L'Immigration USA potrebbe presto chiedere le password degli account social

Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale sta prendendo in considerazione l'ipotesi, applicata ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Sudan, Sompalia, Libia e Yemen. Nulla ancora di certo, ma le cose potrebbero presto cambiare
di Andrea Bai pubblicata il 09 Febbraio 2017, alle 17:41 nel canale WebFornire la password dei propri account social alle autorità dell'immigrazione USA? E' quanto potrebbe presto accadere a coloro i quali, provenienti da alcuni paesi, decideranno di viaggiare negli Stati Uniti, sia come visitatori, sia come immigrati.
Non v'è, almeno fino ad ora, nulla di confermato, ma l'ipotesi è al vaglio del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale nel contesto di una più ampia azione di rafforzamento dei controlli di sicurezza, e si applicherebbe ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Sudan, Somalia, Libia e Yemen, ovvero i Paesi citati nel controverso ordine esecutivo che il presidente Trump ha firmato poco dopo l'insediamento alla Casa Bianca.
"Vogliamo controllare i loro social media, con le password: quel che dicono e quel che fanno. Se non vogliono collaborare, allora non entrano" sarebbero state le parole di John Kelly, segretario per la sicurezza nazionale, davanti all'House Homeland Security Committee. Kelly sottolinea che la possibilità di disporre della password permetterebbe ai rappresentanti consolari di ottenere un miglior quadro del richiedente visto, specie quando si tratta di soggetti provenienti da uno stato dove l'infrastruttura amministrativa ed anagrafica può essere stata pesantemente compromessa da disordini e conflitti.
Ripetiamo che si tratta, per ora, solamente di valutazioni e che nulla è stato ancora deciso o messo in vigore e che si tratta i misure che non dovrebbero coinvoglere i visitatori provenienti da Stati non considerati dall'ordine esecutivo di Trump.
Ma la domanda vera è: fino a quando? Il presidente Trump, del resto, ha richiesto al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale di mettere in atto una procedura di controlli che siano uniformi ed omogenei, il che porterebbe all'applicazione di quanto sopra descritto a chiunque volesse entrare negli USA come immigrato. E, allo stato attuale delle cose, non è chiaro se ciò potrebbe andare ad estendersi anche ai viaggiatori temporanei che si recano negli USA per turismo o affari.
D'altra parte già l'amministrazione Obama si era mossa, seppur in maniera meno incisiva, in questa direzione: negli scorsi mesi era infatti stata approvata una nuova norma per richiedere ai viaggiatori ESTA di inserire - in maniera volontaria - gli indirizzi dei propri account social. La richiesta dell'accesso, con password, è solamente il passo logico successivo.
Intanto, in maniera del tutto coincidente, l'American Civil Liberties Union critica le tecniche di controllo e screening utilizzate dalla Transportation Security Administration, dopo essere entrata in possesso di una serie di documenti che mostrano come la stessa TSA consideri i propri metodi non attendibili e non basati su un fondamento scientifico. La TSA ha usato un processo chiamato Screening Passengers by Observation Techniques (SPOT), del quale sono trapelati alcuni dettagli nel 2015 e che si basa sull'osservazione di alcuni comportamenti che i viaggiatori assumono nell'attesa di adempiere alle procedure di immigration (tra i molti: sbadigliare con enfasi, fischiettare prima del controllo con gli agenti, indossare indumenti poco pratici) per decidere se effettuare un controllo approfondito del soggetto. Da più parti sono state mosse accuse verso la TSA, anche da entrambi gli schieramenti del Congresso, sulla base del sospetto che in vari casi la procedura possa aver assunto tratti discriminatori.
19 Commenti
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io comunque sarei nella fogna, perché non m ricordo la password del mio account fake di FB!
Mah!
Io le persone non riesco proprio a capirle certe volte.Perché ci si deve intestardire ad andare in un paese come gli Stati Uniti che si distinguono per servizi pubblici carenti, camere a gas come metodo secondario per l'esecuzione capitale, viola tantissime risoluzioni ONU, non vogliono ratificare i trattati sulla salvaguardia dell'ambiente (tipo i protocolli di Kyoto, unico paese a non averli firmati), laddove l'1% della popolazione possiede oltre il 50% della ricchezza totale e dove... se va bene... si finisce per abitare in una qualche villetta (anche graziosa, per carità, ma desolante a livello sociale il contesto nel quale si inserisce rispetto agli standard cittadini Europei) in periferia dove per comprare qualsiasi cosa bisogna prendere l'automobile e macinare un bel po'!
Non parlo poi dell'Italia, dove tutti vedono la Repubblica Stellata d'oltreoceano come l'El Dorado.
Ma se proprio si volesse emigrare, ma andare in un qualche paese europeo più evoluto, no?
Vi posso garantire, ad esempio, che lì in Svezia i komunisti non mangiano i bambini, eh.
Ma da 25 anni va di moda la Rivoluzione Liberale qui... boh... tutti a voler la griiin card...
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Probabilmente la notizia ha qualcosa di vero
perché é riportata da vari giornali.Se fosse proprio vero sarebbe una misura del tutto assurda dato che FB già ci pensa a censire i contenuti dei propri utenti e di sicuro un malintenzionato si guarderà bene a non tradirsi attraverso FB o altri siti specialmente se questa misura venisse messa in atto.
@Cfranco
No, é che con certi paesi prevalgono altri interessi che sono militari e finanziari.Gli dici che non hai alcun account facebook o altri social e sei a posto (ovviamente i dispositivi te li "ripulisci" prima di affrontare il viaggio, oppure ci sono tante altre varianti, non serve un genio per arrivarci).
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