Sundar Pichai (Google): il 'vibe coding' rende lo sviluppo più accessibile e piacevole, ma è da maneggiare con cura
Il CEO di Google Sundar Pichai ha parlato di vibe coding, il nuovo modo di sviluppare software grazie all'AI, sottolineando che rende la programmazione più accessibile e stimolante anche per chi non ha competenze tecniche. Permangono, tuttavia, delle insidie.
di Manolo De Agostini pubblicata il 28 Novembre 2025, alle 09:11 nel canale WebNel corso di un recente episodio del podcast Google for Developers, il CEO di Google e Alphabet, Sundar Pichai, ha evidenziato come il cosiddetto vibe coding stia cambiando il modo in cui si sviluppano applicazioni e servizi digitali. Secondo Pichai, l'uso crescente di strumenti basati su intelligenza artificiale sta rendendo la programmazione più immediata, divertente e aperta anche a chi non possiede un background tecnico.
Il manager ha paragonato questo fenomeno all'evoluzione già osservata con il blogging e con YouTube: così come Internet ha permesso a nuovi professionisti di emergere nella scrittura e nella produzione video, il vibe coding potrebbe favorire la nascita di opportunità lavorative per figure provenienti da settori non informatici.

Nel podcast, Pichai ha spiegato che sempre più utenti - dagli HR agli amministrativi - sfruttano strumenti come Gemini, ChatGPT, Claude o Replit per creare prototipi di applicazioni senza dover conoscere a fondo linguaggi o framework. L'approccio consente di trasformare rapidamente un'idea in un'interfaccia funzionante, facilitando la comunicazione e riducendo le barriere di ingresso allo sviluppo software. Lo stesso accade internamente alle big tech: Pichai ha segnalato un netto aumento dei primi changelist inviati dai dipendenti Google che sperimentano con l'AI, mentre in Meta i product manager utilizzano già il vibe coding per presentare prototipi direttamente a Mark Zuckerberg.
Non mancano tuttavia i limiti. Pichai ha osservato che, sebbene lo strumento sia adatto alla creazione rapida di concept e progetti a basso rischio, non può ancora sostituire il lavoro dei team che operano su basi di codice complesso o sistemi che richiedono alti livelli di sicurezza. La generazione automatica di codice nei contesti più critici resta infatti un ambito in cui servono controlli rigorosi e competenze consolidate. Una posizione che accumuna Pichai a Torvalds, che si è espresso di recente proprio sul vibe coding.
Nonostante questi rischi, il CEO di Google ritiene che il vibe coding sia destinato a diventare un elemento centrale nell'evoluzione dell'informatica, sottolineando come la tecnologia attuale, sebbene imperfetta, sia destinata quindi a migliorare in modo significativo nei prossimi anni.










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1 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoBasta chiedergli qualcosa che si conosce molto bene per accorgersi di quanti errori commettono. E ci fosse una volta che a una domanda rispondessero no, o hai sbagliato. E' sempre "sì, vero, hai ragione".
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