Il co-fondatore di Facebook critica Zuckerberg e il suo potere!

Mark Zuckerberg ha troppo potere. Facebook ha troppo potere ed è ore di fare qualcosa! Questo è il riassunto di quanto dichiarato in un lungo articolo dal co-fondatore di Facebook, Hughes. Tanti i problemi da risolvere.
di Mattia Speroni pubblicata il 10 Maggio 2019, alle 17:01 nel canale WebChris Hughes, co-fondatore di Facebook ha scritto un lungo testo riportato dal New York Times che raccoglie alcune delle sue perplessità e "paure" circa il social network di Mark Zuckerberg. Hughes, che vide Mark per l'ultima volta nel 2017, parla di argomenti come il potere che il CEO ha nelle sue mani ma anche delle mancanze legislative.
Il co-fondatore del social network scrive che Zuckerberg è ora molto, molto potente grazie a Facebook: una posizione monopolistica e la mancanza di regole ha creato una combinazione esplosiva la cui influenza è superiore a chiunque altro sia tra i privati che nel governo.
Uno dei problemi principali è che Facebook e società collegate vengono manipolati in base ai voleri del CEO, nonostante ci sia un consiglio di amministrazione. Zuckerberg ha l'ultima parola su molti fatti importanti come gli algoritmi di Instagram, WhatsApp e del social network così che gli utenti vedano ciò che lui vuole. Ma, come ricorda sempre Hughe "[ndr. Mark] è umano. Ma è la sua stessa umanità a rendere così problematico il suo potere incontrollato".
Non solo colpa di Zuckerberg!
Hughes però si assume parte della responsabilità scrivendo chiaramente che "sono passati 15 anni da quando ho co-fondato Facebook ad Harvard, e non ho lavorato nell'azienda in un decennio. Ma provo un senso di rabbia e responsabilità". Non avere concorrenti e la spinta del mercato (+40% nel 2018, quando ci fu lo scandalo legato a Cambridge Analytica) non ha fatto che aggravare la situazione.
Proprio lo scandalo di Cambridge Analytica avrebbe potuto cambiare le cose, ma non fu così. Gli utenti si allontanarono da Facebook ma continuavano a utilizzare WhatsApp e Instagram, tornando nella "rete" di Zuckerberg.
Per cercare di migliorare la situazione, secondo Hughes, ci potrebbero percorrere più strade. Certo, non come quando la FTC minacciò una multa miliardaria senza poi colpire veramente il social network ma vedendo aumentare il suo valore di 30 miliardi di dollari. FTC che è rea, secondo Hughes, di non aver bloccato l'accordo tra Facebook e WhatsApp. Ora la proposta sarebbe quella di togliere WhatsApp e Instagram dalle mani di Zuckerberg ma anche di evitare che quest'ultimo possa fare nuove acquisizioni per anni.
Servirebbe creare una nuova agenzia governativa preposta a controllare il rapporto tra aziende tecnologiche e privacy che possa anche realizzare delle linee guida per le aziende legate ai social network. L'agenzia dovrebbe anche occuparsi di dare a tutti gli utenti una base di controllo della privacy (come in Europa) e garantire l'interoperabilità su tutte le piattaforme.
Di cosa hanno paura Zuckerberg e Facebook? Secondo Hughes "Facebook non ha paura di alcune regole in più. Ha paura di un caso dell'antitrust e del tipo di responsabilità che la vera supervisione del governo potrebbe portare. [...] Il governo americano deve fare due cose: smantellare il monopolio di Facebook e regolare la compagnia per renderla più responsabile nei confronti del popolo americano". Hughes conclude il suo pezzo scrivendo "Mark Zuckerberg non può sistemare Facebook, ma il nostro governo può".
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon sarebbe una cattiva idea ma credo che, in breve, sposterebbe solo il problema, gli utenti si trasferirebbero in massa da qualche altra parte, riproponendo lo stesso, inquietante, schema di funzionamento. L'unica vera soluzione senza perdere quella connettività di cui ormai non si può fare a meno, sarebbe una pluralità di attori in gioco, con soluzioni diverse, in mano ad organizzazioni tra di loro indipendenti, ma in grado di cooperare e comunicare tra di loro. Ne guadagneremmo tutti ma è ovviamente un'utopia.
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