con i nostri soldi un prezzo fissato in modo adeguato e obiettivo». Il contrasto tra le due grandi Repubbliche ex sovietiche è sorto quando Gazprom ha annunciato l'intenzione di alzare improvvisamente il prezzo del gas venduto all'Ucraina: prima costava 50 dollari per mille metri cubi, ora i russi ne pretendono 230, sostenendo che è finita l'epoca dei trattamenti di favore e imponendo un ultimatum per il 31 dicembre. Yushchenko ha reagito denunciando l'occulta intenzione del Cremlino di metterlo in difficoltà alle prossime elezioni e rifiutandosi di accettare il nuovo prezzo. Da una parte ha proposto a Gazprom di pagare tariffe progressivamente più alte, indicando come base equa 75-80 dollari, da rivalutarsi ogni anno; dall'altra ha minacciato di usare a sua volta carte simili con Mosca: rialzi delle tariffe per il passaggio su suolo ucraino dei gasdotti che portano il gas russo verso l'Europa Occidentale (l'Ue segue «con preoccupazione» la vicenda) o perfino prelievi da quei gasdotti per i consumi ucraini, fino alla minaccia di rimettere in discussione l'affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dove è di casa la strategica flotta russa del Mar Nero. La querelle ha raggiunto vette molto calde quando il ministro russo degli Esteri Serghei Ivanov ha minacciato velatamente che Mosca potrebbe allora tornare a rivendicare la Crimea, trasferita dalla Repubblica sovietica russa a quella ucraina nel 1954 per iniziativa del successore di Stalin, Nikita Krusciov. A questo punto Yushchenko ha deciso di mandare a Mosca una delegazione per negoziare, e Putin ha estratto dal cilindro l'idea del prestito. Un'idea che a Kiev non piace. Yushchenko ha già fatto sapere che l'Ucraina è in grado di superare l'inverno con le proprie riserve di gas, e preannunciato un piano di risparmi e di aumenti delle tariffe per i privati cittadini del 25 per cento: una carta audace che intende giocare a suo favore nelle elezioni, dimostrando quali siano gli effetti delle ingiuste pressioni di Mosca contro «la povera ma orgogliosa madrepatria». Intanto la guerra del gas continua anche fuori dall'Ucraina. L'Estonia, tagliata fuori dall'accordo russo-tedesco per il gasdotto sottomarino del Baltico, medita di estendere i propri confini marittimi di tre miglia: tanto basterebbe a far scomparire dalle mappe del Golfo di Finlandia lo stretto corridoio in acque internazionali su cui Putin e il suo amico e socio Gerhard Schröder intendono far correre le contestate tubazioni. Contemporaneamente Gazprom si è affrettata ad acquistare dal Turkmenistan il gas che l'Ucraina contava di assicurarsi per sfuggire alle pressioni russe. ---------------------------------- L’Europa teme la guerra del gas e convoca un vertice di esperti - di ROBERTO FABBRI - Alle dieci di domani mattina scade il duro ultimatum posto da Gazprom - cioè in pratica dal Cremlino, essendo poco credibile che il gigante del gas naturale russo agisca all'estero in contrasto con il potere politico di Mosca - all'Ucraina: o pagate il nostro gas (tre quarti del fabbisogno nazionale di Kiev) al nuovo prezzo quasi quintuplo del precedente o noi chiudiamo i rubinetti. La Repubblica del «rivoluzionario arancione» Viktor Yushchenko, rea di avere spostato le sue simpatie dal «fraterno» orso russo all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, non è sola in questa spiacevole congiuntura: Lituania e Georgia, troppo amiche degli americani e la prima addirittura entrata nell'Ue, si troveranno da domani la bolletta di Gazprom aumentata del 40 per cento. Yushchenko resiste alle pressioni, firma un contratto per l'acquisto di gas turkmeno (ma anche quello dovrebbe passare dalla Russia su un gasdotto di proprietà di Gazprom) e tenta di guadagnare tempo. Dopo aver respinto il miliardario «prestito di favore» di Putin, offerto per rendere possibile il pagamento delle forniture di gas al prezzo imposto da Mosca, il presidente ucraino ha chiesto al collega russo una proroga di dieci giorni, con congelamento dei prezzi, per continuare il negoziato. Ma mentre al Cremlino negano che il telegramma di Yushchenko sia mai arrivato a destinazione, il numero uno di Gazprom Aleksei Miller ha respinto la richiesta: se gli ucraini non firmeranno il contratto nelle prossime ore «le forniture saranno completamente interrotte: agiremo in modo preciso e deciso». Miller ha aggiunto che esiste «un piano di misure dettagliate per garantire ininterrotte forniture» all'Europa occidentale. Questo perché sul territorio ucraino transitano tutti (tranne uno, che passa dalla Bielorussia) i gasdotti che riforniscono l'Ue. E perché a livello comunitario il braccio di ferro tra Russia e Ucraina sta creando serie preoccupazioni. In caso di rottura, infatti, Kiev potrebbe decidere di bloccare per ritorsione le forniture russe all'Europa, Italia compresa, causando gravi disagi: il nostro Paese, ad esempio, importa da Mosca quasi un terzo del gas che consuma. Di fronte al pericolo di una sia pur contenuta crisi energetica (che comunque grazie alle riserve non riguarderebbe, secondo le assicurazioni della Commissione Europea, né il breve né il medio periodo) è stata convocata per mercoledì a Bruxelles una riunione degli esperti del «gruppo di coordinamento del gas» per valutare eventuali contromisure. A Bruxelles si ostenta serenità: un ragionevole compromesso tra Putin e Yushchenko viene nonostante le tensioni del momento considerato probabile. Intanto però la Germania, che nella grande partita del gas russo gioca con il costruendo gasdotto del Baltico un ruolo di primissimo piano, ha fatto sentire la propria voce. Chiediamo a Russia e Ucraina di trovare un accordo, ha detto ieri un portavoce del governo di Berlino. Sottolineando che la Germania ha un forte interesse al raggiungimento di un'intesa, il portavoce ha detto che funzionari del suo governo hanno discusso con entrambe le parti, ma ha negato che si possa parlare di una mediazione tedesca. (Il Giornale)
__________________
Guida CDR - SACD/DVD-A links - Pal,Secam, Ntsc - Fonts - Radio online - Jazz -Soul&Funky - siti traduzioni lingue non rispondo a msg privati sui monitor Ultima modifica di Adric : 31-12-2005 alle 17:47. |
![]() |
![]() |
![]() |
#20 |
Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Roma Status:Superutente Messaggi totali:38335 Auto:Fiat Stilo 1.9 MJT Moto:Ducati Sport 900 IE
Messaggi: 1524
|
Russia-Ucraina, gas, niente accordo
http://www.repubblica.it/2005/l/sezi...tagliogas.html
Ieri sera l'intesa sembrava fatta. Poi l'improvvisa rottura Questa mattina, Gazprom ha iniziato a ridurre la pressione nei tubi Niente accordo tra Russia e Ucraina e Mosca taglia il gas a Kiev Timori per le ripercussioni in Europa. Le pressioni della Ue MOSCA - L'accordo tra Russia e Ucraina sul prezzo del gas è saltato ieri a tarda sera e, questa mattina intorno alle 8, l'ente energetico russo Gazprom ha annunciato di aver dato avvio al processo per il blocco delle forniture di gas a Kiev, assicurando che tale iniziativa non comprometterà il servizio fornito ai clienti europei attraverso l'Ukraina. Nel pomeriggio di ieri, l'ultima proposta di Putin sembrava aver fatto breccia nella "resistenza" di Yushenko e del suo governo filo occidentale. Il Cremlino proponeva altri tre mesi di prezzo di favore, (50 dollari per ogni mille metri cubi) poi, da aprile, prezzo di mercato (230 dollari), previa trattativa per definirlo nei particolari. In un primo momento, si diceva, pareva che da Kiev fosse arrivata una certa disponibilità. Ma, intorno alle 22 è arrivato il "no" dell'Ucraina: troppo caro, non ci stiamo. Immediato l'annuncio di Gazprom: "Domani mattina tagliamo l'erogazione". E, puntualmente, questa mattina, il monopolista russo del gas ha cominciato a ridurre la pressione nei tubi che portano il prezioso combustibile a Kiev e, attraverso l'Ucraina fanno arrivare in Europa l'80 per cento del gas che i paesi Ue comprano dalla Russia. Quanto alle rassicurazioni all'Europa, non sembrano facili da mantenere. Ovvio che l'Ucraina metterà in campo tutte le forme di pressioni possibili su Mosca, la prima a sua disposizione è mettere in difficoltà l'approvvigionamento europeo e garantirsi così una forte iniziativa europea su Mosca. Le trattative tra i due paesi, comunque, non sono definitivamente interrotte. Per i prossimi giorni sono previsti altri incontri. E già ieri, quattro membri dell'Unione, Austria, Francia, Germania e Italia, proprio ieri avevano chiesto a Kiev e a Mosca di non fa ricadere sull'Europa il peso delle loro divergenze. Ecco la versione dei fatti fornita da Gazprom: "Dopo una riunione convocata dal presidente Putin, la Gazprom ha inviato all'Ucraina un contratto già firmato per le forniture del 2006", ha detto il portavoce Serghiei Kupriyanov. "Il nuovo contratto - ha aggiunto - conteneva tutte le proposte di Putin, e cioè il proseguimento delle forniture a condizioni invariate per il primo trimestre del nuovo anno e il passaggio al nuovo regime tariffario nel secondo trimestre". "L'Ucraina questa proposta l'ha respinta e questo significa che, come previsto, a partire dalle 10 le forniture verranno tagliatè", ha proseguito. Un portavoce della Naftogaz, l'ente energetico ucraino, in precedenza aveva annunciato a Kiev che l'Ucraina si era assicurata forniture per altri tre mesi a prezzi e quantitativi invariati ma non aveva fatto alcun riferimento alla proposta di Putin, che pure era stata recepita dalle autorità ucraine. Un portavoce di Viktor Yushenko, il presidente della 'rivoluzione arancione' poco amato a Mosca, aveva detto che l'Ucraina non era contraria in linea di principio ai prezzi di mercato ma che di questi prezzi voleva ancora discutere. E, a poche ore dal mancato accordo, nel suo messaggio di fine d'anno, ha chiesto ai suoi concittadini di lavorare insieme per "l'indipendenza economica. Un anno fa abbiamo sconfitto insieme la dittatura, oggi dobbiamo fare insieme un passo di più e cioè assicurare tutti insieme l'indipendenza economica del nostro paese", ha detto il capo dello stato. Il filo-occidentale Yushenko è arrivato al potere un anno fa sulla scia della cosiddetta 'rivoluzione arancione' del novembre 2004. (1 gennaio 2006) Buon ano a tutti ![]() LuVi |
![]() |
![]() |
![]() |
Strumenti | |
|
|
Tutti gli orari sono GMT +1. Ora sono le: 05:49.